tit. originale | Pixote a lei do mais fraco |
regia | Hector Babenco |
soggetto | dal romanzo Infancia dos mortos di José Louzeiro |
sceneggiatura | Jorge Duran, H. Babenco |
fotografia | Rodolfo Sanches |
musica | John Neschling |
interpr. e pers. | Fernando Ramos Da Silva Pixote - Jorge Juliao Lilica - Gilberto Moura Dito - Zenildo Oliveira Santos Fumaga - Edison Lino Chico - Marilia Pera Sueli - Jardei Filho Sapatos Brancos |
origine | Brasile, 1980 |
durata | 125' |
genere | Drammatico |
qualità tematica erotismo
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San Paolo. Pixote, dieci anni, arrestato assieme ad
altri ragazzi, è portato in un riformatorio, dove l'unica legge
è quella dei soprusi dei custodi e dei compagni più grandi,
delle violenze sessuali, della droga. Un giorno il suo
amico Fumaga muore per le percosse ricevute dal bieco poliziotto
Almir. L'accaduto fa accorrere alcuni giornalisti che
vogliono scoprire la verità e che costringono la direzione a
trovare un capro espiatorio: un ragazzo che, ribellatosi, viene
poi pestato a sangue e muore tra le braccia di Lilica, innamorato
di lui.
Per protesta i ragazzi mettono tutto a soqquadro, anche se poi
nessuno ha il coraggio di rispondere alle domande della polizia.
Pixote riesce a evadere con Lilica, Dito e Chico. Tra
Lilica e Dito nasce un'intesa sessuale. Messisi a
borseggiare, vanno poi a Rio per smerciare la droga avuta da un
amico di Lilica. Li vengono imbrogliati da una soubrette;
ritrovatala casualmente Pixote la uccide, dopo che lei ha ucciso
Chico. I tre rimasti si mettono d'accordo con Sueli,
un'esperta prostituta, per derubare i suoi clienti. Lilica
va però via perché è geloso di Dito che ama, perché costui fa
l'amore con Sueli. Gli affari vanno bene fino a quando un
cliente ubriaco non reagisce, finendo ucciso da Pixote che però
per sbaglio fa fuori anche Dito. Il ragazzo viene
confortato da Sueli che in seguito lo respinge.
Pixote s'incammina senza meta lungo i binari della ferrovia.
QUANDO QUESTO FILM PROVENIENTE DALLA MISCONOSCIUTA produzione
brasiliana arrivò in Europa, vinse molti premi. Piacque
molto per la sua autentica intensità nel trattare il più
tragico problema del grande paese sudamericano: l'irrefrenabile
fenomeno della delinquenza minorile e la raccapricciante
situazione carceraria, che vede spesso gli stessi poliziotti
sopprimere i ragazzi.
Pixote è appunto introdotto dallo stesso regista che prima dei
titoli di testa ricorda i termini della faccenda: metà della
popolazione è al di sotto dei 21 anni e più di tre milioni di
bambini vivono soli, rimanendo vittime di delinquenti più grandi
di loro, da cui vengono impiegati per rubare e uccidere perché
per la legge brasiliana non sono imputabili, a causa dell'età.
Il film risente un po' di questo taglio documentaristico nella
prima parte ambientata nel riformatorio, rientrando appieno in
quel filone carcerario dove però ogni cosa, per aberrante che
sia, sembra già vista altre volte.
Nella seconda è un cinema meno scontato, che evidenze come
questi ragazzi non sono mai stati bambini ma sono nati adulti: in
loro non c'è l'innocenza dell'infanzia, come non c'è crescita
né alcuna alternativa futura. La loro unica colpa è
quella di essere nati in condizioni miserrime e da genitori
spesso mai visti.
L'omosessualità è uno dei tratti distintivi della loro vita,
accettata con naturalezza (Dito dice: «gli affari sono affari e
il culo è il culo») ed è presente nel film in più
aspetti. Se quella nel riformatorio (il ragazzino
violentato a ripetizione dagli altri) rientra in canoni più
ovvii, il tema si riscatta nel bel personaggio di Lilica, che
piange per la morte violenta dei suo amico e che si innamora non
riamato di Dito, il quale però ci sta a far l'amore con
lui. Sulle sue spalle c'è il peso di esprimere la
difficoltà dell'essere omosessuale in quella realtà («cosa
può sperare un frocio dalla vita?»).
Il protagonista è però Pixote, sperduto e incapace di
districarsi nel vociare del mondo, che osserva con indifferenza
abulica. Ed è sua la scena più delicata, quando ritrova
per un attimo la nostalgia dei ventre materno vicino al seno di
Sueli.
Dello stesso regista:
Il bacio della donna ragno, 1985, Fox Video