Werner ubbidì, e tremante si sedette sulla seggiola che la lunga mano scura gl'indicava. Osava appena respirare. Il cuore aveva preso a battergli all'impazzata, e sembrava quasi volergli scappare su per la gola, mentre quella voce stranissima che aveva il potere di atterrirlo gli risuonava nella nuca dopo avergli percorso interamente la spina dorsale. I suoi occhi non osarono mai posarsi sul volto di quell'interlocutore che lo dominava dall'alto, e non fu neppure abbastanza cosciente per potere intendere pienamente il senso di quelle parole che lo colpivano in principio al basso ventre, per risalire poi attraverso le viscere a perforargli il diaframma. In seguito, Werner non sarebbe mai più stato in condizioni di rievocare quel colloquio, come neppure gli altri che lo avrebbero seguito, o di ricordare il suono di quella voce! "J'ai bien connu votre père... Vous lui ressemblez beaucoup!" mormorò il Conte d'Antas senza mutare posizione o compiere il minimo movimento. I suoni gli uscivano dalle labbra come un alito di vento, senza che lui compisse alcuno sforzo. "Une ressemblance vraiment extraordinaire! Etudiant à Tübingen, exactement comme vous, il avait dansé autour de l'arbre de la liberté. Je ne l'ai pas oublié..." Werner conservava di suo padre un ricordo legato a sensazioni indefinibili; era scomparso misteriosamente, senza lasciar traccia, al tempo in cui la piccola Eva era ancora nel ventre di sua madre. Molti gli parlavano di quell'uomo a cui lui aveva preso a somigliare ogni giorno di più e che aveva talvolta l'impressione di non avere mai conosciuto veramente... Che cosa era successo a suo padre? Per quale motivo si era allontanato da loro? Alcuni, al villaggio, avevano preso a raccontare che fosse stato aggredito dai banditi, mentre attraversava il bosco da solo, per recarsi ad una visita notturna, sotto un cielo senza luna. Il cavallo era ritornato a casa, ma senza di lui... "Vous êtes bien jeune pour être précepteur, mais sans doute très brillant! Exactement ce qui convient à une jeune fille avide... de connaissances! J'espère, Monsieur Berger, que l'air de cette île vous plaira,...et maintenant... scellons notre Pacte par écrit, noir sur blanc!" e così dicendo il conte si voltò e gli tese una pergamena, tenendo nell'altra mano una penna dalla punta acuminata. Werner cercò di mettere a fuoco le immagini per decifrare gli strani geroglifici che erano tracciati sulla superficie color avorio, ma non vi riuscì. Il cerchio che gli serrava la testa si faceva sempre più stretto. All'improvviso, con un movimento repentino, il conte gli afferrò la mano sinistra, e con la punta della penna gli punse l' indice. Una goccia di sangue stillò dal dito e cadde sulla pergamena. "Pourquoi l'avez-vous fait!" riuscì a balbettare Werner con il massimo dello sforzo, le orecchie che gli rombavano, gli occhi dalle palpebre pesanti e stanche, stanche come la sua voce e la sua volontà. "Pourquoi... pourquoi moi?"


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