tit. originale | The Servant |
regia | Joseph Losey |
soggetto | dal romanzo omonimo di Robin Maugham |
sceneggiatura | Harold Pinter |
fotografia | Douglas Slocombe |
musica | John Dankworth |
interpr. e pers. | Dirk Bogarde Hugo Barrett - James Fox Tony Mountset - Sarah Miles Vera - Wendy Craig Susan - Richard Vernon Lord Mountset |
origine | Gran Bretagna, 1963 |
durata | 110' |
genere | Drammatico |
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Tony Mountset è un giovane, inetto aristocratico
inglese. Tornato da(l'Africa, prende possesso di un
appartamento a Londra; poiché abita da solo, assume Hugo
Barrett, un maggiordomo elegante e servizievole quanto
ambiguo. L'invadenza di Barrett infastidisce soprattutto
Susan, la fidanzata di Tony, che intuisce come la sua presenza
possa avere nefandi effetti.
In realtà Barrett, pronto ad approfittare dei passi falsi dei
padrone e della sua evidente debolezza, poco alla volta gli
strappa sempre più terreno e mette in atto un astuto piano:
introduce in casa come cameriera, spacciandola per sua sorella,
la sua amante Vera.
Con il suo consenso Vera seduce il padrone, soggiogandolo sempre
di più. Una sera, rientrati a casa improvvisamente, Tony e Susan
scoprono i due servi nella camera dei padrone mentre fanno
l'amore. Tony, comprendendo finalmente che sono solo furfanti che
lo hanno ingannato, li caccia; i due vanno via, schernendolo e
mettendo a soqquadro la casa.
Ma Tony inizia a bere, perché non può più fare a meno di foro.
Così riprende con sé Barrett, che eserciterà su di lui un
dominio psicologico e sessuale ancora più evidente e forte:
Tony, del tutto suo succubo, diventa un fantoccio nelle sue
mani. Dopo aver organizzato un'orgia con Vera ed altri (a
cui la sola Susan, pur irretita da lui, si sottrae) Barrett è
l'unico padrone di casa, arrogante e violento.
IL FILM SI INSERISCE NEL NUTRITO FILONE SUI RAPPORTI,
dalle forti connotazioni sadomasochiste, tra padrone e servo.
Tony è un rampollo di una nobile famiglia, rimasuglio di un
sistema sociale che si sta scaldando, privo di reali aspirazioni
e preda inerte degli agi della sua classe sociale. Il suo
bisogno di avere un servo rappresenta per lui la ricerca di
quella sicurezza di ritualità che ha caratterizzato la sua
infanzia; ma la sua smidollata vacuità, unita al tronfio
arrivismo della fidanzata medio-borghese Susan, danno spazio alla
ribellione del servo, che non trova in lui il tipo di padrone che
ha sempre servito e che stima. Il fatto che il padrone non
rispetti le premesse del proprio ruolo fortifica così in Barrett
l'idea di conquistare potere.
L'omosessualità (mai esplicita, ma evidente nelle scene finali)
è presente con velate allusioni e in tanti particolari, sottili
ma significativi. Il dominio sessuale di Barrett sul padrone
gioca come suggello finale dell'avvenuto rovesciamento dei ruoli
e come tale è solo un tassello di una dinamica più
grande. Così come i rapporti eterosessuali che si
instaurano tra i quattro personaggi (che si incrociano in ogni
combinazione) anche l'omosessualità non sfugge però alla
sensazione di laidezza che informa la storia.
Tutto il film è infatti percorso da un clima di tensione
psicologica, acuita dalla musica lancinante, che crea una
palpabile frustrazione nello spettatore, il quale non sa in chi
identificarsi e per chi parteggiare, soprattutto alla fine,
quando il gioco diventa veramente perfido.
Losey osserva con implacabile freddezza, ma anche con un minimo
di morboso decadentismo, i meccanismi che portano il protagonista
alla degradazione più totale. Ma, più che tentare di
spiegare qualcosa, preferisce perdersi in un discorso visivo di
estremo fascino, in cui gli oggetti assumono il valore di ambigui
simboli, come i numerosi specchi. Così la mobilissima
macchina da presa fruga ogni angolo della casa, che diventa la
claustrofobica gabbia dove meglio risaltano i secchi dialoghi di
Harold Pinter e la violenza di ciò che accade.
Dello stesso regista:
La scogliera dei desideri, 1968
Una romantica donna inglese, 1975, Vivivideo
La trota, 1982