L'Unità                                                                                                                           Lunedì 8 novembre 1999
                                                                                                                                    pag 23
 
 
Media

MI NASCONDO (IN RETE) DUNQUE SONO
LA «CORAGGIOSA AVANGUARDIA» DEI TRANS
di Susanna Schimperna


 

Il libro di Filippo Bianchi compie un 
viaggio dentro Internet alla ricerca dei 
messaggi tra transessuali
Per scoprire identità celate e modalità originali con cui inventare una rinnovata identità

Proporre se stessi attraverso le proprie fantasie, e poi inevitabilmente rimodellarsi un'identità nel confronto con le fantasie degli altri. E' questo il gioco, è questa la scommessa dei tanti siti Internet in cui l'ego narcisista ma pauroso si sperimenta al riparo dai rischi della disapprovazione sociale, dell'abiura al proprio ruolo, della rottura del guscio protettivo familiare fatto di certezze spesso illusorie ma sempre consolatorie. In questo momento così drammatico e confuso per tutti noi umani, il vecchio ma crudelmente e tenacemente insolubile «chi sono» si sposta, di frequente, sul terreno relativamente circoscritto dell'identità sessuale: terreno sdrucciolevole, ma nel quale comunque ci si ritrova in numerosa compagnia, e quindi non si paga il prezzo pieno di una domanda lasciata senza risposta.
Vivere le proprie diverse identità sessuali - reali, immaginate, segrete, desiderate - come Internet surfers, navigatori della Rete, risponde perfettamente, quindi, sia all'esigenza di uscire dalla solitudine che a quella di sperimentare le proprie devianze dalla norma usufruendo di un non vergognoso anonimato che permette di entrare e uscire dai ruoli senza preoccupazioni o censure. E' un percorso che non ha tappe obbligate, né mète certe. Il protagonista del libro di Filippo Bianchi, Ernesto («non ho mai capito se in omaggio a Che Guevara o a Oscar Wilde, che come sintomo di schizofrenia non c'è male», scrive l'autore), in questo percorso imboccato del tutto casualmente ma poi affrontato con intraprendenza e curiosità, si trova e si perde, si misura e non si riconosce, si arricchisce ma allo stesso tempo si smarrisce.
«Chiamami Olga.net - Transnavigazioni in Rete»: un titolo che è anche un efficace avvertimento, chiamami così, però bada che questo non significa che io sia così. Ma c'è di più, come abbiamo visto: l'identità «altra" non è detto che sia immutabile, data una volta per tutte, anzi è più probabile che rappresenti un passaggio, un momento esperienziale, il coagularsi di stati emotivi, fantasie e reali disagi intorno a un alter ego virtuale ma per nulla irreale. I navigatori più esperti non badano a queste differenze. Sanno che ciò che si prende per menzogna è forse una candida professione di sincerità che si formula a nostra insaputa. La verità possiede mezzi segreti per emergere quando e dove meno ce l'aspettiamo: dietro la finzione più smaccata, appunto. Osserva Ernesto-Filippo: «Protetti da un'identità 'immaginaria', cadono le precauzioni legate alla difesa della propria 'immagine', così ingombrante e importante nella vita quotidiana. Talmente ingombrante da aver ormai sostituito o surrogato la vita stessa. Mi nascondo, quindi sono».
Pionieri della presa di coscienza del contemporaneo isolamento, del peso insopportabile della reciproca diffidenza, i T* people (tutte le categorie in cui si esprimono le diverse tipologie trans) usano una "discreta" mediazione della Rete per facilitare, sostituire o surrogare la comunicazione reale tra esseri umani? Ernesto-Filippo propende per la prima tesi, e parla dei T* come di una «coraggiosa avanguardia». Perché sperimentare se stessi nello sterminato mondo cyber può essere emotivamente addirittura più pericoloso del farlo nel mondo a tre dimensioni. L'illimitata libertà di cui si gode nello spazio virtuale è potenzialmente esplosiva, portatrice di sconquassi, dissoluzione, sperdimenti.
Molto a proposito, tra le tantissime citazioni utilizzate come epigrafi o per sintetizzare un concetto (si va da Wittgenstein a Peppino de Filippo, da Michelstaedter a Bob Dylan), Filippo Bianchi ne inserisce una di Leonard Cohen: «E se per caso mi sveglio la notte chiedendovi chi sono/ Oh portatemi al macello, aspetterò lì insieme agli agnelli».
 


 


 
 
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