UN CHANT D'AMOUR

tit. originale Un chant d'amour (tr. lett. Un canto d'amore)
regia, soggetto, sceneggiatura e montaggio Jean Genet
fotografia Jacques Natteau
interpr. e pers. Lucien Sénemaud giovane carcerato - Java le cui mani fanno volteggiare i boccioli - Coco Le Martiniquais prigioniero che balla - André Reybaz controfigura
produttore Nico Papatakis
origine Francia, 1950
durata 25'
genere Drammatico

video General Video (con Fireworks di Kenneth Anger)

Avvicinandosi a una prigione, un carceriere si accorge che il braccio di un prigioniero cerca vanamente di afferrare dalla finestra una ghirlanda di fiori che un altro recluso cerca di passargli dalla sua finestra. II carceriere, incuriosito, passeggia per il corridoio e spia nelle celle, in ognuna delle quali un prigioniero si masturba. In particolare, il suo occhio è attratto da due prigionieri in celle attigue: un giovane muscoloso e tatuato in canottiera che balla da solo ed un tunisino. Questi, magnetizzato dalla presenza dell'altro, sfoga sul muro il suo irrefrenabile desiderio di sesso: lo bacia, vi si striscia contro, lo sfrega, si masturba su di esso finché non passa attraverso una cannuccia, inserita in un piccolo foro, il fumo di una sigaretta che I'altro aspira avidamente. II carceriere, molto eccitato, irrompe nella cella del tunisino, lo frusta con la cinghia e, in un secondo momento, gli mette una pistola in bocca. Alcune scene spezzano ritmicamente il racconto: la ghirlanda che continua a ciondolare, alcuni corpi nudi aggrovigliati plasticamente in controluce e la visione del tunisino che, eccitato ancor più dall'azione del carceriere, sogna di essere romanticamente con il suo compagno in un bosco. II carceriere lascia la prigione, osservando ancora una volta la ghirlanda che ciondola senza successo da una finestra all'altra: voltatosi, non si accorge però che e stata finalmente afferrata.  

È IN ASSOLUTO UNO DEI CAPISALDI DEL CINEMA GAY. Colpito più volte da forti tagli censori, perché tacciato di pornografia, e circolato solo in proiezioni private od alternative, il film è definitivamente uscito dal suo oblio solo nel 1971, a Londra. Prodotto da Nico Papatakis (il regista de Les equilibristes), è l'unico film di Jean Genet, lo scrittore maledetto autore di Querelle de Brest. La vita di Genet, omosessuale e ladro, si è svolta al di fuori di ogni canone usuale. Quando egli girò nel 1950 questo film era uscito di prigione (dove aveva trascorso molto tempo) da due anni, grazie all'interessamento di alcuni scrittori, come Cocteau e Sartre. Per lui la prigione era il luogo privilegiato del desiderio, dove la presenza di carnefici e vittime, di segregazione e di violenza, acuisce i sensi appagando come non mai ogni fantasia sessuale. Muto ed in bianco e nero, il film è stato girato in economia e con discrezione (gli stessi nomi dei personaggi e degli attori sono vaghi). Il fatto che sia ambientato in una prigione lo rende più che mai autobiografico (come del resto tutta l'opera di Genet), una lirica e sensuale proiezione dell'immaginario fantastico di questo autore. Ma è altresì il trionfo visivo di ogni immaginario omosessuale, in cui amore e violenza, sesso e poesia si mescolano potentemente, in un insieme di immagini riunite analogicamente con grande libertà, quasi un universo simbolico a sé stante. È un amore lirico nel sogno del tunisino, nella sua fuga nei campi con il suo oggetto del desiderio, o nei fiori di melo finalmente ghermiti; ma è un amore che si confronta con la violenza (il secondino che frusta e forse violenta il tunisino) e con il sesso, mai esplicito ma evidente in tanti simboli (la pistola nella bocca o la cannuccia con il fumo alludono ad una fellatio) e nella nudità dei personaggi, i cui corpi sono sfolgoranti di sensualità. Il film si realizza in realtà soprattutto sul piano delle immagini e degli sguardi: immagini di corpi avvinghiati in marcati controluce, che ricordano le foto di Platt Lynes, e di sguardi rubati all'intimità dei prigionieri che lo spettatore, più voyeur dello stesso secondino, riesce a spiare.


Torna all'indice Francia - Go back to France index

Torna all'indice cinema - Go back to cinema index

1