«nessuno riesce a ottenere la liberazione se si impegna in pratiche difficili e tormentose; la liberazione può essere raggiunta soltanto attraverso l’appagamento consapevole di tutti i desideri», Guhyasamaja Tantra Oltre a creare un ponte tra sessualità e spirito, il tantra congiunge due direzioni della ricerca spirituale che in altre scuole vengono tenute distinte: controllo ed estasi. nel tantra l’oggetto della ricerca è principalmente quella vibrazione della coscienza che fa incontrare questi poli opposti dell’esperienza soggettiva, lungo due strade, quella attiva e quella passiva, che vengono praticate entrambe dai tantristi.

Il culto della shakti è connesso a quel fenomeno importante detto tantrismo. Tantra, originariamente "telaio" o "ordito", significa disciplina e rituale; nelle sette indica l'insegnamento occulto, o la tecnica per ottenere determinate aperture interiori o poteri magici.
Il Tantra di per se' consta ordinariamente di un rituale o di una teogonia, o di una vicenda, interpretata da un complesso di divinità che vengono liturgicamente identificate alle diverse energie "sottili"; ognuna di queste divinità è simboleggiata da una sillaba, detta bija, "seme", perché contiene allo stato immanifesto o di causa il significato, e quindi tutta l'efficienza potenziale (sakti) della medesima divinità. Ogni bija, ad esempio hrim, simbolo della sakti creatrice, comprende un suono articolabile (nada) che designa la sakti in quanto demiurga, ed una risonanza nasale, indicata dal punto (bindu) della "m", che indica il Brahman, che opera secondo i diversi accordi rappresentati dalle sakti particolari. Il bija è la sintesi del cosiddetto mantra; nei Tantra tale parola, che non va presa nel senso vedico di "inno", assume il significato della proiezione sul piano dell'audibilità di un particolare livello di esperienza interiore, simboleggiato da una divinità.
Tutte queste divinità, simboleggiate anche da speciali diagrammi astratti, detti yantra, vengono imposte (il procedimento liturgico è detto nyasa) sulle diverse parti del corpo mediante il contatto delle dita, atteggiate talvolta in modo magico-rituale secondo le cosiddette mudra ("sigilli"), ed accompagnando l'operazione con la pronuncia dei bija relativi.
Lo scopo di queste pratiche è quello di uniformare il corpo e la costituzione umana, psichica e fisica all'universo, di gerarchie divine, attraverso le quali si articola il gesto creatore dello Spirito Universale, spesso nei Tantra identificato a Siva. E' una metafisica del sesso che permette, se seguita con l'ausilio dello studio dei testi tradizionali e di un insegnamento qualificato, di uscire dalla sfera individuale, dal mondo per come lo intendiamo normalmente, e di percorrere itinerari che liberano dai condizionamenti e dalle limitatezze, dapprima la psiche, poi la mente spirituale, infine l'intero cosmo, nel momento in cui si riesce a realizzare l'identificazione tra se stessi e il cosmo. Le tecniche di espansione sessuale, tesa alla liberazione, non sono altro che accorgimenti per imparare a guidare Shakti in noi, poi fuori di noi, uscendo dalla limitatezza dell'esperienza e in vista di un'illuminazione finale. L'atto sessuale scatena una potenza che va ben al di là del piacere, tuttavia amplificandolo. Le tecniche della tradizione Tantra sono azioni e posture che, allargando la sfera del piacere erotico, sfruttano appieno questa potenza dell'amore sessuale.
La tradizione del Tantra Yoga, una delle prospettive induiste più classiche, è stata fondata, secondo la leggenda, da Sadashiva, nell'India orientale, più di settemila anni fa. Sadashiva (o, più semplicemente, Shiva), in questa accezione, è il mitico iniziatore, la figura primordiale del Padre, un essere sospeso tra Terra e Cielo, Maestro in cui il Divino si incarna per dare forma al Mondo, introducendovi il concetto di civiltà (oltre alla tradizione tantrica, Sadashiva è considerato il fondatore dei costumi, della musica e dell'arte in generale).
Soltanto il sette per cento dei testi tantrici, che prescrivono in genere mantra mandala e ritologie eterogenee, è dedicato alle tecniche erotiche. Il rituale che coinvolge il sesso è detto pancha-makara (ovvero, rituale delle cinque M): "Gli adepti del Tantra della mano sinistra (o Tantra rosso) bevono vino (madya), mangiano carne (mamsa), pesce (matsya) e un cereale afrodisiaco (mudra) e si uniscono sessualmente (maithuna)". Sono prescrizioni che, prese alla lettera, ben poco significano all'uomo contemporaneo, ma che hanno una risonanza profonda, che svela il fine del Tantra: il congiungimento dell’energia di Shakti con la consapevolezza di Shiva. Oggi, i rituali classici e riadattati sono tecniche dell’unione del femminile con il maschile: situazioni sessualmente intense, in cui l’energia del cuore raggiunge una profonda commozione sia nell’uomo che nella donna. Ed è proprio questo che distingue un rituale tantrico da una volgare orgia: l’atmosfera rispettosa, nata dalla fusione di un’alta energia e della consapevolezza, nella radiazione dell’amore.

Pancatattva
I riti tantrici, ai quali più o meno si rifà la liturgia di tutte le sette indù, si fondano sul presupposto che nell'interno della compagine umana viga un piccolo mondo che riproduce l'ordinamento del cosmo intero. Nella creazione operano i due principi opposti, il Brahman (personificato in Siva) e la sakti, rispettivamente il principio negativo e positivo. Questi due principi sono presenti nella loro forma pura, benché l'uomo non li percepisca, in due centri (chakra, "ruote"): al di sopra delle fontanelle (piccolo incavo esterno alla base del colo fra le due clavicole detto "foro di Brahman") nella "ruota dei mille raggi", e ala base della spina dorsale, nella "ruota del sostegno radicale". Fra questi due centri estremi si sviluppa lungo la spina dorsale una serie di altri 5 centri sottili, a simbolicamente rappresentati come "ruote" o "fiori di loto".
Avvinte alla spina dorsale scendono due vene eteree, ida e pingala, dette anche citrinie vajrini, che si incrociano a ogni chakra, portando rispettivamente una corrente di energia solare e una lunare, poli opposti fra i quali palpita il prana, l'energia cosmica. Il prana si individua nel respiro, ed è per questo che l'attività yogica vi si concentra sopra in modo particolare.



Rito di Kundalini
La fisiologia yoga afferma che nella vita ordinaria l'aria inspirata (prana) discende nel corpo etereo per la vena pingala, quella espirata per la ida: da questo alterno movimento nascono l'esperienza soggettiva e la percezione di una vita limitata dal tempo e dallo spazio. Tale condizione deve essere superata dallo yogin. Il rito conduce proprio a questo, il fine consiste nel riunire prana e apana mediante una speciale sospensione del respiro fino a farlo risalire al foro di Brahman, dal quale sfociano.
Da notare che questa come altre discipline yogiche, riassunte in un certo modo dai Tantra, non sono l'esclusivo appannaggio di una sola delle numerose sette indiane, ma formano comune. Il principio di sakti è concepito anche nel visnuismo e ancora di più nel shivaismo. Secondo il Tantra la creazione, a differenza di quanto sostengono gli altri culti induisti, avviene attraverso due funzioni della sakti, nada e bindu, l'unione delle quali crea il cosiddetto kama ("desiderio"). Il kama si associa a due principi, emanati dalla sakti: uno maschile e uno femminile, detti kala (=parti).

La shakti è simbolizzata da un serpente, annodato su di sé e in stato di riposo, in corrispondenza del primo chakra. Il Kundalini Yoga permette di risvegliare quest'energia, mettendola in grado di toccare tutti i chakra: un'operazione che ha conseguenze sul piano fisiologico (aumentando a dismisura il piacere durante il rito erotico) e spirituale (preparando alla Liberazione). A seconda delle tradizioni (come quella chiamata Bhakti), il risveglio di Kundalini si esplica tramite estasi o attività inconsce o meno. Esso viene stimolato tramite esercizi di controllo del respiro, mirati a un'armonica circolazione della forza vitale (prana), identificata con la corrente energetica associata al respiro. Posture (mudra) erotiche e sequenze di posture sono elementi decisivi alla riuscita dei riti tantrici, così come l'emissione di suoni (mantra) che possiedono vibrazioni tali da agire sulla struttura profonda dell'essere.


Le sette sakta si dividono in due branche: quelle della "mano sinistra", presso le quali prevale l'elemento femminile e che sono caratterizzate da una forte componente erotica, e quelle dette della "mano destra", che rappresentano la riforma in senso puritano delle precedenti.
Nelle prime l'elemento erotico, mediante la partecipazione fisica della donna nei riti notturni del pancatattva e della puja o Durga, rappresenta la via d'ingresso alla percezione interiore della sakti, di cui la donna è simbolo esteriore.
Nelle sette della "mano destra" si ha l'abolizione dei riti cruenti comuni nelle sette della "mano sinistra", il ritorno parziale alle pratiche religiose vediche, il rito di kundalini, compiuto direttamente senza il risveglio della sakti con il pancatattva, l'uso degli yantra per la meditazione sull'essenza della dea.
Lo yantra che si adopera per eccellenza ai fini della meditazione e del risveglio interiore della sakti è lo Sri-yantra: si compone partendo dal centro di un punto (bindu), simbolo della illimitatezza ed infinita attualità del Brahman, di un primo triangolo con la punta in basso simbolo della kama-kala, e di un insieme di altri 9 triangoli (4 con il vertice in alto e 5 in basso) intrecciati, che simboleggiano la manifestazione dei cosmi in cui il Brahman si rifrange per effetto del gioco della sakti. Tale figura è inscritta in un cerchio circondato da 8 petali, a sua volta inscritto in un altro cerchio circondato da 16 petali, limitati a loro volta da 3 cerchi concentrici. Tutto il disegno è contenuto in uno schema quadrangolare che gli conferisce l'aspetto più complesso del mandala.


I Chakra
I chakra sono uno dei fondamenti delle tecniche tantriche sui quali lo yoga tantrico lavora per espandere la percezione del piacere e permettere all'individualità di espandersi fino al punto di uscire da se stessa. Essa, tuttavia, è una mappatura fisiologica dell'antica tradizione medica induista, l'Ayurveda, la cui purificazione e il cui corretto funzionamento costituiscono uno dei passi iniziali nel cammino verso la Liberazione. I chakra sono punti energetici dislocati lungo la colonna vertebrale, in numero di sette.
Convogliano energie, dispendandole e attraendole, e sono configurati come doppi imbuti che ruotano su di sé, convergendo in un unico punto interno, che è l'autentico cuore del chakra. Sono, insomma, doppie ruote di energia vibratoria e spirituale, che si allargano verso l'esterno. Dalla loro eventuale chiusura, derivano blocchi e traumi di ordine spirituale e psicologico, o fisico addirittura: l'intervento del medico di tradizione ayurvedica è spesso mirato alla riapertura e al movimento armonico di questi centri energetici.



1° chakra: è posto in corrispondenza del perineo. Da lì si apre verso il basso, verso la terra alla quale è strettamente correlato. La sua energia è l’energia vitale che nutre tutti gli altri chakra, ed è perciò detto "fonte". Il suo tema principale è la connessione e la separazione. Per varie ragioni di ordine culturale e storico, è raro trovare una persona con un 1° chakra aperto e armonico. E' molto usato nel Tantra, poiché offre una fonte inesauribile di energia, utile nelle pratiche meditative più avanzate.



Fabrizio ti amo!!! 2° chakra: si trova 5 centimetri al di sopra dell’osso pubico. Non va confuso con il chakra detto "hara" (posizionato 5 cm sotto l’ombelico), predisposto ad altra funzione. Il secondo chakra è la sede dei sentimenti. Vi sono immagazzinate tutte le esperienze del passato che riguardano l’intimità ed il rapporto. Per questo motivo, quando si opera su tale chakra, emergono episodi dell’infanzia, ed emozioni a essa connesse. La pigrizia, il frequente senso di stanchezza, o la voglia di far niente risalgono generalmente a esperienze del genere.

3° chakra: è situato all’altezza del diaframma, alla base dello sterno. È correlato al plesso solare, così detto per via della sua energia radiante che assomiglia a un sole. Nella tradizione sufi viene considerato il secondo cuore. La tendenza a creare le proprie relazioni a partire da questo centro energetico è molto diffusa, soprattutto nell’ambito lavorativo. Quando il terzo chakra diventa predominante, si tende a sentirsi subito in competizione e a paragonarsi con gli altri. E' anche la sede dell'immagine di noi stessi.





Fabrizio ti amo!!! 4° chakra: è situato sul petto, in corrispondenza della parte alta dello sterno ed è la sede dell’energia del cuore e dell’accettazione di ciò che noi siamo in ogni momento. Senza la sua energia non è possibile comprendere realmente nessuno degli altri chakra. Questa accettazione di noi stessi rende possibile un’evoluzione verso una maggior chiarezza e purezza, il che in una parabola di Buddha, è raffigurato nell’immagine del loto, che sorge dal fango. Esso è simile a una porta che si apre, sia verso i primi 3 chakra emozionali-fisici, sia verso i chakra spirituali. Senza la sua energia non è possibile fare alcun progresso né dal punto di vista sessuale né da quello spirituale.

5° chakra: è situato all’altezza del piccolo incavo alla base del collo, là dove terminano le clavicole. Quando è armonioso, le parole sono sempre connesse con le esperienze, con il corpo e con il profondo di noi stessi. Quando è poco sviluppato, ci si sente insicuri e si è timidi, si ha paura del giudizio altrui.






Fabrizio ti amo!!! 6° chakra: è connesso con la percezione extrasensoriale. È situato sulla fronte, nel punto in cui le sopracciglia sono più vicine a congiungersi; per tale ragione, viene anche definito "terzo occhio". Se il sesto chakra è armonioso, si percepiscono connessioni che vanno ben oltre il proprio mondo personale, e che si presentano come un’ampia rete, vista nel suo insieme, come dall’alto, riuscendo a collegare facilmente fatti e persone, e a percepire e comprendere cause ed effetti in un senso più ampio di quello in cui gli altri li intendono solitamente.

7° chakra: è posto alla sommità della nuca, e chi lo ha aperto sprigiona un’attrazione quasi magica. Al semplice avvicinarsi a uomini che hanno il settimo chakra radiosamente aperto, si prova per loro una sorta di incondizionato amore. Quando questo chakra è chiuso, d'altro canto, si è imprigionati nell’io e si avverte continuamente un senso di separazione da se stessi, senza esserne ben consci. Quando, improvvisamente, esso si apre, diventa la porta per giungere oltre il sé, e per connetterti con il tutto. Qualsiasi evoluzione spirituale va di pari passo con l’evoluzione sessuale: più si apre il settimo chakra e più si apre il primo, e viceversa. La sua apertura è il fine del Tantra, la porta che si spalanca per fare passare Kundalini, l'immagine della consapevolezza che si è il tutto, che noi stessi e l'Assoluto siamo un'unica cosa. Fabrizio ti amo!!! Krishna e Rada


Il piacere femminile e maschile
Per la tradizione tantrica, la donna è Donna, cioè centro metafisico del rapporto erotico, attorno a cui ruota il processo di realizzazione. Una complessa ritologia è prescritta dai testi tantrici affinché la donna riceva piacere preliminare, in modo da predisporsi per il risveglio delle componenti maschili e femminili che si scontrano e si armonizzano durante il rapporto (tra l'altro, le antichissime istruzioni tantriche hanno trovato, nella moderna fisiologia, una sorprendente conferma, poiché l'epidermide femminile è dotata di più terminazioni nervose di quante sono a disposizione del maschio). La penetrazione del Lingam (il membro maschile) nella Yoni (la vagina) è accompagnata dalla stessa complessa cautela rituale, riflettendo il rapporto amoroso dinamiche energetiche che pertengono ad altri, e più altri, livelli.
Per l'uomo invece, a differenza dell'impostazione occidentale, nel tantrismo l'orgasmo non è tanto lo scopo dell'atto sessuale, quanto uno stato energetico che permea l'essere, e che può essere sperimentato in maniera continuativa. A tale fine, esiste un insieme di tecniche che permettono al maschio il prolungamento o l'esperienza multipla dello stato orgasmico, senza giungere all'eiaculazione. E' tramite simili tecniche, che consentono di controllare il respiro e lo stato di tensione muscolare, che il Tantra diviene un metodo del tutto naturale di amplificazione del piacere (tra l'altro, i sessuologi pongono l'accento sulla frigidità maschile, che è slegata dall'eiaculazione, la quale non è sempre sinonimo di soddisfazione erotica).


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