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I "Diari" del servo di Dio Marcello Labor
- Sono usciti presso l'editore 'Il Messaggero' (Padova) i cinque quaderni di note lasciati da Marcello Labor, che si sono voluti intitolare I "Diari" del servo di Dio Marcello Labor. L'autore è Marcello Labor, il curatore Vittorio Cian.
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Punto d'ascolto Siloe: presso l'Ufficio Parrocchiale di S. Antonio Nuovo, via Ponchielli 2, primo piano, è aperto su appuntamento il Punto d'ascolto Siloe: un punto d'incontro per chi voglia condividere memorie o testimonianze sul Servo di Dio Marcello Labor; ma è anche un punto d'incontro per chi voglia trovare qualche risorsa (pubblicazioni, piani di lezioni e progetti per moduli di studio per classi di religione od incontri sulla cultura mitteleuropea) per meglio conoscere la figura di Marcello Labor, uomo di fede e di cultura. Per informazioni: 040/ 30 18 66
- Ogni primo lunedí del mese nella chiesa di Sant'Antonio Nuovo a Trieste: ore 17:15: Rosario meditato; ore 18:00: S. Messa
I quaderni di Marcello Labor
'Non è un diario. È uno zibaldone.' Così scrisse il dott. Marcello Labor a capo del suo secondo quaderno di note. Perché quelle sue note, pubblicate postume con il titolo di "Diari," non dovevano essere romantiche effusioni del cuore, ma linee guida cui ricorrere nei momenti di stanchezza.
Primo quaderno (1907): pensieri di un adolescente già conscio della sua vocazione di scrittore ed attento ai fermenti della cultura europea del primo Novecento.
Secondo quaderno (1932-1934): agli inizi della sua vita spirituale il dott. Labor si interroga sulle sette vie che conducono a Dio, tutte da lui battute e 'tutte incomplete, perché mancanti del puro sentimento di carità.'
Terzo quaderno (Giornale dei viaggi, 1934-1938): i viaggi erano crociere con la famiglia che si alternavano a momenti di quiete e di preghiera.
Quarto quaderno (1935-1938): con gli "appunti razzisti" di un ebreo che ha incontrato Cristo, perseguitato come i primi ebrei cristiani e che, come loro, 'non sa odiare.'
Quinto quaderno (1938-1946): quasi cinquantenne, il dott. Labor entra in seminario a Venezia. L'Eucarestia diverrà il centro del suo sacerdozio: "Le chiese-templi non sono arene da comizi, ma sono la cornice dell'Eucarestia. Null'altro può nutrirci.'
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Come parlerei ad uno sposo
Il quarto quaderno (1934-38) raccoglie le note degli anni di Pola. Per il dottor Labor, colpito dalla recente morte della moglie Elsa e rimasto solo con i due figli adolescenti, furono anni d'intenso impegno professionale (sono di questo periodo i suoi studi, nel campo allora inesplorato, della geroiatria) e di volontariato nell'Azione Cattolica. Anche la sua produzione letteraria di questi anni (saggistica, articoli di terza pagina, prose liriche) è notevole, ma pubblicata frammentariamente su vari periodici ed in attesa d'un'edizione completa. Data la sua esperienza di medico e di padre, veniva spesso richiesta la collaborazione del dottor Labor per incontri o pubblicazioni per l'educazione dei giovani alla famiglia. L'articolo che segue (1934) ne è un esempio.
Auguri
Caro amico,
in occasione delle tue faustissime nozze, ti auguro tutto il bene che la vita può dare: felicità, salute, e una lunga vita serena accanto alla tua vezzosa consorte.
Ti stringe la mano il tuo affezionatissimo *
Ecco, caro amico. Forse, ora che ti sposi davvero, attendi da parte mia un biglietto di augurio scritto come questo. Il quale certamente non è peregrino né di stile né di concetti, ma esprime concentrato tutto quanto con parole, o sorrisi un po' imbarazzati, o strette di mano che vorrebbero essere eloquenti, si usa esprimere a un uomo che inizia la vita matrimoniale.
Potessi farti anch'io un augurio, e essere poi lieto di avertelo fatto! Si augura sempre: a battesimi, a compleanni, negli eventi che sono un inizio, negli eventi che sono una fine. Si augura, per mostrare il nostro affetto umano. Non perché all'utilità dell'augurio si possa credere. Quanto nella vita ci attende è dono di Dio, Sua grazia, o Suo messaggio, o Suo ammonimento, o Suo castigo, o Suo premio. Ed Egli ci premierà, ci vaglierà, ci monderà a seconda della Sua onniscienza e a seconda degli atti della nostravolontà intesa ad amore o a corrucci, alla dedizione o all'accentramento, al prossimo o a noi stessi, a Dio o a Satana. Ogni evento potrà del resto essere per noi via alla felicità paradisiaca o via a pena disperante: starà nella nostra volontà di accoglierlo con animo di fede o con la ribellione di Capaneo. Nella nostra disposizione vi è la felicità della nostra vita.
Cose vecchie, mi dirai, amico caro. Lo so. Ma mi pare che mostrartele oggi ti serva a rammentarti che questa felicità tanto cercata non è negli auguri, nella bellezza giovanile della tua sposa, nel tepore amoroso della vostra unione, ma in te, nella tua anima, nella tua fede, nella tua volontà.
La bellezza di lei. Tutto è bello nella primavera della vita. Ma ti sei provato a metterti di fronte al viso della tua sposa ivecchiata, sofferente, deperita?
Io ho bisogno di parlarti oggi, amico. Non per ammonirti, ma per ricordarti: per darti la voce, l'esperienza di chi oramai ha già vissuto, già amato, già celebrato; e guarda il suo passato sfiorito, ma ricco di intima vita, senza delusioni, lieto di donare il canto che gli è rimasto nel cuore, canto che è lode al Signore, oltre tutti i tormenti, oltre tutte le pene.
Creare il sorriso
Hai pensato mai che i pargoli sorridono quando tu loro sorridi? E' il mistero dell'intelletto che nella sua alba comprende già il sorriso. Quel sorriso ti insegni che se tu vuoi vedere accanto a te una faccia illuminata dalla serena letizia, sei proprio tu che devi illuminarla. Se vedi triste il viso che hai dinanzi, non lo rasserenerai certamente col dirgli "perché quel viso da funerale?" "perché sempre queste inutili tetraggini?" Solo la tua voluta pace, solo la tua conquistata serenità dolcemente rischiareranno quel viso.
Dare per avere
L'esempio. Quando penso all'esempio per contrapposizione quasi, mi viene subito al pensiero l'immagine del padre che s'adira e percuote il suo figliolo che ha dato le busse al fratellino. Chi insegna a quel figlio a percuotere?
Nella vita matrimoniale l'esempio è legge quotidiana. Vuoi la dolcezza? Mostra la tua dolcezza. Vuoi l'armonia? Manifesta la tua condiscendenza. Desideri umile la tua compagna? Palesa il tuo spirito di umiltà, tu, fuscello nelle mani misericordiose di Dio, capace ogni giorno di errare, e ripetere cento volte i tuoi errori. Noi dunque per i primi dobbiamo essere dolci, condiscendenti, umili. Dare, sempre dare; dare dieci epr ricevere uno; dare con la certezza del bene donato significa serenità della nostra coscienza, certezza di progredire, elevazione purificatrice.
Dona se vuoi ricevere. E quando non ricevi, chiediti sempre se quanto tu donasti non sia stato forse solo denaro, conforto materiale, abbigliamento invece di amore devoto, edificazione, carità di animo contrito.
Meno "superuomini" e più uomini
Non alludo a te, amico. Ma l'ho visto e l'ho provato. Fa bene anche a te il saperlo: troppi di noi vogliono essere buoni e virtuosi nella vita pubblica perché c'è quell'inestinguibile solletico della lode e dell'amor proprio soddisfatto. A casa invece si fa l'uomo grande e contento di sé: l'uomo che par che dica: "non comprendi, donna, qual grande uomo hai avuto l'ineffabile ventura di sposare?" Allora, nella certezza della sua eccellenza, egli, l'uomo grande, diviene il fariseo, contento di sé, il ricercatore delle pagliuzze negli altrui occhi, quello che può dir raca al fratello prima di avvicinarsi all'altare.
Ma tu, amico, lo sai: nessuno è più fratello tuo di quanto lo sia la compagna che hai scelto, hai voluto, hai amato, hai cercato. Trattala sempre come un fratello nel dolcissimo senso evangelico della parola. E se ti viene l'ebbrezza malefica della soddisfazione di te, richiama in quell'attimo presto alla mente che forse in quest'ora erri come riconosci d'aver errato tante volte nel passato: che anche l'ora attuale la vedrai, quando sarà divenuta "passato" con il disgusto di non averla saputa evitare, con il rimorso di averla meschinamente vissuta. Quante volte avremmo voluto essere differenti da quelli che fummo?
Se sorella morte ti visita...
Si può morire ogni giorno. Se la morte ti cogliesse per primo, vorresti che la compagna ti restasse unita nell'affettuosità del ricordo: fa sì, che quel ricordo possa essere come tu lo vorresti; imprimi nel cervello della compagna l'immagine di un uomo dabbene. Si può essere inchiodati dalla morte in un attimo in cui il nostro cuore mostra la smorfia del vizio, non l'atteggiamento della purità. Non si è mai soli: la morte, sorella francescana, ci è sempre accanto. Beato chi teme il giudizio di Dio! Ma se uno non lo teme, avrà certamente orrore di essere svelato dalla morte in un atto, in un gesto, in un'azione in cui egli stesso non avrebbe voluto vedersi nemmeno in uno specchio. Ma se la morte dovesse cogliere prima la tua compagna, pensa sempre, dolce amico, con quale nostalgia la ricorderesti, con quanto aspro rimprovero e rimorso ti tornerebbe nel cuore l'immagine di lei amareggiata per la tua incomprensione, e la tua durezza, e il tuo orgoglio.
Guardati
Un giorno ella ti apparirà solcata di rughe: la vita avrà lasciato su di lei le sue ferree orme. Prendi uno specchio allora in mano: guarda i tuoi capelli radi, che erano fluenti; i tuoi denti che strappavano il pane e ora vacillano; ascolta la tua voce che accarezzava e ora è dura. Le ferree orme della vita non sono stampate anche su di te?
Come tua madre
Carne, desiderio, febbre. Spasimo, fonte di ogni dolore. Concupiscenza che uccide l'anima prima del corpo, che lascia l'amaro in bocca come la breve ebbrezza del vino. Ma tu, amico mio, cerca nella tua sposa l'immagine della tua mamma. La ritroverai nella dolcezza tenera delle linee. La mamma che tu santifichi nella tua memoria, è l'immagine di colei che i tuoi figli nella loro memoria santificheranno.
Se cerchi la mamma, la troverai. E solo questo è degno di te.
Sii fedele se vuoi fedeltà
Perdona se vuoi esser perdonato.
Sii fedele se vuoi fedeltà.
Innalzati se vuoi innalzare.
Prega se vuoi che altri preghi.
Con umiltà e con animo contrito.
E benedici ogni giorno un'unione che è più completa dell'amicizia, che è più duratura di ogni fratellanza, poiché è il giardino in cui il nostro essere, portatore della divina forza della creazione, fruttifica per l'eternità.
Tempora si fuerint nubila solus eris.
No, non sarai solo, neanche quando la fortuna ti avrà abbandonato. Purché abbia fatto della tua consorte, la vera e unica compagna della vita.
Accorgersi di lei
Ti ricorderai di mettere via il giornale quando vi troverete dopo il pranzo l'uno vicino all'altra? Di deporre il tuo libro? Di non dire che hai un altro affare urgente? Da' un quarto d'ora a lei, alla tua sposa. Occupati delle sue cose, di quanto la riguarda. Valorizza la sua fatica silenziosa di ogni giorno, la sua vita di Marta operosa, comprendi quella opera sua instancabile di massaia e di madre. Una parola di riconoscimento e di lode la premierà d'ogni fatica. E su di te irradierà il suo occhio grato e amoroso.
Perdonami, amico; ho scritto troppo. Ma forse ti avrò risparmiato qualche illusione dolorosa.
Comprendimi e amami in Cristo.
Il tuo fratello di fede
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Testimonianza di una giovane universitaria
Trieste è città d'anziani e sono abbastanza numerose le persone che ricordano Marcello Labor direttamente o per averne avuto notizia da testimoni diretti. Non stupisce quindi che il servo di Dio trovi speciale venerazione presso le persone in età, ma mi sono chiesta talvolta che cosa egli possa dire ai giovani. E cosí ho parlato con Alba, un'universitaria giovane anagraficamente e di cuore, e le ho chiesto - in quest'ordine - cosa vuol dire per lei Marcello Labor e come ne ha conosciuto la memoria.
È facile dire ciò che avvicinò Alba a monsignor Labor: fu la mostra organizzata nell'inverno 2003. Non è invece facile spiegare com'è che Alba sente don Labor sempre vicino ed amico; ma in realtà non c'è bisogno di spiegazioni, perché ascoltandola ci si rende conto che l'aiuto di monsignor Labor è la cosa più naturale del mondo. Ci fu l'incontro con una donna che, incontrando Alba a Sant'Antonio Nuovo, le disse semplicemente: "Perché non tocchi l'urna di monsignor Labor?" Troppo spesso guardato con sufficienza perché considerato espressione di pietà popolare, questo gesto era in realtà espressione di fede che non è né popolare né dotta, ma una virtù teologale, cioè un dono soprannaturale che supera ogni intendimento.
Alba non toccò l'urna, ma parlava spesso a don Labor. Da quando lo ha conosciuto meglio leggendo Siloe: l'avventura spirituale di Marcello Labor (la biografia scritta da Vittorio Cian), Marcello Labor è divenuto parte della sua vita. Una volta, preoccupata per un esame universitario ed alle prese con problemi di salute, Alba sognò Marcello Labor con un rosario al collo e ritrovò la serenità. "Sono andata all'esame con lui in borsetta" continuò, e l'esame andò bene.
"Lui in borsetta" era Siloe, la sua biografia; libro che Alba prestò poi ad un amico. Dopo un po' l'amico partù, ed il libro con lui. Alba se n'è procurata un'altra copia, che sta come l'altra in borsetta, e che ha incuriosito altri studenti, cui Alba ha prontamente rivolto l'invito di venire a pregare per la canonizzazione di Marcello Labor. Ne è derivato un vivace scambio sull'utilità della preghiera; e (questo lo dico io, non Alba) un primo invito alla preghiera, rivolto da una bella biondina dalla figura slanciata e dal sorriso aperto, trova presto accoglienza. Il continuare, però, è un'altra cosa. Intanto il gruppo si è formato, e vedremo cosa ne verrà, testimonianze, curiosità, polemiche, chissà - sentiremo in gennaio.
Rettifica: Per un comune caso di homoioteleuton due righe sono state trasposte nella "Memoria di don Marcello Labor" di Luciana Cuppo, pubblicata in Siloe V (2006), Natale 2006, pagina 3. La frase di don Marcello Labor "i santi passarono anni ed anni senza provar alcuna gioia al ricevere Gesù, etc." è da leggersi: "I santi passarono anni ed anni senza provare alcuna gioia al ricevere la Comunione."
SILOE: Amici di don Marcello Labor
Siloe: Amici di don Marcello Labor è il bollettino informativo dell'Associazione 'Siloe.'Questo periodico dall'attraente veste tipografica esce trimestralmente. Direttore responsabile: Silvano Latin. Direttore: Vittorio Cian. Richiedetelo al Punto d'ascolto Siloe. Dall'ultimo numero:
Stralcio dal quaderno che Marcello Labor definí "di elevazioni":
Notti, notti. Ma anche i silenzi hanno ognuno il loro carattere, il loro tono, anzi la loro sostanza. Il silenzio delle vie svuotate non è il silenzio del colle dove i morti ci attendono e ci ammaestrano. Né questo silenzio è quello che ci fascia quando si sosta nella sera inoltrata a adorare e a ascoltare il Santissimo. Non siamo noi diversi: è veramente il silenzio diverso; anche se l'uno non fosse solcato dai rari latrati, e l'altro rotto da qualche moto frusciante di foglia, e l'altro ancora non si inquietase per lo sbattere di una porta. Il silenzio in Chiesa è più denso; è un diaframma che lascia passar distrazioni di pensieri ma non immagini di desideri.
Si sente un mondo, che non è quello di fuori. E' una massa, una sostanza che cinge, fascia, rasenta, impalpabile e pur sensibile. E' una sostanza che ci plasma: davanti a Gesù Eucarestia o si è un Giovanni che mira innamorato o un ladrone che soffre con Lui. O si accoglie l'offerta o si diventa offerta. O si riceve o si dona. Anche quando si tace, e non si prega, e le ginocchia non percepiscono il peso; anche se la mente divaga. Ma divaga nel lavoro che si compie per Lui. |
Dalla Testimonianza di Caterina Giraldi, a cura di Vanna Pecorari Marson:
Ecco: si trova spesso nei suoi scritti [di Marcello Labor] quell'accenno cosí attuale e concreto che ce lo rende davvero credibile. "Carità è mettersi nella condizione del prossimo. Vuol dire sentire la fame altrui come la mia fame. Sentire i disagi e il timore della disoccupazione come miei. Sentire il terrore dell'inverno come se lo provassi io. Sentire la tentazione della disperazione.
Conversazioni con i malati. Radiotrasmissioni di Marcello Labor per gli ammalati (Trieste 1954).
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Siloe: L'avventura spirituale di Marcello Labor
Le "Adorazioni eucaristiche" di Marcello Labor
Alzatosi lo seguí. Profilo di Marcello Labor tracciato da Antonio Santin (29 settembre 1958)