FLESH

tit. originale Flesh (tr. lett.  Carne)
regia, soggetto, sceneggiatura e fotografia Paul Morrissey
interpr. e pers. Joe Dallesandro Joe - Geraldine Smith Gerry, sua moglie - John Christian primo ragazzo  - Maurice Bradeli lo scultore  - Louis Waldon Davíd, il ginnasta - Patti d'Arbanville Patti, l'amichetta di Gerry
produttore Andy Warhol
origine Usa, 1968
durata 105'
genere Drammatico

qualità   ***            tematica     **         erotismo ***
video (Distribuzione non italiana) Virgin. Edizione in lingua inglese

Joe si sveglia.  La moglie gli chiede di andare a lavorare perché ha bisogno di soldi per fare abortire una sua amichetta.
Joe gioca un po' con la figlia, poi va in strada a cercare clienti: trova il posto giusto, scambia qualche chiacchiera con i suoi colleghi.  Dopo un primo cliente con cui ha un frettoloso rapporto, incontra un attempato scultore che loda la sua grande bellezza e lo paga come modello, facendogli assumere pose statuarie.
In seguito Joe incontra altri clienti: una ragazza e due travestiti feticisti. È poi la volta di un culturista.
Tornato a casa, Joe dà i soldi alla moglie.  Si butta sul letto dove la moglie è intenta ad effusioni con la sua amica e, incurante di tutto, si addormenta nell'assoluta indifferenza delle due donne.
 

PRODOTTO DA ANDY WARHOL PER LA SUA FACTORY, è il primo film (anche se poi è stato l'ultimo ad uscire, con gli efficaci dialoghi di Alberto Arbasino) di una trilogia (completata dall'ottimo Trash e da Heat, in italiano Calore) diretta da Paul Morrissey e con protagonista Joe Dallesandro.
Il film, pur non rientrando nel filone sperimentale di Warhol (si pensi a Empire, Sleep o Blow Job), ne conserva molte peculiarità e la suggestiva, particolare atmosfera.
È un cinema che si vuole opporre apertamente a quello hollywoodiano, di cui vengono negati molti canoni usuali, a livello sia formale sia contenutistico.
Com'è tipico del cinema indipendente, è stato girato con molta rapidità e senza nessuno spreco di pellicola, ma è anche vero che ci tiene a dare volutamente un'idea di fattura approssimativa (si vedano i rozzi stacchi tra una scena e l'altra).
Ad opporlo al cinema di finzione è anche l'utilizzazione di attori non professionisti, la mancanza di un reale plot e, soprattutto, il non voler proferire alcun giudizio, limitandosi ad osservare in maniera del tutto oggettiva i comportamenti, i gesti, le parole della vita quotidiana dei personaggi.
Joe Dallesandro è il perno del film.  Lo splendido attore è un ragazzo preso dalla strada, dal turbolento passato (droga, carcere) che dà un tono di fresca verità ed un pungente senso del vissuto.  Il film mostra una normale giornata del suo lavoro di marchetta, peraltro non scossa da nessun avvenimento particolare.
L'atteggiamento di Joe verso tutto ciò che gli accade è di totale indifferenza.  Le uniche cose che riescono a smuoverlo dalla sua gelida impassibilità sono il rapporto di magica fisicità con la figlia, e il danaro. Tutto il resto gli scorre addosso senza scalfirlo: le lamentele della moglie, i discorsi con i colleghi, le pretese dei clienti, le amiche della moglie.  Ne scaturisce un personaggio indimenticabile, col nastro rosso nei capelli, immerso nella sua solitudine, imperturbabile e professionale quando fa l'amore prostituendosi.
Quando uscì il film apparve dissacrante e di eccessiva crudezza visiva, qualità che ora ha un po' perso, ma alcune scene di sesso rimangono forti ed il fisico statuario di Dallesandro, molto spesso nudo, vale da solo la visione del film.

Dello stesso regista:
Lonesome Cowboys, coregia di Andy Warhol, 1968
Trash.  I rifiuti di New York, 1969
Calore, 1972
Il mostro è in tavola, barone... Frankenstein, coregia di Antonio Margheriti, 1973, Azzurra Home Video
Forty Deuce, 1982
Il nipote di Beethoven, 1985
The Mafia kid, 1988, Panarecord
 

 

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