Articolo pubblicato dall' " l'Isola non trovata" su "mondializzazione".
14 aprile 1997

STORIA ECONOMICA DEGLI ANNI 1970-1990
Relazione di Gianna di Caro - redazione "insegnare"

Una preliminare distinzione del pianeta in quattro aree, secondo le indicazioni degli studiosi di geografia economica, ci consente di risalire alle linee di storia economica recente, includendo alcuni accenni riguardo le più importanti istituzioni economiche internazionali.


1. Una nuova mappa planetaria

Le moderne divisioni geoeconomiche del pianeta terra, classificano oggi quattro mondi:

Primo mondo abitato da circa cinquecento milioni di persone e caratterizzato da:

- alta capacità produttiva
- alto livello tecnologico
- abbondanza di materie prime

E' possibile distinguere due fasce entro il primo mondo:

1) Canada, caratterizzato da un buon livello di stabilità finanziaria;
2) USA e Australia, ove il tasso d'inflazione è più elevato che in Canada ed il bilancio pubblico è in deficit.

La Federazione Russa, prima del 1991 URSS, faceva parte di questo primo mondo; oggi la crisi politica e la difficoltà di reperire i dati relativi agli indicatori economici rendono improponibile tale collocazione.

Secondo mondo - abitato da circa seicento milioni di persone e caratterizzato da:

- alta capacità produttiva
- alto livello tecnologico
- scarsità di materie prime.

E' possibile distinguere tre fasce entro il II mondo

1) Europa occidentale e Giappone, aree ad alto tasso di sviluppo tecnologico e con un tasso di inflazione relativamente contenuto.'
2) Europa orientale, con tassi d'inflazione medio-alti e pesante debito verso l'estero;
3) Corea del sud, Taiwan, Hong Kong, Singapore, con elevata capacità produttiva, ma dipendenti dal I mondo e dalla fascia 1 del II mondo per la tecnologia.

Terzo mondo abitato da circa tre miliardi e mezzo di persone.

I paesi del III mondo sono inseriti nell'economia mondiale come esportatori di materie prime (petrolio, minerali, risorse agricole e forestali); tra questi alcuni si distinguono anche per capacità produttiva: Brasile, Messico, Venezuela, Iraq, iran, India e Cina.

Quarto mondo - abitato da circa cinque milioni di persone, e privo sia di industria che di materie prime.

E' composto da quarantadue paesi, appartenenti quasi tutti al continente africano.

2. Una valutazione critica dei sistemi di classificazione geoeconomica

Questa quadripartizione in 'mondi" basata su indicatori essenzialmente economici, non è certo l'unica possibile classificazione geoeconomica delle aree del globo:
sono esistite ed esistono altri sistemi di classificazione di "mondi", basati su indicatori, oltre che economici, essenzialmente geopolitici.
Elenchiamo di seguito alcuni tra questi modelli di classificazione:

1) L'economista francese Sauvy fece coincidere il I mondo con i paesi capitalistici, il II mondo con quelli socialisti ed il III mondo con tutti gli altri paesi.
2)Il Presidente statunitense Truman propose invece nel 1949 una classificazione fondata sull'antitesi sviluppo/sottosviluppo, per cui è possibile distinguere tra paesi sviluppati, paesi in via di sviluppo e paesi sottosviluppati, ciò che dà per implicito che nel medio/lungo periodo anche i paesi in via di sviluppo e quelli sottosviluppati avrebbero raggiunto livelli di sviluppo simili a quelli del mondo sviluppato.
3)Il rapporto Brandt del 1980 ci parla di un nord del mondo, ove risiedono i paesi ricchi e di un sud del mondo, ove vi sono quelli poveri.
4) Un altro interessante sistema di classificazione è basato sul cosiddetto indicatore di sviluppo umano, ed è elaborato dall'Undp (United Nations Development Program / Programma per lo sviluppo delle Nazioni Unite).
L'indicatore "composito' è costituito da:

a, speranze di vita alla nascita
b. accesso ai servizi sanitari
c. tasso di povertà
d. tasso di disoccupazione
e. tasso di analfabetismo
f. sicurezza alimentare
g. disponibilità di acqua potabile
h. rispetto dei diritti civili
i. grado di uguaglianza tra i sessi.
5) Altri sistemi vengono elaborati seguendo meri indicatori statistico-economici ( per esempio la Banca Mondiale ha spesso utilizzato il reddito pro-capite).

Oggi sta prevalendo la tendenza a usare come indicatore il Pil (prodotto interno lordo) il quale misura la ricchezza creata nel paese durante l'anno, valore ottenuto sommando i diversi valori aggiunti dei vari settori economici, inclusi il valore aggiunto della produzione agricola e industriale per autoconsumo ed il valore aggiunto dei cosiddetti servizi non vendibili (educazione pubblica, difesa, ecc.), esclusi il lavoro nero, le attività illegali ed il lavoro domestico delle donne casalinghe.

3. Caratteristiche dell'economia fra gli anni 1945 e 1970
Quali sono state le "scelte" di politica economica e le dinamiche che ci hanno condotto alla situazione geoeconomica descritte dal sistema di classificazione del mondo in quattro aree (v. par.1)?
E' possibile isolare tre fattori fondamentali:

a. la rilevanza degli accordi economici internazionali
b. l'epoca del grande sviluppo economico internazionale tra il 1950 e il 1970;
c. alcuni elementi del funzionamento reale dell'economia.

a. Gli accordi internazionali

Accordi di Bretton Woods del 1944
Furono stipulati da 44 paesi e con essi fu dato l'avvio ad un sistema monetario internazionale fondato sul dollaro e sull'oro. Scopo di tali accordi era quello di favorire gli scambi internazionali. grazie alla convertibilità delle monete in un'unica unità di misura ed alla stabilità dei cambi.
L'ideologia che stava alla base di questi accordi è stata criticamente analizzata da un articolo apparso sulla rivista "Indice Internazionale" (v. Villaggio globale, Indice Internazionale n2/96), da David Kortent:

Il momento decisivo [delle scelte di politica economica che hanno portato alla situazione attuale, ndr] fu la famigerata conferenza di Bretton Woods del 1944, in cui sono state istituzionalizzate le ideologie dominanti della globalizzazione

L'ideologia si e' "istituzionalizzata" perché proprio con gli accordi in questione sono state create importanti istituzioni di carattere economico a livello internazionale (prima fra tutte la World Bank, cioè la Banca mondiale).

Korten sottolinea che i concetti allora espressi erano la «crescita economica accelerata tramite il libero scambio globale e la deregolamentazione" sorrette da una concezione quantomeno "ottimista" dello sviluppo economico:

Nella seduta di apertura, l'allora segretario del tesoro americano Henry Norgentham parlò con trasporto di "rapido progresso materiale su una terra traboccante all'infinito di ricchezze naturali" e chiese ai partecipanti di far proprio «l'elementare assioma economico secondo cui la prosperità non ha limiti prefissati": non si tratta di una materia finita che diminuisce se la si divide.
[...] Al di fuori dei circoli ufficiali cresce l'unanime convinzione che i limiti ecologici del pianeta e l'ingiustizia economica intrinseca de sistema creato a Bretton VVoods condannino tale sistema al fallimento e che sia necessario un radicale cambiamento di rotta".

In effetti oggi non si condivide più il dogma dello sviluppo infinito, presupposto dagli accordi.

Nel 1971 gli accordi subirono un primo intervento di modifica, allorché il presidente americano Nixon decise di sospendere la convenibilità del dollaro in oro, pare per le spese militari in Vietnam e per il deficit della bilancia commerciale Usa, al fine di instaurare un regime di cambi fluttuanti; il dollaro restava la moneta internazionale dei cambi, ma non era più convertibile in oro: si inaugurava una lunga fase di instabilità (v. par.4).

Il Gatt ( General agreement on tariffs and trade, Accordo generale sulle tariffe e il commercio).
Nasce nel 1947

Il gatt stabilisce i principi che ogni paese parte dell'accordo deve rispettare per collocarsi sul mercato internazionale. L'accordo prevede l'organizzazione di una sorta di "incontro di revisione ogni dieci anni (i cosiddetti Rounds).

Quali sono i più importanti principi del Gatt? Li elenchiamo di seguito:

1) mantenere i dazi doganali nei limiti concordati;
2) garantire l'ingresso delle merci estere senza limiti quantitativi;
3) estendere a ogni paese aderente i privilegi accordati;
4) applicare alle merci estere lo stesso trattamento fiscale e normativo applicato a prodotti interni;
5) accordare ai prodotti del sud del mondo trattamenti particolari
6) possibili ritorsioni contro chi non rispetti gli accordi.

a. L'epoca dello sviluppo economico (1950-1970) Tra gli anni '50 e '70 l'economia mondiale conosce una fase di sviluppo senza precedenti caratterizzata da alcuni elementi fondamentali:

- aumento dei traffici commerciali internazionali
- crescita della produttività
- ampliamento del settore dei servizi
- assunzione di un ruolo attivo da parte dello stato nell'economia (od interventismo): lo stesso Pil viene assunto come parametro di valutazione della concorrenza internazionale.

a. Elementi di funzionamento reale dell'economia

Il Gatt. E' innegabile che, nell'ambito del sistema creato dal Gatt, si siano conclusi accordi restrittivi nei confronti dei paesi più poveri.
In particolare il commercio dei prodotti del Sud capaci di fare concorrenza a quello del Nord è stato regolamentato a parte con accordi estremamente penalizzanti nei confronti dei paesi del Sud.
Valga per tutti l'esempio dell'accordo multifibre del 1974, con il quale in pratica si impose ai paesi del Sud di limitare le loro esportazioni di prodotti tessili a tutto vantaggio delle grandi imprese multinazionali che trasferirono proprio al Sud le fabbriche di semilavorati tessili, trovando forza lavoro a basso costo, per poi vendere il prodotto al Nord, una volta rifinito e confezionato

Ricerca,
Gli Usa in particolare seppero riorganizzare in maniera efficace il proprio sistema universitario e le proprie politiche di ricerca scientifica e tecnologica, valendosi anche del cosiddetto drenaggio dei cervelli, cioè della capacità di trattenere un gran numero di studenti ed intellettuali offrendo loro occasioni di lavoro e realizzazione professionale e causando, per converso, un grande impoverimento intellettuale dei paesi di origine. Tutto ciò ha assicurato agli Usa il più alto numero di brevetti ed il monopolio nel campo delle tecnologie e delle comunicazioni, settori chiave per l'industrializzazione.

Consumo.
Già dal periodo 1950-1970 comincia a manifestarsi una più rapida obsolescenza dei prodotti, legata senz'altro agli alti livelli raggiunti daIl'innovazione tecnologica la vita dei prodotti sul mercato tende ad abbreviarsi sempre di più.

4. Dalla svolta degli anni '70 ad oggi

4.1. L'evoluzione del rapporto Nord/Sud del mondo

Gli anni della svolta sono gli anni '70:
nel 1971, Nixon sospende la convertibilità del dollaro in oro ed ha inizio una lunga fase di disordine monetario, caratterizzata da oscillazioni dei prezzi delle materie prime e dei cambi fra le monete, non più ancorate a un sistema di convertibilità fissa.
La situazione problematica si aggrava con la Crisi petrolifera del 1973:
in seguito alla guerra arabo-israeliana i paesi produttori di petrolio arrivano a quadrupticarne il prezzo.
Dagli anni '70 in poi aumentano le tensioni inflazionistiche e la disoccupazione, fenomeni che inducono gli stati "sviluppati" a varare la legislazione dei cosiddetti 'ammortizzatori sociali'.
Durante il periodo anni '70 -'90 si acuisce il dislivello tra paesi poveri e paesi ricchi, Cioè tra nord e sud del mondo. In particolare viene duramente colpito il commercio nei paesi del Sud con politiche protezionistiche che riguardano soprattutto i prodotti tessili, calzaturieri i manifatturieri: secondo alcune stime, al 1990 il protezionismo del Nord ha causato al Sud un totale di perdite di 40 miliardi di dollari. Aldilà delle restrizioni di natura tariffarie e dei limiti (quote o contingentamenti) imposti alle importazioni dei prodotti di paesi del Sud, il commercio viene colpito in quei paesi attraverso l'esclusione dal mercato internazionale di beni non corrispondenti a determinati standard qualitativi.
Al 1993 le limitazioni commerciali imposte al sud del mondo sono costituite da 248 provvedimenti! Tutto ciò - è facile intuirlo - si è tradotto nella perdita degli introiti garantiti dalle esportazioni, con conseguente depressione del ciclo economico e - in definitiva - in una elevata disoccupazione in quei paesi.

4.2. Cenni sugli organismi economici internazionali

a) Fondo monetario internazionale, Fmi.

Fondato nel 1944, nell'ambito degli accordi di Bretton Woods, i suoi scopi principali sono:

- supervisionare la parità tra te monete;
- aiutare i paesi minori indebitati con l'estero;
- dettare le condizioni per aggiustare l'economia dei paesi che chiedono prestiti al fondo.

Il funzionamento del Fondo avviene secondo regole economiche e non democratiche e ciò equivale a dire che il peso decisionale di ciascun paese membro è proporzionale alle quote versate nel fondo.

b) Banca Mondiale (World Bank, Bm).

Fondata anch'essa nel 1944 con gli accordi di Bretton Woods, suo scopo principale è finanziare la costruzione di infrastrutture (in particolare strade, dighe, centrali elettriche) nei paesi che le richiedono prestiti. I paesi più ricchi possiedono oltre il 60% delle quote di partecipazione.

c) Organizzazione Internazionale del Commercio (World Trade Organization, Wto).

Il Primo gennaio 1995 il Gatt è stato sostituito da una nuova organizzazione, la Wto. Essa, diversamente dal Gatt, che era un "accordo", è una "organizzazione", vale a dire una struttura stabile, che può valersi di gruppi di lavoro interni, formati da specialisti e rappresentanti qualificati degli stati membri. In tutto questo c'è senz'altro un aspetto positivo e cioè la stabilità come possibilità di costituire un osservatorio permanente del commercio internazionale, piuttosto che accordi provvisori (i rounds del GATT). C'è però pure un aspetto negativo che consiste nel fatto che i responsabili competenti del Wto sono attualmente pochi:
non tutti i paesi hanno personalità dotate di competenza economica e giuridica idonea, con la conseguenza che la struttura in questione è di fatto egemonizzata dai paesi ricchi del nord del mondo.
Rispetto al Gatt la Wto aggiunge al tema della supervisione del commercio internazionale, ulteriori temi ed in particolare:

- la politica degli investimentì;
- la regolamentazione della proprietà intellettuale;
- la regolamentazione del settore dei servizi;
- politiche per la tutela dell'ambiente.

Secondo un articolo riportato in "Lo stato del mondo del 1996", annuario economico e politico mondiale.

In futuro potranno competere alla Wto anche le norme sulla previdenza sociale, sulla concorrenza, oltre che sull'ambiente:
in questi compiti, infatti, gli ostacoli al libero scambio sono assai vari e derivano dalle legislazioni nazionali.
Probabilmente si porrà nel breve periodo un problema di mediazione tra due opposte filosofie politico economiche:
una neoliberista che vuole la liberalizzazione totale del commercio come leva per lo sviluppo economico, l'altra che vuole invece accordare libertà di commercio con la tutela dell'ambiente e con i principi propri di una legislazione sociale.
L'autore dell'articolo succitato prosegue:
Proprio questo [l'armonizzazione delle due opposte filosofie, ndr] sarà uno dei principali compiti d'innovaziohe della Wto, ma prima occorre l'impalcatura giuridica.
In effetti ancora manca una legislazione commerciale uniforme a livello internazionale, ed a parte alcuni grandi principi ispirati come la non discriminazione tra produttori esteri e interni, la Wto non dispone ancora di dottrina giuridica".
Preliminare a tutto ciò è senz'altro l'"assidua partecipazione al dibattito in sede".
Come dire. nel momento in cui l'organizzazione si stabilizza occorre un'assidua presenza dei suoi membri in sede, idonea a produrre una uniforme cultura giuridica-commerciale a livello internazionale, che sappia contemperare le esigenze del libero mercato con quelle d'ispirazione sociale.

5.Il problema delle multinazionali

Una definizione in termini non propriamente tecnici di impresa multinazionale è la seguente:
"impresa produttiva e/o finanziaria che controlla anche società e imprese di nazionalità estera'.
Le prime multinazionali si costituirono intorno al 1880 nei settori petroliferi, minerari ed alimentari, ma la maggioranza di esse si sviluppò fra il 1970 e il 1980, fondamentalmente per l'esigenza di agire in maniera più libera entro i diversi mercati nazionali:
le società controllate dalla multinazionale conservano infatti la "veste legale" conforme all'ordinamento giuridico del paese in cui la filiale opera e ciò consente la fruizione di tutti i vantaggi (specie di natura fiscale) accordati dalle legislazioni nazionali dei paesi ove la "controllata" iscrive la propria sede legale.
Secondo le più recenti statistiche dell'Onu le multinazionali sono circa 35.000 e controllano 147.200 imprese. Il 90% delle multinazionali ha la propria sede nei paesi ricchi, mentre il 50% delle società controllate ha sede nei paesi del sud del mondo. E' stato stimato che le prime 600 multinazionali controllano il 50% della produzione industriale mondiale.
Dal punto di vista tecnico giuridico una multinazionale funziona cosi':
la società controllante (detta "madre", "Holding" o "Capogruppo") detiene la maggioranza del pacchetto azionario delle società controllate influenzandone pesantemente le strategie di politica economica. E' tra l'altro possibile che una sola multinazionale controlli altri multinazionali (per esempio la Philip Morris controlla la General Foods). Per quanto riguarda l'influenza esercitata dalle imprese multinazionali sulle economie dei paesi del sud del mondo, possiamo distinguere tra un controllo diretto e uno indiretto:

- controllo diretto:

numerose imprese multinazionali possiedono piantagioni, miniere, ecc. nel sud del mondo. Esse assumono mano d'opera locale a cui pagano bassi salari, usufruiscono di trattamenti fiscali privilegiati e pagano bassi diritti di estrazione.

- controllo indiretto:

avviene attraverso la commercializzazione dei prodotti delle multinazionali nei paesi del Sud, la quale può essere gestita anche attraverso la mediazione di intermediari locali.
Circa invece l'impatto delle strategie di politica economica delle multinazionali sul mercato mondiale, occorre sottolineare come spesso l'azione spregiudicata di questi colossi del commercio può condurre alla violazione conclamata degli accordi internazionali che regolano i prezzi di prodotti e materie prime (queste ultime prodotte in grande quantità al Sud, in paesi ove, come si è visto, il controllo delle multinazionali è diretto e/o indiretto);
d'altra parte si deve proprio alle multinazionali, estremamente abili nella gestione del know-how tecnologico, la produzione di "beni artificiali" i quali entrano in concorrenza con i prodotti naturali dei paesi del Sud, aggravando ulteriormente la già critica situazione della loro bilancia commerciale...


Suggerimenti bibliografici

- AA.VV., Villaggio globale, "Indice internazionale", ed. Internazionale, Roma, 1996
- S.Amin, I mandarini del capitale globale, Datanews, Roma, 1993.
- S.Amin, Il capitalismo nell'era della globalizzazione, Asterios editore, Trieste, 1997.
- L.Cappugi, C. F., SChiavo, Integrazione finanziaria internazionale e limiti all'esercizio della sovranità monetaria, Laterza, Roma-Bari, 1991.
- Cepii, L'économie mondiale en 1996, La Dècouverte, Paris.
- L.Cillario, L'economia degli spettri. Forme del capitalismo contemporaneo, Manifestolibri, Roma, 1996.
- M.Dallocchio, A. Dessy, I mercati finanziari internazionali, Ipsoa, Milano, 1994.
- A.Fantozzi, Il mercato globale, Mondadori, Milano, 1997.
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- Gatt, Risultati delle negoziazioni commerciali multilaterali dell'Uruguay Round, Ginevra, 1994
- P.Guerrieri, P. C. Padoan (a cura di), Libero scambio, protezionismo e concorrenza internazionale, Il Mulino, Bologna, 1988.
- P.Krugman, Un'ossessione pericolosa. il falso mito dell'economia globale, Etastibri, Milano, 1997.
- S.Latouche, L'occidentalizzanone del mondo, Bollati Boringhieri, Torino, 1992,
- S.Latouche (a cura di), L'economia svelata: dal bilancio familiare alla globalizzazione, Ed. Dedalo, Bari, 1997.
- G. Montani, L'economia post-industriale e il mercato mondiale. Tra saggi sul nuovo modello di sviluppo, Giappicchelli, Torino, 1989.
- Onu, La situation économique en Europe 1994-1995, Ginevra, 1995
- P.Hirst, O. Thompson, La globalizzazione dell'economia, Editori Riuniti, Roma, 1997.
- M.Rametti, Le Gate, La Découverte, Paris, 1994.
- V Shiva, Monocolture della mente, Bollati Boringhieri, Torino, 1995
- S. Zamagni, Globalizzare l'economia, Ed. Cultura della pace, Firenze, 1995


Alcuni link finanziarii:

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