“Umi si può sapere cosa diavolo hai combinato?”
Ormai non contavano neanche più tutti i soldati malridotti che se ne stavano sparsi qua e la', troppo a terra persino per lamentarsi.
“Ognuno ha i suoi metodi” grugnì Umibozu mentre apriva il cancello di sicurezza della zona delle celle.
“Io invece vorrei capire come hai fatto tu a trovarmi” chiese Kaori rivolta a Ryo mentre quest'ultimo prendeva una lampada a olio che qualcuno aveva lasciato in un angolo.
“Grazie a questo” fece lui indicando un bottone della giacca della ragazza. “Il microtrasmettitore… ricordi?” aggiunse con un sorriso complice.
“Ma certo…” mormorò Kaori tra sé felice all'idea che Ryo vegliasse incessantemente su di lei.
“Qui non c'è nessuno” constatò Umi dando un'occhiata in giro.
“Katrina non può essere lontana” insisté Kaori, “prima ho sentito le guardie parlare di lei, del fatto che si era rifiuta di cenare…”
“Tu al suo posto avresti mangiato tutto fino all'ultima briciola” la canzonò Ryo sornione.
“NESSUNO HA CHIESTO UN TUO COMMENTO!!” sbraitò Kaori lanciandogli addosso un masso raccolto da terra.
“Katrina.. ci sei?” mugolò Ryo un attimo dopo: un'enorme livido gli impediva di aprire la bocca completamente.
“Così non ti sentirebbe neanche se ti inciampasse addosso” lo punzecchiò Umi con fare dispettoso.
Ryo era sul punto di ribattere a tono quando Kaori lo fermò toccandogli un braccio. “Mi è sembrato di sentire qualcosa…”
“Ryo?… Kaori? Siete proprio voi?” chiamò una debole voce che sembrava venire da sotto il pavimento.
“Katrina?… Si, siamo noi! Tu dove sei?”
“Dietro a questo muro di pietra!”
“Dietro al muro??” fece Kaori stupita: la lampada che Ryo teneva in mano illuminava un corridoio deserto.
“E' una specie di passaggio segreto… sembra che questa villa ne sia piena” spiegò Katrina con voce tremolante, “credo che lì fuori ci sia una maniglia che aziona il meccanismo di apertura.”
“Ora lo cerchiamo e ti tiriamo subito fuori” la rassicurò Kaori mentre Ryo e Umibozu ispezionavano attentamente la parete alla ricerca di qualche dettaglio sospetto.
“Forse l'ho trovato” fece Ryo spingendo un piccolo mattone che sporgeva leggermente all'infuori.
Un rumore sordo accompagnò le sue parole e il muro ruotò quel tanto che bastava per lasciar uscire Katrina.
“Tutto a posto?” domandò Kaori alla ragazza che sembrava pallida come un lenzuolo.
“Si… per fortuna non mi hanno fatto del male… Ma come avete fatto a sapere che ero qui?”
“E' stato tutto merito di Kaori” fece Ryo arruffando leggermente i capelli della ragazza.
Il volto di Katrina s'incupì alla vista di quel gesto affettuoso colmo di preziosa complicità. “Capisco… grazie Kaori e… mi dispiace, mi dispiace tanto di aver combinato questo pasticcio.”
“Ma quale pasticcio!” esclamò Kaori mentre tornavano sui loro passi, “se non fosse stato per te non avremmo mai scoperto né l'identità dei terroristi, né tantomeno l'ubicazione della bomba.”
“Tu sai dove si trova?” chiesere Ryo e Umi a una voce.
“Si… nella cassaforte dell'ufficio di Anderson.”
“L'ambasciatore Anderson?” esclamò Katrina con stupore.
“Esatto” confermò Kaori. “Sono stati molto furbi: nessuno avrebbe mai sospettato di colui che avrebbe dovuto tutelare maggiormente la tua incolumità.”
“Dobbiamo agire al più presto“ fece Ryo rivolgendosi a Umi con fare deciso, “e approfittare dell’effetto sorpresa: mentre io mi sbarazzerò di questa manica di pazzi, tu avrai tutto il tempo di portare fuori Kaori e Katrina e assicurarti che non accada loro nulla.”
“Tu vuoi fare cosa???” esclamò Umi con fare bellicoso, “Guarda che io non sono venuto fin qui per poi lasciare a te tutto il divertimento!!”
“Tu devi proteggere Kaori e Katrina: ti sembra poco?” ribatté Ryo sullo stesso tono.
“Ti pare una domanda da fare a un professionista del mio calibro?” sbottò Umi con la faccia contorta in una smorfia buffissima.
“Stammi bene a sentire, specie di buldozer…”
“Ha parlato Rambo!…” Siamo alle solite, sospirò Kaori tra sé mentre una libellula gigantesca passava alle sue spalle e a Katrina era calato il collo del vestito sulla spalla (non so se ho reso bene l'idea… ma non ho proprio saputo resistere!! ^__^ NdB)
“La vuoi piantare?”
“Piantala tu!!” (sembrano proprio due bambini… NdB) "BASTA!!!" Ululò Kaori facendo momentaneamente perdere l'udito a tutti. "VI SEMBRA QUESTO IL MOMENTO DI LITIGARE?!?"
“Secondo me la soluzione è semplice” fece Ryo massaggiandosi un orecchio, “voi andate con lui e io resto.”
“Ma allora sei più tosto di un muro!” protestò Umi fermato subito da una Kaori serissima.
“Vi prego ragazzi… questo non è un gioco…” mormorò la ragazza con un fil di voce.
“Ehilà Kaori, dov'è finito il tuo proverbiale ottimismo?” ridacchiò Ryo dandole un pizzicotto sul naso (^__^ NdB)
“Scusami Ryo… lo so che non dovrei aver paura ma…”
“E' più che normale aver paura… Ed è proprio perché ho paura che vi accada qualcosa di brutto che voglio affidarvi a Umibozu.” Nel pronunciare le ultime parole si volse verso l'uomo imbronciato e tutto rosso che teneva le braccia ostinatamente incrociate sul petto. “Te le affido Umi… So che non mi deluderai."
“E se non dovessi farcela ad affrontare tutti da solo e a disinnescare la bomba?” chiese questi ormai convinto.
“La spunterò vedrai… come al solito no?” aggiunse Ryo con una nota divertita nella voce. *UMPF* sbuffò Umi facendo strada alle due ragazze.
“E poi” continuò Ryo, “se ti dovesse succedere qualcosa Miki non me lo perdonerebbe!”
“Io non ti lascio Ryo… vengo con te” fece Kaori con fermezza, parandosi improvvisamente di fronte a lui.
“No Kaori… devi andare con loro,” sentenziò Ryo con un tono che non ammetteva repliche.
C'era qualcosa nella sua espressione che le fece capire che era inutile protestare.
“Ryo io… voglio starti vicina… come contro Kaibara…” (vedi City Hunter n°37-38 della versione italiana, NdB) insisté comunque, conscia di aver già perso: se non la voleva con sé non poteva certo obbligarlo.
Ryo tacque e la guardò a lungo, immobile davanti a lei, e la sua espressione divenne all'improvviso intenerita e attenta.
“Lo vorrei anch'io Kaori” la stupì accarezzandole la guancia con dolcezza, “ma affronterò quei vigliacchi più tanquillamente sapendoti al sicuro.”
Gli occhi di Kaori s'imperlarono di lacrime che la ragazza cercò di trattenere con tutte le sue forze: doveva essere forte, per lui.
“Va bene Ryo… Ma devi promettermi che andrà tutto bene… che presto questa brutta storia sarà finita.”
“Te lo prometto socia… Già da domani potrai riprendere a martellarmi e a rendermi la vita nera!”
“Ryo…” la voce di Kaori non era che un sussurro, “stai attento, ti prego…”
“Te lo prometto” ripeté lui sfiorandole la fronte (avrei potuto mettere “le labbra” lo so… ma sono una ragazza dispettosa!! ^__^ NdB) con un veloce bacio che la lasciò interdetta per qualche secondo.
“Ryo!…”
Erano ormai giunti alla scaletta che li avrebbe riportati al pianterreno.
“Ci vediamo tra poco ragazzi!” fece Ryo precedendoli su per le scale. “Mi raccomando Umi… mi fido di te!”
*UMPF* (bis… NdB) “Vedremo se sarai all'altezza della situazione Saeba” bofonchiò Umi cercando di darsi un tono. Ryo… stai attento, supplicò nuovamente Kaori tra sé, io… ho bisogno di te…
La calma che aleggiava tutt'intorno era decisamente inquietante.
“Io da qui non mi muovo Umi, per nessuna ragione al mondo” fece Kaori con l'aria di essere pronta a incatenarsi a un albero se solo non fosse stato d'accordo con lei.
Ormai si trovavano nel parco dell'ambasciata da diversi minuti: Umi aveva velocemente messo fuori combattimento tutte le guardie che avevano incrociato ed erano potuti uscire all'aperto con relativa facilità.
“Speriamo che Ryo ce la faccia” pregò Katrina a bassa voce mentre guardava con apprensione la grande villa immersa nel buio della notte. Sebbene il suo cuore fosse a pezzi, l'uomo che amava era in pericolo… Se dovesse accadergli qualcosa… io non me lo perdonerei mai.
“Questo silenzio non mi piace affatto” sbottò Kaori con voce stridula. Devo tenere i nervi sotto controllo, s'impose quindi per non cedere al panico che la stava assalendo. La calma prima della tempesta… pensò Umi fra sé riandando con la mente ai tempi della guerriglia, nessun rumore, nemmeno il canto degli uccelli… solo la tensione… l'odore dell'odio e della guerra… Speriamo che tu riesca a cavartela Ryo… siamo nelle tue mani.
Con un leggero sorriso sulle labbra, Umi si allontanò di qualche passo dalle due donne e prese tranquillamente posto su di una comoda panchina in mezzo al prato fiorito.
* * *
L'odore… quell'odore… unico e riconoscibile fra mille.
I sensi di Ryo erano vigili, in allerta. L'odore della battaglia… che sempre attanagliava ogni singola fibra del suo corpo quando si trovava in pericolo. E questa volta non era solo lui a correre dei rischi… ma milioni di persone, fra cui Kaori… la sua Kaori.
Uno strano rumore attirò improvvisamente la sua attenzione.
*BANG* l'esplosione generata dalla pallottola illuminò il corridoio per una frazione di secondo. Si sentì un tonfo. Fuori un altro, pensò Ryo continuando a procedere lentamente. L'ufficio di Anderson non dovrebbe essere lontano, si disse quindi notando l'occhio di una telecamera che lo seguiva.
“Benvenuto Saeba” echeggiò tutto d'un tratto una voce proveniente dall'alto, “ci sei quasi… ancora qualche passo.”
Ryo si guardò intorno: un altoparlante doveva trovarsi proprio sopra di lui. Improvvisamente notò una luce in fondo al corridoio. Dev'essere lì, pensò dirigendosi con circospezione verso la porta socchiusa… L'invito che gli era stato fatto non lasciava presagire nulla di buono.
“Complimenti: sei in gamba... le voci che corrono sul tuo conto corrispondono al vero,” lo accolse un uomo in alta uniforme militare seduto dietro a una scrivania. Era solo.
“Ci conosciamo forse?” domandò Ryo puntandogli contro la sua Magnum.
“Io conosco te” rispose il Generale senza scomporsi. “Ho fatto in modo di essere informato sul tuo conto non appena ti hanno affidato la principessa Katrina.”
“Capisco..." fece Ryo, leggermente disorientato dalla calma dell'uomo. "Continuerei volentieri a scambiare due chiacchere ma ora non ne ho il tempo: dov'è la bomba?”
“Al sicuro” rispose questo con tutta tranquillità indicando un quadro dietro di lui.
“Ma cosa sta succedendo??” Era Anderson ad aver parlato: come sbucato fuori dal nulla, alla vista di Ryo sembrò pietrificarsi.
“Calma Anderson: abbiamo semplicemente un ospite” lo rassicurò il Generale alzandosi lentamente.
“Si può sapere perché gli ha detto dove si trova la bomba?”
Ryo continuava a spostare lo sguardo dall'uno all'altro.
“Perché solo io e lei siamo a conoscenza della combinazione della cassaforte…” rispose il capo dei ribelli, “e lei non vivrà abbastanza a lungo per rivelarla a chicchessia.”
Anderson lo guardò senza capire.
“Sei solo uno stupido… e ormai non mi servi più.” Le parole dell'uomo furono accompagnate da uno sparo… il petto di Anderson divenne scarlatto…
“Ma cosa diavolo??…” gridò Ryo puntando subito la canna della sua pistola contro il Generale.
“Calma ragazzo…” fece questi infilando la sua arma ancora fumante nella cintura. “E metti via quell'arnese: mi rende nervoso.”
Ryo sgranò gli occhi: quell'uomo doveva essere ancora più pazzo di quanto avesse creduto. “Disinneschi la bomba” ordinò quindi avvicinandosi al Generale e non accennando minimamente a dargli ascolto.
“Sono io che do gli ordini” sottolineò l'uomo con voce sorda, “e tutto rimarrà al suo posto finché non avverrà il trasferimento del riscatto sul mio conto segreto.”
“Credo che senza la principessa come ostaggio dovrai dire addio ai tuoi soldi... Ferma quel maledetto conto alla rovescia o ti faccio saltare le cervella” sibilò Ryo cercando di contenere una rabbia feroce, resa palese dai suoi occhi semi chiusi.
Per tutta risposta, il Generale si appoggiò comodamente allo schienale della poltrona sulla quale si era nuovamente seduto.
“Chi credi di spaventare Saeba? Ho fatto inserire nel mio cuore un piccolo congegno collegato a un timer di emergenza… una specie di assicurazione contro gli infortuni: se dovessi spararmi Tokyo verrebbe polverizzata in meno di 10 minuti.”
“Non ti credo” esclamò Ryo prendendolo per il collo della camicia.
“E fai male” replicò il Generale allontanando la mano di Ryo con un gesto secco. “Come vedi sono in una botte di ferro…”
Non fece in tempo a finire la frase… Un leggerissimo *click* echeggiò nel silenzio…
“??…” Ryo si girò di scatto: come al rallentatore, vide la pallottola fendere l'aria… Lo stato di tensione in cui l'aveva gettato il capo dei ribelli l'aveva distratto…
“Anderson… sei un bastardo che non riesce nemmeno a morire come si deve…” farfugliò il Generale prima di crollare al suolo, colpito a morte.
“Se devo andare all'inferno… dovrai accompagnarmi…” Quelli di Anderson furono solo spezzoni di parole inframezzati da colpi di tosse… cadde nuovamente a terra, privo di forze.
Ryo gli fu subito accanto: “Anderson! La combinazione! Deve darmi il codice di cui parlavate prima!” Il timer di emergenza… Il Generale non stava bleuffando prima, ne sono certo.
“Io non volevo… non volevo…” mormorò Anderson mentre il suo viso si faceva cereo.
“E allora mi aiuti: non c'è molto tempo!” lo implorò Ryo disperato. Se dovesse morire ora… sarebbe la fine.
“La data di nascita della principessa… buffo no?…” rise Anderson mentre un rivolo di sangue gli colava dalla bocca.
“La data di nascita di Katrina?”
“Si… 18…10…”
Il silenzio calò su Ryo come una cappa di piombo.
Lasciò andare Anderson e corse verso il quadro indicatogli poco prima dal Generale.
Lo tolse…
“Dannazione!” imprecò alla vista del tastierino numerico. Con un meccanismo di apertura a manopola sarebbe stato più facile… mi mancano i due ultimi numeri, pensò tra sé.
“Allora…18…10…19… e… il suo compleanno… quanti anni ha Katrina??” Nella sua mente tutto scorreva all'impazzata… Devo calmarmi… “Ma certo!” esclamò improvvisamente, “24! Ne ha 24!… Quindi…68! 1968!!”
Premé con estrema solennità prima il sei… poi l'otto…
Un *clack* liberatorio lo sollevò a tal punto che quasi non riuscì a mettere a fuoco il contenuto della cassaforte.
Il display luminoso dell'ordigno segnava poco meno di nove minuti… Doveva agire in fretta.
Il congegno sembrava quasi rudimentale, e non uno strumento di morte così pericoloso e spietato.
Ryo prese il piccolo cacciavite che aveva in tasca e svitò ad una ad una le sei viti che tenevano bloccato il pannello di protezione… Sgranò gli occhi per il terrore: non c'erano fili, non c'era nulla… Era tutto come fuso… Un ammasso informe che di li a poco avrebbe spazzato via milioni di vite umane. Ma che razza di bomba è mai questa?… La fiala, dov'è la fiala?
Cercò freneticamente con lo sguardo un qualunque segno di presenza del gas. Dov'è, dov'è??
Fu un lampo: la vide… Una piccola ampolla luminosa nascosta in un angolo e come estranea a tutto il resto. Devono probabilmente averla aggiunta all'ultimo momento pensò mentre, con timore quasi riverenziale, la sfilava dal suo alloggio, e non hanno avuto il tempo di integrarla meglio all'esplosivo.
Mancavano sei minuti… Sentì il freddo materiale simile a vetro nella mano destra. Doveva allontanarsi il più in fretta possibile: l'esplosione ci sarebbe stata, ma non avrebbe causato morti.
Si diresse a passo svelto verso la porta… per rendersi subito conto che era chiusa ermeticamente. Vuoi vedere che anche questa è opera di quel maledetto marchigegno ideato dal Generale?!… Sfilò la Python dalla fondina e cercò di far saltare la serratura.
Un colpo… due colpi… nulla si mosse. Una porta blindata… possibile che oggi vada tutto storto?! Giuro che domani non mi muovo dal letto! cercò di scherzare per convincersi che ci sarebbe stato un domani. Anderson… non l'ho sentito entrare, pensò tutto d'un tratto mentre cercava freneticamente un modo per trarsi d'impaccio. Forse… si… sicuramente c'è un passaggio segreto! Chiuse un attimo gli occhi per fare mente locale… l'uomo era arrivato da destra… la biblioteca! (scusate la banalità! NdB)
Prese a buttare a terra tutti i libri, uno dopo l'altro.
“Dannazione, dannazione!” sbraitò vedendo che non succedeva niente. Aveva paura… Dopo tanto tempo aveva di nuovo paura… Ma non per se stesso… Kaori, Umibozu, Miki, Saeko… avevano riposto la loro fiducia in lui… non poteva deluderli.
Nella fretta, Ryo spostò inavvertitamente un candelabro che, stranamente, continuava a stare in piedi nonostante tutto quel trambusto.
Con un movimento lento e silenzioso, una parte della libreria si mosse… ma soltanto di poche decine di centimetri.
“Ma che razza di passaggio hanno costruito?” esclamò Ryo con violenza. Va bene che in passato la gente era minuta però!!… (Ryo, sei troppo muscoloso!… ^__- NdB) Non mi sembra comunque di avere molte alternative… Considerò infine sfilandosi la giacca per ridurre al minimo l'attrito.
Con un enorme sforzo cercò di appiattirsi il più possibile… era fuori quasi per metà… trattenne il respiro… il legno gli premeva contro il torace… Devo riuscirci, devo!
Un attimo dopo si trovò nella più completa oscurità. Anche un passaggio a chiusura automatica: che organizzazione! ridacchiò tra sé un po' sollevato.
Il cunicolo in cui si trovava era basso e stretto, ma riusciva a muoversi con relativa facilità. E ora… incrociamo le dita! Cominciò a muovere qualche passo… Ma… quanto tempo ho ancora? Non è possibile: come ho fatto a essere così stupido!
Cercò di avanzare il più velocemente possibile… Non sapeva quanto mancasse alla detonazione… tre minuti? Due? Una manciata di secondi? Era davvero imperdonabile che non avesse azionato il cronometro del suo orologio. Ryo sei solo uno stupido... uno stupido dilettante e incosciente! Una debole luce attirò la sua attenzione… Un'uscita! La salvezza…
Un assordante boato squarciò il silenzio della notte.
Ryo si sentì tutto d'un tratto circondare da un violento turbine di aria calda… Dolore… Un'atroce fitta alla testa… Come in un sogno, strisciò lentamente verso la luce che si faceva sempre più fioca e lontana… l'aria fresca… la salsedine… il mare…
Acqua, c'è dell'acqua… un pensiero che riuscì a cogliere nella nebbia che lo circondava… un canale… l'acqua del canale scorreva vicino a lui… stava stringendo nel palmo qualcosa di duro… la fiala…
Con un ultimo, devastante, sforzo protese il braccio in avanti… la piccola ampolla brillò per un attimo… la luce della luna vi si riflesse mentre questa cadeva giù… sempre più giù… poi il nulla.