G. Rossini, Bianca e Falliero
Pesaro, Auditorium Pedrotti, agosto/settembre 1986  
Priuli: Ambrogio Riva 
Contareno: Chris Merrit 
Capellio: Giorgio Surjan 
Falliero: Marilyn Horne 
Bianca: Katia Ricciarelli 
Costanza: Patrizia Orciani 
Pisani: Ernesto Gavazzi 
Un Uffiziale: Diego D'Auria 
Un Usciere: Diego D'Auria 

Coro Filarmonico di Praga 
The London Sinfonietta Opera Orchestra 
Donato Renzetti 
Regia, scene e costumi: Pier Luigi Pizzi 
 



La Ricciarelli ha ritrovato la freschezza e la bellezza timbrica delle sue stagioni migliori [...] La Horne, che forse nel canto espressivo non è molto intensa, nelle colorature è un prodigio senza rivali al mondo.
D. Courir
La Horne [...] non si è solo prodigata in incredibili prodigi di fiabesca agilità, con la sua articolazione perfetta che permette di sentire e distinguere ogni suono anche nel disegno più zeppo di note. Questa grande musicista non ha trascurato una sola sfumatura nei recitativi, accompagnando il canto con espressioni del volto e movimenti che rendevano l'azione chiara come se si leggesse il libretto.
A. Gasponi
 
Bianca e Falliero è il paradiso terrestre del virtuosismo extra [...] insaziabile, vorticoso, proibitivo virtuosismo. Il mondo convenuto all'Auditorium Pedrotti di Pesaro ha provato una delle più ghiotte gioe d'ascolto umanamente possibili di fronte a quanto han fatto ascoltare il contralto americano Marilyn Horne e il nostro soprano Katia Ricciarelli.
E. Cavallotti
E' bastato il magico quarto d'ora centrale del secondo atto perchè la grande Marilyn, perfettamente carburata, sfoderasse tutte le qualità ad altissimo tasso di virtuosismo espressivo che l'hanno resa giustamente nota in tutto il mondo facendo del recitativo aria e cabaletta di Falliero il 'clou' della serata.
G. Gualerzi
Marilyn Horne, nello splendore maturo della sua voce, ha mostrato nei venti minuti del "Tu non sai" [...] che cosa vuol dire fare musica col canto.
R. Beuth
[...] Per Bianca e Falliero le perplessità non sfioravano la realizzazione. Con il minimo dispendio di forze, adeguandosi a quello d'autore Pier Luigi Pizzi ha trasformato l'angusto spazio dell'Auditorium Pedrotti in un tableau-vivant ispirato minuziosamente al celeberrimo Veronese di Cena in casa di Levi (ricostruito con impressionante nettezza nel finale atto primo). Lo spettacolo era un percorso di particolari che la foggia dei costumi e la strabiliante suggestione delle parrucche portavano diversamente in primo piano: gesti delle mani, manti mollemente fotografati, pose che i fan del Pizzi "barocco" riconoscono e ritrovano con qualche nuova sfumatura ogni volta, un gioco ininterrotto di ammicchi espressivi e pittorici perfettamente sintonizzato al funambolismo spesso surreale della musica.
Musica in mani sceltissime. Donato Renzetti, capace tra l'altro di far suonare decentemente la mediocre London Sinfonietta Opera Orchestra, ha confermato in questa occasione d'essere interprete rossiniano prezioso. Non spaventato dall'assenza drammaturgica, quasi tranquillizzato anzi, Renzetti offre al Rossini serio una gamma timbrica e di colori suasiva, attenta agli intrecci [...] E in quanto a voci c'era da strabiliare: il debutto pesarese della Horne, cantante storica in questo repertorio e che ha saputo rimanere all'altezza della fama, ha messo un po' in ombra la prestazione straordinaria di Katia Ricciarelli, alla quale verrebbe da chiedere e implorare di dedicarsi soltanto al belcantismo. Ma come dimenticare la bravura di Chris Merrit (ogni volta più certo del suo professionismo e convinto della parte), l'impegno limpido di Giorgio Surjan (chiamato all'ultimo momento) e il livello complessivo della locandina?
A. Foletto

da: Musica Viva, X(1986), n.10, ottobre
 

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