Vorrei iniziare questa mia breve esposizione avvertendo i lettori e soprattutto
le lettrici che non condivido assolutamente le teorie superomistiche di Nietzsche,
e non ritengo l'uomo una creatura superiore. Esattamente allo stesso modo, non
solo non mi oppongo alla parità dei diritti tra uomo e donna, ma anzi
la invoco con tutto me stesso: mi auguro che in un futuro non troppo lontano
il maschio ottenga tutte le opportunità concesse alla femmina.
Quest'ultima, invero bistrattata fino a trent'anni fa, sta riscattando, specialmente
in quest'ultima generazione, millenni di soprusi e prevaricazioni. è
infatti solo in virtù ed in espiazione di questi che l'uomo si lascia
sottomettere?
No. La donna, innegabilmente più debole a livello fisico, ha compensato
questa deficienza per selezione naturale sviluppando una astuzia ed una abilità
di circuizione nei confronti dell'uomo che questi neanche immagina.
IL DOMINIO FEMMINILE SULL'UOMO E' UN IMPERO FONDATO SULLA MENZOGNA!
L'uomo rimane per tutta la vita un bambinone facilmente abbindolabile per via
ormonale, in preda del testosterone (che ha delle molecole grandi come palline
da tennis) e dei corpi cavernosi. La donna invece paga con i dolori mestruali
e della maternità la libertà da questa sorta di lotofagia, ed
usa la lucidità mentale per pianificarsi un futuro, scegliersi il maschio
(o i maschi) più conveniente (notate che non ho utilizzato il termine
"migliore") ed utilizzarlo per i suoi fini, quali che essi siano,
fino a chiudere la sua esistenza con una serena vedovanza dopo averlo consunto
(secondo fonti ISTAT in Italia le vedove sono sedici volte più numerose
dei vedovi. Ci sarà pure un motivo, no?).
L'uomo, invece, una volta cacciatore ("Tu mia") si è ridotto
al giorno d'oggi ad una miserrima opera di pseudo-volantinaggio ("Offronsi
spermatozoi fertili, si accetta qualsiasi utero, anche non serio, astenersi
mercenarie e perditempo") che ridicolizza anche l'ancor oggi usato appellativo
di "sesso forte". Per dimostrare quanto un approccio diretto sia sconsigliabile,
vorrei riportare dei brani di conversazione tra la stessa donna e tre gemelli
con atteggiamenti diversi.
Approccio diretto: "Mi cincischieresti il prepuzio?"
(la donna lo colpisce con un pugno)
Approccio semidiretto: "Verresti a guardare la
luna piena con me?" "Si, ma solo parlare."
Approccio indiretto: "Ti do il numero del cellulare,
così stasera andiamo a fare un giro sulla mia Ferrari." "Posso
cincischiarti il prepuzio?"
Questi brani (non inventati, quant'è vero che sono professore), rispecchiano
e riassumono la strategia femminile.
In realtà, l'unico condannato è il secondo gemello, che, pur sincero,
si nega anche la possibilità di una rapida cincischiata.
Altri esempi, atti a dimostrare che la femmina umana quasi mai dice quello che
pensa ( e viceversa), e che quindi l'uomo, al fine di poter conversare -preludio
minimo ma non sempre necessario nè sufficiente alla riproduzione-, deve
imparare un codice verbale abbastanza complesso?
Subito accontentati. Ad esempio "Io in un ragazzo non cerco solo la bellezza",
frase che altrimenti darebbe speranza a qualsiasi ragazzo di animo sensibile
e/o cultura normale, ha l'esatta valenza di "M'import'assai se sa parlare!
A me basta che scopi!"; a conferma di ciò, la donna dell'esempio
si accoppierà esclusivamente con primati dotati di tre-neuroni-tre e
dai modi di un macaco, purchè abbiano un volto fisiognomicamente comparabile
con i "Ragazzi italiani", dei quali a nessuno interessa come cantino.
Altre frasi smentite ancora prima di essere pronunciate sono "Io ti voglio
troppo bene per avere una storia con te" (al quale degna risposta potrebbe
essere: "E se ti stavo indifferente, mi prendevi a schiaffi?"); "Non
sono pronta per una storia seria" (il giorno dopo questa affermazione,
la donna in oggetto inaugurerà una tanto infelice quanto biennale relazione
con uno dei macachi succitati); "Lui? No, è troppo volgare. Io cerco
altre cose" (seguitela, e rinfacciatele questa affermazione, meglio se
registrata su un magnetofono portatile, mentre sarà ritmicamente puntata
al cofano di un 131 dal lui in questione); "Oh, no, certo che preferisco
te a lui! Ma cosa vai a pensare?" è perfettamente traducibile con
"Certo che me lo farei! Ma cosa c'entra adesso?"
Temibile arma e perfetta riprova è anche l'incomparabile capacità
di dire perfettamente una cosa per un'altra, al quale l'unica difesa è
il contrattacco spietato. Un esempio di conversazione per come è, e per
quello che significa.
Situazione-tipo: lei ha lasciato senza motivo apparente lui, che è fuori
della porta di lei, cercando di trattare una resa dignitosa.
Confrontate ogni frase con il suo reale significato.
COSA SI
DICONO I DUE |
COSA INTENDONO
REALMENTE |
"Ti prego,caro, vai via... non possiamo continuare
così." |
"Non mi va proprio di affrontare un dibattito
a quest'ora, tanto più che stavo riordinando l'armadio" |
"Ti scongiuro, cara, fammi entrare, devo parlarti." |
"Non crederai mica di cavartela così ?" |
"Non posso aprirti... mi sto... ehm... LAVANDO
I CAPELLI!" |
"Non ho tempo di inventare qualcosa di profondo,
così ti racconto qualcosa dei cui rituali voi uomini non sapete
niente." |
"Non prendermi in giro, ti prego..." |
"Almeno non prendermi per il culo !" |
"Caro, credimi, fa tanto male a me quanto a te." |
"Sono seccata perchè stasera non ho nessuno
con cui andare a ballare" |
"Dimmi almeno perchè mi lasci" |
"Chi hai trovato, meglio di me ?" |
"E' una cosa difficile da spiegare..." |
"Dammi il tempo di inventare qualcosa" |
"Non tirerai di nuovo in mezzo tua madre?" |
"...quella puttana!" |
"Hai giàcapito tutto" |
"E bravo il fesso, che fa tutto da solo!" |
"Così tu mi stai lasciando per evitarle
nuovi disagi ?" |
"Sarai anche bella ed intelligente, ma per inventare
le scuse fai schifo" |
"Non solo per quello, caro, ma... non posso spiegarti
con le parole ciò che provo" |
"Si, lo so, è un po' fiacca, ma spero che
ti basti" |
"Provaci, te ne prego" |
"No, non mi basta. Cerca di essere un po' più
convincente" |
"No, non posso..." |
"Vabbe', hai ragione tu, ma diamoci un taglio,
vuoi ?" |
|
|
"Ci vuoi almeno pensare un po' su ?" |
"Scusa, ma non vedo perchè devo stare da
cane senza metterti in imbarazzo almeno un po'" |
|
|
"No, non credo." |
"Fottiti !" |
"Non c'è proprio niente da fare ?" |
"Ok, guarda, hai vinto tu, sto strisciando ai
tuoi piedi" |
"Ho pensato a lungo, ho sofferto,prima di dirtelo." |
"...circa venti minuti." |
"Credi che potremo mai riavvicinarci?" |
"Non si tromba nemmeno più, allora?"
|
"No... ma possiamo rimanere amici" |
"Toh, Fido, salta, prendi il biscotto !" |
"Non mi basterà, dopo aver avuto il tuo
amore" |
"Ma non ti rimorde la coscienza? Nemmeno se dico
queste frasi ad effetto?" |
"Sarà bene cercare di non vederci per un
po', allora." |
"Ciao, ciao, fesso." |
Chiunque potrà sostituire ai "caro" e "cara" dei dialoghi qualsiasi nome l'esperienza personale gli suggerisca, e si riconoscerà nell'una o nell'altra parte. Il dibattito uomo/donna è dunque universale, caro il mio Lettera Inventata; pertanto, non ti crucciare troppo, ed invece di odiare i macachi che ti fregano le donne, offri loro da bere: non per scienza, ma per istinto, sono loro che ti vendicheranno! Se hai altre domande, o preferisci che approfondisca alcune parti del mio discorso, non essere timido, e scrivi ancora!
Prof. Gino Miso
Gentili lettori, dato che alcune lettere giunte in redazione mi accusano di sessismo, risponderò per prima cosa a due domande molto simili; per par condicio, una è posta da un uomo, l'altra da una donna.
D:"Spettabile prof. Miso, io l'amavo, ma lei mi ha prima
tradito, poi lasciato. Quanto tempo devo aspettare prima di cercare un'altra
ragazza, per conservare la rispettabilità?"
R: "Basta che aspetti che la troia esca dalla stanza."
D:"Spett. Prof, lui mi amava, ma l'ho prima tradito,
poi lasciato. Quanto tempo devo aspettare prima di mettermi con un altro, per
conservare la rispettabilità?"
R: "QUALE rispettabilità?"
Tornerò quindi, come mi è stato da più parti richiesto,
sulla psicologia femminile. Grave assenza nel mio scritto precedente, allegherù
a questo gli opportuni riferimenti bibliografici.
In questo mio articolo tratterò dei meccanismi di scelta della femmina
media umana -di qui in poi definita, per brevità, "donna"-,
ovvero di ciò che la spinge a preferire un maschio -di qui in poi definito,
per brevità, "pollo"- ad un altro.
Ne conseguirà un breve sguardo alle tecniche maschili di seduzione, essendo
quelle femminili riassumibili con la frase "Ne vuoi?".
L'essere umano, come tutti sanno, è un animale sociale, dedito a riti
di gruppo; ogni fonte di diversità sarà pertanto motivo sufficiente
ad una esclusione dalla "tribù". Un esempio: la discoteca:
ci si va dopo mezzanotte, perchè "prima non c'è nessuno,
tranne gli sfigati". Pertanto, a mezzanotte ed un minuto, la lotta per
il parcheggio ha già proporzioni epiche, ed una muraglia umana irrompe
nei locali, dove i cosiddetti "sfigati" stanno già ballando
da un'ora.
Poi, il dramma della pista vuota. Gli sfigati sono stati cacciati, spinti verso
le poltroncine da occhiatacce e risatine de 3500 cavalli vapore, e nessuno,
nonostante la musica assordante, accenna a calpestare le mattonelle incriminate,
pena essere indicato come diverso, "un altro sfigato". La rottura
della mimesi è lentissima e corale: il piede che batte il tempo, le due-tre
ragazze che ballano fra loro a bordo pista, con le spalle a quest'ultima, un
paio di ragazzi che si aggiunge, fingendo di ignorarle, un altro gruppetto,
finchè, rotti gli argini, la diga crolla, e mezzo minuto dopo la pista
è una bolgia sudaticcia, affollata all'inverosimile e sovrastata da una
nube di nicotina più tossica all'uomo della centrale termoelettrica di
Ostiglia. (D. J. Killer, "Teoria del rave", ed. Ciaiunapasta, Rimini
1997)
E' ovvio che in una società dominata da simili criteri, la donna preferirà
sempre il pollo più standardizzato; dato però che quando viene
fatta una media vengono annullati i picchi, la donna si ritroverà in
mano il macaco citato nello scorso numero. Chiunque abbia una fonte qualsiasi
di diversità intellettuale, ivi compresa una capacità di coordinazione
motoria superiore al chewingum-pensiero-respiro (non sono rari i casi di donne
il cui pollo sia morto di apnea durante una passeggiata), viene scartato, con
frasi del tipo: "Si, è carino, peccato sia sempre sul computer",
"Si, è carino, peccato sia sempre a scrivere poesie", "Si,
è carino, peccato sappia leggere".
Cosa occorre per piacere incondizionatamente ad una donna? Non il pene, come
alcuni di voi mi hanno suggerito epistolarmente, tanto più che ad una
donna non importa minimamente se attaccato al membro che la sta stimolando c'è
il Principe Azzurro od un coccodrillo (colgo l'occasione per ricordarvi che
una donna media ha non solo dieci volte le terminazioni nervose per centimetro
quadro di zona erogena che ha un uomo, ma che, una volta stese le micropieghe
vaginali, si ha una superficie erogena per donna pari al territorio comunale
di Lamporecchio), bensì la cattiveria.
Non è sufficiente, però aiuta (P. Maso, "Domani esco",
ed. Fan Club, Rebibbia 1996), così come aiuta tantissimo avere la tasca
posteriore destra dei pantaloni più pesante della sinistra, o comportarsi
come se lo fosse.
Non vale a niente, invece, ascoltare canzoni che incitano a lasciare "aperta
la porta del cuore, vedrai che una donna è già in cerca di te",
o comportarsi lealmente.
Una donna va trattata per quello che è, una bestia assetata di potere,
ed accontentata: o questo gli viene concesso per via alternativa, mediante ricchi
appannaggi e regalie, oppure dovrà essere esercitato mediante IL PIU'
COMPLETO DISINTERESSE. Tutti sanno infatti che il modo migliore per far invaghire
una donna di sè è quello di ignorarla perfettamente, in base al
meccanismo esclusivamente femminile del "Non posso averlo, allora lo voglio"
Meccanismo analogo è il "è suo, allora lo voglio", che
spinge donne normalmente assennate a bersi le facoltà intellettive e
a sbavare dietro a ragazzi già impegnati. Se un ragazzo è fidanzato
da anni, diventa un'esca irresistibile per qualsiasi altra ragazza, volutamente
incosciente del fatto che in tempo di guerra i traditori vengono uccisi da ambo
le parti, perchè chi è tanto viscido da tradire una volta può
tradire ancora. Il metodo migliore, quindi, per attrarre irresistibilmente una
donna è ammettere di averne un'altra. E' un'escalation; il pollo medio
-fedele- se ne accorgerà quando gli capiterà di impegnarsi, anche
se temporaneamente: in quella settimana avrà e rifiuterà tante
di quelle occasioni di copula da riempire il resto della sua vita. Nell'esatto
istante in cui la prima donna lo lascerà libero, l'alluvione si fermerà,
e la sua -presunta- attività sessuale tornerà ai livelli abituali,
cioè zero. (Cfr. Z. De Luca, "Me la rigiro come mi pare", ed.
Margheri, Antella, 1996)
Come va, dunque, trattata una donna? Ci sono ottimi manuali di comportamento
generale (A. Pugni - E. Schiaffi, "Senza remore", ed. Ancora, Manate
sul Muso, 1990 e seg.), ma la migliore consigliera è la vita; dopo la
terza fregatura, anche l'uomo più stupido e buono impara e s'incattivisce,
e comincia a ripagare le donne con la loro moneta. Si innesca così una
reazione a catena degna del nonnismo sotto militare in cui ognuno fa scontare
ad un innocente le sofferenze infertegli da un ex-innocente che gli ha fatto
scontare le sofferenze infertegli da... e così via, all'infinito.
Quindi, non prendetevela, cari lettori; cercate la donna-moscabianca che vi
cercherà per quel che siete (credo che al mondo ce ne siano, due o tre)
e sopportate le carognate infertevi da quelle sbagliate per voi ma adattissime
ad uno dei macachi a noi tanto familiari.
Scrivete ancora, e chiedete pure!
Prof. Miso Gino