tit. originale | The Boys in the Band |
regia | William Friedkin |
soggetto e sceneggiatura | Mart Crowley |
fotografia | Arthur J. Ornitz |
interpr. e pers. | Kenneth Nelson Michael - Leonard Frey Harold - Frederick Combs Donald - Cliff Gorman Emory - Laurence Luckinbill Hank - Keith Prentice Larry - Peter White Alan - Reuben Greene Bernard - Robert Le Tourneaux il cowboy |
origine | Usa, 1970 |
durata | 117' |
genere | Drammatico |
qualità tematica
erotismo
video (Distribuzione non italiana): CBS Fox Video. Edizione in
lingua inglese
New York, Greenwich Village. Michael e il
suo compagno Donald organizzano a case loro una festa per il
compleanno di Harold, che festeggia trentadue anni. Alan, un
amico di Michael dai tempi dell'università, sposato con figli,
gli chiede di poterlo vedere perché attraversa una delicate
crisi coniugale. Michael lo invita allora alla festa, dove sono
invitate altre due coppie: Emory con Bernard e Hank con Larry.
Venuto un po' in ritardo, per Alan non è difficile rendersi
conto dell'atmosfera molto particolare della festa, resa più
colorita dalla presenza effeminata di Emory. Né muta la
situazione l'arrivo successivo di un cow-boy-marchetta (che è il
regalo degli amici per Harold) e dello stesso festeggiato, anzi,
Alan capisce di essere il solo eterosessuale ed è frastornato
dai tanti discorsi sulle esperienze gay avute, sull'onda di una
liberazione sessuale che ha cambiato la vita di tutti. Lentamente
il clima si surriscalda, finché Alan litiga e picchia Emory, e
diventerà ancora più elettrico con un gioco della verità, in
cui ciascuno deve telefonare e dichiararsi alla persona che più
ha amato: il gioco diventa pretesto per tutti per esternare una
crudeltà fatta di scherzi, provocazioni e ripicche in cui rimane
coinvolto lo stesso Alan. Quando all'alba il gruppo si scioglie,
tutti sono segnati da quel confronto impietoso.
È UNA DELLE OPERE FONDAMENTALI NELLA STORlA del cinema
omosessuale che per quanto fonte di molte critiche nello stesso
ambiente gay americano (per protesta si arrivò a picchettare i
cinema) e pur con i suoi limiti, è servita moltissimo per un
cinema più esplicito e, in ultima analisi, più bendisposto
verso l'omosessualità.
I sette personaggi (Alan e la splendida marchetta meritano un
discorso a parte) sono figli di quella liberazione sessuale, a
cui risalgono molti comportamenti attuali, che portò tante
coppie gay a vivere fimalmente con una certa libertà, a provare
molte esperienze sessuali raccontate poi senza problemi al
proprio compagno o agli amici. Tutti discorsi che spiazzano lo
sprovveduto Alan (che fino all'ultimo non riesce a capire come
Hank abbia potuto lasciare la moglie e viva felicemente con
Larry) e più che mai scandalizzarono il pubblico, sorpreso non
tanto dallo scontato Emory ma proprio dai "virili"
Larry ed Hank, innamorati che credono in un rapporto fondato sul
rispetto, sulla libertà, sulla sincerità.
Ciò che invece dette fastidio agli ambienti gay fu la tetraggine
dei personaggi un po' stereotipati e, quel che è peggio, cattivi
ed infelici: del resto lo stesso Michael, il più roso dai sensi
di colpa, ammette che è impossibile trovare un gay felice.
È Alan che ha il compito, con la sua estraneità al contesto, di
far esplodere quelIe tensioni latenti che esistono all' interno
del gruppo che, forte nel suo insieme, è però capace di
stritolare i singoli. Tutti si mostrano cinici, accusandosi a
vicenda sulle diverse scelte di vita a dimostrazione di una
libertà conquistata solo in parte e di una diversità non del
tutto cancellata dalla società.
Tratto da un testo teatrale dell "off-Broadway", a cui
è molto fedele, il fiIm presenta gli stessi attori, decisamente
bravissimi, che l'hanno portato in scena. Come spesso accade,
l'articolazione teatrale di base finisce col limitare
inevitabilmente il film, girato quasi totalmente in un solo
interno, ad onta del gran movimento della macchina da presa.
Perciò sono più belli i primi venti minuti, segnati da un ritmo
cinematografico più efficace, mentre poi si cade in monologhi di
stampo psicanalitico.
Dello stesso regista:
Cruising, 1980