L'UOMO DI CENERE

 

tit. originale Rih Essed
regia, soggetto e sceneggiatura Nouri Bouzid
musica  Saieh Elmhdy
interpr. e pers. Imed Maálal Hachemi - Khaled Ksouri Farfat - Habib Beihadi - Mohamed Dhrif
origine  Tunisia, 1986
durata  109'
genere  Drammatico

video Gaia Film Video. Versione originale in arabo con sottotitoli in italiano

Hachemi e Farfat sono due amici che lavorano assieme come ebanisti a Sfax, in Tunisia.  Ambedue condividono un segreto: da ragazzi sono stati violentati da Ameur, un falegname presso cui svolgevano il loro apprendistato.  Ora, a distanza di anni, il padre di Farfat ha saputo del figlio e lo ha cacciato di casa, davanti a tutti, per l'ignominia.  Farfat comincia a vagabondare, pensando di trasferirsi a Tunisi.  Hachemi invece sta per sposarsi, costretto dalle rigide imposizioni familiari.  I suoi pensieri vanno sempre all'età della fanciullezza, quando giocava spensierato con Farfat e Jako (che ora vive sposato in Francia) e al momento della sopraffazione di Ameur.
Venuto a conoscenza dei fatto che anche Ameur è stato invitato per la festa di nozze, va via da casa dopo un violento litigio col padre.  Fa visita a Levy, un vecchio ebreo, l'unica persona con cui ha un rapporto sincero e sensibile, deciso a raccontargli tutto, ma sul più bello Levy si addormenta.
Hachemi e Farfat non sanno cosa fare.  Trascinati dagli amici, vanno dalla vecchia tenutaria di un postribolo.  Là tutti e due fanno l'amore per la prima volta con una donna.  Ma Farfat, preso in giro ed infastidito dagli altri, fugge.
Riacciuffato da Hachemi, con lui va sotto casa di Ameur e con una coltellata lo uccide.  Poi si allontana definitivamente, mentre Hachemi va incontro al suo destino, tornando a casa per sposarsi.

UN FILM FONDAMENTALE, ANCHE SE NON FACILE, per la dignità ed il coraggio (inusuale nel cinema maghrebino) con cui affronta l'omosessualità.
Premiato in molti festival, il film suscitò moltissime controversie nel mondo arabo e riuscì a circolare solo con qualche taglio censorio.  In effetti attacca frontalmente le basi della società islamica (la cui fine è preconizzata nella scena in cui i padiglioni sono diverti dal vento) e mette a nudo cosa si nasconda spesso dietro l'uomo arabo forte e prepotente, e quali repressioni ed angosce vivano in lui.
Il film contesta l'incontrovertibile patriarcato di quella cultura (in cui i due protagonisti non si riconoscono e di cui non vogliono perpetuare le stanche tradizioni) che ottunde la personalità dei figli e che relega le donne al ruolo di supine comprimarie.  Ma critica anche l'impossibilità di rifiutare i ruoli prefissati, quel maschilismo obbligatorio senza il quale si è considerati inetti, "non uomini" (il bellissimo Hachemi è visto con sospetto per la sua pelle troppo bianca).
È una società che respinge tutto ciò che può minarne le basi: l'omosessualità innanzitutto, per quanto sia praticata da tutti, non fosse altro perché unica scappatoia da una sessualità a compartimenti stagni.
Proprio nell'omosessualità si concretizza la ribellione dei due protagonisti, marchiati indelebilmente da un'esperienza traumatica ma che ha fatto acquisire loro quella diversa sensibilità che li oppone agli altri.
Non si sa se i due siano o no omosessuali (non ci sono scene esplicite di sesso, ma quella della masturbazione di Hachemi sul letto è memorabile) ma è facile pensarlo rivivendo i loro ricordi su quando, ragazzi, il sesso non era violenza.  Ed in ogni caso ad Hachemi (quello più roso da ciò che è «difficile a dirsi, più difficile a tacersi») certo non piacciono le donne; inoltre odia il maschilismo di parata (come l'identificazione dei baffi con la virilità).
Dal canto suo Farfat è messo da tutti al bando da quando lo stupro è reso pubblico e lo stesso Ameur, che ha approfittato di lui, gli dice che non è un uomo.
Così trova nella libertà la sua rivincita: sogna di diventare un uccello (Farfat vuole dire "farfalla") ed è un "uomo di cenere" che, anche quando sembra spenta, brucia chi la tocca.

Dello stesso regista:
Gli zoccoli d'oro, 1990


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