"City Hunter's definitive" (di Fran)



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Il giorno dopo Ryo si informò per l'aereo e la risposta fu che sarebbe stato pronto di lì ad un paio di giorni.
Kaori era uscita molto presto quella mattina e lui svegliandosi non l'aveva trovata in casa. Si era finalmente deciso a dirle ogni cosa prima che succedesse l'irreparabile.
Uscì a cercarla e lasciò anche dei messaggi per lei agli amici, nel caso passasse da loro. Aveva saputo del ritorno in città di Erika e andò poi a trovarla nel suo ufficio. La donna fu molto felice di vederlo. Lui le domandò immediatamente se aveva visto Kaori.
"Oggi no. Ma dovrebbe passare al più presto per la firma del contratto" gli rispose la donna.
Ryo sgranò gli occhi incredulo. "Il contratto? Di quale contratto stai parlando?"
"Davvero non ti ha detto niente?" Ora era Erika ad essere incredula.
"Detto cosa? Erika, che cosa sta succedendo? Io sono all'oscuro di tutto e..."
"Va bene. Ti metterò al corrente della situazione. Vuoi sederti?"

Ryo uscì dallo studio con il cuore in tumulto. Non era possibile! Kaori, la sua Kaori voleva partire per Parigi. Voleva abbandonarlo, escluderlo per sempre dalla sua vita! Perché? Certo, era bella e voleva la conferma da chiunque. E uno stuolo di fotografi, giornalisti e ammiratori che l'avrebbero guardata sfilare su di una passerella d'alta moda, potevano dargliela di sicuro. Sarebbe diventata una top in pochissimo tempo, lo sapeva bene. E questo lo spaventava enormemente. Se fosse partita l'avrebbe sicuramente persa.
E lui che le aveva sempre fatto credere di disprezzarla. L'aveva presa in giro per le sue "tette piccole" e la "pancia grossa", ben sapendo che aveva un seno abbondante e la vita sottilissima, e che molte le invidiavano. Come era stato stupido!
Stanco, tornò a casa e l'aspettò, vivendo ormai solo per il momento in cui lei sarebbe tornata, per quella Kaori che non lo guardava più negli occhi, che quasi non gli parlava più, che non lo prendeva più a martellate.
Lei rientrò molto tardi e se ne andò dritta a letto. Ormai era fermamente decisa a partire e a tagliare definitivamente ogni legame con lui. Non gli parlò. Non sopportava fargli del male. Lui lesse il dolore nei suoi occhi. Kaori aveva lo sguardo di chi si sentiva braccato.

Quella notte Ryo non riuscì a prendere sonno. Mille ricordi di lei gli tornavano in mente senza che potesse farci nulla. Era arrabbiato con sé stesso. Kaori si era chiusa nella sua stanza e sembrava non dare segni di vita. Voleva andare da lei, ma aveva paura delle sue possibili reazioni. Rimase quindi in piedi davanti alla finestra del salone, osservando le luci della città nel buio. Dopo non molto iniziò a sbadigliare. Cominciava ad avere sonno. Si accomodò quindi sul divano e si addormentò quasi subito.
Kaori non riusciva a riposare. Stesa sul suo letto, si rigirava in continuazione. Si alzò e andò in salone. Lo trovò lì che dormiva come un bambino. Fu presa da un'infinita tenerezza per lui. Avrebbe voluto svegliarlo per poi abbracciarlo e baciarlo. Si avvicinò e fece per accarezzargli il viso, ma subito ritrasse la mano sconsolata.
Ryo non mi vuole. E' inutile che ci pensi ancora. E' Kasumi quella che desidera ed in lei ha trovato proprio la compagna ideale. Non c'è più posto per me nella sua vita. Lacrime silenziose iniziarono a rigarle le guance. Devo farmene una ragione. Devo! Io... devo dimenticarlo! Devo solo andarmene, cosicché lui possa essere veramente felice.
Gli baciò quindi i capelli e rimase a vegliarlo.

Ryo si svegliò. Si stiracchiò ben bene. Aveva dormito tutta la notte sul divano e qualcuno gli aveva messo addosso una coperta. Kaori! Doveva essere rimasta con lui un bel po', perché nel sonno aveva avuto l'impressione di sentire la sua dolce presenza accanto a sé. Si alzò con impeto. Voleva vederla e fare subito l'amore con lei.
Il suo "amico" era già pronto per iniziare a darsi da fare. Che importava ormai l'isola. L'avrebbero fatto anche lì. Ora l'importante era non perderla. E perché ciò non avvenisse, doveva darle subito quello che voleva. Ma Kaori non era più in casa. Anche quella mattina era uscita presto. Ma gli aveva lasciato la colazione pronta in cucina. Ryo si sedette. Venne immediatamente preso da un incredibile ardore per lei. Era così... così stupenda in tutto quello che faceva. L'amava da impazzire. Ebbe voglia di averla tra le braccia, subito. Iniziò quindi a mangiare con gusto, aspettando il suo ritorno.

Kaori era andata in studio da Erika per avvisarla che l'indomani stesso avrebbe firmato il contratto. Erika aveva già preparato il biglietto aereo e tutti i documenti necessari. Una cosa la seccò: Ryo era andato a cercarla proprio lì e quindi aveva saputo tutto.
Passò poi al Cat's Eye e trovò Umibozu. Lo salutò e lo informò della sua imminente partenza.
"Davvero parti?"
"Si. Andrò a Parigi per lavorare come modella. Ma non preoccuparti, vi chiamerò spesso e quando Miki si sarà rimessa, verrete a trovarmi."
Umibozu non riusciva a credere alle sue orecchie.
"Ma a Ryo non hai pensato?"
Kaori aggottò le sopracciglia e serrò la mascella. "Figurati! Quello non pensa affatto a me. Adesso ha una certa persona con cui andrà a divertirsi." Il suo sguardo si diresse al bancone. Kasumi ancora non si era fatta vedere.
"Senti Kaori, vuoi una tazza di caffè?" Umibozu stava già preparando la macchina.
"Si, volentieri. A proposito! Come sta Miki? Sono un paio di giorni che non vado a trovarla..."
"Ce ne siamo accorti" rise lui. "Migliora di giorno in giorno. Forse tra una settimana potrà tornare a casa."
"Davvero? Oh, Umi, è fantastico!"
Kasumi entrò proprio in quel momento. Sprizzava felicità da tutti i pori. Era in compagnia di un'altra ragazza. Salutò Umibozu e Kaori. Si infilò subito il grembiule e prese posto dietro al bancone. La sua amica ordinò qualcosa e iniziarono a chiacchierare. Ogni tanto lo sguardo fulminante di Umibozu faceva capire che era meglio smettere al più presto. Per fortuna non c'erano ancora dei clienti. Kasumi riprese a chiacchierare. Se fosse arrivato qualcuno avrebbe smesso immediatamente, ma era troppo contenta. Non vedeva l'ora di partire insieme a lui, disse, era talmente innamorata che le sembrava di vivere in un sogno. Kaori trasalì. L'aveva sentita. Ormai non c'erano più dubbi. Quell'isola, quel sogno, non sarebbero mai stati suoi. Ringraziò Umibozu e si alzò dallo sgabello.
Si sentiva come svuotata. Ma quando incrociò di nuovo lo sguardo raggiante di Kasumi, fu come se improvvisamente qualcosa le avesse messo le ali ai piedi, perché scappò via, rovesciando lo sgabello.

Corse velocemente verso casa, decisa più che mai a fare subito le valigie. Entrò e andò direttamente nella sua stanza, senza nemmeno salutare Ryo che, vedendola, aveva cercato immediatamente di abbracciarla. Lei si divincolò dalle sue braccia e si chiuse dentro.
Iniziò ad aprire i cassetti e a buttare giù dall'armadio tutte le sue cose, mettendole poi dentro una voluminosa valigia. Non importava. Ora non aveva tempo di sistemare ogni cosa con cura. Ci avrebbe pensato poi. Voleva solo sbrigarsi.
Tra poco sarà finita. Partirò e non ci penserò più. Finalmente non l'avrò più davanti agli occhi.
Uscì mezz'ora dopo con la valigia in mano e un'espressione truce.
Andò al telefono e chiamò un taxi. Ryo la prese per un braccio.
"Che cosa hai intenzione di fare?"
Lei si liberò dalla sua presa. "Non lo vedi? Sto chiamando un taxi per andare da Erika, firmare quel contratto e partire immediatamente per Parigi... forse non eri al corrente?"
"E così, vuoi lasciarmi."
"Come hai fatto a capirlo?" rispose lei sarcastica.
"Perché?"
"Lo sai benissimo il perché!" Cominciava ad innervosirsi.
La linea nel frattempo era occupata. "Pronto, taxi? Pronto?" Allontanò la cornetta dall'orecchio e la guardò come se avesse voluto romperla in mille pezzi. "Come odio quando mettono la musichetta in sottofondo. E per giunta il valzer delle candele: non lo sopporto, porta sfortuna!"
Lui le prese la cornetta dalle mani.
"Cosa fai?"
"Kaori, metti giù quel telefono e stammi a sentire!"
"Cosa? Chi di dà il diritto di..."
"Ho tutto il diritto. Stammi a sentire..."
Lei lo fulminò con lo sguardo. "Non ho nessuna intenzione di starti a sentire!" gridò. "Come ti permetti di dirmi cosa devo fare! Tu, che ti stai preparando a partire con Kasumi!"
"Kaori, tesoro..." Mise giù la cornetta e fece per abbracciarla, ma lei lo respinse.
"Mi hai sempre presa in giro." Si allontanò da lui, mettendosi in un angolo della stanza. "Ami Kasumi, non ami me. Perché non me lo hai mai detto? Oh, lo so! Vuoi portarla su quell'isola e so anche che vuoi avere un figlio da lei. Non ti è mai importato niente di me. L'ho sempre saputo. E' inutile che adesso tu sia gentile con me" proseguì. "Vi ho visti, sai? Teneramente abbracciati, mentre tu le dicevi quello che avrei voluto tu dicessi a me... ma evidentemente non è quello che tu vorresti dirmi."
"Kaori, lascia che ti spieghi meglio..." Le si avvicinò, ma lei si ritrasse come spaventata. Alzò le mani come per proteggersi.
"Non voglio spiegazioni! Tanto vale che ti dica quello che provo per te."
Lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi. "Ti ho sempre amato. Fin dalla prima volta che ti vidi. Ti ho amato tanto che sarei stata capace di uccidere qualunque donna avesse osato avvicinarsi troppo a te. Che stupida che ero, ho continuato a credere che forse un giorno anche tu avresti provato i miei stessi sentimenti. Ma tu non hai mai fatto niente per dimostrarmi un po' di affetto. Oh, mi hai salvato la vita molte volte, questo non posso negarlo, ma hai fatto lo stesso con tanta altra gente."
Fece una pausa. "Avrei tanto voluto che tu mi avessi anche solo fatto qualche carezza, che mi avessi parlato dolcemente, che mi avessi dimostrato in qualche modo che ti importava qualcosa di me. Quando mi hai raccontato di te e di Kaibara, della tua infanzia triste, senza l'amore di un padre e di una madre, io avrei voluto... ho sentito dentro di me qualcosa che mi ha fatto come perdere la testa, ma ho dovuto controllarmi per non farmi scoprire da te. Forse ti saresti arrabbiato, se avessi saputo..." soffocò un singhiozzo. "Quando ho saputo come quell'uomo ti avesse ridotto facendoti assumere la polvere degli angeli, come ti avesse trasformato con l'inganno in una macchina per uccidere senza emozioni... ho visto una profonda solitudine nel tuo sguardo, anche se tu facevi di tutto per non farlo capire. Ma io sapevo! Ho visto come avevi disperatamente bisogno di qualcuno che ti amasse ed io sarei stata così felice di farlo, sarei stata la più felice delle donne. Ero talmente presa da te che ti avrei dato tutto. Avrei anche voluto avere un bimbo da te... se solo me lo avessi chiesto. Avevi tanto bisogno, nonostante la tua facciata da dongiovanni incallito, ma io non potevo farti sapere quanto ti volevo bene perché mi avresti sicuramente respinta."
Ryo le si avvicinò, protettivo. "Ma cosa dici Sugar Boy... non l'avrei mai fatto."
"Lasciami finire, ti prego. Questa sarà l'ultima volta che ti vedo e voglio parlarti senza nascondere i miei sentimenti." Si spostò una ciocca di capelli dalla fronte. "Avrei fatto qualunque cosa per te. Ti ho desiderato e ti desidero ancora come nessun'altra donna. Non sono così presuntuosa da dirti che con me saresti stato felice. E' giusto che tu lo sia con la donna che ami, però... quando ho capito quali fossero i tuoi veri sentimenti per me, che non mi avevi mai amata, che provavi solo disprezzo per me, ho capito di essere sempre stata una stupida e che tutto era finito."
Ryo era commosso. Kaori aveva confessato finalmente. "Tesoro, io..."
"Non chiamarmi così! Abbi del rispetto per Kasumi, per favore."
"Kasumi non è..."
" Ti prego un'ultima cosa" lo interruppe lei, "non farla soffrire, rendila felice. Fallo per me." Stava trattenendo a stento le lacrime. "Ora è meglio che me vada."
Fece per allontanarsi ma Ryo la bloccò e la prese per le spalle. "Ma io non amo Kasumi. Come te lo devo dire?"
Kaori si sentì pervadere dalla collera. "Basta! Smettila di tormentarmi!"
"Smettila tu! Vuoi sentire quello che ho da dirti una buona volta?"
"No!" Gli mollò improvvisamente un ceffone. Ecco! Si era liberata in qualche modo.
Ryo le sorrise e si massaggiò la guancia. "E' giusto" disse, "me lo merito. Ma adesso che ti sei sfogata lascia parlare me."
Kaori lo fissò incredula.
"Io non amo Kasumi, non l'ho mai amata. L'unica che voglio sei tu."
"Non è vero! Stai mentendo!" Kaori tremava come una foglia.
"E' vero, ho prenotato l'isola, ma per noi due" continuò lui. "Il figlio che desidero lo voglio da te! Mi sembra ovvio che mi hai visto con Kasumi proprio mentre le stavo parlando dei miei progetti e lei mi informava del viaggio che intendeva fare con il suo fidanzato."
"E' una bugia! Si sono lasciati tempo fa."
"E' la sacrosanta verità, Kaori, chiedilo a lei. Si sono rimessi insieme e hanno intenzione di sposarsi." Ryo le sfiorò una guancia con il dorso della mano. "Mia piccola testarda..."
"E'… è tutto vero? Non mi stai mentendo? "
"Non potrei mai farlo, sciocca."
Kaori gli si avvicinò timorosa e Ryo la prese tra le braccia, stringendola con tutta la sua forza.
"Non lasciarmi, ti prego, farò tutto quello che vuoi ma non lasciarmi."
"Ryo, oh, Ryo..."
"Shhh! Va tutto bene, tutto bene..." Lei sentì le sue carezze sui capelli, e desiderò di rimanere così per sempre.
"Oh, Ryo! Perché non riesco a crederci? Come può essere accaduto?"
Lui la strinse ancora di più. "E' successo perché io ti stavo facendo soffrire e mi dispiace, Dio solo sa quanto mi dispiace. Ma farò in modo che non accada più, te lo giuro sulla mai vita."
Passarono poi alcuni minuti senza dirsi niente, l'uno tra le braccia dell'altro. Ryo continuava a stringerla e a mormorarle parole dolci... " Kaori alzò gli occhi e vide che quelli di Ryo erano lucidi di emozione.
Il cuore le balzò in gola. Era suo, finalmente.

"Partiamo adesso" disse Ryo improvvisamente, "non resisto più."
La guardò. Kaori alzò il viso e gli cercò la bocca. Fu come se entrambi volessero divorarsi a vicenda con la forza del desiderio.
Il bacio fu lungo e appassionato. Era una cosa che Kaori aspettava da tempo, anche se indubbiamente quello che desiderava di più era fare l'amore con lui. Gli posò poi la testa sul petto e disse "Ti prego, fammi subito tua, altrimenti impazzirò."
Ryo le carezzò il viso. "Partiamo immediatamente. Anch'io non resisto."
Le raccomandò di non portare valigie con loro, ma solo una piccola sacca che sarebbe servita ad entrambi. D'altronde, le spiegò, sull'isola non sarebbe servito loro neanche il costume da bagno, perché sarebbero stati completamente nudi. Kaori arrossì e Ryo, facendo una delle sue solite espressioni da idiota libidinoso, dichiarò di non vedere l'ora di essere sul posto perché lì il suo "amico" se ne sarebbe sempre potuto stare bello dritto o, meglio ancora, sempre infilato dentro. Le disse inoltre di essere impaziente di dimostrarle tutta la sua potenza virile e che lei per farlo felice sarebbe dovuta rimanere subito incinta. La fece arrossire di nuovo.
Una cosa la sorprese. Ryo sembrava non avere intenzione di portare armi con sé. Neanche la sua fidata 357 Magnum. Perché? Lui le rispose subito che sull'isola intendeva dare la vita, non la morte. Un'arma era uno strumento di morte, mentre il suo "amico" era uno strumento che dava la vita.
Presero la loro vecchia Mini rossa e con quella raggiunsero l'aeroporto, dove era già pronto per loro l'aereo messo a disposizione per raggiungere l'isola di cristallo.
Kaori era raggiante. Il suo sogno stava dunque per avverarsi! Anche Ryo era al settimo cielo. Lei per l'incanto romantico che quell'isola esercitava, e per stare finalmente sola con l'uomo di cui era follemente innamorata. Lui, più concretamente, perché era impaziente di fare del sesso, e per tre settimane consecutive, ogni giorno, per tutto il giorno!

Il pilota li fece accomodare in cabina, non smettendo di lanciare continuamente occhiate furtive in direzione di Kaori, ammirando vistosamente le sue forme. Per tutta risposta Ryo, infastidito e geloso, lo fulminò con un'occhiata terrificante che stava a significare che la donna era sua e solo sua e il poveraccio capì immediatamente.
L'aereo decollò. Kaori si era rannicchiata tra le braccia di Ryo, una mano poggiata sul suo petto ampio e muscoloso. Si sentiva bene e al sicuro vicino a lui. Questa volta fu Ryo a confessare. Era tutto più facile, ora che l'aveva stretta a sé. L'aveva sempre amata, ma non voleva dirglielo perché non voleva coinvolgerla in qualcosa di sporco e pericoloso ma l'aveva comunque sempre considerata come la sua donna. "Sono uno sweeper professionista. Il mio è un mondo duro e crudele. Per questo non volevo che venissi coinvolta più del necessario. Credimi, l'ho fatto perché tenevo troppo a te."
"E' lo stesso motivo per cui ti sei sempre rifiutato di insegnarmi a sparare?"
Ryo le sorrise. "Non volevo e non voglio che tu ti sporchi le mani. Io ho già troppi morti sulla coscienza. La mia compagna deve rimanere pulita."
Kaori lo baciò. "E a lui insegnerai a diventare un professionista come te?"
"Lui chi?"
Kaori lo guardò divertita. "Nostro figlio! Perché sono sicura di darti un maschio e vorrei tanto che fosse uguale a te, con i tuoi stessi occhi, la tua stessa bocca, le tue stesse mani..."
"E magari il mio stesso amichetto" rise lui baciandola sulla fronte. "Comunque sia anch'io vorrei un maschio, ma finchè non arriveremo a destinazione non potremo farlo."
Ryo chiese poi al pilota entro quanto tempo avrebbero raggiunto l'arcipelago e l'uomo rispose che ci sarebbero volute circa altre tre ore.
Quando poi il pilota li avvertì di essere sopra l'isola, Ryo disse a Kaori di guardare fuori dal finestrino. "Guarda giù. Ecco "l'isola di cristallo". Te la ricordi?"
Lei si girò verso di lui e gli sorrise, quindi tornò a guardare fuori. "Oh sì... Com'è bella!"
"He! He! Tra poco atterreremo" gongolò massaggiando i suoi preziosi attributi. Speriamo il più presto possibile: "lui" non ce la fa davvero più ed è veramente impaziente di iniziare a lavorare, pensò tra sé.


CAP 3°



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