Miramur parietes tenui marmore inductos, cum sciamus quale sit quod absconditur. Oculis nostris imponimus, et cum auro tecta perfudimus, quid aliud quam mendacio gaudemus? Scimus enim sub illo auro foeda lignalatitare. Nec tantum parietibus aut lacunaribus ornamentum tenue praetenditur: omnium istorum quos incedere altos vides bratteata felicitas est. Inspice, et scies sub ista tenui membrana dignitatis quantum mali iaceat. Haec ipsa res quae tot magistratus, tot iudices detinet, quae et magistratus et iudices facit, pecunia, ex quo in honore esse coepit, verus rerum honor cecidit, mercatoresque et venales in vicem facti quaerimus non quale sit quidque sed quanti; ad mercedem pii sumus, ad mercedem impii, et honesta quamdiu aliqua illis spes inest sequimur, in contrarium transituri si plus scelera promittunt. | Ammiriamo le pareti ricoperte da marmi sottili, eppure sappiamo che
cosa c'è sotto. Inganniamo i nostri occhi e quando ricopriamo d'oro
i soffitti ci compiacciamo di un inganno: sappiamo che quell'oro nasconde
delle brutte travi. Ma ricoperti da sottile ornamento non sono solo le
pareti e il soffitto: anche la felicità di tutti costoro che vedi
camminare a testa alta è unicamente esteriore. Guarda bene e vedrai
quanto male si annidi sotto questa sottile patina di dignità. Da
quando si è cominciato a onorare il denaro che incatena tanti magistrati
e giudici, che crea magistrati e giudici, le cose hanno perduto il loro
vero valore, e noi, diventati ora mercanti, ora merce in vendita, non consideriamo
la qualità ma il prezzo; per interesse siamo onesti, per interesse
disonesti, e la virtù la pratichiamo finché c'è una
speranza di guadagno, pronti a un voltafaccia se la scelleratezza promette
di più.
Traduzione di Caterina Barone, edizione Garzanti, c1989, p. 890 |
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