Altri articoli dalla stampa locale
"Livorno non stop",
1 ottobre 2007
Rubrica
Mordi & fuggi
Ora che le ruspe hanno già ridotto in macerie l'Odeon,
si sono alzate una infinità di voci di protesta (e di vergogna) di come
Livorno non riesca a salvaguardare il proprio patrimonio culturale e la propria
storia cittadina. Nessun grido e nessuna presa di posizione, invece, quando
si decise di buttarlo giù per farne un mega parcheggio. Forse allora
si poteva fare qualcosa di concreto. Adesso, sono lacrime di coccodrillo.
"Il Tirreno",
martedì 11 ottobre 2007
Sgarbi
e l'ex Odeon: è stata demolita una sala leggendaria
Un articolo su "Oggi". «Possibile che per
Soprintendenza e Ministero non avesse valore?»
LIVORNO. La demolizione del cinema
Odeon, per trasformarlo in un parcheggio da oltre 600 posti, ha innescato una
serie di polemiche che hanno varcato i confini della città per arrivare
perfino a Roma: della questione se ne è infatti occupato anche Vittorio
Sgarbi, popolarissimo critico di storia dell'arte, che nell'ultimo numero della
rivista Oggi ha riservato proprio alla vicenda ("Perché Livorno
cancella il glorioso cinema Odeon?") un trafiletto nella sua rubrica "Mostre...
e mostri".
Ovviamente l'abbattimento della storica sala cinematografica livornese è
stato inserito nella categoria dei mostri... Sgarbi, dopo aver sottolineato
la strana situazione del cinema italiano -dove si applaude alla proliferazione
di festival ma si assiste passivamente alla cancellazione di luoghi storici-
entra direttamente nel merito della vicenda Odeon. «Una sala leggendaria, l'Odeon
di Livorno -scrive Vittorio Sgarbi su Oggi- fra le più grandi d'Italia
quando venne aperta (1952, 2500 posti), restaurata meno di dieci anni fa, ha
il destino segnato».
«Al suo posto -prosegue- sorgerà l'ennesimo superparcheggio, che del
vecchio cinema, progettato dall'architetto e scenografo futurista Virgilio Marchi,
conserverà solo il prospetto convesso e il foyer, orgoglio dei livornesi».
A questo punto, il famoso critico di storia dell'arte si domanda perché
non sia stato possibile procedere a una riconversione. «Possibile che per la
Soprintendenza e per il Ministero -afferma Sgarbi- l'Odeon non abbia valore
storico, architettonico, soprattutto culturale? Possibile che Livorno, carente
di strutture del genere, si permetta di perderlo senza tentarne un'adeguata
riconversione? Possibile che il cinema italiano sia privo di una politica che
pensi alla storia e agli spettatori, non meno che ai produttori e agli autori?»
Sì, purtroppo è possibile. E la malinconica fine dell'Odeon ne
è la testimonianza: buttato giù come se fosse stato bombardato.
E ora, su, avanti con il parcheggio. E speriamo che almeno sia una struttura
utile al servizio della viabilità cittadina. Per saperlo dovremo attendere
un anno, quando l'opera dovrebbe essere completata. Nel frattempo, speriamo
che l'amministrazione comunale, bontà sua, illustri il nuovo piano della
mobilità urbana: se ne parla da due anni e mezzo ma nessuno l'ha mai
visto.
(ale.gu.)
"Il Tirreno",
giovedì 11 ottobre 2007
Requiem
all'Odeon
Verdi: «Una città di sole periferie»
LIVORNO. Un requiem al cinema Odeon
è stato "recitato", ieri, dal gruppo dei Verdi davanti alle
ruspe che da giorni stanno demolendo lo storico palazzo. «Non possiamo che essere
sconcertati -ha detto Paolo Fuligni del comitato scientifico dei Verdi- di fronte
a questo spettacolo. Un posto di aggregazione delle persone sarà trasformato
in aggregazione di auto e tutto questo mentre in Europa si fa l'esatto contrario:
si tolgono le auto dalle città per renderle pedonali».
L'idea, infatti, di creare, in questo modo, un centro più accessibile,
non convince i rappresentanti del gruppo. «Non è la mancanza di parcheggi-
ha dichiarato Andrea Morini della segreteria dei Verdi -a tenere lontani i cittadini
dal centro, ma la grande distribuzione che attira clienti a discapito dei piccoli
rivenditori. Senza considerare il traffico che si troveranno a sopportare via
Verdi e largo Valdesi».
Un attacco alla politica è arrivato anche dal capogruppo Gabriele Volpi.
«La giunta- ha detto -deve assumersi la responsabilità di una decisione
non condivisa. Piuttosto di avere una città policentrica, rischiamo di
averne una fatta di sole periferie».
(P.Pog.)