LA REGINA CRISTINA

tit. originale Queen Christina
regia Rouben Mamoulian
soggetto Salka Viertel, Margaret P. Levine
sceneggiatura H. M. Harwood, S. Viertel
fotografia William Daniels
scenografia Alexander Toluboff, Edwin B. Willis
costumi Adrian
musica Herbert Stothart
interpr. e pers. Greta Garbo Cristina - John Gilbert Don Antonio - Ian Keith lord Magnus - Elisabeth Young Ebba Sparre - Lewis Stone Oxtenstierna - C. Aubrey Smith Aage
origine Usa, 1933
durata 100'
genere Biografico

qualità **** tematica * erotismo *

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Svezia, 1620. Morto il re Gustavo Adolfo, il cancelliere Oxtenstierna fa da reggente alla giovane Cristina. Raggiunta la maggiore età, la regina si dimostra di forte personalità, sicura di sé e particolarmente equilibrata nel governare, tanto da essere adorata dai sudditi. II cancelliere si fa portavoce di tutti affinché sposi il cugino Carlo, l'eroe di un'interminabile guerra che la regina finalmente e riuscita a fermare; ma Cristina e interessata a lord Magnus, ha un rapporto intenso con la contessa Ebba Sparre e comunque esclude I'idea del matrimonio. Un giorno Cristina, vestita da uomo, durante una scorribanda segreta, libera la carrozza bloccata nella neve dell'ambasciatore di Spagna, Don Antonio. Questi capirà il vero sesso di quel cavaliere solo quando e costretto dal caso a dividere con Cristina la stanza di una locanda. I due si innamorano, ma solo a corte lo sbigottito Don Antonio scoprirà che la donna di cui e innamorato è la regina, che intende sposarlo. L'idea che la regina possa sposare uno straniero crea intanto sgomento in tutto il paese, fomentato dal geloso e ambizioso lord Magnus. Cristina si lascia dominare dall'impulsività e abdica in favore del cugino Carlo per seguire l'uomo che ama. Ma questi viene ucciso in duello da Magnus, appena fuori la frontiera svedese. Per Cristina e la fine di tutto: va dunque in esilio, sola. Nell'ultima scena, sulla prua della nave guarda con vuota staticità davanti a sé.

IL FILM È UN PROBANTE ESEMPIO DI COME Hollywood (in anni in cui certi temi non si potevano assolutamente toccare) abbia trattato in maniera fuorviante la biografia di un personaggio notoriamente omosessuale, optando per una storia incanalata su requisiti ben più rassicuranti per il grosso pubblico. Per interpretare la carismatica regina svedese ed il suo disperato tentativo di sfuggire ai doveri pubblici del proprio ruolo, per andare in- contro ad un tragico destino, Mamoulian sfruttò il misterioso fascino ed il luminoso volto della svedese Garbo e il suo abituale partner, John Gilbert. Ed in effetti il film e senz'altro molto bello, con una sceneggiatura calzante che esalta la storia d'amore, una sobria e verosimile ricostruzione dell'epoca e una suggestiva fotografia. Il film, pur avendo evidentemente creato ex novo dei personaggi e delle situazioni per giustificare la storia d'amore con Gilbert, ha sostanzialmente rispettato molti tratti della figura di Cristina e la presenza di quella che è stata la passione più importante della sua vita: Ebba Sparre. Ciò fa si che nel film esistano molte spie, certo non del tutto casuali, che lasciano emergere la vera sessualità della regina. A cominciare dalla sua personalità fortissima (dai tratti e dalle occupazioni tipicamente mascoline) ribadita spesso dall'abbigliamento maschile. 0 ancora, l'odio, nella prima parte del film, per ogni idea di matrimonio: nell'edizione originale, al cancelliere che le dice che non può morire da vecchia zitella, la regina ribatte che morirà "scapolo". Pur ridotta, anche la presenza di Ebba e, a ben pensare, particolarmente significativa, e fa capire l'amore che legava le due donne. In una scena piena di sensuale trasporto (la sola del film), Cristina ed Ebba si baciano appassionatamente sulla bocca e progettano di passare assieme due giorni da sole. E, come se non bastasse, Cristina fugge dalla reggia per la stizza derivata dall'aver scoperto che Ebba ama un uomo. Tutti segnali che vengono rafforzati dall'androgina sensualità di Greta Garbo, perfetta nei panni maschili come nel rendere perfettamente il contrasto tra la passionalità e la ragion di stato.
 

 


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