1973
Zärtlichkeit der Wolfe
di Ulli Lommel
Soggetto e sceneggiatura: Kurt Raab
Fotografia (col): Jürgen Jürges
Assistente alla fotografia: Hekkehard Heinrich, Kurt Raab
Costumi: Katherina Schlüssler
Musica: Peer Raben rielaborazione di composizioni di
Johan Sebastian Bach e delle canzoni «Plaisir d'amour»
e «Johnny is the Boy for me»
Montaggio: Thea Eymèsz, Franz Walsch [ = Reiner Werner
Fassbinder]
Assistenti alla regia: Fritz Müller-Scherz, Renate
Leiffer
Trucco: Elfie Kruse
Produzione: Tango [Reiner Werner Fassbinder, Michael
Fengler]
Origine: RFT
Prima: 12.7.1973, (Festival di Berlino)
Durata: 95'.
INTERPRETI E PERSONAGGI:
Kurt Raab (Harrmann), Jeff Roden (Granz), Margit Carstensen (signora Linder), Hannelore Tiefenbrunner (signora Bucher), Tana Schanzara (madre sconvolta), Wolfgang Schenck (ispettore Braun), Rainer Hauser (ispettore Maller), Rainer Werner Fassbinder (Wittkowski), Barbara Schrein (amica di Wittkowski), Heinrich Giskes (Lungis), Friedrich Kari Practorius (Kurt Fromm), Rosi Zech (signora), Kart von Liebezeit (Engel), Malte Mylo (figlio di Engel), Ingrid Caven (Dora), Barbara Bertram (Elli), Peer Raben (padre), Renate Grosser, Irm Hermann (donne che rendono gli abiti), Walter Kaltheuner (calzolaio), Jürgen Proch-now, Wolfgang Schneider (ricettatori), Jorg Maekker, Peter Gauhe (poliziotti), Brigitte Mira (Louise Engel), El Hedi Ben Salem (soldato francese), Hans Hirschmüller (commerciante di biciclette), Peter Chatel (Karl Meier), Kari Scheydt (commissario di polizia), Rainer Will, Inigo Natzei, Hans Turantik, Christoph Eichhorn, J. Wacker, Oliver Hirschmüller (vittime di Haarmann), Rudolf Waldemar Brem, Joachim Preen.
HAARMANN, IL VAMPIRO. Westfalia, ora zero.
La 2a Guerra Mondiale è appena finita. Il commerciante
Fritz Haarmann è da tempo noto alla polizia per i suoi traffici
al mercato nero e per le attenzioni che dedica ai minorenni, ma
nessuno interviene perché egli fornisce alla polizia utili
informazioni.
D'altra parte il villaggio considera Haarmann una persona
rispettabile perché regala frequentemente pezzi di carne della
sua macelleria agli amici.
Haarmann ospita nella sua abitazione ragazzi sbandati e
giovanissimi, lì sfama e ne abusa, dopodiché li vampirizza e li
uccide. Fatti a pezzi, ne consuma le carni con gli amici
ignari all'osteria. I sospetti dei vicini di casa, le continue
voci di ragazzi scomparsi inducono la polizia ad intervenire,
soprattutto per le pressioni delle forze di occupazione.
L'ispettore Brausi tende una trappola ad Haarmann, che viene
smascherato, processato e condannato a morte.
Prima della sentenza, Haarmann pronuncia un delirante testamento
spirituale: «Prendete la mia povera vita, non temo la scure del
carnefice. È una liberazione per me. La mia morte e
il mio sangue li offro in espiazione delle mie colpe a Dio e alla
giustizia. Potevano essere trenta o quaranta. Non
so. Ci sono anche vittime di cui voi non sapete. Ma quelle
che voi credete tali, non sono vittime. Lo furono molto di
più le donne bellissime che ho posseduto».
Stanze di vita quotidiana di un lupo mannaro, trasferite con ironica sapienza storica dal primo al secondo dopoguerra tedesco: sono le atmosfere adatte alla Fassbinder di "Maria Braun". E Fassbinder compare: come produttore (in pratica prestò a Lommel la troupe con cui provava Lillom nel 72') e come attore: giusto per confondere le idee, nel ruolo di un eterosessuale incoercibile in un film squisitamente omo. Il lupo mannaro (feticista, strangolatore, vampiro e cannnibale) e' l'attore/autore (sua e' la sceneggiatura) Kurt Raab: calvo come Nosferatu (ma per assomigliare, disse lui, al "Landru" di Chabrol) sguardo ranesco alla Peter Lorre, due labbra femminee e gommose. Ambiguo, repellente, malato di malattia fascinosa Fritz Haarmann, "Il macellaio di Hannover" seduce giovani efebi giocando al poliziotto (17 precedenti hanno fatto di lui un informatore ideale); draga stazioni e localucci in cerca di dispersi che seduce strangola, succhia, ama e poi ricicla come appetitosi insaccati e tagli di prima scelta. Facile alla parola amorosa e religiosa, con infinita dolcezza si circonda di crocefissi, bambini, toilettes femminili e cadaveri. Agli antipodi del poliziesco e del thriller, con un occhio all'espressionismo, Lommel celebra il Fassbinder più distaccato, ironico e glaciale nello spiare il Male come attraverso un cristallo. Terso, nonostante il torbido del tema, talvolta un po' lento, ma affascinante.
da "Giovane cinema tedesco, nuovo cinema tedesco" di Peter Jansen, Goethe Institut 1980: Lommel Ulli, nato a Zielenzig in Polonia nel 1944, ha studiato da attore a Berlino. Ha lavorato in teatro,televisione e cinema sopratutto con R.W.Fassbinder. Dal 1973 è passato alla regia.