La Nuova Sardegna                                                                                                     Domenica 12 dicembre 1999
 
 

I MUTANTI DEL TERZO MILLENNIO
I trans nella rete di Internet: esplode il fenomeno
Quelli dell'io multiplo e diviso sono tra noi: invisibili ma reali

di Walter Porcedda



 

Parla il giornalista Filippo Bianchi, autore del volume “Chiamami Olga.Net”, 
pubblicato da Feltrinelli


Andare oltre il proprio corpo, il proprio sesso, la propria identità. Dentro il cyberspazio sta prendendo vita una nuova comunità. Quella dei “T people”, dove per “T” si intende Trans, ossia mutanti per il prossimo Millennio a venire. Hanno il cuore e le forme (virtuali) dei personaggi scoperti e raccontati da Filippo Bianchi in “Chiamami Olga.net”. Uomini apparentemente “normali” che a contatto con la tastiera e il mouse rivelano un'altra personalità. Uomini in migrazione, in attraversamento e liberazione dal proprio corpo, verso un futuro che per ora è cominciato nei club di “chat” dove i naviganti della grande Rete si scambiano messaggi, e-mail e persino immagini. Nuova specie di fantasma quello del “cyber trans” che si aggira dentro il Web. Evocato dal modem, sta uscendo allo scoperto, superando l'ambiguo limbo che si trova ai confini tra reale e virtuale.
“Succede che nelle nostre società è molto cresciuta l'importanza dell'immagine pubblica. La percezione che la gente ha di quello che siamo - dice Bianchi - ha finito per diventare più importante dell'espressione della personalità, dei sentimenti, delle idee, della vita stessa. E questo porta la gente a cumulare inibizioni, perché prima di fare qualsiasi cosa, pensiamo se sarà totalmente accettato, che riflesso avrà sulla nostra immagine. Ma siccome abbiamo, credo, tutti bisogno di esprimere anche ciò che è meno presentabile, Internet è diventato il luogo in cui questo accade: è il luogo in cui possiamo celare la nostra identità pubblica, e quindi tirare fuori l'identità reale con grande libertà: mi nascondo quindi sono”.
- In tutto questo, come viene rappresentato il cambiamento, a partire dalla sessualità?
“Naturalmente la sessualità, che è cosa ben diversa dal sesso, è uno dei campi in cui ci sono più pudori e più aspetti rimossi, inesplorati. L'unica cosa che siamo disposti a sfoggiare socialmente è questa concezione "quantitativa", molto maschile peraltro, da pilota di caccia, che appiccica sul suo aereo le decalcomanie di quanti aerei ha abbattuto. Solo che è una visione molto parziale, e molto insoddisfacente checché se ne dica, e abbiamo tutti bisogno di una "compensazione qualitativa". Non a caso il primo travestito che Ernesto, il protagonista del libro, incrocia nel suo viaggio virtuale è proprio un ex pilota militare, probabilmente ottantenne, che ha fatto due guerre - quella mondiale e quella di Corea - e che oggi scopre di dover assecondare, per essere felice, anche il lato femminile di sé. Internet come nuovo limbo elettronico, fra ciò che avviene nella nostra coscienza e quanto risulta nella nostra pratica. È la zona intermedia in cui il desiderio inconfessabile fa un passo in più. Ed è anche il luogo dove siamo disposti a dare briglia alla fantasia, a scandagliare ed esaminare questi desideri più di quanto faremmo normalmente, ad ascoltare noi stessi in profondità”.
- I nuovi mutanti, stanno quindi tra noi. Dopo le battaglie civili di gay e lesbiche, arriva una cyber rivoluzione Trans. Per rivendicare politicamente cosa?
 


“Di norma la gente tende a identificare sesso e genere. In realtà sono due cose del tutto diverse e distinte: il sesso è ciò che abbiamo fra le gambe, ed è un dato fisiologico; il genere ce l'abbiamo fra le orecchie, ed è in parte psicologico e culturale, e non sempre coincide con il sesso. Il sesso è bianco e nero, maschile o femminile, il genere è un'infinita varietà di sfumature di grigio. Dentro a ogni individuo convivono un'indole maschile e una femminile. Il problema è che nel mondo contemporaneo la definizione dei ruoli maschile-femminile è molto alta e consente poche varianti. Questo però implica che siamo indotti a costringere l'intero spettro delle emozioni umane, molto ampio, in confini assai stretti, e cioè ciò che è socialmente accettato come maschile e femminile. Significa costringere le persone a nascondere o ignorare alcune delle qualità emotive fondamentali inscritte nell'uno o nell'altro genere. Io vorrei essere libero di piangere al cinema, se ne ho voglia, senza sentirmi un alieno, e credo che la mia fidanzata abbia il diritto di giocare a rugby se ne ha voglia e se trova un reggiseno corazzato. In qualche modo credo che i trans siano dei moderni combattenti che, più o meno coscientemente, si rivoltano contro il vigente apartheid maschi-femmine, siano una forma di contestazione estrema di quell'ordine”.
- Il libro si segue come un romanzo, con il racconto di diversi incontri, ma si direbbe che abbia preso la mano all'autore impadronendosi di lui nel ricreare al suo interno dei meccanismi di fatto ipertestuali.
“Alcuni si domandano se questo libro sia un reportage, un saggio o un romanzo. Dice giustamente che sembra una narrazione che "ha preso la mano all'autore, impadronendosi di lui". Credo sia esattamente così. Guardando indietro mi sembra di poter dire che questo libro è stato scritto assecondando una "suggestione ipertestuale": questo andamento saltabeccante apparentemente sconnesso, questo girovagare sconclusionato tra Internet e i propri ricordi, le epigrafi, le musiche, i frammenti che rigurgitano dalla coscienza sono forse un modo per dire: guardate che la nostra memoria non è ordinata in directory, come un hard disk, ma è ipertestuale. È per questo che Internet ci spaventa assai più del computer: perché è una metafora di intelligenza più vicina e più efficace”.
- La musica gioca un ruolo importante nel libro sia come colonna sonora e come chiave per entrare in un mondo dove l'identità viene continuamente messa in discussione.
“Mi sono occupato tutta la vita di musiche improvvisate, in particolare di jazz. Mi sento tranquillamente dire che questo è un libro in larga misura improvvisato e anche un po' jazz. Non mi sono mai interessati gli aspetti matematici, strutturali della musica: mi interessa l'espressione, e credo che "Chiamami Olga" sia la prosecuzione del mio interesse per questo argomento. Il jazz è una musica in cui tutta l'enfasi è posta sulla riconoscibilità della singola voce, sulla personalità, sull'identità. È una musica molto vicina alla persona. "Il genio - diceva Thelonious Monk - è quello che più somiglia a se stesso". Poi c'è un altro aspetto musicale
di questo libro che è per così dire generazionale: ricordi di un'epoca. Appartengo a una 
generazione che è stata la prima a portare i capelli lunghi, gli orecchini, i tacchi alti, i vestiti di ogni colore e foggia immaginabile, e cioè che ha importato nell'universo maschile delle icone di quello femminile. Era un modo di espandere la personalità, che ci sembrava costretta entro margini troppo stretti. Eravamo tutti gay? Non parrebbe, anzi, mi consta che quella generazione sia passata alla storia per la più frenetica attività eterosessuale del secolo! È, che c'eravamo stufati di vestirci di grigio e marrone perchè era noioso e triste, avevamo un sacro rispetto per la fantasia e una sana ostilità per le convenzioni; come dicono molte pagine web di travestiti: "girls have more fun", le ragazze si divertono di più. Così abbiamo deciso di divertirci di più anche noi, anche se non tutti se lo ricordano...”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 


 


 
 
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