IL PROBLEMA DELLA DIVISIONE
INTERNAZIONALE DELLA RICCHEZZA
Relazione di Walter Martinese -Ufficio Studi e Ricerche Cgil
1.Nord-sud del mondo, terzo e quarto mondo, paesi sviluppati e sottosviluppati1
Negli ultimi decenni si é venuto imponendo all'attenzione mondiale il problema dell'enorme squilibrio esistente tra te condizioni di vita della popolazione nei paesi industrializzati e quelle nei paesi sottosviluppati (chiamati anche in via di sviluppo). Mentre negli ultimi due secoli, sotto la spinta della rivoluzione industriale, i paesi dell'America del nord dell'Europa occidentale e pochi altri hanno registrato un enorme aumento del reddito pro capite e quindi del benessere dell'intera popolazione, nella stragrande maggioranza delle altre nazioni prevalgono ancora oggi condizioni di indigenza e spesso di profonda miseria.
Vengono considerati sottosviluppati la maggior parte dei paesi dell'Asia, dell'Africa e dell'America Latina. Benché tra queste nazioni esistano notevoli differenze per le strutture economiche, sociali e politiche, esse hanno alcune caratteristiche comuni. L'attività prevalente in questi paesi é quella agricola, in cui é occupata un'altissima quota della popolazione (a volte più del 50%). Si tratta spesso di un'agricoltura molto povera, non meccanizzata, in cui vi é sovrabbondanza di manodopera o, come si usa dire, disoccupazione nascosta.
Altre caratteristiche sono: il basso livello culturale e di preparazione tecnica della popolazione, la carenza di infrastrutture (strade, porti, ferrovie, telecomunicazioni, ecc.), lo scarso sviluppo dell'attività industriale. Tutto ciò fa si che il reddito pro capite, ovvero il reddito di cui gli individui dispongono, sia molto basso. Esso viene quasi del tutto consumato; di conseguenza in questi paesi si forma poco risparmio. Bassi sono di conseguenza gli investimenti, anche per la carenza di infrastrutture, di spirito e di capacità imprenditoriali.
A causa di tali carafferistiche questi paesi rischiano di rimanere avviluppati in quello che l'economista svedese Myrdal ha chiamato circolo vizioso delIa povertà, che rende la crescita della produzione e del reddito assai modesta.
Non di rado i pochi capitali e i tecnici esistenti in tali paesi finiscono per emigrare all'estero, nelle nazioni industrializzate, dove vi sono condizioni favorevoli per il loro utilizzo. Non é facile cambiare queste condizioni e sviluppare le capacità imprenditoriali in paesi in cui le tradizioni, la mentalità, la struttura sociale sono quelle non di una società industriale ma piuttosto di una società feudale (come in certi Paesi dell'Asia) o di tipo tribale (come in diversi Paesi dell'Africa).
Ricchezza consumi e popolazione
Dal 1950 ad oggi la popoazione mondiale ha consumato tanti beni e servizi quanti ne avevano consumato tutte le generazioni precedenti.
La quantità dei beni prodotti ogni anno é sette volte maggiore rispetto agli anni cinquanta. Ma il boom dei consumi si é concentrato nel nord del mondo ed oggi ai vari pericoli del pianeta si aggiunge il dramma della povertà del "terzo mondo e quarto mondo".
"I miei genitori sono felici del loro tenore di vita, per me non basta" dichiara un ragazzo (paffutello.. e ben vestito con jeans, maglietta e scarpe Nike) dell'Università americana di.... Questa é l'opinione del 74% degli studenti americani iscritti a colleges e di una larga maggioranza dei "figli del benessere' dell'Europa Occidentale.
Eppure quel ragazzo é, come una buona parte dei ragazzi del "mondo sviluppato', un privilegiato: appartiene a quel 20-25% della popolazione mondiale (circa 1 miliardo di persone) che consuma circa il 75-80% di tutte le risorse del pianeta terra. Certamente possiede o avrà presto una moto od una macchina, uno stereo, un compact disk (in casa e nella macchina), probabilmente avrà un personal computer, va in discoteca o ad un concerto o al cinema in media 1-2 volte la settimana, legge giornali riviste e libri, mangia sicuramente molta carne, oltre mezzo chilo la settimana, ricavando il 40% delle proprie calorie dai "grassi animali", ed inoltre cibi lavorati e congelati, beve bibite (Coca-Cola, ecc.) oltre all'acqua (molte volte minerale comunque sempre acqua corrente e potabile), quasi una volta all'anno sale su un aereo e viaggia in qualche paese della vecchia ma sempre amata Europa, ma anche nei paesi dell'America Latina, del Medio Oriente, della Cina o dell'Asia Orientale, dove 3 miliardi e mezzo di persone vivono con meno di 2mila dollari all'anno (circa 3 milioni all'anno) e, se é amante delle immagini, punterà la sua macchina fotografica o la sua telecamera sui paesaggi e sui volti di qualche povero contadino africano, indiano o del sud asiatico che insieme ad un miliardo dei suoi simili sopravvive con mezzo chilo di frumento o di riso alla settimana (e meno di 500 dollari all'anno).
Ma quel bravo ragazzo vuole di più! Mentre nel sud del mondo 250 milioni di fanciulli lavorano già all'età di 9-10 anni per 10-15 ore al giorno e per poche lire, magari per qualche multinazionale americana, giapponese od europea. E chi non vorrebbe sempre di più? Il benessere di una nazione non é misurato forse dalla crescita dei consumi?
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