I FUOCHI MINORI



 FONTANE O GETTI

     Le fontane sono fisse o si collocano attorno alle girandole
 per farle girare.  Sono di diverse dimensioni.  Le piccole si con-
 fezionano anche con canne ben spagate per impedire che du-
 rante il caricamento la canna si spacchi.  Ogni nodo di canna
 forma una fontana.  All'apice si chiude con creta umida, com-
 pressa con una bacchetta di ferro.  Per le fontane di grosso cali-
 bro si usano cilindri di cartone incollato, fatti alla forma.  Le due
 estremita' si chiudono con creta umida.  La composizione si ca-
 rica battendola dolcemente con un mattarello.  Ogni carica, in
 media 4 o 5, viene battuta con 14 - 15 colpi di mattarello.  La
 carica nel complesso dev'essere ben compressa.  Caricata la fon-
 tana , si fora, ad una delle estremita' otturate, con la gubbia, estra-
 endola subito dopo aver toccato la polvere.  Il buco dev'essere
 meno largo (1/4 del diametro) per le fontane attomo alle giran-
 dole, perche' esca con piu' forza la fiamma per dare la spinta; pi-
 largo per le fontane fisse (1/3 del diametro).  Il buco si colma di
 polvere, calcandola con un ferro a testa di chiodo.  Quindi si
 stoppinano, si incartano ed eventualmente si collegano l'un l'al-
 tra a seconda degli usi.

     La composizione per le fontane e' varia:

        - a sola polvere;

        - a polvere (16) e carbone duro (3);

        - a polvere (16), alluminio (3), nitro (1).
      

 BENGALA/I, LUMI, LANCE, FIAMME, FIAMMONI

     Sono cartocci cilindrici , confezionati alla bacchetta. Sul
 fondo si colloca creta umida che si pigia a mezzo di una bac-
 chetta.  La composizione si imbocca col cartoccio stesso e si cal-
 ca con una bacchetta di legname.  Per ultimo si colloca il vivo
 un po' umido (polvere fine), calcandolo con un ferro a testa di
 chiodo.  Si stoppina e si strozza lo stoppino con un cappio di
 spago.  Possono avere una impugnatura di materiale isolante.

     Composizioni:

        - bianco: nitro (33), polvere (2), antimonio (4);

        - azzurro: clorato di potassio (8), solfato ammoniacale di
          rame (3);

        - rosso: clorato di potassio (6), nitrato di stronziana (12),
          nerofumo (0,5);

        - violetto: clorato di potassio (10), zolfo (3), gesso (2),
          verde purgato (0,5), mercurio dolce (0,5);

        - verde: clorato di potassio (6), nitrato di barite o PVC
          (12), nerofumo (0,3).



CANDELE ROMANE

     Sono cartocci lunghi, confezionati alla bacchetta con piu'
 fogli di cartone a tutta colla.  Chiuso il cartoccio da una parte,
 si rinforza il fondo con creta battuta.  Si versa una carica di pol-
 vere, sulla quale si poggia una stella grande, su questa si versa
 la composizione per 3 diametri circa e si calca con delicatezza,
 si prosegue con una carica di polvere, una stella e la composi-
 zione, fino a riempire il cartoccio a qualche centimetro dall'a-
 pice da colmare con pasta di polvere.  La carica di polvere deve
 aumentare man mano che si sale, sicche' l'ultima, che e' la pri-
 ma dev'essere la massima, la prima la minore, in quanto la lun-
 ghezza limitata del tubo abbisogna di una carica maggiore per
 il lancio.  La composizione tra una stella e l'altra dev'essere suf-
 ficientemente calcata, altrimenti si accende la stella successiva.
 Le stelle devono essere sufficientemente impolverate.

     Composizione:

        - per calibri minori: polvere (16), carbone (4);

        - per calibri grossi: polvere (4), nitro (18), carbone (7).



 SBRUFFI E MORTARETTI

     Gli sbruffi sono imbuti di cartone con uno stoppino, stran-
 golati alla base.  Si versa nell'imbuto una carica di polvere, poi
 tre o quattro stelle.  Sulle stelle si colloca carta morbida arroc-
 cata e compressa dolcemente.  Acceso lo stoppino, questi da
 fuoco alla carica di polvere che lancia in aria le stelle.
     I mortaretti sono sbruffi grandi, al posto delle stelle posso-
 no contenere una granatina con lo stoppino rinforzato all'ingiu'.
 Vengono usati frequentemente nei finali colorati, come latera-
 li, in accompagnamento all'inferno, per collegare con scie co-
 lorate il tratto di cielo che corre tra la sede dei mortai e la zona
 dove dirompono le bombe incazzate.  Il caricamento si esegue
 direttamente nei mortai, collocando un passafuoco stoppinato
 fino al fondo del mortaio con fuoriuscita per il collegamento al-
 la catena.  Si versa nel mortaio una carica di polvere e 4 - 5 stel-
 le, quindi si tampona il mortaio con un batuffolo di carta
 morbida, facendolo scendere fin sopra le stelle dolcemente.



 RAZZI

     Sono costituiti da un cartoccio cilindrico di cartone lungo
 da 6 a 7 volte il diametro.  Il propellente, sopratutto per i grossi
 razzi, e' fatto di polvere (33) e carbone duro (2) - il propellen-
 te dei razzi delle navette spaziali e' composto da perclorato di
 ammonio e da alluminio in polvere.
     Il caricamento avviene come per le fontane con polvere
 battuta a strati o alla pressa.  La carica di lancio dev'essere per
 2/3 bucata con la gubbia.  Il buco si chiama anima del razzo.  Il
 terzo non bucato si chiama massiccio o tenuta.  Per i grossi raz-
 zi, sul massiccio si batte della creta, strato chiamato morto.  Al
 centro del morto si opera un buco del diametro di cm 1 circa.
 L'anima e' di 1/3 del diametro del razzo.  Un diametro minore
 puo' provocare lo scoppio del razzo, uno maggiore ne rallenta
 la salita.  L'anima si opera con la gubbia che si gira lentamente
 e si estrae di tanto in tanto per farla raffreddare.  Il razzo termi-
 na con un cappelletto a punta che puo' contenere fuochi di guar-
 nizione.  Nell'anima si infila uno stoppino, colmato sotto da altri
 stoppini a titolo di fermo o di blocco.  Attraverso l'anima la com-
 posizione prende fuoco in tutta la sua lunghezza, fornendo un
 getto di fuoco veemente in senso opposto al getto, ottenendosi
 la cosidetta reazione.  Nei grossi razzi, a qualche centimetro dal-
 l'apice dell'anima va inserita una valvola di scarico dei gas, co-
 stituita da un forellino del diametro di 2 - 3 millimetri.
     L'accensione del razzo si effettua su apposito palo di so-
 stegno lanciarazzi, al quale il razzo viene annesso con due le-
 gature dolci a mezzo governale o bacchetta di direzione piu'
 leggera al basso, lunga circa 12 volte il razzo.  Il peso del razzo
 dev'essere eguale a quello del governale.
     In pirotecnia i razzi sono in disuso, attese le difficolta' di
 costruzione e la pericolosita' nella fase di scavatura dell'anima.
 Sono stati sostituiti dalle bombe o granate.



 RUOTE

     Si usano nei fuochi a terra, nelle batterie alla bolognese.
 L'ossatura consiste in una ruota col mozzo, i raggi e il cerchio,
 fatta di ferro leggero.  Si costellano di fiamme, lumi e piccoli
 bengali della medesima durata, legati sui raggi, tutti stoppinati
 e collegati con passafuochi.  Le fontane si collocano lungo il cer-
 chio, disposte in modo che da una fontana grande si passi ad
 una di calibro minore, in quanto all'inizio la ruota e' pesante e
 abbisogna di maggiore spinta per girare.  Man mano che i fuo-
 chi si accendono, la ruota si alleggerisce, per cui basta una fon-
 tana di piccolo calibro per farla girare.
     Le ruote aeree si confezionano con cerchi a raggio ridotto.
 Intorno al cerchio sono disposti agganci per sostenere fiammet-
 te a fuoco colorato.  Su queste girano a cerchio 4 fontane.  Intor-
 no al mozzo si legano 6 fontane.  La stoppinatura e' articolata in
 modo che prendano fuoco prima 2 fontane opposte e le fiam-
 mette, quindi le altre 2 fontane e le 6 verticali che fanno salire
 la ruota.



 BATTERIE ALLA BOLOGNESE

     I piccoli botti sono costituiti da un piccolo cartoccio cari-
 cato con alcune stelle e polvere, stoppinati da ambo i lati.  Cia-
 scun botto conserva due beccucci.  Con uno stoppino che corre
 da un beccuccio all'altro si riuniscono fra loro i diversi botti,
 intervallati da botti a composizione fulminante.  Il finale e' com-
 posto da razzetti, sbruffi e da una sequenza (sficcata) di calcas-
 se.
     Le batterie hanno inizio con cascate di fontane, batterie di
 candele romane, ruote ed altri sfizi dello sparafuoco.

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