1
Arriviamo
a Genova convinti di partire alle 18, purtroppo ci siamo
fidati di informazioni sbagliate, il traghetto ordinario non c'è,
solo quello veloce, è più costoso e inoltre partirà solo a mezzanotte.
E va beh, non ci resta che aspettare...
2
Aspettare, aspettare...
Finalmente siamo sul traghetto, ci sistemiamo sulle poltrone e dormicchiamo
con il solito sonno disturbato
fino alle 6.30, ormai siamo a Porto Torres. Tra colazione
e sistemazione bagagli Tex e Kit sono sulla pista verso le 8. Andiamo
in direzione Alghero, come al solito i primi paesaggi non sono esaltanti,
solo periferie e aree industriali. Poi evitiamo la deviazione per
Stintino, deve essere un posto carino ma non ci
sono campeggi, volendo potrebbe senz'altro meritare una deviazione
(andata e ritorno saranno una ventina di km) ma siamo stanchi per
la lunga attesa del traghetto e per il viaggio per cui ci dirigiamo
verso la costa più a Sud. Attraversiamo la Nurra, un tavolato scarsamente
abitato e brullo, ma i profumi sono già quelli della Sardegna che
conosciamo, la strada è un dolce saliscendi. Dopo una ventina di
km usciamo dalla provinciale nel punto in cui questa incontra la
statale per Sassari, noi però andiamo verso il mare, direzione
capo Caccia. Proseguendo lungo la pista evitiamo le prime deviazioni,
verso un lago dal nome vagamente siberiano, Baratz, per porto Ferro,
poi andiamo verso Torre del Porticciolo dove al termine della
stradina troviamo una bella caletta e il Villaggio Camping
Torre del Porticciolo. Ci sistemiamo, abbeveriamo i cavalli,
ci riposiamo, poi si fa una sortita nella caletta; sul promontorio
che racchiude la piccola baia c'e una torre erosa dal vento, il
posto non è male, prendiamo il sole del tardo pomeriggio finalmente
sdraiati sulla spiaggia. Ritorniamo in campeggio con l'intenzione
di divorare qualcosa di succulento ma al ristorante per carenza
di rifornimenti ci propinano, prendere o lasciare, una mediocre
pizza surgelata. Va beh ci rifaremo domani. Scatta il primo mirto
della vacanza.
Km: 43
3
I 656 gradini della Escala del Cabirol
Facciamo colazione e bucato poi con le bici (senza bagagli)
prendiamo la strada per Alghero ma al bivio giriamo a destra verso
Capo Caccia, è un medio saliscendi con una parte tosta verso
la fine. Al termine della strada leghiamo con un po' di preoccupazione
i cavalli, per noi indispensabili, e scendiamo lungo i 656 gradini
della Escala del Cabirol fino alla Grotta
di Nettuno. Non
è male ma, saranno i troppi turisti o i tamarri che toccano le stalattiti
nonostante i divieti, ci aveva colpito di più la grotta del Bue
Marino.
E mi ha emozionata di più, tanto da farmi venire le lacrime.
Risaliamo i mitici 656 gradini, le nostre bici sono ancora al
loro posto, seguiamo a ritroso la pista fino al bivio di stamattina.
Poi andiamo verso Alghero, la strada è un medio saliscendi, facciamo
una deviazione per visitare Porto Conte, è la baia che si
costeggia subito dopo la penisola di Capo Caccia, al termine della
strada c'è una torre antica che sovrasta un piccolo faro. Mangiamo
la frutta e ritorniamo sulla strada per Alghero. Il mare scompare
tra la macchia, volendo ci sono un paio di spiaggie interessanti
da visitare (quella delle Bombarde e quella del Lazzaretto) arriviamo
ad Alghero, siamo un po' stanchi, ci facciamo un gelato.
È una bella città, assomiglia a quelle della Corsica, vaghiamo tra
le stradine acciottolate, poi facciamo il pieno d'acqua e torniamo
verso il nostro bivacco. Il ritorno è più duro del previsto, siamo
stanchi, arriviamo un po' disidratati, doccia rinfrescante e poi
cena. Scatta il secondo mirto della nostra vacanza.
A questo punto stiamo meglio, gli oleandri vicino a noi sono
mossi dal vento, sarebbe bello osservarli da una casa propria, guardando
il mare, lontano dalla confusione e dal frastuono.
Km: 60
4
Giornata di riposo. domani si parte.
5
Scusate il termine, ma avete due palle così
Stiamo scrivendo il diario comodamente seduti al bar del camping
Turas davanti ad un bicchiere di mirto o stiamo solo sognando di
essere seduti al bar del camping Turas e in realtà stiamo ancora
pedalando sotto il sole bastardo mezzi disadrati? Ci guardiamo intorno,
assaggiamo il mirto, in effetti sa di mirto, si, siamo proprio qui....
È stata dura oggi..
Siamo partiti stamattina subito dopo colazione con il pieno
d'acqua e due banane ripercorrendo la strada di due giorni fa fino
ad Alghero. Nessun problema, ci fermiamo a fare delle fotografie,
Luisa parla con un signore anziano seduto su una panchina.
Si, aveva proprio voglia di parlare, in men che non di dica mi
mette al corrente di essere pensionato, di avere un figlio a Lucca,
che ama la bicicletta, di avere una sorella suora a Grugliasco,
di essere stato a Torino. È simpatico, parla con pacatezza, ci fa
i complimenti poi ci saluta e rimane seduto sulla panchina a contemplare
il suo mare e a seguire il filo azzurro dei suoi pensieri e ricordi,
azzurro come il cielo di Sardegna che questa mattina è coperto da
una leggerissima foschia...
Prendiamo la strada litoranea per Bosa, all'inizio non è male,
il mare è vicino, limpido, azzurro, molte calette ammiccano al nostro
passaggio. La strada è un medio saliscendi. Andiamo avanti per una
dozzina di km, c'è un ristorante bar sulla spiaggia, compriamo dell'acqua
e proseguiamo. La zona diventa disabitata, la strada sale e scende,
il sole picchia duro, è mezzogiorno...
Mezzogiorno di fuoco!
Pedaliamo su una strada che sulla carta sembrava meno dura e
poi è il sole che ci ammazza, implacabile, sorsata dopo sorsata
facciamo fuori tre litri d'acqua, ma mancano ancora 20 km. A questo
punto incominciamo ad essere stanchi e accaldati, cerchiamo un po'
d'ombra ma l'ombra semplicemente non esiste, la macchia intorno
alla strada è completamente recintata per proteggere il bestiame.
La strada ad ogni curva sembra debba incominciare a scendere ma
poi implacabilmente si materializza un'altra salita e il sole è
sempre lì. Come in una scena da film ci ritroviamo a cercare riparo
sotto un microscopico alberello, qualcosa di più di un cespuglio,
l'unico arbusto nel raggio di molti km, è vicino ad una piazzola
di parcheggio proprio al centro di una zona completamente
bruciata. Aspettiamo che il sole scenda, poco distante una salita
ci aspetta sogghignando. Tormentati dal caldo e dalle mosche decidiamo
di ripartire, in effetti subito dopo la salita sogghignante troviamo
un bel tratto in discesa, ci ripigliamo quanto basta per affrontare
qualche salita e a denti stretti siamo a Torre Argentina,
l'ultima caletta prima di Bosa. C'è ancora una salita da fare, senz'acqua,
masticando una pastiglia di integratore facciamo un'ultimo sforzo
e dopo una curva appaiono delle cose strane...
Ma si, sono CASE! Dopo più di 40 km di strada brulla e disabitata
sono un'apparizione alquanto insolita. Ci buttiamo giù in picchiata
e appena entrati nell'abitato assaltiamo un supermarket per acqua
e Gatorade dagli improbabili gusti. Satolli di liquido ci trasciniamo
oltre Bosa Marina verso la frazione di Turas, ci dovrebbe
essere un campeggio. Costeggiamo il lungomare, da lontano ci appare
una salita piuttosto dura, stiamo per dare fuori di cervello, ma
niente paura, prima di arrivarci, ecco un cartello indicatore che
ci manda a sinistra verso il camping.
Vamonos Tex, la salita non ci avrà, per oggi....
Il Camping Turas, due stelle, spartano ma efficiente
è adagiato in un canyon a qualche centinaio di metri da una bella
spiaggetta sabbiosa, facciamo in tempo a prenotarci per la cena.
Montaggio tenda, doccia più che rinfrescante, praticamente un'esperienza
mistica e poi cenetta conversando con una coppia di Como che gira
la Sardegna in moto. Ci dicono che noi, per girarla in bici, "scusate
il termine, ma avete due palle così". Ad Armando il pollice
della mano sinistra fa un po' male.
Km: 70
6
Sveglia, colazione, bucato, poi andiamo sulla spiaggia davanti
al camping, non è male se non fosse per la strada che passa proprio
dietro, per le brutte villette a schiera e un anonimo hotel poco
più in là, sarebbe più suggestiva. La spiaggia finisce contro un
alto promontorio verde a picco sul mare sul quale si arrampica la
salita che abbiamo visto ieri. L'acqua è pulita, il fondo sabbioso,
è una giornata molto calda, nell'entroterra c'è un incendio perchè
continuano ad arrivare Canad Air a rifornirsi d'acqua, si tuffano
in mare e subito scompaiono dietro le colline. Cena in campeggio
con pasta e muggine alla griglia. Il dolore al pollice sinistro
è aumentato, il dito è gonfio e fa male. La tenda è un forno, non
si respira.
7
Il pollice è gonfio, sembra un wurstel
Sveglia e colazione, andiamo alla Guardia Medica e poi all'ospedale
di Bosa, lì passiamo la mattinata in allegria, ci dicono
che è solo un'infiammazione, bastano dei farmaci. Per tirarci su
il morale ci compriamo un piccolo ombrellone da spiaggia, il più
piccolo in commercio, sempre per la questione del trasporto ovviamente.
Passiamo in farmacia e poi ce ne andiamo in spiaggia, l'ombra è
piccola ma davvero utile, restiamo fino a tardi e poi torniamo in
campeggio. Stasera non preparano la cena, così ce ne andiamo a piedi
fino a Bosa Marina, un paese che forse ha visto tempi migliori,
appare trascurato e scialbo. Andiamo alla Bussola una
pizzeria con un dehor che si allunga sulla spiaggia proprio accanto
a una vecchia residenza per sardi in vacanza, un lungo edificio
basso con una tettoia sul lato del mare divisa in tante frazioni,
gente a tavola, biancheria appesa ad asciugare, salvagenti, secchielli
e palette sulla sabbia. La pizza è ottima, per concludere un bel
gelato. Il pollice va meglio ma è consigliabile aspettare ancora
un giorno, dovremo recuperare il tempo perduto nelle prossime tappe,
d'altra parte non possiamo fare altrimenti.
8
Oggi è il compleanno di Luisa, tanti auguri!
Toelette, colazione poi in spiaggia con il nostro mitico ombrellino,
la giornata è ventosa, il mare leggermente mosso, nelle onde che
arrivano a riva ci sono molte alghe marroni ma più in là l'acqua
è pulita. Si rimane tutto il giorno con l'aiuto di un panino, il
sole scalda ma ci rannicchiamo sotto la nostra piccola ombra. Ritorniamo
in campeggio, doccia e poi prepariamo già i bagagli per domani.
Anche stasera non c'è la cena al campeggio, replichiamo la pizza
e il gelato a Bosa Marina. Il pollice è stazionario, domani si parte.
9
Fuori dall'inferno di Turas, vamonos Tex.
Ci alziamo alle 7.30 ma tra toelette, smontaggio tenda e colazione
siamo in pista alle 9.30. Salutiamo la spiaggetta di Turas e la
salita che avevamo visto alcuni giorni fa ci sorprende a bruciapelo,
siamo ancora freddi ma il sole è lì che sogghigna già alto. Pedaliamo
in salita verso Magomadas, poi tra medio duro saliscendi
siamo a Tresnuraghes. Una discesina e poi si risale verso
Cùglieri, quando il vento ci aiuta si sta bene, ma quando non c'è
è dura. Il pollice è sgonfio e non dà problemi, a Cùglieri compriamo
dei fichi, due pomplemi lime, Stampa & Manifesto e ci facciamo
un litro d'acqua con integratore. Poi ci tuffiamo in discesa verso
S.Caterina di Pittinuri, la strada è "dritta come le
freeways americane" come ci aveva predetto un camperista ieri.
A S.Caterina ci mangiamo la frutta, un caffè al bar e poi affrontiamo
un'ultima salitella verso S'Archittu, la bella caletta con
il promontorio con un "buco" che comunica direttamente
sul mare. Passiamo oltre verso la zona campeggi, ne troviamo tre,
dopo lenta esplorazione scegliamo quello di mezzo, il Camping
Is Arenas, un simpatico signore ci accoglie giovialmente
alla reception. Piazziamo la tenda poi andiamo a vedere la spiaggia
di Is Arenas, è lunga qualche chilometro e molto ampia,
dietro ad essa alcune dune e poi la pineta del campeggio. In acqua
molte alghe marroni, tira vento, il sole ogni tanto scompare tra
le nuvole...
Perchè adesso e non prima maledetto?
Cade anche qualche goccia di pioggia.
Dopo cena un bel mirto al bar dove conosciamo Giannetto, un
musicista che ha suonato anche con Elio e le Storie Tese, da una
cabina da dj spara a palla musica rock anni '70.
km: 44
10
Giornata di riposo, toelette, colazione poi andiamo in spiaggia,
è praticamente deserta, il mare è mosso, grossi cavalloni si schiantano
a riva. La spiaggia inizia a popolarsi, il vento aumenta minacciando
di portarci via il nostro caro ombrellino. Qualche spruzzo portato
dal vento ci colpisce, resistiamo ancora un po' poi torniamo nel
campeggio, al bar ci mangiamo un gelato, leggiamo, parliamo con
il simpatico signore che ci ha accolto ieri, è il fratello di Giannetto,
entrambi suonano musica popolare sarda insieme al loro anziano padre,
esperto di chitarra pizzicata nel trio Cocco.
La gente sarda è cordiale, ha voglia di parlare, a volte mi sembra
di intuire in loro il "senso della vita" fatto poi della
vita di ogni giorno, così come il mare di questa giornata pieno
di cavalloni. Ecco, mi sembra che loro abbiano trovato "la
formula per cavalcare la vita". Certamente non voglio generalizzare,
sono solo sprazzi di sensazioni ed intuito che vanno e vengono come
lo spruzzo di unonda che ti lascia quel sapore salato come per ricordarti
che è vero, reale, possibile...
Torniamo in tenda aspettando la cena, poi una pizza e un mirto
al bar. Giannetto ci fa ascoltare delle registrazioni di alcuni
suoi pezzi e poi qualche sanguigno blues.
Al bar... lasciarsi cullare da questa musica blues è facile,
la sensazione è qualcosa di molto caldo, che dentro ti fa sciogliere
come un cubetto di ghiaccio al sole e l'acqua che rimane ribolle
fino all'esaurimento, fino a che, evaporando, lascia piccole bolle
di cose che vorresti e che forse stai cercando...
11
Intorno alla penisola del Sinis e nel villaggio messicano
Oggi si parte, sveglia alle 7,30, smontaggio tenda, colazione,
alle 8,45 siamogià sulla pista numero 292. Vogliamo fare un giro
per la penisola del Sinis, andiamo
a destra verso Putzu Idu, un'ampia baia di color azzurro
chiaro. Compriamo della frutta e proseguiamo verso Sud, ci facciamo
una foto nello stagno di Sale Porcus, è completamente
asciutto, bianco e piatto, l'effetto è surreale. Dopo una dozzina
di km andiamo a destra per la deviazione per la spiaggia di
Is Arutas, sono 7 Km contro vento e poi ci siamo. Appoggiamo
le bici su alcuni scogli e facciamo il bagno, la spiaggia è fatta
di piccoli granelli di quarzo delle dimensioni dei chicchi di riso,
l'acqua è pulita, verde e blu. Mangiamo la frutta e ripartiamo ripercorrendo
la strada dell'andata per proseguire poi verso Sud dove incontriamo
San Salvatore, del tutto simile ad un villaggio messicano.
Dall'esterno sembra una baraccopoli ma una volta entrati ci sono
piccoli vicoli tra case basse ad un solo piano, accanto ad ogni
porta ci sono dei blocchi di pietra sui quali sedersi per conversare
con i vicini. Al centro del paese un'assolata piazza a pianta rettangolare
nella quale spicca una chiesetta dedicata al culto dell'acqua, un
rito pagano prima ancora che cristiano; probabilmente è stata
usata per qualche film western.
E dove potevano capitare Tex Willer e Kit Carson se non qui?
Siamo quasi alla fine della penisola del Sinis, andiamo verso
la piccola striscia di terra che ospita le rovine di Tharros,
un interessante sito archeologico. Saliamo sulla torre spagnola
di S. Giovanni e poi seguiamo la guida, brava ma troppo lenta, almeno
per noi, ci stacchiamo dal gruppo e concludiamo velocemente la visita.
Ritorniamo sulla strada per Oristano, il panorama è particolare,
c'è più vegetazione, costeggiamo lo stagno di Cabras,
il traffico è intenso, un vento fastidioso, contro o di lato, ci
disturba non poco. Attraversiamo rapidamente Oristano, poi
continuiamo verso Sud costeggiando lo stagno di S. Giusta;
dopo altri 10 km lo stagno di S'Ena Arrubia
vicino al quale ci dovrebbe essere un campeggio. Ma le tracce si
perdono, Tex e Kit sono un po' stanchi chiedono informazioni, forse
è stato chiuso, il sole intanto tramonta, attimi di tensione, poi
un cartello verde con una scritta gialla attira la loro attenzione:
AGRITURISMO 700 M.
Impossibile resistere! Seguiamo le indicazioni e ci ritroviamo rapidamente
nell'aia dell'Agriturismo Le Mimose. Ci danno una
stanza, doccia rinfrescante, ottima cena e mirto della casa. Conversiamo
con gli altri clienti, un tipo di Bologna ci aveva visti stamattina
a Is Arutas, non si aspettava di ritrovarci fin qua stasera. Non
capiamo se la gente ci guarda come due pazzi o come due che hanno
capito tutto della vita, comunque siamo stanchi, ci trasciniamo
nel nostro bel lettone.
Km 92
12
Cavalcando tra i canyons dell'Iglesiente
E se quella di ieri poteva definirsi una giornata alquanto stancante
provate ad immaginare quella di oggi. Ci svegliamo alle 7,30, alle
8 scendiamo a fare colazione con caffelatte, burro e marmellata,
carichiamo le bici e si parte. Dopo un paio di km siamo ad Arborea,
ci fermiamo a comprare dell'acqua, il negoziante ci racconta dei
suoi viaggi per la Sardegna, è bello parlare con la gente ma stiamo
scalpitando, vogliamo proseguire, lo salutiamo e ripartiamo decisi
sulla strada piatta e dritta ma notevolmente monotona e trafficata.
Passiamo Terralba, poi a S. Nicolò d'Arcidano ci facciamo
un caffettino. Ancora dritti in pianura fino a Gùspini, son
già 30 i km. Incomincia la salita, da Guspini ad Arbus sono 6 km
di tornanti senza tregua, saliamo fino ai 382 metri del passo
di Genna Frongia, il vento rinfresca. Si
scende ad Arbus, compriamo frutta e acqua, ce ne spariamo
un litro con integratore. Poi si prosegue in medio duro saliscendi
per 11 km (piccole discesine, lunghe salite) fino alla Cantoniera
Bidderdi dove ci mangiamo la frutta. Ci mettiamo il casco
perchè adesso la strada scende di brutto, dopo 8 km giriamo a destra
verso Portixeddu. È una zona piuttosto selvaggia, c'è anche
un campeggio, è lontano dal mare, pare disabitato, andiamo avanti
e finalmente, dopo 50 km di pedalate, ecco il mare. La spiaggia
lunga e sabbiosa è protetta da una fascia di vegetazione interamente
recintata, solo alcuni passaggi garantiscono l'accesso al mare.
Non c'è altro, un parcheggio per le auto, poco più in là un ristorante.
La strada sale, oltre al primo dislivello ci appare Buggerru
incastonato in una valletta. C'è un porto di recente costruzione
quasi più grande dell'intero paese, case nuove in mezzo alle vecchie
abitazioni del centro minerario di cui si vedono ancora le vecchie
strutture ormai arruginite. Siamo un po' stanchi ma decidiamo di
proseguire, compriamo dell'acqua, ci rinfreschiamo e attacchiamo
la strada costiera. È una salita decisamente dura, il dislivello
è forte, arrivati in quota il panorama però è stupendo. La
strada prosegue sostanzialmente pianeggiante tra una vegetazione
a macchia mediterranea con folti cespugli che proseguono fino alla
scogliera, un panorama quasi da highlands scozzesi. Poi la
strada scende fino al bivio per Cala Domestica è abbastanza
vicina ma i km sono ancora tanti da fare in salita, quando sei in
bici non puoi pretendere di vedere tutto. E infatti inizia una salita
strana: o siamo noi che stiamo finendo la benzina, o è un'illusione
ottica, comunque sta di fatto che sale senza tregua nonostante le
apparenze di un dolce saliscendi. Se si potesse raccogliere il sale
che la sudorazione fa uscire dal corpo di Luisa ci si potrebbe condire
l'insalata per un anno almeno. Tex e Kit avanzano lentamente lungo
lo stretto canyon attenti alle possibili imboscate di banditi o
indiani ostili.
Peste! È proprio il posto adatto!
Per tirarci su ricorriamo a quattro piccole confezioni di Nutella
che i motociclisti di Como ci avevano regalato prima di partire.
Adesso ci fanno comodo, ci lecchiamo le dita sporche di cioccolato
e proseguiamo. Il panorama diventa più brullo, la valle si stringe,
greggi di pecore, vecchie baracche, è più da lowlands scozzesi,
un po' dovunque tracce dell'attività mineraria. Ma non è ancora
finita, perchè adesso finisce la strada normale e inizia quella
nuova che sostituisce la vecchia sterrata. Tanto
per semplificare hanno fatto un bel salitone al 10% di pendenza,
grazie mille, stringiamo i denti, Luisa ricorre a sistemi di concentrazione
psicologica: il ritmo del treno.
Ciuff, ciuff, ciuff...
Siamo in cima, tira vento, ci mettiamo casco e felpa e ci buttiamo
giù per una discesa al 13% con stretti tornanti, le dita delle mani
si lamentano per il troppo frenare. Al termine della strada sbuchiamo,
proprio come alla fine di un vero canyon, tra due pareti a piombo
che incorniciano il mare. Alla luce del sole al tramonto ci appare
il Pan di Zucchero, uno scoglio di 132 metri, bianco
con qualche macchiolina scura in cima, sembra una torta alla crema
con i granelli di ciocolato sopra. Siamo a Masua, praticamente
quattro case e un vecchio stabilimento minerario. La strada vira
a sinistra lungo la costa, sale di nuovo e prosegue in quota fino
a Nébida. Chiediamo informazioni su campeggi, ma non c'è
niente e sono già le otto di sera.
Hey Tex siamo sulla pista da 12 ore!
Il sole è una bella palla di fuoco, pedaliamo ancora qualche
centinaio di metri e incontriamo la fine della pista: l'Hotel
Pan di Zucchero. Ci danno una bella cameretta pulita e moderna
nonostante l'aspetto esteriore fosse più modesto. Una doccia più
che rinfrescante e poi si va nel ristorante pizzeria proprio lì
accanto. Antipasto di mare, spaghetti con le cozze, acqua e un'Ichnusa.
Che goduria pazzesca! Un mirto in hotel, poi tra cani che abbiano
e zanzare fameliche si sprofonda in un'altra dimensione.
Oggi siamo stati proprio bravi, eh, vecchia pellaccia?
Km 94
13
Oggi deve essere una giornta di riposo, così domani siamo in
forma per andare fino a Cagliari. Decidiamo di restare ancora un
giorno a Nèbida. Così facciamo colazione e poi ce ne andiamo a piedi
alla caletta sottostante
l'hotel, si chiama Portu Banda. Scendiamo lungo una serie
di tortuosi tornanti fino ad una piccola spiaggetta pietrosa delimitata
da pareti a picco sul mare. Davanti ci sono due scogli, una assomiglia
al pan di Zucchero ma è più piccolo, l'altro è di forma più allungata.
Il fondo è pietroso e ricoperto da piccole alghe marroni, qualche
pesciolino guizza davanti a Tex e Kit con pinne e maschera. Si sta
bene al mattino, poi nel pomeriggio la caletta inizia a riempirsi,
lo spazio è ristretto, aumenta il rumore di fondo, non resta che
tornare in hotel. Per la cena andiamo alla solita pizzeria, ordiniamo
anche le stesse cose, ci sono sembrati i piatti migliori, ma non
mangiamo con la stessa soddisfazione di ieri. Un mirto al bar e...
cazzo! E' l'ultimo mirto della vacanza!
14
Sveglia alle 7,30, toelette, colazione, carichiamo i nostri
cavalli e si parte.
Compriamo acqua e frutta poi proseguiamo lungo la strada che scende
lentamente, siamo a picco sul mare, il mare è verde, turchese, azzurro.
Scendiamo fino a Fontanamare, cè una spiaggia lunghissima
e sabbiosa, dietro solo macchia mediterrranea, potrebbe sembrare
una spiaggia del Sud dell'Irlanda. Salutiamo il mare che ritroveremo
solo più a Cagliari, la strada poi vira verso l'interno, sale lentamente
ma senza problemi, incontriamo la statale 126 che arriva da Carloforte
noi però andiamo dall'altra parte verso Iglesias. Stiamo lambendo
la parte settentrionale del Sulcis, la zona è riccamente
popolata dalle rovine di vecchie miniere. Lasciamo la 126 e andiamo
a destra, mentre attraversiamo enormi stabilimenti minerari abbandonati
vediamo Iglesias da lontano. Per evitare la statale 130 decidiamo
di prendere la provinciale che scorre parallela più in basso, andiamo
verso Villamassargia costeggiando le pendici dei monti che
ci separano dal mare. In effetti è una strada più varia come panorama
e il traffico è meno intenso, per contro ci sono delle salite e
la strada è più stretta, quando i camion ti sorpassano non è una
bella sensazione. Proseguiamo con decisione, ormai vogliamo solo
arrivare, il viaggio è al termine. Incontriamo un piccolo monticello
roccioso che ospita le rovine del Castello di Acquafredda,
mangiamo la frutta e poi affrontiamo l'ultima salita del viaggio.
Andiamo in discesa verso Cagliari, per evitare la statale deviamo
verso Assemini, poi però non ci sono altre strade, ci facciamo
10 km sulla 130, brutti e pericolosi tra la polvere e il traffico.
Finalmente possiamo uscire da quell'inferno e percorrere il lungo
viale che ci porta al porto di Cagliari. Ci rifreschiamo,
poi non ci rimane che aspettare la partenza del traghetto.
15
Siamo riusciti a sistemare i nostri materassini nel posto più
tranquillo della nave, per questo siamo riusciti a dormicchiare
abbastanza bene, ora non resta che attendere l'arrivo del traghetto
previsto per le 17. Leggendo e mangiucchiando facciamo passare iltempo.
Poi siamo a Genova, scendiamo nella stiva a prendere le nostre
fedeli biciclette, dobbiamo riconoscere che sono state veramente
eccezionali, mai un problema, nessuna foratura, due salti di catena
in tutto.
Ragazzi che vacanza, non è mica per tutti!
Vamonos...
Km
totali: 481
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