SOTTO IL CIELO DI PARIGI

 

tit. originale  Le ciel de Paris
regia  Michel Béna
soggetto e sceneggiatura Isabelle Coudrier-Kleist, Cécile Vargaftig, M. Béna
fotografia  Jean-Marc Fabre
musica  Jorge Arriagada
interpr. e pers.  Sandrine Bonnaire Suzanne
Marc Fourastier Marc
Paul Blain Lucien
Evelyne Bouix Clotilde
origine  Francia, 1991
durata  81'
genere  Drammatico

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Marc, omosessuale, vive a Parigi assieme a Suzanne.
In una piscina, dove si recano spesso con l'amica Clotilde, incontrano Lucien, un giovane tipografo, affascinante quanto schivo e introverso.  Per Marc è un colpo di fulmine.  Sfruttando il palese interesse di Lucien nei confronti di Suzanne, riesce a farsi dare il suo indirizzo ed organizza un incontro.
I tre iniziano a frequentarsi ma Lucien non bada molto a Marc, attratto com'è da Suzanne, che però dà l'impressione di non provare niente per lui.
Nessuno osa fare la prima mossa.  Quando Marc confessa il suo amore a Lucien e questi il suo a Suzanne chiedendole addirittura di sposarsi, ed ambedue ricevono un netto diniego, i rapporti si fanno più tesi ed imbarazzati.
Nonostante tutto i tre continuano a vedersi, anche se con meno entusiasmo.  Pur desiderandolo, nessuno ha il coraggio di Clotilde che, stanca di situazioni sempre identiche e di scialbe storie d'amore, decide di partire.
Nel frattempo in Suzanne cresce un interesse sempre più forte nei confronti di Marc; la situazione sembra sbloccarsi quando Suzanne tenta di fare l'amore con Marc che però la respinge, come d'altra parte lei stessa fa con Lucien.
Non rimane per tutti e tre che ritornare nella propria solitudine.

L'OPERA PRIMA, ED ULTIMA, DEL FRANCO-ALGERINO Michel Béna, morto di Aids a quarantun anni prima che questo film fosse presentato con successo alla Mostra di Venezia.
Lanciato con lo slogan: «Suzanne ama Marc, che ama Lucien, che ama Suzanne», il film in realtà può essere ricondotto solo superficialmente al solito, usuale triangolo.
Al di là dell'atipicità, visto che uno dei due ragazzi è gay e che ognuno si innamora della persona sbagliata, ciò che lo distingue è il fatto che non vuol dare nessuna risposta.  Sino alla fine, infatti, non si risolve quell'inestricabile puzzle di passioni né quell'ambiguità che colora ogni cosa, a cominciare dagli stessi sentimenti che hanno sempre un margine di indefinito.
Così facendo si evidenze il disagio esistenziale dei personaggi, che sprecano i loro amori, non riescono ad essere veri amici ma, quel che è peggio, hanno paura della solitudine.
I tre sono molto diversi fra loro: il timido Lucien viene dalla provincia, vive con il padre vedovo, affettuosamente oppressivo; Suzanne è una ragazza rosa da un'incertezza cronica; Marc vive contraddittoriamente la propria omosessualità, con slanci sadomasochistici.  Li accomuna un senso di smarrimento che affida proprio all'amore le chance per trovare un approdo sicuro, ma che finisce con l'incanalare le energie in modo errato.
La loro fragilità li costringe a differire (eccezion fatta per Marc che è l'unico che agisce e che organizza qualcosa) l'estrinsecazione dei desideri, finché le tensioni non diventano insostenibili.  E proprio quelli sono i momenti più belli del film, che vedono sempre protagonista Marc: piange sotto la doccia, abborda un ragazzo sul lungosenna, dichiara il suo amore a Lucien, balla un valzer con Suzanne in una sala buia e vuota.
Girato con uno stile sommesso (che lascia respirare i personaggi dando loro un'aura di autenticità) e spezzettato (con scene veloci e dialoghi calzanti, ma che lasciano molto di non detto) il film dà molta importanza simbolica ai luoghi.  Come la piscina, luogo asettico per eccellenza (come il cielo di Parigi, limpido e terso), dove si scatenano i desideri: «È un film liquido, su corpi che non sanno nuotare ma che non vogliono affogare» (André Techiné).


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