Siamo pochi ma qualcuno deve pur cominciare

Torino (Stati Uniti d'Europa)
23. 05. 2005.

Caro Alfredo, da quando ti sei trasferito in America molte cose sono cambiate e ti confesso di non invidiarti affatto. Mentre tu sei lontano, ad annoiarti nel tuo attico di Manhattan, qui la storia chiama. Gli Stati Uniti d'Europa sono stati un fiasco ed è giunto il momento della ribellione. Come dice Pasquale Gragnagnello, commercialista di Salerno e nostro capo rivoluzionario indipendentista: "Ma che diavolo abbiamo noi italiani in comune con gli scozzesi o portoghesi? Niente! i primi si sposano vestiti da donna, i secondi sono famosi per non pagare i biglietti ai concerti". E' arrivato il tempo di rifare la nostra vecchia grande Italia. Siamo pochi, ma qualcuno deve pur cominciare. Noi ce la faremo, vedrai. Tuo Beppe.

Torino (Italia)
15. 10. 2005.

Caro Alfredo, ce l'abbiamo fatta: l'Europa ha fatto la fine di un pupazzo al tirassegno del Luna Park, è stato ristabilito il principio dell'autodeterminazione dei popoli, proclamata l'Italia, estromessi dal campionato di calcio il Real Madrid, il Bayern Monaco, il Liverpool e l'Olimpique Marsiglia. Tuttavia all'interno del movimento c'è ancora fermento. L'onestà intellettuale che mi ha sempre contraddistinto mi costringe a riconoscere che non tutto funziona. In compenso c'è una nuova corrente di duri capitanata da un certo Bepy Braghin, fabbricante di ciabatte in Belluno, che sostiene che sarebbe il caso di arricchire Firenze con un'ulteriore opera d'arte: un gigantesco muro che divida in due il paese. E' un'idea originale che mi trova d'accordo, d'altronde: è arrivato il tempo di dare corpo alla vecchia idea di Padania. Potremmo per esempio progettare due economie, due monete (la loro potrebbe essere fatta dai soldi di cioccolata che si comprano negli autogrill, sono squisiti), due Nazionali di calcio. Siamo ancora pochi, ma qualcuno deve pur cominciare. Ce la faremo, vedrai, anche se Gragnagnello sembra intenzionato ad opporsi. Tuo Beppe.

Torino (Padania)
24. 02. 2006.

Caro Alfredo, il vento della vittoria ci soffia alle spalle. I terroni li abbiamo rinchiusi nella loro terra di nessuno. Abbiamo costruito un bellissimo muro di cui ti ho parlato nell'ultima epistola, quello nel centro di Firenze. Se qualcuno si azzarda a scavalcarlo ci sono delle guardie vestite di verde che tirano con una precisione strabiliante, bravi ragazzi che lavorano.
Gragnagnello, che è campano, si è opposto con tutte le sue forze, sostenendo che il sud vale il nord. Che sciocchezza, infatti quando abbiamo vinto ha subito chiesto la residenza a Sondrio. Ovviamente la domanda è stata respinta. Allora ha0 tentato la via clandestina. Lo hanno impallinato ben bene mentre cercava di scavalcare il muro vestito da Maradona. Lo ha smascherato il rumore dei cornetti attaccati ai calzoni che si era portato appresso per sconfiggere la mala sorte. Comunque, non è tutto oro ci ò che luccica. C'è fermento. Con l'onestà intellettuale, che tu sai, mi ha sempre contraddistinto, devo riconoscere che non tutto funziona. C'è una nuova corrente di duri capitanata da un certo Fabio Pautasso, agricoltore di Carambola, che sostiene che sarebbe il caso di separare il Piemonte dal resto del nord. Non sopporta in particolare i milanesi che banfano banfano e alla fine l'Inter e il Milan sono trent'anni che non vincono uno scudetto. E'un'idea percorribile che mi trova d'accordo, d'altronde: "Cosa abbiamo in comune noi Piemontesi con un milanese o un veneto? Niente! A Milano sono ormai un popolo di checche e di stilisti, in quanto ai veneti sono mezzi crucchi e mangia gatti". E' arrivato il momento di dare corpo alle vecchia idea di Piemunt. Siamo in pochi, ma qualcuno deve pur cominciare. Ce la faremo, vedrai, anche se Bepi Braghin non è d'accordo. Tuo Beppe.

Torino (Piemunt)
21. 11. 2006.

Caro Alfredo, è nato. Se il muro di Firenze è un'opera d'arte, dovresti vedere la struttura in cemento armato che abbiamo costruito ai confini con la Lombardia: è meravigliosa, imponente, tanto alta che i paesi confinanti non vedono neppure il sole. Se qualcuno si azzarda a scavalcarla, ci sono guardie che al grido di "Avanti Savoia!" tirano con una precisione strabiliante. Braghin, che è veneto, non pagava le tasse da quando è nato, si è opposto con tutte le forze, sostenendo che il nord est di Piemonti e valli d'Aosta ne vale quaranta. Povero scemo. Quando abbiamo vinto ha comunque chiesto di poter prendere la residenza a Beinasco, perchè è tifoso della Juventus e quello era l'unico modo per poter rinnovare l'abbonamento nei distinti centrali. Ovviamente la domanda è stata respinta, allora ha tentato la via clandestina. Lo hanno impallinato per bene mentre stava cercando di entrare nella notte cantando "Forza Juve olè". Un lago di sangue.
Comunque, non è tutto oro quello che luccica. All'interno del movimento c'è ancora fermento, perchè, con l'onestà intellettuale che mi ha sempre contraddistinto, devo riconoscere che non abbiamo ancora raggiunto tutti i risultati prefissati. Per fortuna c'è una nuova corrente di duri, capitanata da un certo Mohamed Barbero, poeta dei murazzi, figlio di un avvocato sabaudo e di una emigrante di Casablanca. Lui sostiene che sarebbe il caso di separare Torino dal resto del Piemonte, non sopporta in particolare i cuneesi che sanno di sterco di vacca e sono razzisti. E' un'ottima idea che mi ha trovato d'accordo istantaneamente. E' arrivato il tempo di dare corpo alla vecchia idea di Turin. Siamo in pochi, per adesso, ma qualcuno deve pur cominciare. Ce la faremo, vedrai, anche se Pautasso si è già opposto- a mezzo stampa- ufficialmente. Tuo Beppe.

Repubblica di Turin
12. 03. 2007.

Caro Alfredo, Turin esiste. Ci siamo trincerati dentro le mure cittadine costruite con carcasse di Punto e Bravo da roteare tutt'intorno al perimetro comunale. Se qualcuno si azzarda a scavalcare ci sono delle guardie che al grido di "Avanti Mirafiori" tirano con una precisione strabiliante.
Pautasso, che è un vaccaro e non capisce niente, si è opposto con tutte le forze, sostenendo che Turin ha bisogno di Cuneo. Balle! Quando abbiamo vinto, ha tuttavia, chiesto di poter vendere la sua produzione di pannocchie al mercato di Porta Palazzo. Ovviamente la domanda è stata respinta. Allora ha tentato la via violenta cercando di sfondare con il trattore Iveco il confine. Lo hanno impallinato per bene, lui e le sue pannocchie. Comunque c'è dell'altro, perchè, sarò un eterno incontentabile, non è tutto oro ciò che luccica. Molte cose non vanno per il verso giusto. Con l'onestà intellettuale, che tu sai, mi ha sempre contraddistinto, devo ammettere che c'è ancora da lavorare. E' nata una nuova corrente di duri capitanata da un certo Ettore, che fa il portiere nel mio stabile. Questi sostiene che sarebbe il caso di separare il nostro condominio dal resto della città, non sopporta in particolare di dover far entrare i venditori di enciclopedie. E' un'ottima idea, non trovi? Siamo ancora in pochi, ma qualcuno deve pur cominciare. Ce la faremo, vedrai, anche se Mohamed Barbero non è d'accordo. Tuo Beppe.

Corso Re Umberto 41
(Portierato della Crocetta)
25. 12. 2007.

Caro Alfredo, l'indipendenza del condominio è cosa fatta. Ci siamo difesi come leoni. Se qualcuno si azzarda ad entrare ci sono delle mine antiuomo sul tappetino del portone. Mohamed Barbero ci ha provato, voleva vendere accendini e collanine. Che botto! Si è trasformato in una cometa, come minimo farà ritorno fra tremila anni. Ma non voglio esagerare con l'ottimismo perchè all'interno del movimento c'è ancora fermento. Con l'onestà intellettuale che mi ha, da sempre, contraddistinto devo riconoscere che non tutto funziona. Le riunioni con l'amministratore sono piene di lati oscuri e spese gonfiate. Sta per prendere forma una nuova corrente di duri capitanata da mia moglie che sostiene che sarebbe il caso di separare il nostro appartamento dal resto della casa, non sopporta in particolare la vicina. E' un'idea straordinaria. Siamo in due, ma qualcuno deve pur dare inizio alle danze. Ce la faremo, vedrai, Anche se Ettore ha promesso guerra.
Tuo Beppe.

Corso Re Umberto 41
terzo piano - scala sinistra (Ca' mia)
21. 02. 2008.

Caro Alfredo, l'indipendenza del mio alloggio è raggiunta. Se qualcuno si azzarda ad entrare ci sono due doberman pronti a sbranare, ieri, per cena si sono pappati Ettore il portiere.
Comunque non è tutto oro quello che luccica.
Da questa mattina c'è fermento perchè con l'onestà intellettuale bla bla bla, devo riconoscere che le cose non vanno tra me e mia moglie, cioè tua sorella: maledetto il giorno in cui me l'hai presentata! A letto non ci troviamo più, fuori peggio ancora. Ti comunico ufficilamente che c'è una nuova corrente composta da un duro, che sarei io, che sostiene che sarebbe il caso di separarci, divorziare, chiudere, non sopporto la sua adorazione per le telenovelas americane, la sua superficialità nel dialogo, la sua pressapochezza in cucina, la sua presunta vocazione politica, il fatto che in quanto donna emancipata al pari mio dovrebbe aver diritto a relazioni extraconiugali...con altre donne, pensa!
Sono convinto della bontà della mia idea. Ce la farò, vedrai, anche se lei non è d'accordo, e ha giurato sulla testa della persona che le è più cara al mondo, cioè suo fratello, cioè tu, che i miei testicoli faranno una brutta fine. Io rinchiuso nel mio studio, venderò care le palle. Adesso scusami, devo andare a indossare la maschera antigas, credo stia sferrando un attacco con il nervino attraverso il buco della serratura, per stanarmi: povera illusa!
Tuo Beppe.

1