Agosto
1995: Jerba
PREMESSA: Quest'anno la settimana di
vacanza è una sola e per di più è quella di
ferragosto! Trovare posto ad un costo accessibile è un impresa,
e così ci ritroviamo a prenotare una settimana di soggiorno
nell'isola di Jerba!
DIARIO DI VIAGGIO:
1-giorno:
Per prima cosa ci dirigiamo all'aeroporto dove prenderemo un charter
della Tunis Air direttamente da Bologna per l'isola di Jerba.
L'impatto con l'organizzazione del nostro "viaggio tutto compreso"
non è delle migliori, veniamo tutti "intruppati" in una lunga
fila per ricevere il biglietto aereo (ma non potevano darcelo prima???)
che ci verrà consegnato con una terribile maglietta omaggio
del tour operator. La seconda interminabile fila è per il
chek-in. Quando finalmente è il nostro turno, sono rimasti
solo due posti vicini: nessuno ha voluto sistemarsi nella fila numero
17! Per noi questo non è certo un problema, d'altronde, in
un aereo se succede qualcosa ad un sedile, i guai ci sono per tutti!!!
Arrivati a Jerba ci sono decine
di incaricati dei più disparati tour operator, pronti ad
accogliere i gruppi di turisti in arrivo e a dirigerli verso il
pullman che
li porterà all'albergo. Ci tocca così di aspettare
fino all'ultimo ritardatario prima di essere finalmente lasciati
davanti alla porta del nostro albergo. L'hotel è enorme,
composto da due grandi braccia con centinaia di camere divise su
3 piani. Al centro dell'hotel la piscina e la spiaggia.
Avute finalmente le chiavi
della camera, ci sistemiamo e cerchiamo di prendere un po' confidenza
con l'ambiente. Purtroppo fuori dall'albergo non c'è nulla
per chilometri (se non gli altri alberghi) ed è impossibile
procurarci nulla, nemmeno l'acqua minerale che al bar dell'albergo
è costosissima.
La notte trascorre praticamente
insonne, infatti la nostra camera
è esattamente sopra alla sala che viene usata da discoteca,
e anche quando non si suona la musica, è l'impianto di aerazione
ad impedire il sonno.
2-giorno: per prima cosa otteniamo di cambiare
camera, questa volta la sistemazione è decisamente più
confortevole anche se le quattro stelle locali corrispondono ad
un albergo di 2 in molte località turistiche italiane! Qui,
più che la camera, quello che conta è l'offerta di
servizi come il ristorante in aggiunta alla comune sala da pranzo,
il bar sulla spiaggia, il bar tipico in stile berbero, la piscina
e l'animazione diurna e notturna.
La giornata la trascorriamo in completo relax. Inizialmente ci sistemiamo
nel tratto di spiaggia
lungo il mare per poi accorgerci che spesso il vento diventa fastidioso.
In questi casi ci si può spostare dietro ad un riparo sistemato
appositamente per chi non ama il veneto... ma principalmente la
gente si ammassa ai bordi della piscina e in spiaggia non abbiamo
difficoltà a trovare posto! Dopo avere inutilmente provato
a trovare un modo per girare l'isola in libertà, ci arrendiamo
all'evidenza: noleggiare un auto in due è troppo costoso,
mezzi pubblici pare che non ce ne siano o che sia veramente complicato
trovare le informazioni, se osiamo chiedere agli addetti del tour
operator sostengono che è meglio partecipare alle gite organizzate
da loro. Un po' delusi, ci prenotiamo per domani per il giro dell'isola
e tra due giorni per la gita dalla mattina alla sera ai confini
del deserto.
3-giorno: al mattino, ci facciamo trovare all'ora prestabilita
davanti alla porta dell'albergo dove passa il pullman
che carica tutti i turisti dei vari alberghi nella zona turistica.
La prima tappa è a sud verso la diga
romana (lunga 7 km). Qui, la guida ci fa scendere per
alcuni minuti, giusto il tempo per fare tutti la foto
davanti al cartello "Chaussée Romaine" unica vera
attrazione del luogo, visto che della diga non rimane assolutamente
traccia.
Si riparte per Guellala, un
villaggio noto per i suoi laboratori per la produzione delle
ceramiche decorate coi colori ed i disegni tradizionali. Veniamo
spinti dentro un laboratorio dove è stata organizzata una
dimostrazione
di come vengono lavorate al torni le ceramiche, sicuramente molto
interessante, ma c'è qualcosa che stona, e che fa sembrare
tutto così finto! Scappiamo e, mentre i compagni d'avventura
si prodigano in acquisti, ci dirigiamo verso la piazzetta del paese
per ammirare il mercatino locale, sicuramente più vero e
più caratteristico, con le sue spezie e i suoi colori.
Tornati sul pullman ci dirigiamo verso il monumento di maggior
interesse
dell'isola: la sinagoga La Ghriba ("la meravigliosa") dov'è
conservata una delle più antiche Thorà del mondo,
coi suoi preziosi cilindri in argento. Ci vengono fatte mille
raccomandazioni ricordandoci che, trattandosi di un luogo di culto,
è bene avere un comportamento rispettoso e discreto. L'atmosfera
all'interno della sinagoga è decisamente rilassante,
le pareti ricoperte da ceramiche blu, il silenzio interrotto da
qualche preghiera sussurrata dai pochi presenti... ma poi arrivano
gli altri, e il pullman successivo... e la magia è interrotta.
L'ultima
tappa è nella capitale. A Houmt Souk (25.000 abitanti)
si trova, come in ogni cittadina della Tunisia, l'immancabile souk
con le botteghe dei gioiellieri e i mercatini dei tappeti dai caratteristici
disegni geometrici coloratissimi. Per prima cosa veniamo "imprigionati"
in una bottega di vendita e produzione tappeti, dove, con la scusa
di raccontarcene la storia e le caratteristiche, cercano di venderne
alcuni ai presenti. Appuntamento al pullman
tra un ora... e via dentro al souk! Il primo impatto è divertente,
questi piccolissimi vicoletti costeggiati da piccole botteghe piene
di piccoli oggetti di tutti i tipi, dal sapore così esotico
ed orientale da attirare per forza la nostra attenzione. Ma alla
lunga si impara che bisogna essere molto esperti nell'arte del mercanteggiare
per affrontare questi luoghi! Infatti da ogni piccola bottega si
affacciano lentamente e discretamente i venditori, che ti osservano
per alcuni minuti e quando, ahime', scoprono che sei ancora inesperto
ti attirano offrendo qualche mercanzia e finiscono con lo sferrare
l'attacco finale coinvolgendoti in un improbabile trattativa dalla
quale loro, e solo loro, sapranno uscire vincitori. E dopo esserti
ritrovato a dire una serie di cifre senza nemmeno avere il tempo
e il modo di immaginare il reale valore dell'oggetto, rimarrai inesorabilmente
fregato! Fortunatamente i soldi in tasca sono pochi e riusciamo
a farci "appioppare" solo 2 braccialetti!
Tornati in albergo, ci rilassiamo in spiaggia per il resto della
giornata ed è presto sera.
4-giorno: Trascorriamo le ore in spiaggia
riposandoci e prendendo il sole per
tutto il giorno!
5-giorno: Al mattino presto ci svegliamo
per la gita in terraferma. L'appuntamento ci è stato dato
molto presto perché lasceremo l'isola con il
traghetto, ed è probabile che ci sia una lunga fila da fare
prima di imbarcarci.
In effetti arrivati a Ajim ci
sono già numerosi pullman in fila così l'autista ci
lascia scendere per sgranchirsi le gambe facendo un giretto, ma
sempre tenendo un occhio verso il pullman per vedere quando è
il nostro momento per salire sul traghetto. Ed eccolo la' il
continente Africano.
In effetti anche Jerba è Africa, ma è pur sempre
un isola e non da' l'impressione di esser finalmente in Africa.
Ma ora si che ci siamo veramente! Purtroppo non c'è verso
di potersi fermare, il pullman fa solo le tappe obbligate e la prima
sarà solo a metà strada, in un piccolo bar dove tutti
scenderanno ad acquistare qualche bibita!
Si riparte per Gabes. Gabes
è una città di scarso interesse, non ci sono monumenti
da vedere, ma possiede una grande oasi ricca di palme da dattero
(300.000 palme) e alberi da frutto. E' il punto di congiunzione
tra il litorale e il deserto. Il deserto, qui intorno, non è
ancora quello caratterizzato dalle dune di sabbia, qui è
il pre-deserto, con la sua roccia rossastra e polverosa. L'oasi
si estende per 6 km e i turisti la percorrono, generalmente, in
calesse. Anche noi veniamo suddivisi a gruppetti di 4 e fatti salire
sui calessi che in fila indiana si dirigono all'interno dell'oasi
percorrendo la strada asfaltata principale. Il vero fascino dell'oasi
si gusterebbe meglio lasciando questa strada e inoltrandosi nei
vari sentieri. Ma a noi non è concesso lasciare il gruppo,
e l'unica tappa che viene organizzata è per lasciarci dieci
minuti a fare shopping davanti ad alcuni chioschi di souvenir.
Si riparte
per l'interno, sempre più nel cuore di queste aride rocce
rosse.
Il sole comincia a farsi sentire
ma fortunatamente siamo al riparo grazie all'aria condizionata del
nostro mezzo di trasporto! Dopo 43 km di strada arriviamo a Matmata,
un villaggio troglodita dove si rifugiarono i Berberi in fuga
dalle persecuzioni dei guerrieri Arabi. Per riuscire a nascondersi
le abitazioni furono scavate nella roccia nel sottosuolo. Isolate
dal caldo e dal freddo, le camere si aprono intorno ad un cortile
centrale che ha l'aspetto di un cratere. Matmata, la si scopre
poco a poco, da lontano non si vede nulla, poi avvicinandosi e affacciandosi
ai vari crateri, si scoprono le varie dimore, alcune delle quali ancora
abitate (circa 3.000 residenti). Fortunatamente oggi è un po'
nuvoloso, così riusciamo a fare qualche piccolo giro a piedi.
Il gruppo si divide: la più parte prosegue con la guida per
partecipare al brevissimo e costosissimo giro in cammello
tra i vari crateri, altri si rifugiano dentro all'unica costruzione
nei paraggi: il bar! Gli ultimi si avventurano a piedi tra i "crateri".
Verso ora di pranzo la comitiva riparte verso il "tipico ristorante
troglodita" (come da
programma!) ci troveremo, invece, in un normalissimo hotel-ristorante
con tanto di piscina, aria condizionata e menù fisso, prendere
o lasciare! Nel primo pomeriggio ripartiamo per la costa dopo una
brevissima tappa in una piazzola belvedere da dove si domina la
vallata di Matmata e il suo favoloso panorama famoso anche per essere
stato il set per alcune scene del film "Guerre Stellari".
Ormai sulla costa ci fermiamo a Medenine.
E' il paese delle Ghorfas, costruzioni tipiche del sud tunisino,
che servivano da granai o da abitazioni provvisorie per i nomadi.
Nella zona se ne contano 6.000.
6-giorno: Oggi andremo a Midoun.
E' il secondo centro abitato dell'isola. La sua vita economica
è del tutto incentrata sul turismo essendo il più
vicino alla zona degli hotel. Seguiamo i consigli della ragazza
dell'agenzia e dell'albergo e prendiamo un taxi
per il paese. In effetti la tariffa non è molto cara, ma
più tardi scopriremo che c'è una linea di autobus
che collega il paese ad ogni albergo spendendo la metà. Arrivati
al paese ci aggiriamo per il mercato curiosando in qua e in là.
Per chi non è molto abile nelle trattative, per gli acquisti,
è possibile rivolgersi al negozio statale "Office National
de l'Artisanat", dove tutte le merci esposte sono garantite e hanno
un prezzo fisso e ben preciso. Gironzolando per il paese finalmente
troviamo un TAXI PHONE,
cioè un gruppo di cabine telefoniche. Non riusciamo a capire
quale sia il problema ma non riusciamo a chiamare casa, così
rinunciamo e riprendiamo il passeggio, ma, la nostra nuvoletta di
Fantozzi ci ha trovato perfino in Africa! Comincia a piovere
tra lo stupore e il divertimento generale. Prendiamo l'autobus e
torniamo in albergo.
7-giorno: oggi è l'ultimo giorno quindi ce
ne restiamo in albergo facendo qualche ora di spiaggia
e di mare e riordinando la camera preparando le valige.
8-giorno: l'appuntamento con il pullman
è all'alba. La nostra organizzatrice ieri sera si è
premurata di avvertirci che ci ha prenotato la sveglia e la colazione
in camera... ma fortunatamente
abbiamo puntato anche la nostra sveglia perché nessuno si
è fatto vivo! Saliamo sul pullman tra i primi, infatti il
nostro albergo è uno dei più lontani dall'aeroporto.
Pian piano raccoglieremo tutti gli altri turisti fino a completare
ogni posto a sedere, anzi! Dopo alcuni km ci si accorge che ci sono
due persone di troppo e l'autista si rifiuta di proseguire. Ennesima
sosta e perdita di tempo per smascherare gli infiltrati, recuperare
le loro valige e scaricarli in mezzo alla strada. Ai nostri occhi
questo gesto suona come una sorta di punizione per due poveri "turisti
fai da te" con la sola colpa di aver sbagliato navetta per l'aeroporto!
Speriamo che almeno qualcuno abbia chiamato loro un taxi!
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