Pionieri e genii in una città di frontiera
INVENZIONI E PRIMATI:
LIVORNO E GLI ALBORI DEL CINEMA
Un fiorire di sale e di schermi
in una realtà ben diversa dall'attuale
È doveroso da parte mia ringraziare Rosalia e Renato Bovani, perché è soprattutto grazie alle loro appassionate e accurate ricerche sulla nascita del cinema nelle città toscane che queste pagine web sono ricche di notizie e aneddoti.
Lentamente, il cinema sta uscendo dalla crisi che, fino a
pochi anni fa, sembrava senza sbocco. Non soltanto le produzioni
hollywoodiane, ma anche molti lavori di casa nostra attirano
nelle sale un crescente numero di spettatori. Parallelamente,
assistiamo anche alla riapertura di numerosi cinema che, dieci o
vent'anni fa, avevano chiuso i battenti; e anche le trasmissioni
televisive e le riviste dedicate al mondo della celluloide stanno
aumentando di numero... La nostra città è, al momento, rimasta
al margine di questo nuovo "boom", ma alcuni
avvenimenti lasciano ben sperare per il futuro. Basta pensare al
restauro di "Goldoni" e "Goldonetta", alla
riapertura di cinema quali il "Grande", trasformato in
multisala e il "Gragnani" (ex-"Arlecchino",
ciò che resta di un complesso che comprendeva il bellissimo
"Moderno", con un'acustica tra le migliori in Italia e
il suo "ridotto", il cinema "Arlecchino",
appunto), al progetto di multisala nella zona di Porta a Terra e
al crescente successo incontrato dai vari cicli cinematografici
che il Cinema "4 Mori" e altre associazioni culturali
stanno organizzando, per avere ben chiaro che la situazione sta
cambiando, e in meglio. Non tutti sanno che i livornesi sono
stati tra i primi fruitori delle proiezioni cinematografiche. È
una storia di più di cent'anni fa, e le Amministrazioni comunale
e provinciale, assieme alla Regione, hanno celebrato il
Centenario con mostre e altre iniziative, alle quali si sono
aggiunte anche le due Rassegne che ho avuto modo di curare a
Cefalù e ai "4 Mori". Adesso è il momento di tirare
le somme, ripercorrendo la storia della "settima arte"
da un punto di vista un po' particolare, quello "dei quattro
nasi", parafrasando Giorgio Fontanelli, a indicare che nella
nostra storia recente Livorno e il cinema si sono incontrati
spesso, e con buoni risultati...Nel 1896 (il 30 giugno, per
l'esattezza) a Livorno iniziavano, presso il Parco di
divertimenti "Eden Montagne Russe", le proiezioni del
Cinématographe Lumière. Per quale ragione nella strategia
commerciale degli inventori del cinematografo venne inserita
anche la nostra città? La grande importanza turistica del
litorale che da secoli richiamava turisti di ogni nazionalità,
anzitutto, ma anche l'alta considerazione in cui Livorno veniva
tenuta a Parigi per l'abbondanza di contatti artistici.
"...c'è stato un momento anni fa, quando Mascagni musicava
a Parigi la Parisina e Cappiello era il re del cartellone
francese e Niccodemi uno dei principi del teatro boulevardier e
Modigliani dipingeva a Montparnasse quei suoi strani quadri (...)
che Parigi poteva sembrare un mezzo feudo artistico dei
livornesi..." (Oscar Ghiglia) A Livorno, quindi, si
respirava un vero e proprio clima da Belle Epoque e occorreva
darsi da fare per intrattenere al meglio i villeggianti.
"Figlio d'un cane! O di' le tu' ragioni / A modino e 'un
urlà'! C'è 'forestieri... / Famo vede' che qui c'è edu'azione,
/ Perché armeni ci stiin volentieri! / Lassamo andà', specie 'n
questa stagione. / Livorno è bello... sortanto 'r cantieri, / E
vattro mori, er domo ,'r cisternone... / o 'r ber passaggio de'
'avalleggieri?... / Poi e' forestieri... Francesi... Inghilesi /
Ci fanno guadagnà de' francesconi / E bisogna allettalli, 'n
questi mesi... / E gl'Inghilesi, guà, bevan poino! /
S'imbria'ano, battan de' pattoni... / Ma ci lassan tant'oro, Dio
bonino!" (E. Elletrich, "La stagione de'
Banni", su "La sentinella dei bagni" del 2 luglio
1896). Quindi, ecco arrivare la proiezione delle celebri
pellicole dei due fratelli lionesi che, fra l'altro, riscossero
un successo al di fuori di ogni aspettativa. In proporzione, la
risonanza data dalla stampa e l'attenzione riservata dal pubblico
alla nuova forma di spettacolo fu maggiore di quella ben più
modesta tributata dai cittadini di Roma (dove gli impianti di
proiezione dell'Eden si trasferirono in autunno, con la chiusura
della stagione balneare), o di Milano e Napoli... All'inizio il
cinematografo rappresentava uno spettacolo da offrire ai
villeggianti solo in estate (e infatti ci fu da aspettare il 1°
luglio 1897 per rivedere i film presso il parco di divertimenti
della Spianata dei Cavalleggeri), ma non per questo i filmati
proposti al pubblico erano esclusivamente produzioni realizzate
altrove. Circolano notizie riguardo una fantomatica pellicola
intitolata "Bagni di mare a Livorno" che sarebbe stata
proiettata, tra l'altro, al Politeama di Reggio Emilia il 25
novembre 1896. Nel 1897, il 25 luglio, viene varata la corazzata
"Varese". Le immagini della cerimonia, svoltasi sullo
scalo del Cantiere Orlando, vennero anche immortalate da una
cinepresa (autore del servizio fu probabilmente il cav. Bettini,
titolare di un avviato studio fotografico specializzato in
ritratti) e riproposte all'Eden qualche giorno dopo. In autunno,
per qualche settimana, entrò in funzione la prima sala
cinematografica allestita in una costruzione in muratura, e non
dentro un baraccone da fiera. Dal 27 agosto al 10 ottobre, in via
Vittorio Emanuele (oggi via Grande) 17, proiezioni di varie
pellicole, fra le quali una dedicata all'Egitto e la già citata
cerimonia del varo della "Varese". Sembra inoltre che
il "nostro" Max Greggio abbia avuto un predecessore
nell'autore di un cortometraggio di satira politica, che prendeva
lo spunto dalla campagna elettorale in corso di svolgimento, e
che vedeva i candidati Bacci e Costella contendersi la poltrona
di sindaco: "Un signore livornese, forte sostenitore
della linea costelliana, è seduto in un viale della sua villa,
intento alla lettura del Telegrafo, allorché riceve la visita
d'un noto bacciano al quale, dopo aver scambiato cortesi saluti,
mostra un articolo di quel periodico sulle elezioni. Il
visitatore non divide le di lui opinioni e sostiene invece quelle
manifestate dal Tirreno il giorno stesso. Qui sorge una vivace
discussione a cui i due contendenti pongono termine con una
partita di pugilato". Non è "Striscia la
notizia", ma "Il Tirreno" del 10 ottobre 1897,
nell'articolo che annunciava l'ultima proiezione della stagione
nel piccolo cinema di via Vittorio Emanuele. Già a partire
dall'anno seguente anche i teatri cittadini (primo tra tutti il
Politeama) si attrezzarono per offrire al proprio pubblico anche
spettacoli cinematografici, con i quali arricchire il programma
delle rappresentazioni teatrali. Leopoldo Fregoli, il mitico
trasformista, fu uno dei primi uomini di spettacolo a intuire le
possibilità del nuovo mezzo e, ribattezzandolo
"Fregoligraph", alternava ai consueti numeri teatrali
brevi filmati di cui era protagonista. Da semplice curiosità per
richiamare l'attenzione dei villeggianti a vera e propria
attività imprenditoriale, in grado di creare dal nulla posti di
lavoro e potentati economici... Anche a Livorno il cinema era
nato e prometteva di crescere bene.
Nell'agosto 1898 debutta in città anche la
"concorrenza": al n° 24 della via Vittorio Emanuele
viene inaugurato il Cinematografo Edison, nella nuova versione Projecting
Kinetoscope. Nella sala si svolgevano tutte le sere
proiezioni di brevi filmati (fra i titoli: "Bagno dei
negri", "Raccolta di fieno","Lotta
di un uomo e di un cane"), intervallati dall'ascolto di
brani musicali per mezzo del Fonografo Edison. Mentre
l'Eden-Montagne Russe prosegue con una nuova stagione
cinematografica, imperniata probabilmente su nuovi filmati
proiettati in contemporanea con l'Esposizione di Torino, anche i
maggiori teatri cittadini cominciano ad "aprire" al
cinema. Oltre al già nominato Politeama, anche il Goldoni ospita
proiezioni di immagini animate. La competizione tra le compagnie
teatrali si articola anche nell'impiego della pellicola: al Fregoligraph
di Leopoldo Fregoli si contrappone il Frizzograph di
Gerolamo Frizzo, altro fantasista noto alle cronache mondane del
primo Novecento. Altri teatri ospitano il Walgraphon, il Photoglobe
e il Cine-Phono Variété (primo tentativo di
sincronizzare le immagini su pellicola e il suono riprodotto da
un grammofono). Se il cinema comincia a diventare un passatempo
abituale per i livornesi e per i numerosi villeggianti, va
sottolineato che, lentamente, anche il contenuto delle varie
pellicole si sta evolvendo. Non solo semplici "vedute"
paesaggistiche o folkloristiche, ma veri e propri reportage come Salvataggio
ai Bagni Pancaldi (Eden-Montagne Russe, 27 luglio 1899), Il
varo della "Varese" a Livorno (ancora all'Eden, il
16 agosto), realizzati da Francesco Felicetti, direttore tecnico
dello stesso Cinematografo. È sempre lo stesso Felicetti, l'anno
successivo, a mettere a segno quello che possiamo definire uno
dei primi scoop della storia del cinema. Proprio pochi
giorni dopo l'inaugurazione, l'Eden deve chiudere i battenti in
segno di lutto per l'assassinio del Re Umberto I. Alla
riapertura, Felicetti ha preparato un nuovo programma
comprendente filmati di repertorio riguardanti il Re e, a partire
dal 26 agosto, anche le immagini dei funerali svoltisi a Roma l'8
agosto. Il successo è senza precedenti. Anno dopo anno, bisogna
però arrivare al 1905 per avere notizie riguardanti la nascita
di veri e propri cinematografi in grado di funzionare
autonomamente per intere stagioni. In quell'anno, domenica 3
giugno, viene inaugurato in via Vittorio Emanuele n° 47 il
"Cinematografo Artistico". In programma un film di
"fantascienza": Viaggio fantastico nella luna
(niente a che vedere con Star Wars, ovviamente...). Il 13
luglio la stampa cittadina riporta la notizia che "...il
Salone Edison di Via Vittorio Emanuele n° 7, è stato assunto
dall'Impresa Generale Cinematografi Lumiere (...), la quale fin
da questa sera inaugurerà con la più lunga cinematografia a
colori in 40 quadri: Un viaggio attraverso l'impossibile".
Il 22 luglio riapre l'Eden, col nome di Grande Eden Livorno,
il cinematografo Lumière viene diretto da Leon Hermet, che
instaura anche una collaborazione con un nuovo cinema (installato
nel Salone Margherita), mentre sulla stessa Spianata dei
Cavalleggeri compare anche un secondo cinematografo, gestito
dall'impresario Luigi Roatto. Per chiudere l'elenco, ricordiamo
anche l'arrivo del Cinematografo Internazionale Ri-Ki-Ki,
che si trattiene presso l'Arena Garibaldi a partire da domenica
13 agosto. Se il 1905 rappresenta quindi l'anno della
"svolta", cioè del passaggio da una forma di
spettacolo ambulante a una fissa, l'anno successivo compaiono
anche i primi Annuari e Guide commerciali riportanti nomi e
indirizzi di sale cinematografiche. Troviamo elencati nove
locali: in via Vittorio Emanuele il Parisien al n°7, l'Helios
al n°10, il Popolare al 12, l'Iris al 15, lo Splendor
al n°13, e la Società Cinematografica Toscana al n°47;
inoltre in via Garibaldi 13 c'è il Cinematografo Italia,
in borgo Cappuccini 20 c'è l'Excelsior, e un altro locale
senza nome si trova fuori della Barriera Garibaldi. Non è finita
qui: nel 1907 nasce una Società di produzione, la Cine Fides,
che inizia a realizzare pellicole che saranno proiettate nella
propria sala (l'Excelsior di borgo Cappuccini), e altri
cinematografi vedono la luce di lì a poco. Questa è la
situazione "fotografata" degli Annuari datati 1908:
Si ha notizia anche di altre quattro sale, due ad Ardenza, una
a Montenero e una ad Antignano. Senza farle entrare nei conteggi
delle sale pro-capite, il dato che salta subito agli occhi è che
Livorno, con le sole 15 sale presenti in centro, era nel 1907 in
testa alla classifica nazionale (con un cinema ogni 7.163
abitanti), seguita da Roma (1:13.400), Firenze (1:15.280) e
Milano (1:17.412)!
Tanto è l'interesse riservato dai livornesi alla nuova forma di
spettacolo che i gestori si ingegnano in tutte le maniere per
accaparrarsi gli spettatori. Forse l'aneddoto più buffo riguarda
il cinema "Lepanto" (via Vittorio Emanuele 26), che era
diverso da tutti gli altri perché la sala era divisa in due
parti dallo schermo che stava nel mezzo. Ovviamente, gli
occupanti di una metà vedevano il film rovesciato (comprese le
didascalie), ma avevano diritto a uno sconto del 50%. Prima di
ogni proiezione un inserviente provvedeva ad innaffiare lo
schermo al fine di renderlo trasparente. Successivamente, venne
adottato l'accorgimento di dividere ogni spezzone di didascalia
in due parti uguali, e di ricongiungere le due metà in modo che
la seconda risultasse invertita rispetto alla prima, e leggibile
anche dagli spettatori del secondo settore. I tempi di lettura,
però, risultavano dimezzati e questo causò ulteriori proteste
da parte del pubblico. Non sappiamo, purtroppo, come sia andata a
finire...
Arriviamo quindi al 1908. Le sale cinematografiche in città sono spuntate come funghi e si sono concentrate prevalentemente in via Vittorio Emanuele (via Grande). Non esistendo molte forme di promozione, gli esercenti erano soliti utilizzare manifesti di ogni genere, orchestrine o grammofoni che suonavano sulla porta del cinema e strilloni che distribuivano manifestini ai passanti. Questo non era gradito dagli altri commercianti e dai professionisti che avevano negozi e studi confinanti con i cinema, e che lamentavano la difficoltà di lavorare in mezzo a tanta confusione. Dopo una serie di proteste rivolte alla Questura, sfociate in una serie di ordinanze che vietavano i volantinaggi e gli spettacoli improvvisati sulla pubblica via, gli esercenti dei cinematografi si riunirono per protestare contro queste restrizioni. La loro risposta fu durissima, come si può leggere nel testo della delibera votata al termine dell'assemblea:
"I proprietari dei
cinematografi di Livorno, riuniti in adunanza, considerato lo
stato intollerabile di cose prodotto dal proibire la
distribuzione dei manifestini reclame e da altre restrizioni
generali alla libertà di lavoro, a differenza di ogni altra
città d'Italia,
DELIBERANO
1°- di protestare vibratamente con tutti i mezzi legali concessi
dalla legge;
2°- di chiudere da oggi tutti i loro locali non potendo
continuare senza ledere i propri interessi, sino a che non
verranno accolte le loro giuste lagnanze;
3°- di licenziare tutto il personale."
Altri tempi, certo, ma la provocazione sortì l'effetto voluto
perchè, di lì a poco, venne raggiunto un accordo e, comunque,
molti locali chiusero con l'arrivo della bella stagione, come era
prevedibile, per lasciare -col tornare dell'autunno- il campo
libero ad altri, meno numerosi ma più capienti. Ma la riapertura
autunnale porta una novità: il passaggio da una situazione
quanto mai frammentaria e dispersiva alla creazione di un
cartello, un vero e proprio trust, che riuniva tutti i
cinema attivi in città (eccezion fatta per il Salon Parisien)
sotto l'egida di un gruppo composto dai signori Lanciotto Lazzeri
e Cesare Gragnani. Per pubblicizzare questo cambiamento tutti i
cinema consorziati regalano al pubblico, nei primi giorni di
attività, "un gingillo formato di due chiodi
reciprocamente incatenati, di quei tanti che servono per passare
il tempo, mentre si tenta di scocciare l'uno dall'altro".
Logico che, con sintesi e spirito livornesi, per il nuovo gruppo
economico venisse coniato l'appellativo di "trust del
chiodo".
Sempre in quello stesso periodo, i giornali livornesi iniziano a
trascurare i cinematografi. Un "silenzio stampa" che
dura parecchi anni, interrotto solo da qualche articolo di
cronaca nera riportante incendi, borseggi e risse. Anche per
questo gli esercenti del "cartello" Gragnani-Lazzeri
decidono (è il 23 novembre 1912) di curare per proprio conto la
realizzazione di un giornale, che da periodico viene trasformato
rapidamente in quotidiano, "Il Centrale", con lo
scopo di pubblicizzare l'attività delle varie sale del gruppo.
Nel foglio, stampato in 5000 copie per numero e distribuito
gratuitamente agli spettatori, venivano riprodotti i programmi
dei cinematografi Splendor, Volta, Garibaldi, Politeama, Lux et
Umbra e Centrale. Oltre a questi, vari articoli di commento agli
spettacoli e sul rapporto cinema/teatro e cinema/scuola. Come si
può facilmente capire, la nuova forma di spettacolo si è ormai
ben radicata nella vita cittadina. I livornesi si recano spesso e
volentieri a seguire le proiezioni cinematografiche, e questo
inizia a creare problemi al teatro. Molto spesso i teatri
propongono anche film, che ormai cominciano a durare più di
un'ora ("La tratta delle bianche" e "La
caduta di Troia").
Va sottolineato anche che in quegli anni c'è già chi punta in
alto, forse troppo... i tentativi di creare un cinema sonoro non
si contano: dischi fonografici, sincronizzatori di vario genere o
-più modestamente- pianoforti elettrici compaiono nelle
pubblicità dei cinema come elemento di richiamo per accrescere
la spettacolarità dei titoli proposti. Il 26 ottobre 1909 un
periodico a diffusione nazionale, "Il Tirso", parla di
un tecnico livornese, Antonio Manuelli, che sta sviluppando in
Francia l'ennesimo tentativo di cinema sonoro. Stavolta
l'apparecchio si chiama "voxmotografo". Oltre
alla già citata Cine Fides, che realizzava filmati di interesse
cittadino, altri fotografi si improvvisano produttori per conto
del "cartello Gragnani-Lazzeri" e nei programmi
cinematografici del periodo appaiono titoli come "Caccia
alla volpe in Tombolo", "Regate fra signorine ai
Pejani". Il 7 ottobre 1912 il "Centrale"
propone la ripresa del varo del sommergibile "Espadarte",
avvenuto il giorno prima al Cantiere Orlando. Dietro la macchina,
un ufficiale di marina, il Sottotenente di Vascello Angiolo
Belloni. Nomi livornesi cominciano a ricorrere anche in altre
occasioni. Nel 1908 riscuote grande successo "Beatrice
Cenci", dal romanzo storico di Francesco Domenico
Guerrazzi; nel 1913 un non meglio identificato "nostro
attore Rodolfi" interpreta un ruolo nel documentario "L'ostrica
perlifera". Ci si sta avvicinando, passo dopo passo,
alla definitiva consacrazione del cinema come grandiosa forma di
intrattenimento, che avrebbe col tempo creato un legame fruttuoso
e duraturo anche con la nostra città. Sabato 18 maggio 1913,
grandiosa inaugurazione del Salone Margherita. Un locale moderno
e all'avanguardia, progettato in funzione dell'impiego come
cinematografo, non solo come teatro e capace di 800 posti. Era
anche indipendente dal trust che faceva capo al
"Centrale" e, ovviamente, si faceva pubblicità con un
altro giornalino chiamato, senza troppa fantasia, "Il
programma". Va detto che, di tutti i cinema livornesi
entrati in funzione durante il periodo pionieristico, il piccolo
"Margherita" è l'unico rimasto in attività. Ha
resistito ai bombardamenti e alle varie distruzioni che hanno
invece cancellato o messo K.O. il "Centrale", il
"Goldoni", il "Politeama" a tanti altri.
Adesso, però, si chiama "Jolly" e sul suo schermo
proiettano film "a luci rosse"...
Per scacciare la malinconia, concludiamo con una citazione da un
periodico dell'epoca, "Il Giornalissimo Travasato". Un
autore ignoto affronta il problema dei monumentali cappellini
indossati dalle signore che si recano al cinematografo. Il
vernacolo usato è "arcaico", ben diverso da quello che
siamo abituati a leggere sul "Vernacoliere", da
notare l'ormai desueta trasformazione della "r" in
"l", ma (speriamo) rimane abbastanza comprensibile. A
ogni buon conto, abbiamo aggiunto alla fine la trascrizione in
italiano.
E' 'appelli delle signore
A Livolno si pòl dì che, inquanto a spettàoli, nun
ci si ciba 'he di cinematografi. Er teatro di prosa s'è
dato alla latitanza da un pezzo, pelché dice che c'ène
prosa abbastanza indella vita pere andàlla a sentì dalle
'ompagnie dlammati'e...
Ma bisogna dì che anco er diveltimento der cinematografo
t'ène una sturlupinatura, pelché credi di arrigiratti un
cinquantino o un sessantino 'n tango argentino e filme
a glande metraggio e invece ti tocca stà tutto er tempo a
vedé l'uccello di paradiso di quarche signora.
Dice: ène la moda.
...Insur ploglamma c'ène segnato l'eccentrica a
tlasfolmazioni, l'equilibristi, er dlamma in 7 atti e
12.000 quadri e cor biglietto t'ho er diritto di vedé
guello e non la 'ollezzione de' volatili; perciò bisogna
arrimedià.
Nun si potlebbe plebilli!
(I cappelli delle signore. A Livorno si può dire che, in quanto a spettacoli, non ci si ciba che di cinematografi. Il teatro di prosa s'è dato alla latitanza da un pezzo perché dicono che c'è abbastanza prosa nella vita per andarla a sentire anche dalle compagnie drammatiche... Ma bisogna dire che anche il divertimento del cinematografo è una truffa perché credi di investire un cinquantino o un sessantino in un tango argentino e un lungometraggio e invece ti tocca stare tutto il tempo a vedere l'uccello del paradiso di qualche signora. Dicono: è la moda... Sul programma sono scritti l'eccentrica a trasformazioni, gli equilibristi, il dramma in 7 atti e 12.000 quadri e col biglietto ho diritto di vedere quello, e non la collezione di volatili; perciò bisogna rimediare. Non si potrebbe proibirli?)
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