CARAVAGGIO

 

tit. originale Caravaggio
regia e sceneggiatura Derek Jarman
soggetto  Nicholas Ward-Jackson
fotografia  Gabriel Beristain
musica  Simon Fisher Turner
scenografia  Mike Buchanan, Christopher Hobbs
interpr. e pers. Nigel Terry Michelangelo Merisi detto il Caravaggio - Dexter Fletcher Caravaggio giovane
Sean Bean Ranuccio Tomassoni - Tilda Swinton Lena - Michael Gough Cardinal Del Monte
Nigel Davenport Giustiniani - Spencer Leigh Jerusaleme
origine  Gran Bretagna, 1986
durata  95'
genere  Biografico

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Un lungo flashback ripercorre la vita, tormentata ma vissuta con vigore, dei pittore Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, ora morente a quasi quarant'anni, nel 161 0, dopo un naufragio a Port'Ercole.
Dopo il suo apprendistato nella bottega del Pederzano, il giovane Michelangelo arriva a Roma.  Vende quadri per la strada e, per arrotondare i magri guadagni, il proprio corpo.  Ammalatosi di itterizia, in ospedale conosce il potente cardinale Del Monte, che lo prende con sé in cambio dei suoi favori.
Nonostante la sua pittura antiaccademica, il carattere anticonformista e rissoso e la frequentazione di taverne e bordelli, Caravaggio grazie all'appoggio del cardinale ottiene importanti commissioni in tutta Roma.
Per lavorare ai dipinti sulla vita di San Matteo, utilizza come modello il bel Ranuccio Tomassoni, scapestrato e furfante, da cui si sente attratto.  In breve tra lui, Ranuccio e la amante di questi, Lena, nasce un rapporto intenso ma caratterizzato da litigi e incomprensioni e che termina quando la ragazza abbandona i due amanti.  Quando il cadavere di Lena viene ripescato nel Tevere, Ranuccio rivela il suo crimine a Caravaggio, giustificandolo con l'amore che prova per lui, ma l'altro lo uccide dopo una lite.
Braccato dalle guardie papaline, Caravaggio fugge.
Il racconto ritorna su di lui e sulla sua morte.

A DISTANZA DI MOLTI ANNI DA SEBASTIANE È STATO IL primo film di Jarman a conquistare una certa notorietà (ha vinto l'Orso a Berlino per la fotografia) ed una regolare distribuzione in Italia.  Pur essendo sostanzialmente di non difficile comprensione, il regista inglese ha riletto la vita del pittore maudit in maniera particolarmente personale e lirica, che può forse spiazzare chi è abituato alle consuete biografie e che non è detto che trovi il plauso di tutti.  A cominciare dall'inconsueta utilizzazione di oggetti moderni (macchina da scrivere, motocicletta, radio, effetti sonori della nostra epoca) contemporaneamente ai costumi seicenteschi, per esaltare l'assolutezza storica della vicenda.
Rivoluzionario in pittura grazie all'estremo realismo, di carattere impulsivo e sanguigno e con una vita turbolenta fatta di taverne, di risse e di amori di ogni tipo e marcata da un omicidio, Caravaggio ha interessato più di una volta il cinema: ma la sua vita è stata facilmente riletta in chiave romantica (Caravaggio, il pittore maledetto di Goffredo Alessandrini del 1941) e senza alcun accenno ai suoi acclarati amori omosessuali.
Questo Caravaggio è invece un film volutamente di finzione, poco efficace filologicamente ma estremamente audace e stimolante.  Prodotto con un budget molto contenuto, il film riproduce, grazie ad una raffinatissima fotografia e un sapiente gioco di scenografie e di luci, il tipico spazio caravaggesco con un marcato, radente contrasto luce/ombra, i fondali scuri ed una gamma di colori che insiste sul rosso, il ruggine e il marrone.
Concepita in una serie di flashback, la vita del pittore si raggruppa soprattutto su due momenti: da giovane (un delizioso Dexter Fletcher), quando arriva a Roma e riesce a trovare la protezione del cardinale (a cui concede «emozioni a buon mercato») e da adulto, quando ormai vive amori in libertà con modelli compiacenti e si imbarca in un rapporto, consumato con avida sensualità, con l'atletico Ranuccio e l'affascinante Lena.
È un rapporto che, mostrato spesso con carnosa fisicità, coglie appieno l'irridente trasgressività del pittore, uno dei più grandi di ogni epoca, che visse la vita e l'arte col medesimo impeto trasgressivo.


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