da "Il Tirreno" del 13 maggio 2003
Cronaca
e storia nel cinema neorealista
Marco
Sisi e Aldo Santini raccontano gli anni di "Tombolo paradiso nero"
Un
"montaggio incrociato" con "Senza pietà" di Lattuada
L'iniziativa nella sede dell'Associazione Amici dei Musei
di Federico Benetti
LIVORNO. Da qualche mese opera in città
l'Associazione "Livorno città del cinema", presieduta da Athos
Rinaldi, che si propone di divulgare la cultura cinematografica in questa città
nella quale il cinema era presente già sei mesi dopo la sua invenzione (si
parla del giugno 1896). Nei giorni scorsi, nella sede dell'Associazione amici
dei musei, sugli scali Manzoni, si è tenuta la terza conferenza organizzata
dall'associazione, confermata dal titolo "Cinema neorealista a Livorno fra
cronaca e storia". Sono intervenuti, oltre al presidente dell'associazione
ed al vicepresidente Paolo Belforte, il videomaker Marco Sisi e Aldo Santini,
scrittore, nostro autorevole collaboratore, per anni giornalista del Tirreno e
cronista della Tombolo degli anni a cavallo tra i '40 ed i '50. Ed è stato
proiettato un film di montaggio realizzato dallo stesso Marco Sisi che ha unito
sequenze di "Tombolo paradiso nero" di Giorgio Ferroni, del 1947, e di
"Senza pietà" di Alberto Lattuada, del 1948. La tecnica usata da Sisi
è stata quella del montaggio parallelo: utilizzando questa tecnica, tanto cara
alle soap-opera americane, Marco Sisi ha alternato scene dell'uno o dell'altro
film, permettendo di seguirne la storia in contemporanea e proponendo un
confronto fra le due opere.
L'intervento di Aldo Santini è stato, invece, un
simpatico amarcord del suo essere stato l'inviato da Tombolo e degli episodi
legati alla sua collaborazione con Lattuada e con gli sceneggiatori Tullio
Pinelli e Federico Fellini. Egli racconta di risse a colpi di coltello e di
sedie tra troupe ed americani veri dediti al contrabbando ed alle
"segnorine", della bellissima Carla Del Poggio, della giovane e
pressoché sconosciuta Giulietta Masina e dei loro rispettivi mariti, Lattuada e
Fellini, appunto. Un altro episodio ricordato da Santini, proprio a proposito di
risse, è quello di una scazzottata in una balera labronica sedata
dall'imponente Folco Lulli, coprotagonista di "Senza pietà".
I due
film costituiscono i due capolavori del neorealismo livornese, parlano di
contrabbando, di "segnorine", di americani più o meno disonesti.
Anche i set sono tipicamente livornesi, dall'Istituto Pascoli dove viene
ambientato il quinto padiglione dell'ospedale, luogo in cui venivano curate le
prostitute colpite da malattie veneree, al Lunapark montato nel dopoguerra in
piazza Grande e trasferito dalla produzione in un campo di Tombolo. In
"Senza pietà" si vede anche lo scalo Morosini, dove avvengono le
trattative con i contrabbandieri, mentre l'albergo dove vive il personaggio
interpretato da Carla Del Poggio è il vecchio hotel Gori di Marina di Pisa,
così come nella stessa cittadina si trova la chiesa di S. Maria Assunta dove la
protagonista verrà uccisa nel finale.
"Tombolo paradiso nero",
invece, nasce da un articolo di Indro Montanelli sui loschi traffici della
pineta fra Livorno e Pisa ed il grande giornalista toscano viene accreditato
anche fra gli sceneggiatori del film nei titoli di testa. Aldo Santini è
impietoso con questo film: "Questo è uno di quei film, che i critici, che
non lo hanno visto, definiscono un capolavoro del neorealismo, ma io che l'ho
visto e l'ho vissuto, vi assicuro che è un pessimo film che io ho definito
iperrealista, che le protagoniste, soprattutto Franca Marzi, erano molto più
"segnorine" di quelle vere, erano più appariscenti e, forse, anche
più volgari".
Marco Sisi ha invece ricordato che Livorno, in virtù del
porto da una parte e degli avvenimenti di Tombolo dall'altra, è stata una delle
location fondamentali del cinema neorealista, tanto che non solo veniva spesso
filmata da registi anche stranieri, ma veniva ricostruita negli studi di
Cinecittà, come avviene in "Le notti bianche" di Luchino Visconti.
Sisi ricorda anche come proprio grazie a "Senza pietà" si vada a
creare un gruppo di lavoro, composto da Pinelli, Fellini, la Masina e molti
altri della troupe, che sarà poi quello che realizzerà "Luci del
varietà", l'opera prima di Fellini datata 1950. Dopo questa interessante
esperienza le attività dell'Associazione Livorno città del cinema
continueranno con un altro incontro nelle prossime settimane con Pino Bertelli,
studioso piombinese del cinema di Bunuel e del "cinema novo"
brasiliano. Per informazioni gli interessati possono rivolgersi allo 0586/829070
ed al 338/8240349 oppure visitare il sito internet http://www.livornocittadelcinema.it.