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Galatone
 
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Noha
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Santa Barbara
Galatone dista circa 25 Km. da Lecce, alla quale è collegata dalla bella superstrada che unisce il capoluogo salentino a Gallipoli. Ha un'economia fondamentalmente agricola, ma hanno un certo peso sia l'artigianato, che la piccola industria. Alcuni storici, tra cui Antonio de Ferraris, persona molto competente e maestro di color che sanno, asserivano che Galatone era stata fondata dai Tessali. Ad avvalorare questa tesi concorrono diverse circostanze; la quasi omonimia tra la Tessala Galatana e Galatone, l'assedio e l'espugnazione di questa città da parte del console Romano Tito Quinzio Flaminio, e la certezza che al suo seguito, giunsero in Italia alcune colonie di Tessali; una di queste quasi sicuramente dette origine a Galatone. Altri studiosi hanno affermato, adducendo ipotesi poco credibili, che la città ebbe origine solo attorno all'anno 1000. I primi documenti storicamente validi sono datati 1192 anno in cui il paese, che faceva parte della Contea di Lecce, fu donato dal Conte Tancredi al Barone Falconi, passò poi ai Sanseverino e ai Caro. Nel 1427 Galatone era contesa tra la regina Giovanna II e l'Alfonso V d'Aragona; sette anni dopo Giovanni Antonio Orsini del Balzo, principe di Taranto nonché alleato dell'Aragonese, la espugnò e la assoggettò. Nel 1480 furono i Turchi a porre l'assedio a Galatone radendola quasi al suolo; nel 1484 fu occupata quasi senza colpo ferire dai Veneziani che già si erano impadroniti di Gallipoli, Nardò, Racale, Parabita ed altri paesi salentini. Appartenne poi ai Castriota, ai Squarciafico, ai Pinelli, agli Spinelli, ai Pignatelli Belmonte. Galatone è nelle mani di due Protettori e patroni: San Sebastiano che si festeggia il 20 Gennaio e Gesù Crocifisso che si ricorda solennemente il 4 maggio. La devozione per quest'ultimo è frutto di un miracolo di cui furono testimoni tutti gli abitanti della cittadina. Si racconta che un pittore di passaggio, nel XIV secolo dipinse in una stalla del paese un Crocifisso; sì cominciò a sussurrare che diverse persone che si erano inginocchiate pregando ai suoi piedi avessero ottenuto grazie ed intercessioni. Nella stalla c'era il solito gruppo di fedeli, quando all'improvviso il Cristo spostò con una mano il drappo che copriva il Disegno e guardò intensamente tutti i fedeli. Dopo qualche secondo di plausibile sbigottimento, i più curiosi andarono a spiare dietro la tenda e si accorsero che le mani del Cristo che fino a quel momento erano legate davanti, erano invece poste dietro la schiena. Questo spinse i Galatonesi a costruire attorno alla stalla, una grande e accogliente chiesa in onore del Crocefisso. Questa ancora oggi è una pregevole testimonianza dell'arte barocca; ha una facciata imponente e ricca di statue, nella quale campeggia un finestrone ottenuto con una lastra di pietra artisticamente lavorata. Testimonianze del passato sono: La Torre dell'Alto Lido, risalente al V secolo, ben conservata ha un impianto a tronco di cono e si trova lungo la costa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
LA CHIESA MADRE

Altera ed elegante, è una delle più belle cattedrali della provincia salentina. Tre 1591 ed 1595 l'edificio fu ampliato e terminato come accenna un'iscrizione al di sotto del frontone terminale. Il prospetto austero ed arcaico, di rigida impostazione Controriformista, accoglie un morbido, raffinato richiamo barocco, ben visibile nei frontoni; i fregi delle finestre mediane che sovrastano il portale maggiore risentono di un'aria tipicamente rinascimentale. L'interno fu restaurato nella seconda metà del XVII secolo; e "sebbene di stile barocco, pure vi si scorge molta sobrietà negli ornamenti, scrive il De Giorgi. La Chiesa Madre a croce latina, presenta quattro cappelle per lato con rispettivi altari. Il primo, sulla sinistra, è dedicalo all'Immacolata. Di stile tipicamente barocco, È in legno dorato sormontato da un artistico baldacchino; una tela votiva, risalente alte seconda metà del seicento, raffigura la Vergine. In basso, a sinistra, vi è l'effigie di Mons. Pietro Antonio d'Alessandro con lo stemma: un rosso leone rampante su sfondo bianco con una banda nera obliqua da sinistra a destra, sulla quale sono dipinte tre stelle. Il secondo altare è dedicato alta Vergine del Carmine; seguono rispettivamente quello della Madonna della Misericordia e quello della Madonna di Costantinopoli, che chiude le serie. La vasca del vicino battistero risale al 1607 e presenta un'iscrizione erosa del tempo. Di particolare rilievo, Il dipinto della Crocifissione, situato nella Cappella del Crocefisso, è firmato dal celebre pittore Donato Antonio D'Orlando.

LA CHIESA DEL CROCEFISSO

Scintillante esemplare dl arte barocca, la Chiesa del Crocefisso, sovrasta l'omonima piazza. Fu realizzata tra 1621 e il 1625 dei maestri Sansone e Pietrantonio Pugliese, in segno di devozione ad un'immagine a fresco dei XV secolo "con le braccia incrociate davanti" dipinta da un misterioso iconografo del Monastero di S. Nicola di Pergoleto. Distrutto, in seguito ad un crollo 1683, l'edificio fu ricostruito su progetto di Fra Nicolò da Lequile, Padre Riformato, che seguì i lavori per un solo anno. Successivamente il cantiere fu seguito dal noto architetto leccese Giuseppe Zimbalo. La Chiesa del Crocefisso fu consacrata dal vescovo Sanfelice nel 1711. Caldo e luminoso il prospetto, prezioso abbraccio tra il carparo e la pietra leccese, si divide in tre ordini. L'interno è a croce latina con quattro cappelle, per lato tre tra loro comunicanti, separate da paraste corinzie che richiamano la decorazione floreale delle facciata. Sovrasta il portale maggiore una grande tela raffigurante "il miracolo dello zoppo risanato de San Pietro", opera del napoletano Aniello Letizia, allievo del Giordano. Di meravigliosa fattura "opere di maggior fasto del complesso" la cantoria e l'organo risalgono al 1699, e sono firmati dal bravo intagliatore Aprile Petrachi.

CHIESA DI S. ANTONIO

Anticamente dedicata a S. Sebastiano Martire, fu edificata nei 1500 da O. Giovanni Castriota e poi ricostruita, sui ruderi detta precedente struttura nel 1712, del Frati Domenicani; sul portale, risalente all'originaria costruzione, vi è inciso lo stemma dell'ordine. Al suo interno si ammira un quadro votivo del pittore Donato Antonio d'Orlando raffigurante "La Vergine del Rosario".

Il castello di Fulcignano, oggi allo stato di rudere che però fa intuire essere stata una roccaforte di notevole entità sicuramente di forma quadrangolare e con mura spesse ed alte non meno di otto metri. Testimonianza di antichissimi insediamenti umani è invece il Menhir Coppola, sito in contrada Coppola ed alto m. 2,40. .

     

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Vincenzo Marzano
emarzano@hotmail.com
Date Last Modified: 18/09/98
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