tit. originale | Nijinsky |
regia | Herbert Ross |
soggetto | basato su Nijinsky di Romola Nijinsky e Il diario di Vaslav Nijinsky |
sceneggiatura | Hugh Wheeler |
fotografia | Douglas Slocombe |
musica | John Lanchbery |
interpr. e pers. | Alan Bates Sergei Diaghilev - George De La Peña Vaslav Nijinsky - Leslie Browne Romola De Puisky Carla Fracci Tamara Karsavina - Alan Badei Baron De Gunzberg - Jeremy Irons Misha Fokine |
origine | Usa, 1980 |
durata | 125' |
genere | Biografico |
qualità tematica erotismo
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Il film è incentrato sul momento più critico della storia
d'amore tra il celebre ballerino Vaslav Nijinsky e Sergei
Diaghilev, il suo impresario. Siamo nel 1912. Il loro
rapporto è un solidissimo sodalizio, sia affettivo sia di
lavoro. La compagnia di Diaghilev porta in giro con enorme
successo per tutta l'Europa i balletti di cui Nijinsky è
l'indiscussa star.
L'entusiasmo di Diaghilev per il suo amante è tale da esautorare
il coreografo Misha Fokine per affidare a lui l'incarico.
Però Nijinsky, ossessionato dall'idea di diventare pazzo come
suo fratello, poco alla volta si dimostra non all'altezza,
dispotico verso gli altri ballerini e talvolta bizzarro nei suoi
comportamenti.
I rapporti tra i due si fanno sempre più tesi finché, alla
vigilia della partenza della troupe per Buenos Aires, un violento
litigio li separa. Diaghilev non parte con loro.
Nijinsky, disperato, credendo che l'amante cerchi in Europa un
nuovo primo ballerino, si sposa in Argentina con Romola, un
ballerina della compagnia.
Dissipato l'equivoco, al ritorno Nijinsky cercherà vanamente,
con l'aiuto di Romola, di riconquistare l'amante, che però non
ne vuole più sapere di lui e che ha già trovato nel giovane
Leon il suo sostituto.
Nijinsky è internato in manicomio, da dove non uscirà mai più
fino alla morte, nel 1950.
Proprio come la prima, l'ultima inquadratura lo riprende là, fra
quattro, nude pareti.
È UNO DEI RARI FILM HOLLYWOODIANI CHE ABBIANO affrontato
esplicitamente l'omosessualità, con risultati tutt'altro che
disprezzabili, considerando come fosse rivolto al grande
pubblico.
Ovviamente ciò non significa che vi siano scene erotiche, anzi:
bisogna contentarsi di baci sulla bocca tra Nijinsky e Diaghilev
filtrati attraverso un fazzoletto, con la scusa di non lasciar
passare... i batteri. Ma per il resto il rapporto tra i due
è trattato senza mezzi termini, i dialoghi sono pregnanti e gli
accenni all'omosessualità sono numerosi: vasi greci erotici, la
riuscita figura dell'omosessuale Barone De Gunzberg o
l'eccitazione di Diaghilev per i bei ragazzi. Interesse mai
domo che funge da pretesto per la scena chiave dell'ultimo
litigio, quando Nijinsky porta al suo amante un bellissimo
ragazzo per provocarlo.
Il film si presenta come un lungo flashback, incorniciato dalle
due inquadrature di Nijinsky pazzo, incentrato sugli anni 1912/13
in cui inizia quella disgregazione progressiva che farà di uno
dei più grandi ballerini di ogni epoca (uno dei simboli
dell'epoca, insieme a Isadora Duncan) un alienato. Anni in
cui, parallelamente ai grandi successi, Nijinsky inizia a dare
segni di disturbi mentali, di megalomania e di preoccupanti
momenti di estraniazione (come ad esempio nella scena,
inquietante quanto famosa, in cui accenna a masturbarsi davanti a
tutti durante l'esecuzione di L'après midi d'un faune).
Tutte cose che porteranno al suo distacco da Diaghilev, al
matrimonio dovuto ad una notte di follia, al suo inutile
pentimento e all'intransigenza dell'impresario: episodi finali di
una tragedia romantica in cui, nonostante la pubblicità del film
alludesse ad un triangolo, Romola non c'entra proprio.
Non molto emozionante e un po' troppo parlato, soprattutto nella
seconda parte, il film offre però ottime scenografie e
spumeggianti balletti (attendibilmente ricostruiti sulle foto di
Nijinsky).
Eccellenti gli attori, Alan Bates su tutti. Ma lo stesso De
La Peña, flessuoso ed armonico, è un credibile Nijinsky, tutto
genio e sregolatezza.
Dello stesso regista:
Un rebus per l'assassino, 1973
Funny Lady, 1975
Goodbye amore mio, 1977, Warner Home Video
California Suite, 1978, Columbia Tristar Home Video
Protocol, 1984, Warner Home Video
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