Lo sentiva, nella caligine che gli annebbiava la mente ed i sensi. Sospeso nel vuoto atemporale, lo sentiva che si aggirava per la stanza buia, strisciava sui muri freddi e spogli, s'insinuava tra le crepe del pavimento, si avvinghiava viscido intorno alle sue caviglie fragili, gli sibilava sul collo e nelle orecchie col suo alito di morte... ora lo conosceva. Non si era mai sentito così indifeso e piccolo, eppure, sapeva che avrebbe lottato fino all'ultimo, affinché gli venissero restituite l'anima venduta, la vita e la libertà. Sì, infinite volte l'alba sarebbe spuntata dopo la lunga notte passata a brancolare come un cieco nel deserto, e lui si sarebbe risvegliato nell'incubo, con le catene che gli rodevano i polsi stanchi, prigioniero ma non vinto...


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