Di Pietro e gli immobili

Esiste un principio di comportamento dettato dall’esperienza secondo cui dovrebbero essere opposti gli atteggiamenti da adottare quando un uomo o una donna decantano troppo la loro onestà: nel primo caso sarebbe consigliabile e prudente fare un passo indietro, per non avere brutte sorprese, nel secondo, invece, fare un passo avanti, non si sa mai!

Ecco, è per questo che, secondo me, un uomo intelligente dovrebbe tenersi lontano dall’agricoltore di Montenero di Bisaccia. E al principio di comportamento succitato, ove questo non bastasse per tenersene alla larga, si potrebbero aggiungere anche i suoi trascorsi giudiziari (*) ben noti a tutti e che, pur in presenza di puntuali assoluzioni dalle imputazioni a suo carico, destano alquanta perplessità.

Sono proprio i giustizialisti e i forcaioli ad insegnarcelo: le accuse pesano sugli imputati come macigni per tutta la loro vita, anche in presenza di sentenze chiuse con assoluzioni, molto poche, o con prescrizioni. É per questo che l’IdV di recente non ha partecipato alla commemorazione dei 90 anni di Andreotti. Avete presente i capi di imputazione del grande Giulio?

Non c’è motivo per cui questa regola non possa essere applicata anche nei confronti del dott. Di Pietro.

Ma passiamo prima all’esame dei numeri forniti dal presidente dell’IdV per giustificare il suo ragguardevole patrimonio immobiliare, ormai al centro dell’attenzione dei suoi critici e “finanziatori”(per le querele sistematicamente perse):



Investimenti immobiliari del dott. Di Pietro
Anno di acquisto Località Intestatario Importi in EuroImporti esclusi Mutui Netto
1989Curno Moglie / // /
? Curno DP / / //
1999 BruxellesDP   102.000 /   (52.000)      50.000
1999 Busto Arsizio DP /    422.000/ /
2001 Roma DP     400.000 / /    400.000
2004 Bergamo DP     261.000 //     261.000
2004 Milano Società Antiocri     655.000/ (300.000)     355.000
2005Roma Società Antiocri1.045.000 / (400.000)     645.000
2008Milano DP / / //
?Montenero Cristiano      80.000 //      80.000
Totale / / 2.543.000/ (752.000)1.791.000


Non prenderemo in considerazione gli appartamenti di Curno. Acquistati in tempi in cui Antonio Di Pietro aveva qualche difficoltà economica e non poteva certo arguire di essere una formichina, almeno a giudicare dalla cronaca giudiziaria in relazione al Gorrini e al D’Adamo. Non inseriremo l’ultimo immobile acquisito a Milano in quanto si sostituisce pari pari a quello di Roma della società Antiocri con rimborso del mutuo. Eventuali plusvalenze si ritengono compensate con imposte dirette e indirette pagate. Non inseriremo nemmeno i due immobili acquistati dalla moglie a Bergamo in quanto non ne sono stati forniti né i prezzi né gli anni dell’acquisto e ci è stato precisato che la moglie è avvocato ed è di famiglia benestante, ecc. I numeri fra parentesi si intendono negativi.

I conti non tornano

Anzi, la costruzione contabile dell’On. Di Pietro non riesce a raggiungere lo scopo voluto e cioè la giustificazione della provenienza delle risorse personali che gli hanno consentito l’acquisto di un numero ragguardevole di proprietà immobiliari. Ironia della vita, la quadratura non riesce perché non ha tenuto conto che gli indennizzi vanno assoggettati a tassazione. In effetti, l’importo totale degli immobili acquistati è di 2.543.000 Euro e, depurato dai mutui contratti ne risultano 1.791.000 Euro. Diamo per scontato che il Di Pietro sia riuscito sempre ad affittare gli immobili acquistati ad un canone uguale o superiore alle rate di mutuo. A tal fine l’IdV si è dimostrato utilissimo.

Per fare questi acquisti Di Pietro ha utilizzato tutto quanto è riuscito a guadagnare dal 2005 in qua e a qualunque titolo. Dico che TUTTO quello che ha guadagnato è stato gettato nel pentolone delle fonti (senza rifletterci molto). In tutto,1.850.000 Euro.

Sì, ma come sono vissuti lui e la sua famiglia? Qual è il suo tenore di vita, quante macchine ha acquistato per se, per la moglie, per i figli? Ah, già, c’è pur sempre la moglie che fa l’avvocato...

Il problema è che la moglie ha acquistato due immobili, una casa e uno studio, a Bergamo. Quindi, probabilmente anche per lei vale la regola secondo cui tutto quello che ha guadagnato lo ha accumulato per acquistare immobili. Se così è, non può avere aiutato molto suo marito per la copertura delle necessarie spese ordinarie e straordinarie di mantenimento familiare, per esempio, alimenti, riscaldamento, aria condizionata, spese condominiali varie, benzina, divertimento (partite di caccia?), acquisto e rinnovamento di arredi e di elettrodomestici, acquisto e riparazione di autovetture per se e per i membri della sua famiglia, pagamento colf (la dovrà pur avere o no?), libri, rette scolastiche e altre spese dei figli conviventi (e si sa i figli costano), spese legali (?). Vogliamo scrivere una cifra? Vi sembra plausibile una spesa di 5.000 Euro al mese? A me sembra il minimo immaginabile. Comunque, se qualcuno la pensa diversamente me lo faccia sapere.

Cinquemila Euro al mese rappresentano dal 1996 al 2008 la bellezza di 720.000 Euro. Ora, quindi, i conti non tornerebbero per circa 961.000 Euro. Quasi niente!



Fonti per l’investimento immobiliare del dott. Di Pietro dal 1995 al 2008
Tipi di reddito e causale di riduzione Importo in Euro Riduzione in Euro Importi al netto delle riduzioni
Compensi dal 19951.000.000     (720.000) (1) 280.000
Indennizzi     700.000    (300.000) (2) 400.000
Donazione    150.000/150.000
Totali 1.850.000(1.020.000)830.000
(1) Spese di mantenimento    (2) Imposte sugli indennizzi


Riepilogo
Investimenti: 1.791.000
Fonti:   (830.000)
Investimenti non coperti dalle fonti dichiarate    961.000


I conti non quadrerebbero, di fatto, per un importo di circa un milione di Euro. Ma esiste anche un’altra cosa da tenere in considerazione. Dell’opportunità morale di intascare gli indennizzi da querela ne ho già parlato in un altro articolo. Ci sarebbe qualcosa da ridire anche per quel che riguarda i 150.000 Euro, gettati nel pentolone delle fonti, relative alla donazione della contessa Borletti, donazione che per la verità è stata pari a 3,5 miliardi di Lire. Ora, la contessa ha donato queste somme affinché il dott. Di Pietro aumentasse la consistenza del suo patrimonio immobiliare? Tutti sanno che il motivo era un’altro, era cioè quello di sostenere l’on. nella lotta politica contro Silvio Berlusconi, uomo politico a lei inviso.

Non si può certo dire che l’On. Di Pietro abbia agito, utilizzando parte della donazione della suddetta contessa per acquistare immobili per se e per la sua famiglia, come ci si sarebbe aspettati da lui in base a ciò che lui sostiene di se stesso.

In conclusione si verifica che in seguito ai primi e sofferti acquisti di Curno sui quali abbiamo steso un velo pietoso, i primi acquisti successivi di immobili ebbero luogo in presenza, guarda caso della donazione di 3,5 miliardi da parte della contessa Borletti: l’acquisto dell’appartamento di Bruxelles e l’acquisto dei due appartamenti di Busto Arsizio, questi ultimi per un valore complessivo di circa 400.000 Euro. Appartamenti che poi vennero rivenduti, secondo le dichiarazioni dello stesso Di Pietro e il cui ricavato venne impiegato per l’acquisto di un appartamento a Roma.

La terza tornata di acquisti successivamente alla costituzione della società Antocri, capitale sociale 50.000 Euro, di cui il super eroe dei giustizialisti è l’unico socio, si situa intorno al 2004 in seguito ai finanziamenti e rimborsi ricevuti dall’IdV: “Quello che si sa è che nel 2003 il «socio unico» Di Pietro versa alla sua Srl 100mila euro come «prestito infruttifero», l’anno dopo altri 300mila euro e nel 2005, 783mila euro, per un totale di 1 milione 183mila euro in contanti, in soli tre anni”(******).

Quindi, le affermazioni secondo cui si vorrebbe far risalire gli acquisti ad un’opera di risparmio costante da formichina non sembrano reggere. Non si vede alcuna continuità, piuttosto, sono evidenti dei momenti che possono essere ricondotti ad altri eventi (la donazione e gli incassi dell’IdV).

Comunque, tornando all’alto costo della vita di cui tanto ci lamentiamo, per quelle “spesucce” che si portano via tutto quello che guadagniamo o quasi e che ho citato precedentemente, ci stupisce che queste non sfiorino nemmeno il politico di Montenero di Bisaccia. Probabilmente ciò è dovuto a motivi dei quali prima o poi verremo resi edotti.

Nel frattempo non ci resta che invidiare questo parlamentare, presidente dell’IdV, che mette da parte tutto quello che guadagna. Si tratta, più che di una formichina che sa risparmiare, di una persona che ha un segreto che dovrebbe spartire con i suoi connazionali, basterebbe magari che lo facesse con gli elettori del suo partito: sono ben oltre un milione e mezzo! Lo slogan potrebbe essere: “Entra nell’IdV, ti insegneremo a fare la formichina e realizzerai il sogno della casa propria!!”

(*) Di Pietro, quindici anni di segreti e bugie di Filippo Facci (Il Giornale): 1)100 milioni senza interessi dall’imprenditore inquisito Gorrini, poi restituiti con assegni circolari poi incassati e avvolti in carta di giornale poco prima di dimettersi, nel 1994; 2) 100 milioni senza interessi dall’imprenditore inquisito D’Adamo, denaro restituito nel 1995 in una scatola da scarpe messa agli atti; 3) periodiche buste di contanti sempre da D’Adamo; 4) centinaia di milioni, ottenuti dagli imprenditori Gorrini, D’Adamo e Franco Maggiorelli, per i debiti contratti dall’amico Eleuterio Rea al gioco d’azzardo; 5) una Mercedes CE da 65 milioni ottenuta da Gorrini e rivenduta all’amico avvocato Giuseppe Lucibello per una cifra poi utilizzata da Di Pietro per comprarsi una Fiat Tipo bianca; i soldi sono stati restituiti con assegni circolari emessi nel maggio 1994 ma incassati nel novembre successivo, prima delle dimissioni; 6) una Lancia Dedra per la moglie di Di Pietro da parte di D’Adamo; 7) l’utilizzo di una garçonnière dietro piazza Duomo, di proprietà di D’Adamo, fino all’inizio del 1994; 8) l’utilizzo di una suite da 5-6 milioni al mese pagata da D’Adamo, a partire dal 1989, per almeno un anno e mezzo, al Residence Mayfair di Roma, dietro via Veneto; 9) l’acquisto di un appartamento a Curno con soldi forniti da Gorrini; 10) la disponibilità di un appartamento a canone gratuito, fornito da D’Adamo, per il collaboratore Rocco Stragapede; 11) i pacchetti di pratiche legali dalla Maa di Gorrini per la moglie; 12) le consulenze legali da D’Adamo per la moglie; 13) l’impiego per il figlio, due volte, alla Maa di Gorrini; 12) i benefit vari da D’Adamo: vestiario di lusso nelle boutique Tincati, Fimar e Hitman di Milano, un telefono cellulare per sé, un telefono cellulare per l’amico Rocco Stragapede, almeno quindici biglietti aerei Milano-Roma, un mobile-libreria per la casa di Curno; 13) i benefit vari ottenuti da Gorrini: ombrelli, agende, penne, cartolame vario, viaggi in jet privato per partite di caccia in Spagna, Polonia e nella riserva astigiana di Giovanni Conti, alcuni stock di calzettoni al ginocchio.

(**) LA MORALE DEL MORALISTA (di Michele Brambilla)

(***) Lettera di Antonio Di Pietro a "Libero"

(****) Le manovre spericolate di Tonino in autostrada: così piazzava gli amici di Stefano Filippi

(*****) LE NON RISPOSTE DI TONINO di Massimo De Manzoni

(******) Inchiesta sui rimborsi: ecco gli affari d’oro dell’immobiliare Di Pietro di Gian Marco Chiocci

Armando C. Tavano 1