4 - Da Nord a Sud lungo la costa Ovest

Da Porto Torres verso Alghero, Bosa, la penisola del Sinis, in pianura fino a Gùspini, la costa tra Buggerru e Nébida poi verso Cagliari fiancheggiando il Campidano.

Km 481 mappa Per ingrandire le foto cliccaci sopra
brevi commenti su una esplorazione nella stessa zona realizzata da Alessandro e il clan scout Arcobaleno di Trieste
esplorazione realizzata nel 1999

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Arriviamo a Genova convinti di partire alle 18, purtroppo ci siamo fidati di informazioni sbagliate, il traghetto ordinario non c'è, solo quello veloce, è più costoso e inoltre partirà solo a mezzanotte. E va beh, non ci resta che aspettare...

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Aspettare, aspettare...
Finalmente siamo sul traghetto, ci sistemiamo sulle poltrone e dormicchiamo con il solito sonno disturbato fino alle 6.30, ormai siamo a Porto Torres. Tra colazione e sistemazione bagagli Tex e Kit sono sulla pista verso le 8. Andiamo in direzione Alghero, come al solito i primi paesaggi non sono esaltanti, solo periferie e aree industriali. Poi evitiamo la deviazione per Stintino, deve essere un posto carino ma non ci sono campeggi, volendo potrebbe senz'altro meritare una deviazione (andata e ritorno saranno una ventina di km) ma siamo stanchi per la lunga attesa del traghetto e per il viaggio per cui ci dirigiamo verso la costa più a Sud. Attraversiamo la Nurra, un tavolato scarsamente abitato e brullo, ma i profumi sono già quelli della Sardegna che conosciamo, la strada è un dolce saliscendi. Dopo una ventina di km usciamo dalla provinciale nel punto in cui questa incontra la statale per Sassari, noi però andiamo verso il mare, direzione capo Caccia. Proseguendo lungo la pista evitiamo le prime deviazioni, verso un lago dal nome vagamente siberiano, Baratz, per porto Ferro, poi andiamo verso Torre del Porticciolo dove al termine della stradina troviamo una bella caletta e il Villaggio Camping Torre del Porticciolo. Ci sistemiamo, abbeveriamo i cavalli, ci riposiamo, poi si fa una sortita nella caletta; sul promontorio che racchiude la piccola baia c'e una torre erosa dal vento, il posto non è male, prendiamo il sole del tardo pomeriggio finalmente sdraiati sulla spiaggia. Ritorniamo in campeggio con l'intenzione di divorare qualcosa di succulento ma al ristorante per carenza di rifornimenti ci propinano, prendere o lasciare, una mediocre pizza surgelata. Va beh ci rifaremo domani. Scatta il primo mirto della vacanza.
Km: 43

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I 656 gradini della Escala del Cabirol

Facciamo colazione e bucato poi con le bici (senza bagagli) prendiamo la strada per Alghero ma al bivio giriamo a destra verso Capo Caccia, è un medio saliscendi con una parte tosta verso la fine. Al termine della strada leghiamo con un po' di preoccupazione i cavalli, per noi indispensabili, e scendiamo lungo i 656 gradini della Escala del Cabirol fino alla Grotta di Nettuno. Non è male ma, saranno i troppi turisti o i tamarri che toccano le stalattiti nonostante i divieti, ci aveva colpito di più la grotta del Bue Marino.
E mi ha emozionata di più, tanto da farmi venire le lacrime.
Risaliamo i mitici 656 gradini, le nostre bici sono ancora al loro posto, seguiamo a ritroso la pista fino al bivio di stamattina. Poi andiamo verso Alghero, la strada è un medio saliscendi, facciamo una deviazione per visitare Porto Conte, è la baia che si costeggia subito dopo la penisola di Capo Caccia, al termine della strada c'è una torre antica che sovrasta un piccolo faro. Mangiamo la frutta e ritorniamo sulla strada per Alghero. Il mare scompare tra la macchia, volendo ci sono un paio di spiaggie interessanti da visitare (quella delle Bombarde e quella del Lazzaretto) arriviamo ad Alghero, siamo un po' stanchi, ci facciamo un gelato. È una bella città, assomiglia a quelle della Corsica, vaghiamo tra le stradine acciottolate, poi facciamo il pieno d'acqua e torniamo verso il nostro bivacco. Il ritorno è più duro del previsto, siamo stanchi, arriviamo un po' disidratati, doccia rinfrescante e poi cena. Scatta il secondo mirto della nostra vacanza.
A questo punto stiamo meglio, gli oleandri vicino a noi sono mossi dal vento, sarebbe bello osservarli da una casa propria, guardando il mare, lontano dalla confusione e dal frastuono.
Km: 60

4
Giornata di riposo. domani si parte.

5
Scusate il termine, ma avete due palle così
Stiamo scrivendo il diario comodamente seduti al bar del camping Turas davanti ad un bicchiere di mirto o stiamo solo sognando di essere seduti al bar del camping Turas e in realtà stiamo ancora pedalando sotto il sole bastardo mezzi disadrati? Ci guardiamo intorno, assaggiamo il mirto, in effetti sa di mirto, si, siamo proprio qui....
È stata dura oggi..
Siamo partiti stamattina subito dopo colazione con il pieno d'acqua e due banane ripercorrendo la strada di due giorni fa fino ad Alghero. Nessun problema, ci fermiamo a fare delle fotografie, Luisa parla con un signore anziano seduto su una panchina.
Si, aveva proprio voglia di parlare, in men che non di dica mi mette al corrente di essere pensionato, di avere un figlio a Lucca, che ama la bicicletta, di avere una sorella suora a Grugliasco, di essere stato a Torino. È simpatico, parla con pacatezza, ci fa i complimenti poi ci saluta e rimane seduto sulla panchina a contemplare il suo mare e a seguire il filo azzurro dei suoi pensieri e ricordi, azzurro come il cielo di Sardegna che questa mattina è coperto da una leggerissima foschia...
Prendiamo la strada litoranea per Bosa, all'inizio non è male, il mare è vicino, limpido, azzurro, molte calette ammiccano al nostro passaggio. La strada è un medio saliscendi. Andiamo avanti per una dozzina di km, c'è un ristorante bar sulla spiaggia, compriamo dell'acqua e proseguiamo. La zona diventa disabitata, la strada sale e scende, il sole picchia duro, è mezzogiorno...
Mezzogiorno di fuoco!
Pedaliamo su una strada che sulla carta sembrava meno dura e poi è il sole che ci ammazza, implacabile, sorsata dopo sorsata facciamo fuori tre litri d'acqua, ma mancano ancora 20 km. A questo punto incominciamo ad essere stanchi e accaldati, cerchiamo un po' d'ombra ma l'ombra semplicemente non esiste, la macchia intorno alla strada è completamente recintata per proteggere il bestiame. La strada ad ogni curva sembra debba incominciare a scendere ma poi implacabilmente si materializza un'altra salita e il sole è sempre lì. Come in una scena da film ci ritroviamo a cercare riparo sotto un microscopico alberello, qualcosa di più di un cespuglio, l'unico arbusto nel raggio di molti km, è vicino ad una piazzola di parcheggio proprio al centro di una zona completamente bruciata. Aspettiamo che il sole scenda, poco distante una salita ci aspetta sogghignando. Tormentati dal caldo e dalle mosche decidiamo di ripartire, in effetti subito dopo la salita sogghignante troviamo un bel tratto in discesa, ci ripigliamo quanto basta per affrontare qualche salita e a denti stretti siamo a Torre Argentina, l'ultima caletta prima di Bosa. C'è ancora una salita da fare, senz'acqua, masticando una pastiglia di integratore facciamo un'ultimo sforzo e dopo una curva appaiono delle cose strane...
Ma si, sono CASE! Dopo più di 40 km di strada brulla e disabitata sono un'apparizione alquanto insolita. Ci buttiamo giù in picchiata e appena entrati nell'abitato assaltiamo un supermarket per acqua e Gatorade dagli improbabili gusti. Satolli di liquido ci trasciniamo oltre Bosa Marina verso la frazione di Turas, ci dovrebbe essere un campeggio. Costeggiamo il lungomare, da lontano ci appare una salita piuttosto dura, stiamo per dare fuori di cervello, ma niente paura, prima di arrivarci, ecco un cartello indicatore che ci manda a sinistra verso il camping.
Vamonos Tex, la salita non ci avrà, per oggi....
Il Camping Turas, due stelle, spartano ma efficiente è adagiato in un canyon a qualche centinaio di metri da una bella spiaggetta sabbiosa, facciamo in tempo a prenotarci per la cena. Montaggio tenda, doccia più che rinfrescante, praticamente un'esperienza mistica e poi cenetta conversando con una coppia di Como che gira la Sardegna in moto. Ci dicono che noi, per girarla in bici, "scusate il termine, ma avete due palle così". Ad Armando il pollice della mano sinistra fa un po' male.
Km: 70

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Sveglia, colazione, bucato, poi andiamo sulla spiaggia davanti al camping, non è male se non fosse per la strada che passa proprio dietro, per le brutte villette a schiera e un anonimo hotel poco più in là, sarebbe più suggestiva. La spiaggia finisce contro un alto promontorio verde a picco sul mare sul quale si arrampica la salita che abbiamo visto ieri. L'acqua è pulita, il fondo sabbioso, è una giornata molto calda, nell'entroterra c'è un incendio perchè continuano ad arrivare Canad Air a rifornirsi d'acqua, si tuffano in mare e subito scompaiono dietro le colline. Cena in campeggio con pasta e muggine alla griglia. Il dolore al pollice sinistro è aumentato, il dito è gonfio e fa male. La tenda è un forno, non si respira.

7
Il pollice è gonfio, sembra un wurstel
Sveglia e colazione, andiamo alla Guardia Medica e poi all'ospedale di Bosa, lì passiamo la mattinata in allegria, ci dicono che è solo un'infiammazione, bastano dei farmaci. Per tirarci su il morale ci compriamo un piccolo ombrellone da spiaggia, il più piccolo in commercio, sempre per la questione del trasporto ovviamente. Passiamo in farmacia e poi ce ne andiamo in spiaggia, l'ombra è piccola ma davvero utile, restiamo fino a tardi e poi torniamo in campeggio. Stasera non preparano la cena, così ce ne andiamo a piedi fino a Bosa Marina, un paese che forse ha visto tempi migliori, appare trascurato e scialbo. Andiamo alla Bussola una pizzeria con un dehor che si allunga sulla spiaggia proprio accanto a una vecchia residenza per sardi in vacanza, un lungo edificio basso con una tettoia sul lato del mare divisa in tante frazioni, gente a tavola, biancheria appesa ad asciugare, salvagenti, secchielli e palette sulla sabbia. La pizza è ottima, per concludere un bel gelato. Il pollice va meglio ma è consigliabile aspettare ancora un giorno, dovremo recuperare il tempo perduto nelle prossime tappe, d'altra parte non possiamo fare altrimenti.

8
Oggi è il compleanno di Luisa, tanti auguri!

Toelette, colazione poi in spiaggia con il nostro mitico ombrellino, la giornata è ventosa, il mare leggermente mosso, nelle onde che arrivano a riva ci sono molte alghe marroni ma più in là l'acqua è pulita. Si rimane tutto il giorno con l'aiuto di un panino, il sole scalda ma ci rannicchiamo sotto la nostra piccola ombra. Ritorniamo in campeggio, doccia e poi prepariamo già i bagagli per domani. Anche stasera non c'è la cena al campeggio, replichiamo la pizza e il gelato a Bosa Marina. Il pollice è stazionario, domani si parte.

9
Fuori dall'inferno di Turas, vamonos Tex.
Ci alziamo alle 7.30 ma tra toelette, smontaggio tenda e colazione siamo in pista alle 9.30. Salutiamo la spiaggetta di Turas e la salita che avevamo visto alcuni giorni fa ci sorprende a bruciapelo, siamo ancora freddi ma il sole è lì che sogghigna già alto. Pedaliamo in salita verso Magomadas, poi tra medio duro saliscendi siamo a Tresnuraghes. Una discesina e poi si risale verso Cùglieri, quando il vento ci aiuta si sta bene, ma quando non c'è è dura. Il pollice è sgonfio e non dà problemi, a Cùglieri compriamo dei fichi, due pomplemi lime, Stampa & Manifesto e ci facciamo un litro d'acqua con integratore. Poi ci tuffiamo in discesa verso S.Caterina di Pittinuri, la strada è "dritta come le freeways americane" come ci aveva predetto un camperista ieri. A S.Caterina ci mangiamo la frutta, un caffè al bar e poi affrontiamo un'ultima salitella verso S'Archittu, la bella caletta con il promontorio con un "buco" che comunica direttamente sul mare. Passiamo oltre verso la zona campeggi, ne troviamo tre, dopo lenta esplorazione scegliamo quello di mezzo, il Camping Is Arenas, un simpatico signore ci accoglie giovialmente alla reception. Piazziamo la tenda poi andiamo a vedere la spiaggia di Is Arenas, è lunga qualche chilometro e molto ampia, dietro ad essa alcune dune e poi la pineta del campeggio. In acqua molte alghe marroni, tira vento, il sole ogni tanto scompare tra le nuvole...
Perchè adesso e non prima maledetto?
Cade anche qualche goccia di pioggia.
Dopo cena un bel mirto al bar dove conosciamo Giannetto, un musicista che ha suonato anche con Elio e le Storie Tese, da una cabina da dj spara a palla musica rock anni '70.
km: 44

10
Giornata di riposo, toelette, colazione poi andiamo in spiaggia, è praticamente deserta, il mare è mosso, grossi cavalloni si schiantano a riva. La spiaggia inizia a popolarsi, il vento aumenta minacciando di portarci via il nostro caro ombrellino. Qualche spruzzo portato dal vento ci colpisce, resistiamo ancora un po' poi torniamo nel campeggio, al bar ci mangiamo un gelato, leggiamo, parliamo con il simpatico signore che ci ha accolto ieri, è il fratello di Giannetto, entrambi suonano musica popolare sarda insieme al loro anziano padre, esperto di chitarra pizzicata nel trio Cocco.
La gente sarda è cordiale, ha voglia di parlare, a volte mi sembra di intuire in loro il "senso della vita" fatto poi della vita di ogni giorno, così come il mare di questa giornata pieno di cavalloni. Ecco, mi sembra che loro abbiano trovato "la formula per cavalcare la vita". Certamente non voglio generalizzare, sono solo sprazzi di sensazioni ed intuito che vanno e vengono come lo spruzzo di unonda che ti lascia quel sapore salato come per ricordarti che è vero, reale, possibile...
Torniamo in tenda aspettando la cena, poi una pizza e un mirto al bar. Giannetto ci fa ascoltare delle registrazioni di alcuni suoi pezzi e poi qualche sanguigno blues.
Al bar... lasciarsi cullare da questa musica blues è facile, la sensazione è qualcosa di molto caldo, che dentro ti fa sciogliere come un cubetto di ghiaccio al sole e l'acqua che rimane ribolle fino all'esaurimento, fino a che, evaporando, lascia piccole bolle di cose che vorresti e che forse stai cercando...

11
Intorno alla penisola del Sinis e nel villaggio messicano
Oggi si parte, sveglia alle 7,30, smontaggio tenda, colazione, alle 8,45 siamogià sulla pista numero 292. Vogliamo fare un giro per la penisola del Sinis, andiamo a destra verso Putzu Idu, un'ampia baia di color azzurro chiaro. Compriamo della frutta e proseguiamo verso Sud, ci facciamo una foto nello stagno di Sale Porcus, è completamente asciutto, bianco e piatto, l'effetto è surreale. Dopo una dozzina di km andiamo a destra per la deviazione per la spiaggia di Is Arutas, sono 7 Km contro vento e poi ci siamo. Appoggiamo le bici su alcuni scogli e facciamo il bagno, la spiaggia è fatta di piccoli granelli di quarzo delle dimensioni dei chicchi di riso, l'acqua è pulita, verde e blu. Mangiamo la frutta e ripartiamo ripercorrendo la strada dell'andata per proseguire poi verso Sud dove incontriamo San Salvatore, del tutto simile ad un villaggio messicano. Dall'esterno sembra una baraccopoli ma una volta entrati ci sono piccoli vicoli tra case basse ad un solo piano, accanto ad ogni porta ci sono dei blocchi di pietra sui quali sedersi per conversare con i vicini. Al centro del paese un'assolata piazza a pianta rettangolare nella quale spicca una chiesetta dedicata al culto dell'acqua, un rito pagano prima ancora che cristiano; probabilmente è stata usata per qualche film western.
E dove potevano capitare Tex Willer e Kit Carson se non qui?
Siamo quasi alla fine della penisola del Sinis, andiamo verso la piccola striscia di terra che ospita le rovine di Tharros, un interessante sito archeologico. Saliamo sulla torre spagnola di S. Giovanni e poi seguiamo la guida, brava ma troppo lenta, almeno per noi, ci stacchiamo dal gruppo e concludiamo velocemente la visita. Ritorniamo sulla strada per Oristano, il panorama è particolare, c'è più vegetazione, costeggiamo lo stagno di Cabras, il traffico è intenso, un vento fastidioso, contro o di lato, ci disturba non poco. Attraversiamo rapidamente Oristano, poi continuiamo verso Sud costeggiando lo stagno di S. Giusta; dopo altri 10 km lo stagno di S'Ena Arrubia vicino al quale ci dovrebbe essere un campeggio. Ma le tracce si perdono, Tex e Kit sono un po' stanchi chiedono informazioni, forse è stato chiuso, il sole intanto tramonta, attimi di tensione, poi un cartello verde con una scritta gialla attira la loro attenzione:
AGRITURISMO 700 M.
Impossibile resistere! Seguiamo le indicazioni e ci ritroviamo rapidamente nell'aia dell'Agriturismo Le Mimose. Ci danno una stanza, doccia rinfrescante, ottima cena e mirto della casa. Conversiamo con gli altri clienti, un tipo di Bologna ci aveva visti stamattina a Is Arutas, non si aspettava di ritrovarci fin qua stasera. Non capiamo se la gente ci guarda come due pazzi o come due che hanno capito tutto della vita, comunque siamo stanchi, ci trasciniamo nel nostro bel lettone.
Km 92

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Cavalcando tra i canyons dell'Iglesiente
E se quella di ieri poteva definirsi una giornata alquanto stancante provate ad immaginare quella di oggi. Ci svegliamo alle 7,30, alle 8 scendiamo a fare colazione con caffelatte, burro e marmellata, carichiamo le bici e si parte. Dopo un paio di km siamo ad Arborea, ci fermiamo a comprare dell'acqua, il negoziante ci racconta dei suoi viaggi per la Sardegna, è bello parlare con la gente ma stiamo scalpitando, vogliamo proseguire, lo salutiamo e ripartiamo decisi sulla strada piatta e dritta ma notevolmente monotona e trafficata. Passiamo Terralba, poi a S. Nicolò d'Arcidano ci facciamo un caffettino. Ancora dritti in pianura fino a Gùspini, son già 30 i km. Incomincia la salita, da Guspini ad Arbus sono 6 km di tornanti senza tregua, saliamo fino ai 382 metri del passo di Genna Frongia, il vento rinfresca. Si scende ad Arbus, compriamo frutta e acqua, ce ne spariamo un litro con integratore. Poi si prosegue in medio duro saliscendi per 11 km (piccole discesine, lunghe salite) fino alla Cantoniera Bidderdi dove ci mangiamo la frutta. Ci mettiamo il casco perchè adesso la strada scende di brutto, dopo 8 km giriamo a destra verso Portixeddu. È una zona piuttosto selvaggia, c'è anche un campeggio, è lontano dal mare, pare disabitato, andiamo avanti e finalmente, dopo 50 km di pedalate, ecco il mare. La spiaggia lunga e sabbiosa è protetta da una fascia di vegetazione interamente recintata, solo alcuni passaggi garantiscono l'accesso al mare. Non c'è altro, un parcheggio per le auto, poco più in là un ristorante. La strada sale, oltre al primo dislivello ci appare Buggerru incastonato in una valletta. C'è un porto di recente costruzione quasi più grande dell'intero paese, case nuove in mezzo alle vecchie abitazioni del centro minerario di cui si vedono ancora le vecchie strutture ormai arruginite. Siamo un po' stanchi ma decidiamo di proseguire, compriamo dell'acqua, ci rinfreschiamo e attacchiamo la strada costiera. È una salita decisamente dura, il dislivello è forte, arrivati in quota il panorama però è stupendo. La strada prosegue sostanzialmente pianeggiante tra una vegetazione a macchia mediterranea con folti cespugli che proseguono fino alla scogliera, un panorama quasi da highlands scozzesi. Poi la strada scende fino al bivio per Cala Domestica è abbastanza vicina ma i km sono ancora tanti da fare in salita, quando sei in bici non puoi pretendere di vedere tutto. E infatti inizia una salita strana: o siamo noi che stiamo finendo la benzina, o è un'illusione ottica, comunque sta di fatto che sale senza tregua nonostante le apparenze di un dolce saliscendi. Se si potesse raccogliere il sale che la sudorazione fa uscire dal corpo di Luisa ci si potrebbe condire l'insalata per un anno almeno. Tex e Kit avanzano lentamente lungo lo stretto canyon attenti alle possibili imboscate di banditi o indiani ostili.
Peste! È proprio il posto adatto!
Per tirarci su ricorriamo a quattro piccole confezioni di Nutella che i motociclisti di Como ci avevano regalato prima di partire. Adesso ci fanno comodo, ci lecchiamo le dita sporche di cioccolato e proseguiamo. Il panorama diventa più brullo, la valle si stringe, greggi di pecore, vecchie baracche, è più da lowlands scozzesi, un po' dovunque tracce dell'attività mineraria. Ma non è ancora finita, perchè adesso finisce la strada normale e inizia quella nuova che sostituisce la vecchia sterrata. Tanto per semplificare hanno fatto un bel salitone al 10% di pendenza, grazie mille, stringiamo i denti, Luisa ricorre a sistemi di concentrazione psicologica: il ritmo del treno.
Ciuff, ciuff, ciuff...
Siamo in cima, tira vento, ci mettiamo casco e felpa e ci buttiamo giù per una discesa al 13% con stretti tornanti, le dita delle mani si lamentano per il troppo frenare. Al termine della strada sbuchiamo, proprio come alla fine di un vero canyon, tra due pareti a piombo che incorniciano il mare. Alla luce del sole al tramonto ci appare il Pan di Zucchero, uno scoglio di 132 metri, bianco con qualche macchiolina scura in cima, sembra una torta alla crema con i granelli di ciocolato sopra. Siamo a Masua, praticamente quattro case e un vecchio stabilimento minerario. La strada vira a sinistra lungo la costa, sale di nuovo e prosegue in quota fino a Nébida. Chiediamo informazioni su campeggi, ma non c'è niente e sono già le otto di sera.
Hey Tex siamo sulla pista da 12 ore!
Il sole è una bella palla di fuoco, pedaliamo ancora qualche centinaio di metri e incontriamo la fine della pista: l'Hotel Pan di Zucchero. Ci danno una bella cameretta pulita e moderna nonostante l'aspetto esteriore fosse più modesto. Una doccia più che rinfrescante e poi si va nel ristorante pizzeria proprio lì accanto. Antipasto di mare, spaghetti con le cozze, acqua e un'Ichnusa. Che goduria pazzesca! Un mirto in hotel, poi tra cani che abbiano e zanzare fameliche si sprofonda in un'altra dimensione.
Oggi siamo stati proprio bravi, eh, vecchia pellaccia?
Km 94

13
Oggi deve essere una giornta di riposo, così domani siamo in forma per andare fino a Cagliari. Decidiamo di restare ancora un giorno a Nèbida. Così facciamo colazione e poi ce ne andiamo a piedi alla caletta sottostante l'hotel, si chiama Portu Banda. Scendiamo lungo una serie di tortuosi tornanti fino ad una piccola spiaggetta pietrosa delimitata da pareti a picco sul mare. Davanti ci sono due scogli, una assomiglia al pan di Zucchero ma è più piccolo, l'altro è di forma più allungata. Il fondo è pietroso e ricoperto da piccole alghe marroni, qualche pesciolino guizza davanti a Tex e Kit con pinne e maschera. Si sta bene al mattino, poi nel pomeriggio la caletta inizia a riempirsi, lo spazio è ristretto, aumenta il rumore di fondo, non resta che tornare in hotel. Per la cena andiamo alla solita pizzeria, ordiniamo anche le stesse cose, ci sono sembrati i piatti migliori, ma non mangiamo con la stessa soddisfazione di ieri. Un mirto al bar e... cazzo! E' l'ultimo mirto della vacanza!

14
Sveglia alle 7,30, toelette, colazione, carichiamo i nostri cavalli e si parte.
Compriamo acqua e frutta poi proseguiamo lungo la strada che scende lentamente, siamo a picco sul mare, il mare è verde, turchese, azzurro. Scendiamo fino a Fontanamare, cè una spiaggia lunghissima e sabbiosa, dietro solo macchia mediterrranea, potrebbe sembrare una spiaggia del Sud dell'Irlanda. Salutiamo il mare che ritroveremo solo più a Cagliari, la strada poi vira verso l'interno, sale lentamente ma senza problemi, incontriamo la statale 126 che arriva da Carloforte noi però andiamo dall'altra parte verso Iglesias. Stiamo lambendo la parte settentrionale del Sulcis, la zona è riccamente popolata dalle rovine di vecchie miniere. Lasciamo la 126 e andiamo a destra, mentre attraversiamo enormi stabilimenti minerari abbandonati vediamo Iglesias da lontano. Per evitare la statale 130 decidiamo di prendere la provinciale che scorre parallela più in basso, andiamo verso Villamassargia costeggiando le pendici dei monti che ci separano dal mare. In effetti è una strada più varia come panorama e il traffico è meno intenso, per contro ci sono delle salite e la strada è più stretta, quando i camion ti sorpassano non è una bella sensazione. Proseguiamo con decisione, ormai vogliamo solo arrivare, il viaggio è al termine. Incontriamo un piccolo monticello roccioso che ospita le rovine del Castello di Acquafredda, mangiamo la frutta e poi affrontiamo l'ultima salita del viaggio. Andiamo in discesa verso Cagliari, per evitare la statale deviamo verso Assemini, poi però non ci sono altre strade, ci facciamo 10 km sulla 130, brutti e pericolosi tra la polvere e il traffico. Finalmente possiamo uscire da quell'inferno e percorrere il lungo viale che ci porta al porto di Cagliari. Ci rifreschiamo, poi non ci rimane che aspettare la partenza del traghetto.

15
Siamo riusciti a sistemare i nostri materassini nel posto più tranquillo della nave, per questo siamo riusciti a dormicchiare abbastanza bene, ora non resta che attendere l'arrivo del traghetto previsto per le 17. Leggendo e mangiucchiando facciamo passare iltempo. Poi siamo a Genova, scendiamo nella stiva a prendere le nostre fedeli biciclette, dobbiamo riconoscere che sono state veramente eccezionali, mai un problema, nessuna foratura, due salti di catena in tutto.
Ragazzi che vacanza, non è mica per tutti!
Vamonos...

Km totali: 481

 

 

 

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