Lettera del 20/01/2000


Caro Amministratore Delegato
sono alle dipendenze dell'Enel dal 1972 e ho la presunzione di aver sempre lavorato con impegno per una Azienda che per oltre 30 anni ha svolto un ruolo insostituibile ed ineguagliabile per lo sviluppo industriale e sociale (attento?.. ho detto sociale) del nostro Paese, consentendo ai dipendenti come me di esserne orgogliosi.
Oggi, con grande rammarico, debbo rilevare che anche nella privatizzazione dell'Enel siamo riusciti a dar prova dell'innata propensione tutta italiana di voler primeggiare nell'adottare soluzioni inedite ed esasperate che certo non ci vengono imposte, come si è voluto far credere, dall?appartenere al club europeo.
Non mi pare infatti che Francia e Germania stiano ?adeguandosi? con tanto meticoloso cinismo alle direttive europee sulla liberalizzazione del mercato elettrico. Forse, meglio e più di noi, fanno tesoro dell'esperienza inglese tutt'altro che esaltante?
La privatizzazione, che quasi per definizione esclude (per difetto di remuneratività) tutte le prerogative solidaristiche dello sviluppo sociale (pensiamo ad esempio alla elettrificazione delle aree depresse come quelle montane), è sicuramente una mezza sciagura per un servizio come quello elettrico, essenziale come il pane e Lei sa molto bene che questa non è solo una ipotesi.
Già nella programmazione del budget per gli investimenti del 2000 infatti le priorità rispondono a criteri di "redditività dei lavori"??.
Il resto, ciò che non rende, semplicemente non si farà!!
La specialissima invenzione della "diversificazione delle attività aziendali" che, secondo Lei, ci consentirà di mostrare le nostre capacità anche in settori estranei alla nostra missione aziendale, intanto ha determinato solo la fuga di molte professionalità importanti ed una paurosa riduzione delle maestranze tecnico-operative che erano davvero capaci di seguire i bisogni dei clienti.
Ora mettiamo al centro delle nostre attenzioni e dei nostri obiettivi aziendali il cliente (guai a chiamarlo ancora utente, potrebbe offendersi) e lo serviamo a colpi di procedure e di tastiere.
Basta con i pali, gli autocarri, gli autocestelli, gli uomini da palo e i cavi. Questa è archeologia industriale .
E basta anche con i magazzini che costano e non rendono nulla. Oggi serve solo una buona e funzionale procedura per l'approvvigionamento dei materiali (e abbiamo "Paride") e una società (la SEI) che gestisca tutti i passaggi.
Ma che non ci venga in mente di mescolare i conti: ognuno si cura dei propri e ogni società produce in assoluta autonomia le economie che può, senza interferenze. Basta sapersi programmare con tre mesi di anticipo e il gioco è fatto. Il primo lunedì della settimana pari del primo plenilunio del mese dispari i materiali ci saranno ???. tutti????? senza fallo.
E' così, caro Amministratore Delegato, mentre quattro gatti annaspano in Enel-Distribuzione con la sindrome da informatizzazione selvaggia e le imprese vanno a spasso da un magazzino all'altro vivendo, giorno dopo giorno, il dramma della nostra improvvisazione, il cliente, questo illustre sconosciuto, fa i conti con la Sua privatizzazione e trova???.. il Numero Verde che non risponde.
Non c'è tempo per fare una straccio di progetto degno di questo nome; gli asservimenti vengono dopo e per le autorizzazioni.????. vedremo.
Mai nessuno che si sia sognato di negoziare qualcosa con i cosiddetti enti "sovraordinati" (forse tali per grazia di Dio?).
Per anni abbiamo accettato passivamente tutte le normative imposte dagli altri come se fossimo una azienda di serie B e oggi, con la nuova organizzazione aziendale, tutta tagli e risparmi, ci dimentichiamo che anche questa è una questione con cui fare i conti tutti i giorni.
Ora anche il più piccolo comune pretende le garanzie fideiussorie per la corretta esecuzione dei lavori.
Una bella prova di fiducia non c?è che dire.
Mi domando caro Amministratore Delegato se Lei o qualcuno dei Suoi collaboratori abbiate mai avuto la compiacenza di verificare da vicino ciò che avviene a livello operativo; come vengono lette ed interpretate le Vostre stupefacenti pensate sulla nuova politica aziendale; come vengono fuori i numeri che servono ad illuminare le Sue statistiche e che offuscano i nostri investimenti in azioni Enel .
E? incredibile signor Amministratore Delegato la disarmante semplicità con cui Lei ha il coraggio di definire "un successo" il collocamento in borsa dei nostri sacrifici e dei nostri sogni.
Per quanto riguarda poi il rinnovato impegno che Lei ci chiede??? bhe, caro Amministratore Delegato, intanto ci faccia soffrire un po? meno; noi il nostro lavoro lo sappiamo fare e anche bene, se ancora esiste in Lei un interesse per il lavoro vero che deve caratterizzare una azienda come l'Enel.
Grazie infine per gli auguri, ne abbiamo proprio bisogno perché credo che pochi di noi abbiano capito e soprattutto condiviso fino in fondo i Suoi obiettivi che sembrano finalizzati (questo si è sufficientemente chiaro) solo a collocare in borsa la facciata virtuale dei nostri conti, per permettere a qualche scalmanato finanziere, che gioca in borsa come al superenalotto, di depredare i piccoli risparmiatori, ma soprattutto di giocarsi l'immagine, la credibilità ed il ruolo strategico della nostra cara vecchia Azienda.
Danilo Del Piero
Tecnico Specialista della Distribuzione - Zona di Pordenone Centro -

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