CORTESIE PER GLI OSPITI

 

tit. originale Comfort of Stranger's
regia  Paul Schrader
soggetto  dal romanzo omonimo di Ian McEwan
sceneggiatura  Harold Pinter
fotografia  Dante Spinotti
scenografia  Gianni Quaranta
musica  Angelo Badalamenti
interpr. e pers.  Rupert Everett Colin Natasha Richardson Mary Christopher Walken Robert Helen Mirren Caroline
origine  Gran Bretagna/Italia, 1990
durata  90'
genere  Drammatico

video Panarecord

Colin e Mary sono una giovane coppia di amanti inglesi in crisi.  Indecisi sul loro rapporto vanno a Venezia, dove già una volta avevano risolto una loro crisi.
Girando per la città i due sono notati da Robert, che comincia a pedinarli e a scattare molte foto di Colin.  Con uno stratagemma Robert una sera li porta nel bar di sua proprietà, dove rivolge loro molte domande invadenti e racconta la sua vita.
Al ritorno i due, ubriachi e stupefatti per lo strano incontro, si perdono nelle calli, dove si addormentano.  La mattina incontrano nuovamente Robert, che li invita nella sua sontuosa casa.  Qui dormono, si rifocillano e incontrano la moglie canadese, Caroline, che fa molte domande a Mary sul suo rapporto con Colin.  Costui, da parte sua, riceve senza motivo un pugno nello stomaco da Robert.  I due se ne vanno turbati; l'episodio li fa però ritrovare e perciò trascorrono molto tempo in hotel a fare l'amore, progettando una vita in comune.
Casualmente ripassano davanti a casa di Robert, che sta per trasferirsi in Canada.  Caroline racconta ad un'esterrefatta Mary come Robert faccia l'amore con lei con grande violenza e come le molte foto scattate a Colin servissero ad eccitarsi nel fare l'amore.  Mary si sente male.  Quando Colin se ne accorge cerca di fare qualcosa, ma Robert lo sgozza selvaggiamente.
Alle domande della polizia, L'inebetita Mary non sa rispondere alcunché, mentre Robert ancora una volta inizia a raccontare di sé.

A DIFFERENZA DEL ROMANZO, AMBIENTATO IN UNA città indefinita in cui però non è difficile riconoscere Venezia, qui è stata scelta di proposito la città lagunare, riletta in uno stile ben definito in modo da essere il palcoscenico ideale per una vicenda così assolutamente particolare e torbida.
La Venezia di Schrader è sporca e levantina, quasi una casbah dai colori giallo, ocra e arancio.  Una città che, soprattutto nel deserto della notte, evoca un esausto disfacimento, un senso di morte che incombe anche nella casa lugubre e decadente di Robert e Caroline.  Una città-labirinto in cui, come una pallina dentro un flipper, Colin e Mary si perdono fisicamente e metaforicamente, cercando vanamente di ritrovarsi e capirsi.
Venezia è dunque la scacchiera di un gioco perverso, la posta del quale è il bel Colin, e in cui i destini delle due coppie, che si incrociano fatalmente, appaiono complementari.
La coppia più matura plagia e fagocita quella più giovane, intrinsecamente più debole.  Robert è un fascista, ossessionato dal ricordo del padre autoritario, che aspira ad un mondo dove gli uomini comandino con forza sulle donne e che sfoga il suo sadismo con Caroline (nel film vittima e carnefice) a cui ha spaccato la schiena durante i loro giochi erotici.
La sua omosessualità è evidente: per eccitarsi egli si serve delle foto di Colin, che spaccia per suo amante; il bar di sua proprietà ha un'atmosfera che rimanda a un locale gay ed i suoi amici danno pizzicotti a Colin.  Mai soddisfatto nel suo desiderio di dominio, Robert trova negli apatici ed irrisolti Colin e Mary le sue facili vittime. È però il maschio l'oggetto del suo desiderio, di una sensualità distruttiva che più che nell'atto sessuale si appaga nell'uccidere ciò che brama.
L'oscurità di molti passaggi, pur stimolante, è però un percorso non sfruttato appieno e che desta perplessità.
I quattro attori non sono molto convincenti, soprattutto la Richardson e Walken, in definitiva poco morboso.  Lo stesso Everett è monocorde nell'espressione ma sa riscattarsi in una carnale presenza fisica, evidente nei molti nudi.

Dello stesso regista:
American Gigolo, 1980, CIC Video
Mishima, 1985, Warner Home Video


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