Informazioni sulle opere


    INDICE:

    L'uccello di fuoco | Petruska | La sagra della primavera | La storia del soldato | Pulcinella | Jeu de cartes |


    L'UCCELLO DI FUOCO

    La trama di questa prima importante musica scenica di Stravinsky narra le prodezze eroiche del principe Ivan alle prese con un mago che ha rapito una principessa e la ritiene rinchiusa nel suo giardino. Quando il principe riesce a catturare l'uccello di fuoco e questo in cambio della libertà gli dona una penna magica, il gioco è fatto: il mago e le malefiche figure che gli fanno da contorno devono cedere e Ivan conquista così la principessa.

    La dimensione leggendaria rivela nel giovane compositore la disposizione nativa al colore, al decorativo nazionalismo rimskiano, ed in effetti a Korsakov questa partitura rinvia per molteplici ragioni: dal soggetto fiabesco all'impiego particolare del dato folclorico, piegato ad esigenze di fantasioso esotismo, al virtuosismo orchestrale che afferma l'individualità attraverso lo sfoggio tecnico. Naturalmente il colorismo strumentale stravinskiano si discosta poi da quello del suo maestro per la maggiore drasticità del ritmo, per l'arditezza armonica, per l'impressionante crudezza di alcuni passaggi. Il linguaggio musicale di questa opera è sfarzoso e affascinante e in ciò risiede il motivo del suo immediato successo di pubblico. Una delle sue concezioni fondamentali più efficaci è la contrapposizione tra cromatismo e diatonismo, riferiti rispettivamente al mondo "malefico" e al mondo "luminoso". Se sul piano dell'invenzione melodica rappresenta quasi un punto d'arrivo, per quanto riguarda il ritmo vengono anticipate molte soluzioni che poi saranno affermate con maggiore forza nelle opere successive.

    La partitura originale dell'Uccello di fuoco dura quarantacinque minuti e richiede un'orchestra sinfonica completa. Successivamente Stravinsky ne ha tratto numerose suite e riduzioni.

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    PETRUSKA

    Ricorda Stravinsky nelle sue memorie, riferendosi alla trama del balletto da lui stesso immaginata in collaborazione con il regista Aleksander Benois: "Mentre stavo scrivendo questa musica, mi vedo davanti una specie di burattino che all'improvviso prende vita. Con cascate di arpeggi indiavolati esso incita e provoca l'orchestra che risponde con fanfare minacciose. Ne sorge un terribile tumulto che diviene addirittura selvaggio e finisce con la caduta del povero burattino che si abbandona lamentandosi, affranto. Quando questo pezzo così bizzarro fu finito, camminai per ore e ore sulle rive del lago di Ginevra tormentandomi alla ricerca di un titolo che in una sola parola esprimesse il carattere della musica e la personalità del protagonista. Un giorno feci un salto di gioia. Petruska il pagliaccio, l'eroe eternamente sfortunato ! Eccolo, avevo trovato il titolo che carcavo !".

    Il balleto in quattro scene ("festa popolare della settimana grassa", "Petruska", "il moro", "gran carnevale econclusione") rapresenta la storia toccante della marionetta triste, respinta secondo le ragioni di copione dalla ballerina a causa del suo aspetto infelice e ucciso dal Moro durante lo spettacolo. Il burattinaio rassicura il pubblico impressionato: si tratta di una finzione, diamine ! Ma quando il fantasma di Petruska appare sul tetto, la creatura di legno appare in tutta la sua insospettata e stravolgente umanità.

    Musicalmente questo balletto si differenzia notevolmente dalle opere fauve della prima maniera stravinskiana, per una più secca e meno sgargiante articolazione discorsiva, per una ritmica pungente, per acidi impasti timbrici. La musica di Petruska somiglia ad una successione di quadri, grazie ad una trama politonale che cambia a scatti, come le immagini di una lanterna magica. Infatti sul piano armonico questa musica si congeda dal cromatismo (che invece è presente nell'Uccello di fuoco e nella Sagra della primavera) per affermarsi come fondamentalmente diatonica. Il ritmo è elemento fondamentale in Petruska, benchè dipenda ancora fortemente dalla gerarchia armonica e melodica, pur riuscendo a emanciparsene in diverse occasioni (nel "gioco di prestigio" per esempio). Esso sviluppa sistematicamente i processi della metrica variabile, producendo costante sorpresa grazie agli spostamenti dei tempi e degli accenti.

    Al successo della prima rappresentazione di Petruska (1911 Parigi) contribuirono anche la presenza di un ballerino quale Nijinsky, le scenografie di Benois e la coreografia di Fokin. Esistono diverse revisioni di quest'opera tra le quali si segnala anche una trascrizione per pianoforte solo, che rappresenta uno dei migliori pezzi del pianismo virtuosistico moderno.

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    LA SAGRA DELLA PRIMAVERA

    Commissionata da Diaghilev e ispirata ad antichi miti, la Sagra rievoca i riti della Russia pagana con una forza e una capacità di rappresentazione uniche. In base a quanto ricorda lo stesso Stravinsky nelle Chroniques l'idea per quest'opera arrivò quasi come una visione premonitrice: "Un giorno, in modo assolutamente inatteso, giacchè la mia mente era occupata da cose affatto diverse, intravidi nell'immaginazione lo spettacolo di un grande rito pagano: i vecchi saggi, seduti in cerchio, osservavano la danza di morte di una vergine che essi stanno sacrificando per propiziarsi il dio della primavera"

    Il più famoso e importante dei balletti russi. Quest'opera occupa nella musica del XX secolo e nella produzione di Stravinsky una posizione del tutto particolare e solitaria. Si puo dire che nella Sagra per l'ultima volta si consuma la poetica armonica del Romanticismo, anche se naturalmente in un contesto fondamentalmente nuovo, dove la produzione di blocchi sonori acquista un propio valore. Sul piano strumentale qui si trovano ancora sonorità affascinanti (come nell'Uccello di fuoco) ed il timbro raggiunge un'importanza pari a quella degli altri elementi del linguaggio musicale. Ma è l'aspetto ritmico della Sagra quello che ha fatto versare la maggior quantità d'inchiostro: è certamente l'aspetto più innovatore, più spettacolare e più sconcertante, perchè è proprio in questo che l'opera appare in tutto il suo splendore come un fenomeno isolato, senza origine e senza discendenza. Da un pusto di vista della forma si possono individuare tre categorie principali: quella dei Chorovod, episodi prevalentemente melodici e di natura modale, come nei "girotondi" e nei "cerchi misteriosi". In queste parti Stravinsky evoca l'immagine di una Russia arcaica attraverso l'invenzione di melodie suggestive (come il famoso tema del fagotto nell'introduzione). La seconda è quella delle danze, nella quale rientrano gli "auguri", la "glorificazione dell'eletta", la "danza della terra", la "danza sacrale", il "gioco del ratto" e quello delle "città rivali". Queste sono le parti dove domina una ritmica discontinua, asimmetrica, ed è qui che viene utilizzato qualche elemento preso a prestito dalla musica popolare, anche se notevolmente trasformato. L'ultima categoria è quella delle processioni, come "il corteo del saggio" e "l'invocazione degli antenati", dove nell'ambito di una metrica regolare e di un tempo lento, si può assistere alla sovrapposizione di anche dieci strati ritmici.

    Lo scandalo della prima rappresentazione avvenuta il 29 maggio del 1913 a Parigi, viene spesso considerato come il simbolo del confronto tra avanguardia e conservatorismo. Se da una parte è vero che il pubblico ha reagito violentemente a questa musica perchè disturbato da elementi di un linguaggio musicale certamente poco familiari e persino brutali, è anche vero che una reazione di questo genere presuppone che l'ascoltatore sia in grado di valutare questi elementi. Quindi tutto questo è avvenuto all'interno di una comunicazione già instaurata. Effettivamente già alla terza rappresentazione l'opera venne accolta in modo entusiasta. Lo stesso Stravinsky ricorderà a proposito della prima: "Mi asterrò dal descrivere lo scandalo che produsse. Se ne è già parlato troppo. [....]. In quanto all'esecuzione nel corso dello spettacolo, non sono in grado di giudicare, poichè avevo lasciato la sala sin dalle prime battute nel preludio, che subito provocarono risate e canzonature. Ne fui disgustato. Queste manifestazioni, dapprima isolate, diventarono ben presto generali, e provocando contromanifestazioni di parte avversa, si trasformarono rapidissimamente in un fracasso spaventoso."

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    STORIA DEL SOLDATO

    Il singolare spettacolo ideato da Stravinsky insieme a Ramuz, autore del testo, avrebbe dovuto avere come destinazione una sorta di teatrino ambulante trasportabile facilmente da una locazione all'altra, e senza escludere i paesi più piccoli. Questo progetto si dimostrò poi irrealizzabile e così l'opera finì per essere rappresentata in teatro. Benchè il racconto sia tratto da una raccolta di storie popolari russe, la trama viene poi decisamente modificata trasformando la Storia del soldato in una sorta di piccolo Faust: la storia di un soldato a cui il diavolo sottrae il suo violino (che simboleggia l'anima), e che nell'ansia di riaverlo segue il maligno per tre anni convinto di farlo per soli tre giorni, avendo perso la nozione del tempo. Ritornato al suo paese trova che la promessa sposa si è unita ad un'altro uomo e ha già due figli, e deve così constatare amaramente la definitiva vittoria del diavolo.

    La struttura di quest'opera è a pezzi chiusi, ed alterna marce, intermezzi per violino, danze, corale, etc. Il materiale tematico, composito in origine ma sottoposto ad un rigoroso processo di stilizzazione, alla secchezza ironica, giunge ad un risultato musicale di notevole purezza costruttiva. Rimarchevole l'influsso del jazz, conosciuto da Stravinsky attraverso le testimonianze di Ansermet. La storia del soldato a dispetto della sua apparente semplicità, è uno dei capolavori più misteriosi di Stravinsky. Si tratta di pura musica, fondata sui rapporti, le proporzioni e le loro variazioni, e disdegna ogni effetto e ogni gesto. Il materiale è semplice, ma ha subito delle "torsioni" talora impercettibili che gli conferiscono una freschezza assoluta.

    L'opera fu rappresentata per la prima volta il 28 settembre 1918 a Losanna. L'organico strumentale è stato pensato in modo da rappresentare le varie famiglie dell'orchestra con gli elementi estremi dell'acuto e del basso: così abbiamo violino, contrabbasso, clarinetto, fagotto, cornetta, trombone, e una percussione dalla scrittura molto elaborata.

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    PULCINELLA

    Con quest'opera basata su musiche di Pergolesi Stravinsky compie in modo definitivo la prima delle sue svolte stlistiche che lo porterà nel periodo del cosidetto "neoclassicismo". Il soggetto narra di un gioco d'amore e di travestimenti, nella classica tradizione del personaggio a cui l'opera si riferisce. Nonostante si tratti fondamentalmente di materiale preesistente l'impronta stravinskyana è ben avvertibile. Infatti anche se le parti superiori e i bassi armonici della musica originale sono state rispettate, le armonie sono state ricomposte secondo una diversa concezione della posizione e della gerarchia delle componenti negli accordi. In questo modo particolari secondari vengono portati in primo piano, facendoci ascoltare questa musica attraverso nuove prospettive.

    Per la prima rappresentazione (Parigi, 1920) la scenografia ed i costumi furono disegnati da Pablo Picasso. L'organico prevede un'orchestra ridotta dalla quale sono esclusi i clarinetti e gli archi sono divisi in "concertino" e "ripieno", più tre solisti (soprano, tenore e basso) che non hanno alcuna relazione con i personaggi che si muovono sulla scena.

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    JEU DE CARTES

    Questo balletto del 1936 è tra le opere del periodo neoclassico una delle più fresche e sorprendenti. La trama pone al centro del meccanismo il Jolly, carta da gioco a cui tutto è concesso nel poker finchè alla terza mano non è sconfitta da una scala reale. Numerose sono le citazioni da Rossini, Mozart, Ciaikovsky. Il tutto però inserito in una scrittura fantasiosissima, varia, piena di sorprese, e nella quale si possono rintracciare elementi tipici dell'autore, come la ripetizione di brevi intervalli melodici in una ritmica irregolare. Spunti irresistibili di sarcasmo animano l'intera partitura anche quando improvvisamente sembrano profilarsi momenti più poetici e malinconici.

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    Fonti:
      A. Gentilucci, "guida all'ascolto della musica contemporanea", Feltrinelli
      A. Boucorechliev, "Stravinsky", Rusconi



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