regia | Ettore Scola |
soggetto e sceneggiatura | Ruggero Maccari, Maurizio Costanzo |
fotografia | Pasqualino De Santis |
scenografia | Luciano Ricceri |
musica | Armando Trovajoli |
interpr. e pers. | Sophia Loren Antonietta - Marcello Mastroianni Gabriele - Frangoise Berd portiera - John Vernon Emanuele |
origine | Italia/Canada, 1977 |
durata | 105' |
genere | Drammatico |
video General Video, Sampaolo Audiovisivi
Roma, 6 maggio 1938. Tutti i romani sono in strada per
salutare la venuta di Hitler. In un caseggiato popolare
rimbomba, per i pochi rimasti a casa, la radio che descrive con
iperbolica enfasi la manifestazione. Antonietta sta facendo
i servizi di casa, arredata con un cattivo gusto piccolo
borghese. I suoi familiari, il marito usciere e i sei
figli, sono andati anch'essi alla parata.
Senza volerlo Antonietta apre la gabbia del merlo, che si va a
posare sul davanzale di un vicino. Per riprenderlo bussa
alla porta di Gabriele, un annunciatore EIAR che, a causa della
sua omosessualità, ha perso il lavoro e sta preparando le valige
per andare al confino.
In un secondo momento Gabriele ricambia la visita, ma rimane
sconcertato dall'adorazione che lei ha per il duce, di cui
addirittura ritaglia le foto appiccicandole su un album.
Non nascondendo il suo fastidio nei confronti del fascismo, se ne
va indispettito lasciando perplessa Antonietta. Poi la
raggiunge in terrazza, dove la donna sta stendendo i panni, per
chiederle scusa.
Antonietta in un momento di desiderio lo abbraccia.
Gabriele la respinge, confessandole la sua omosessualità.
Scesi in casa hanno un tenero rapporto d'amore. Gabriele le
regala I tre moschettíeri. Quando lei lo vede partire,
scortato dalla polizia, stringe il libro con malinconia.
Al ritorno dei suoi familiari, ricomincia la vita di sempre.
È UN MAGNIFICO FILM SUL FASCISMO VISTO DALLA porta di
servizio, quella dei diversi, che riflette malinconicamente, in
maniera sommessa e senza alzare la voce, ma con eleganza e tatto,
su una società che allora era all'apogeo della sua espressione.
La voce che troneggia in ogni angolo dell'immane caseggiato,
contrapposta alla fotografia seppiata e smorta, sottolinea lo
stridente contrasto fra la tronfia esaltazione del regime e la
giornata grigia di chi è messo ogni giorno a tacere e non può
esprimersi con libertà.
Per quanto diversi i due protagonisti (ancora una volta la coppia
Loren/Mastroianni, spogliata da ogni erotismo e a proprio agio in
un tono dimesso) sono accomunati dal medesimo destino e sono
nello stesso tempo simboli e persone vere.
Gabriele, gentile e riservato pur nella sua angoscia
esistenziale, non può vivere apertamente la sua omosessualità
(osteggiata perché contrasta con l'idea di virilità che il
fascismo esige) che gli ha fatto perdere il posto e l'ha
destinato al confino. Antonietta è una donna che al regime
fascista, da lei ingenuamente adorato, serve solo per la
maternità, mentre ogni altra sua ambizione è duramente
frustrata. Abituata ormai a vivere con un uomo grossolano,
ma "virile", la sua piatta vita è sollevata da
un'oppressione che le lacera il cuore, ma che lei crede
connaturata nelle donne.
Il loro primo approccio è negativo: Antonietta rimane
sconcertata nel vedere quell'uomo garbato e premuroso ma del
tutto diverso da quello ideale esaltato dal regime, e che oltre
tutto si dichiara antifascista, mentre Gabriele trova
insopportabile la sua venerazione nei confronti di chi la
costringe a servire in silenzio. Ma poi riescono ad
intendersi, trovando un punto d'incontro nell'affetto e nella
solidarietà.
La giornata che vivono è particolare per tutti e due anche se,
come dice Gabriele, non cambierà nulla: lui continuerà a
desiderare (invano) gli uomini ed andrà al confino, mentre lei
continuerà ad essere maltrattata dal marito (anche se al ritorno
dalla parata non gli si concederà). Ma entrambi hanno
trovato, almeno una volta, la tenerezza da sempre vanamente
desiderata.