I MUTANTI DEL TERZO MILLENNIO
I
trans nella rete di Internet: esplode il fenomeno
Quelli
dell'io multiplo e diviso sono tra noi: invisibili ma reali
di Walter Porcedda
Parla il giornalista
Filippo Bianchi, autore del volume “Chiamami Olga.Net”,
Andare oltre il proprio corpo, il proprio
sesso, la propria identità. Dentro il cyberspazio sta prendendo
vita una nuova comunità. Quella dei “T people”, dove per “T” si
intende Trans, ossia mutanti per il prossimo Millennio a venire. Hanno
il cuore e le forme (virtuali) dei personaggi scoperti e raccontati da
Filippo Bianchi in “Chiamami Olga.net”. Uomini apparentemente “normali”
che a contatto con la tastiera e il mouse rivelano un'altra personalità.
Uomini in migrazione, in attraversamento e liberazione dal proprio corpo,
verso un futuro che per ora è cominciato nei club di “chat” dove
i naviganti della grande Rete si scambiano messaggi, e-mail e persino immagini.
Nuova specie di fantasma quello del “cyber trans” che si aggira dentro
il Web. Evocato dal modem, sta uscendo allo scoperto, superando l'ambiguo
limbo che si trova ai confini tra reale e virtuale.
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“Di norma la gente tende a identificare sesso e genere. In realtà sono due cose del tutto diverse e distinte: il sesso è ciò che abbiamo fra le gambe, ed è un dato fisiologico; il genere ce l'abbiamo fra le orecchie, ed è in parte psicologico e culturale, e non sempre coincide con il sesso. Il sesso è bianco e nero, maschile o femminile, il genere è un'infinita varietà di sfumature di grigio. Dentro a ogni individuo convivono un'indole maschile e una femminile. Il problema è che nel mondo contemporaneo la definizione dei ruoli maschile-femminile è molto alta e consente poche varianti. Questo però implica che siamo indotti a costringere l'intero spettro delle emozioni umane, molto ampio, in confini assai stretti, e cioè ciò che è socialmente accettato come maschile e femminile. Significa costringere le persone a nascondere o ignorare alcune delle qualità emotive fondamentali inscritte nell'uno o nell'altro genere. Io vorrei essere libero di piangere al cinema, se ne ho voglia, senza sentirmi un alieno, e credo che la mia fidanzata abbia il diritto di giocare a rugby se ne ha voglia e se trova un reggiseno corazzato. In qualche modo credo che i trans siano dei moderni combattenti che, più o meno coscientemente, si rivoltano contro il vigente apartheid maschi-femmine, siano una forma di contestazione estrema di quell'ordine”. - Il libro si segue come un romanzo, con il racconto di diversi incontri, ma si direbbe che abbia preso la mano all'autore impadronendosi di lui nel ricreare al suo interno dei meccanismi di fatto ipertestuali. “Alcuni si domandano se questo libro sia un reportage, un saggio o un romanzo. Dice giustamente che sembra una narrazione che "ha preso la mano all'autore, impadronendosi di lui". Credo sia esattamente così. Guardando indietro mi sembra di poter dire che questo libro è stato scritto assecondando una "suggestione ipertestuale": questo andamento saltabeccante apparentemente sconnesso, questo girovagare sconclusionato tra Internet e i propri ricordi, le epigrafi, le musiche, i frammenti che rigurgitano dalla coscienza sono forse un modo per dire: guardate che la nostra memoria non è ordinata in directory, come un hard disk, ma è ipertestuale. È per questo che Internet ci spaventa assai più del computer: perché è una metafora di intelligenza più vicina e più efficace”. - La musica gioca un ruolo importante nel libro sia come colonna sonora e come chiave per entrare in un mondo dove l'identità viene continuamente messa in discussione. “Mi sono occupato tutta la vita di musiche improvvisate, in particolare di jazz. Mi sento tranquillamente dire che questo è un libro in larga misura improvvisato e anche un po' jazz. Non mi sono mai interessati gli aspetti matematici, strutturali della musica: mi interessa l'espressione, e credo che "Chiamami Olga" sia la prosecuzione del mio interesse per questo argomento. Il jazz è una musica in cui tutta l'enfasi è posta sulla riconoscibilità della singola voce, sulla personalità, sull'identità. È una musica molto vicina alla persona. "Il genio - diceva Thelonious Monk - è quello che più somiglia a se stesso". Poi c'è un altro aspetto musicale di questo libro che è per così dire generazionale: ricordi di un'epoca. Appartengo a una |
generazione che è stata la prima a
portare i capelli lunghi, gli orecchini, i tacchi alti, i vestiti di ogni
colore e foggia immaginabile, e cioè che ha importato nell'universo
maschile delle icone di quello femminile. Era un modo di espandere la personalità,
che ci sembrava costretta entro margini troppo stretti. Eravamo tutti gay?
Non parrebbe, anzi, mi consta che quella generazione sia passata alla storia
per la più frenetica attività eterosessuale del secolo! È,
che c'eravamo stufati di vestirci di grigio e marrone perchè era
noioso e triste, avevamo un sacro rispetto per la fantasia e una sana ostilità
per le convenzioni; come dicono molte pagine web di travestiti: "girls
have more fun", le ragazze si divertono di più. Così abbiamo
deciso di divertirci di più anche noi, anche se non tutti se lo
ricordano...”
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