Sguardo
allucinato, occhio pazzoide; capello tinto e sintetico, leggermente unto,
imbrillantinato; blue- jeans blu della RIFLE, pancetta sporgente sorretta
da cintura con fibbia grossa del Charro e camicetta fosforescente psichedelica
aperta sul torace villoso da villico; si lancia nel turbinìo della
festante felice folla, attraversato da un moto di ebbrezza o di follìa
pura (SGUARDO ALLUCINATO, SGUARDO ALLUCINATO!!), nel bel mezzo della pista,
nel bel mezzo di una serata afosa, , nel bel mezzo di un vetusto pezzo
dei Bee Gees nel bel mezzo di un mesto tristissimo patetico avvilente party
revival, (nel bel mezzo del progresso di diversi colori tra i quali il
nero il verde e il moderno TIFATE RIVOLTA! TIFATE RIVOLTA! TIFATE RIVOLTA!!),
sembra improvvisamente, nel bel mezzo di tutto ciò, risorgere lui,
l'incommensurabile, irraggiungibile, inestimabile artista, ineguagliabile
danceur, l'idolo delle ragazzine anni '70, il profeta del dondolìo
ritmato, della mazurka futurista, del walzer postatomico, della lambada
spaziale, della dance-music il febbricitante del Sabato sera, l'unico,
inimitabile ,inarrivabile, intramontabile, originale TONY MANERO. Persino
il dj interrompe il fiume di scemenze che come suo solito stava sciorinando
spensieratamente per la delizia delle orecchie idiote dei partecipanti
al rito collettivo del ballo da sballo per ridere tutta la notte come dei
deficienti senza nulla pensare. Si ferma, lo presenta al pubblico. Dice
solo, guardate il nostro Johnny Travolta, che classe, che eleganza!
Scivola
sinuoso, portandosi appresso i suoi 97 chili e un curioso olezzo di rape
lessate che spande generosamente per tutta la pista da ballo, per la gioia
degli assuefatti odorati degli adoranti fans che lo circondano al culmine
dell'emozione, esplodendo in acclamante ovazione. Delirio ed estasi, il
nostro danzatore rock- leggero si esibisce ora nel passo che lo ha reso
celebre in tutto il mondo, ma specialmente nel basso ferrarese: quello
che lo vede sollevare e abbassare alternativamente e ritmicamente braccio
e mano destra con dito sollevato (indice, naturalmente, è molto
educato il nostro...), per poi fare lo stesso con l'arto sinistro, mano
e dito (indice, of course!) compresi. Gli si formano intorno crocchi e
circoli concentrici, tutti ad applaudire, tutti felici, sì felici:
stanno ridendo beati, qualcuno ha anche i lacrimoni. Lo scherniscono, povero
scemo.
Guardali,
poveri idioti, come si divertono... Si sentono superiori, forse sorprendentemente
intelligenti a divertirsi alle spalle di un poverocristo che non è
nemmeno normale (sì, perché invece fermarsi tutti intorno
a un quarantenne che balla sgraziatamente e dedicargli tutto quel tempo
ad osservarlo ridacchiando, alla vostra età, è una cosa normale
? ...). Non avete capito un cazzo...
Doctor
X è lo psichiatra che ha in cura Tony Manero da quasi un anno oramai
e anche lui osserva compiaciuto il risultato del suo lavoro. Il pazzo furioso
che l'estate prima era irrotto nel suo studio urlando come un ossesso e
accusandolo di prenderlo per i fondelli, piangendo come un agnellino, ridendo
di un ghigno che gli illuminava il volto e gli occhi di quella luce che
solo i matti possiedono; quell'individuo disperato, ma estremamente deciso
ad essere fermato prima che fosse troppo tardi, dopo mesi di duro lavoro
danzava spensierato; alla faccia di chi si illudeva di prenderlo in giro,
mentre in realtà era per lui strumento di guarigione.
Solo
lo scorso anno Orlando Marengo era un burbero individuo dal quale era meglio
tenersi alla larga. Bastava una parola fuori posto, un sorriso male interpretato,
un gesto frainteso per rischiare di essere trascinati in una rissa o baruffa
dalla quale si usciva sempre malconci. Era inevitabile perché il
Marengo era piuttosto robusto e quando si sentiva vittima di scherzi, lazzi
o soprusi diventava una vera e propria bestia selvaggia, con tanto di occhi
spiritati e bava alla bocca e partiva alla carica di chi, secondo lui,
lo aveva provocato. Non era un attaccabrighe, questo no, non era uno di
quelli che andavano in giro cercando il pretesto per litigare: semplicemente
amava molto farsi i fatti suoi e desiderava che gli altri si facessero
i loro. Il fatto è che il nostro Tony Manero era complessato, frustrato,
dimagrito e sottomesso; pensava che tutti l'avessero con lui, anche quando
non lo cagavano minimamente.
Una
volta addirittura aveva preso a ceffoni un ragazzino che giocava ai videogames
nel Bar Centrale. Che cazzo hai da guardare con quella faccia?, gli aveva
detto all'improvviso, seduto sullo sgabello di fronte al bancone. Il giovincello
non aveva nemmeno sentito, lui in realtà guardava dentro il videogioco
e continuava a sparare freneticamente sulla tastiera, nel tentativo disperato
di uccidere l'ultimo mostro e passare allo schema successivo. Ma lo schermo
rifletteva le strane espressioni di coinvolgimento del ragazzino, che Tony
credeva rivolte a lui. Ehi, stronzetto, dico a te!, aveva insistito Marengo.
No, Mavaff...!, aveva gridato lo sbarbo, la cui astronave era appena stata
distrutta dal repentino attacco da dietro di due missili boomerang. Come
ti permetti, mostriciattolo, sibilò allora l'omone e gli fece partire
uno smatafflone da dietro che fece finire la faccia del povero ragazzo
contro lo schermo. Finì che la sera il padre sporse regolare denuncia
ai caramba, il che comportò una serie di beghe fino ad un accordo
economico per lasciare finire il tutto in una bolla di sapone che costò
al nostro ballerino la bellezza di tremilioniduecentocinquantacinquemila
lire. Era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Non poteva
rischiare di finire in galera solo perché incapace di controllarsi.
Per
questo si era rivolto a Doctor X, il quale con pazienza gli aveva preparato
una terapia su misura: visto che si sentiva perseguitato dagli sfottò,
avrebbe dovuto fare le cose più eccentriche in pubblico e resistere
alla tentazione di spaccare il muso di chi, a suo avviso, lo stesse prendendo
in giro. All'inizio era stata molto dura, ma adesso era lui, l'ex Orlando
Furioso a divertirsi a osservare chi lo derideva: erano tutti una massa
di frustrati, sottomessi e dimagriti, falliti e fratelli di figli unici
che si illudevano di essere migliori nel momento in cui trovavano un disgraziato
di cui ridere alle spalle. Un po' gli facevano pena. Erano tutti dei miserabili,
dei meschini, e il buon Tony Manero si sentiva gratificato dal potere donare
a questi gretti individui qualche attimo di felicità, l'illusione
di essere realizzati. Per questo, con tutti gli occhi addosso, qui in mezzo
alla pista, si sente felice. Allora va verso il tavolino da dove compiaciuto
Doctor X osserva la scena: Venga, dottore, le offro da bere.
FINE
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