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Leverano
 
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Sorge sulla fertile pianura del retroterra Ionico salentino, a 30 metri sul livello del mare, il comune di Leverano, sito a sud ovest della città di Lecce, da cui dista diciannove chilometri. Dinamico e competitivo sul piano economico, il centro punta soprattutto sul settore agricolo e dell'artigianato. Florida e caratteristica è l'eccellente produzione di vino, sostenuta da ettari ed ettari di terra adibiti, da secoli, alla piantagione di vite. Più recente, ma già fieramente consolidata, è la floricoltura, attività in forte ascesa sul mercato regionale e nazionale. Lo stemma civico di Leverano rappresenta una torre con il monogramma "L B". La torre, monumento simbolo del paese, racchiusa nel borgo antico, ma originariamente edificata in periferia, venne costruita, secondo la tradizione, nel 1222 per volontà di Federico II, a difesa dell'abitato più volte assalito dai predoni per mare e per terra. Le lettere "L B" invece, prive sinora di qualunque riferimento storico, si prestano a numerose interpretazioni. Secondo il Marciano, l'iniziale "L B", rievocherebbero l'antico toponimo, Liberanium, in seguito evolutosi in Liberano, Leveranum, ed infine, Leverano. Altri storici e filologi sostengono; invece, l'origine greca del toponimo, riconducendolo all'espressione "luogo umido", "innaffiato da acqua", "acquitrino". E tale era, anticamente, la conformazione del terreno, disseminato di abbondanti paludi che, come scrisse l'Arditi, "infestavano l'aria ed erano diguazzo di rane e testudini". Il Colella, diversamente, rapporta la fondazione dell'insediamento ad epoca romana: la sua ipotesi è supportata dal toponimo prediale Liberanum, attestato già in un documento del 1300. Altri, ancora, legano là provenienza del toponimo ad un mitico personaggio, Liberio, che avrebbe avuto in assegnazione, queste terre, al tempo della deduzione della colonia latina presso Taranto. Il Marciano, ritiene, infine, che Leverano sia sorto originariamente come colonia bizantina intorno al VII secolo d. C., dopo che Totila, re dei Goti, distrusse i casali di Torricella e S. Angelo. Ma non vi sono, comunque, dati storici probanti circa le origini effettive del paese.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Le moderne ricerche archeologiche compiute sul territorio hanno offerto, finalmente, una nuova chiave d'interpretazione all'intricata questione Frammenti ceramici e strumenti litici risalenti al periodo Neolitico sono stati rinvenuti all'interno di una grotta a sud ovest dell'abitato; un insediamento protostorico a capanne è stato riportato in luce lungo la costa, in località Scalo di Furno, sull'omonima penisoletta di Porto Cesareo. Recenti scavi, effettuati sull'agro di Leverano, hanno infine rivelato la presenza di un luogo di culto messapico risalente al VI secolo a. C. , consacrato alla dea Thana. Alla luce di queste attuali, tangibili testimonianze, si può senza dubbio affermare che tracce del passaggio umano sul territorio si riscontrano, sorprendentemente, in epoca assai remota. Leverano, prossimo al mare, subì spesso le scorrerie piratesche che tra Medioevo ed Età Moderna, tormentarono l'area meridionale: devastanti furono le incursioni dei Vandali di Giansenico, nel 456, dei Goti, nel 538 e dei Saraceni, nel IX secolo. Il Casale godette di un ottimo periodo di tranquillità sotto la dominazione normanna, nel IX secolo e sotto quella sveva nel XIII. A partire dal XIII secolo, Leverano entrò a far parte della contea di Copertino, assieme ai territori di Galatone e Veglie. Chi giunge a Leverano non può dimenticare di visitare la Chiesa ed il Convento di Santa Maria delle Grazie, egregiamente governati dai Frati Minori Conventuali Francescani - rispettivamente risalenti al XV e XVI secolo. il tempio di San Rocco, fondato verso la fine del Medio Evo e preesistente al convento stesso, è citato già in un documento del 1557: una bolla, compresa nel "Regestum omnium Bullarum Archipraesulum Brundusinorum" è il più antico riferimento tuttora posseduto relativo alla cappella. Il prospetto dell'edificio, maturato su eleganti linee barocche, svela ancora la primigenia composizione tardoromanica visibile nell'assetto monocuspidale, segnato dalle due paraste d'angolo e dalla lunetta semicoperta del portale barocco. All'interno, le stesse linee tardoromaniche ricorrono nella copertura lignee a capriate, ridisegnate sul modello originario e nell'arco di trionfo che si apre sul presbiterio, nel lungo finestrone centrale che domina l'abside e nelle monofore laterali (B. F. Perrone>. L'8 gennaio 1851 l'Università di Leverano emise la delibera in cui si approvava l'edificazione di un "monesterio dei frati minori fuori della Terra, quale s'habbia da intitolare Santa Maria della Gratia, ad honore, e laude della Maestà di Dio". Il convento del Frati Minori sorgeva a destra della chiesa di San Rocco col sussidio dell'Università, dei cittadini, e di facoltosi "gentil'uomini" leveranesi. L'imponente struttura cinquecentesca sorge a destra della chiesa di San Rocco e si articola tutt'intorno al chiostro centrale, nel quale si sussegue la sequenza delle ventiquattro ogive ritmate su colonne poligonali, sormontate dai semplici capitelli. Lo stile artistico d'impronta tardogotica si rivela evidente nell'antico refettorio dei frati è nella sala della sagrestia. Un tempo meravigliosamente affrescato, il convento di Santa Maria delle Grazie, presenta, in alcuni tratti, parte di quei preziosi dipinti murali, sia all'interno che all'esterno dell'edificio. Il complesso, oggi in via di restauro, è sede attiva e dinamica di numerose iniziative a sfondo culturale e sociale, svolte dai Frati Minori in collaborazione con gli intraprendenti giovani ed adulti della Congrega, a conferma dl un costante e assiduo Impegno de parte dei religiosi francescani nella promozione e diffusione della fede e della cultura sul territorio. Sorge a Leverano, ancora, un altro splendido tempio dalle leggendarie origini, la Chiesa della Madonne della Consolazione. Secondo la tradizione popolare, infatti, la sua storia è legata ed un prodigioso evento verificatosi nel secolo XVII, di cui si riportala fedele descrizione realizzata da Padre A. Corrado Morciano (Frate Superiore del Convento di S. Maria delle Grazie): "Si narra, Infatti, che due contadini ebbero In sogno la Madonna che l'invito a scavare In una località dove avrebbero lavorato la sua Immagine. Al mattino seguente i due contadini si diressero verso il luogo indicato. Dopo aver appena iniziato il lavoro di sterramento, si presentò un signore a cavallo che incuriosito del loro comportamento chiese il perché di tanta ansia nel rimuovere la terra e le pietre. Alla semplicità dei contadini questi rispose con beffe, offese e canzonature. Sembrava che tutto si fosse concluso in quell'atteggiamento ironico e sarcastico, invece la leggenda ci offre la parte più interessante. Il cavaliere viene scaraventato dal cavallo imbizzarritosi proprio nel momento in cui viene trovato dai contadini il quadro della Madonna; Intanto cavallo infuriato tirava il cavaliere sul luogo dove era stato trovato quadro e insieme, prostrati, riverirono l'Effigie." Quel cavaliere era il barone Solerzio della Ratta, lo stesso che prepose, infine, alla costruzione del luogo sacro. La Chiesa è stata eletta Parrocchia nel 1957 col titolo di Maria SS.ma della Consolazione.
      

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Vincenzo Marzano
emarzano@hotmail.com
Date Last Modified: 18/09/98
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