CHIAVE DI LETTURA

Reale lettura è attingere alle sorgenti intuitive da cui mosse l'autore di ciò che si legge.

Leggere non è memorizzare e riassumere concetti, lasciando che l'inerzia mentale venga guidata e convinta da citazioni, documentazioni, dimostrazioni ma è ricreare, reintuire, revivificare l'assunto centrale da cui mosse colui che scrisse, giusto o errato che esso sia.

Attualmente è molto arduo che ciò si verifichi.

Da un lato sono rarissimi gli autori ancora in grado di attingere ad un reale assunto ideale nell'intraprendere la stesura di un'opera di pensiero-qualunque sia l'argomento trattato-, mentre il restante mondo cosiddetto culturale è soltanto in grado di attingere a riassunti cerebrali di opere altrui (che a loro volta erano riassunti cerebrali derivati da altre opere ancora, e ciò accade da circa 34 generazioni culturali) dalle quali ulteriormente si deduce, si cita, si documenta, si analizza in un parossismo di frasi fatte e di dimostrazioni.

L'assunto da cui questi ultimi muovono non è più ideale, non è più connesso ad un reale contatto con i valori-ideali, religiosi, morali, economici-di cui trattano, NON E' PIU' LA FOCALIZZAZIONE CONCETTUALE O POETICA DI INTUIZIONI REALMENTE AVVENUTE, ma rimanda a sollecitazioni istintive, a scelte semicoscienti, a convinzioni fideistiche e irrazionali in base alle quali il cosiddetto studioso aderisce prerazionalmente ad una corrente istintiva, ad uno schieramento ideologico, ad un modello di comportamento stereotipo al quale si asserve, si subordina ed al cui servizio immette il potenziale di erudizione acquisito, la massa mnemonica di riassunti concettuali libreschi -non di sintesi intuitive-acquisita nel corso dei suoi più o meno approfonditi-ma tutti egualmente aridi e ciechi-studi.

E dall'altro lato vi è la massa sterminata dei cerebralizzati, dei cosiddetti lettori, dei pigri di pensiero ai quali non interessa reintuire, revivificare, vivere in prima persona quanto apprendono, ma solo memorizzare cerebralmente i blocchi di concetti letti o soltanto sentiti.

Costoro abbisognano di dimostrazioni, di citazioni, di dati- ossia di « quantità razionali », di processi di pensiero già elaborati da altri- sui quali poggiare la propria inerzia mentale assetata solo di riempirsi mnemonicamente non di capire.

Ed è il completo ristagno ed instupidimento della cultura attuale.

Ed è l'ipocrisia più ferrea perché inconsapevole di sé.

Ed è la menzogna.

Si tratta di un progressivo ottundimento del pensiero, dal quale è molto difficile uscire-quasi impossibile- se non viene coltivata una specifica ascesi del pensiero e dell'anima, la quale presuppone una imprescindibile VOLONTA' DEL VERO da infondere e CUI aspirare interiormente.

Tale è la chiave di lettura dei volumi e dei fascicoli di HELIOS: una volontà del vero che pretenda di capire.

Occorre porsi attivamente dinnanzi ad essi.

Una posizione sperimentale di pura verifica.

Non la ottusa pretesa di farsi spiegare, di farsi dimostrare eruditamente quanto può essere soltanto sperimentato e assunto in prima persona.

Quanto espresso nei volumi e nei fascicoli di HELIOS è una chiave di lettura e di rettificazione per l'umano, per la vita, per il mondo, per la realtà interiore ed esteriore non per la cerebralità, non per gli steccati concettuali astratti cui si è avvinti- quali che essi siano, spirituali o materialistici-e nei quali si è barricati e dai quali-inconsapevolmente-si è accecati.

Quanto espresso nei volumi e nei fascicoli di HELIOS non chiede di essere-né può essere-creduto o respinto, accettato o rifiutato, analizzato o discusso a priori, né tantomeno di essere ricondotto a questa o quella radice culturale, a questa o quella corrente erudita e retorica, a questa o quella scuola ma solo di essere criticamente applicato alla vita ed al mondo.

Se, assumendo criticamente ma serenamente quanto viene esposto, ne sorge una vivente e solare esperienza del mondo e della vita, oppure ne sorge una caotica ed astratta caricatura, allora si avranno gli elementi per approfondirne o rifiutarne la lettura, ma in ogni caso ci si sarà RAFFORZATI o nella nuova visione vivente del mondo e della vita, ricreata in prima persona tramite le linee di vetta esposte, o nella precedente che già si aveva, poiché essa nel frattempo sarà stata riconfermata e maggiormente acquisita.

In ogni caso ciò che occorre inizialmente è una sincera volontà del vero che chiunque-purché lo decida-può pretendere da se stesso.

Una sincera volontà del vero che-pur tenendo ben presenti eventuali prevenzioni e sospetti, cautele e diffidenze-sia in grado di lasciare spazio alla possibilità che quanto esposto possa -essere vero, o quanto meno che gli elementi per rilevarne l'errore vadano ricercati nella verifica esistenziale ed interiore, non nelle precostituite convinzioni intellettuali che già si possiede, non negli schemi culturali su cui si è adagiati, non nelle pseudo verità di cui si è già convinti.

METODO SPERIMENTALE PURO.

Che è dire: metodo onesto.

L'unico che si dovrebbe avere.

E si tratta proprio di ciò che l'attuale cosiddetta cultura ha perduto. Poiché la cecità delle frasi fatte è ovunque uniforme e tutto scolorisce e ottunde, ciò che determina le scelte, ciò che accomuna o divide gli schieramenti e le correnti, i gruppi, i movimenti e le ideologie è qualche cosa di estraneo ai vuoti nominalismi cui retoricamente si riferiscono. E infatti ciò che accomuna o divide è qualcosa di prerazionale e di preconscio cui si aderisce proprio ín quanto diretta una sincera volontà del vero che se non altro permetterebbe di individuare quanto di morto, di spento, di ingiustificato, di retorico si cela dietro alle ragioni ideali in nome delle quali si recita di agire.

Nessuno più-o quasi-coltiva una volontà del vero, nessuno più-o quasi-anela realmente ad attingere non a ciò che la propria conformazione caratteriale istintiva desidera, ma a ciò che è GIUSTO e VERO e quindi nessuno più-o quasi- è in grado di porsi onestamente (ossia sperimentalmente) dinnanzi alle verità, poiché ciò verso cui è predisposto dalla caratterialità lo accetta fideisticamente (ossia lo accetta precoscientemente) rigettando più o meno apertamente tutto il rimanente.

Un interagire di istintualità collettive ha preso il posto dell'ampio respiro del vero.

Le opposizioni più violente così come le più tolleranti sono basate unicamente su potenzialità caratteriali biologiche e non più su effettive visioni ideali parziali.

Ciò accade a tal punto che nessuno più-o quasi-è capace di supporre la buona fede dell'avversario.

Quasi tutti hanno perduto finanche la propria.

Nel caos delle frasi fatte è impossibile supporre che l'avversario possa capire e cambiare idea, ma si può solo tentare di sopraffarlo.

In quanto gli istinti preconsci precedono i concetti ideali e li usano, nessuno ha potere di verità sui concetti altrui poiché non può afferrarne le radici né può realmente spiegare e spiegarsi le proprie.

La sola possibilità è che si riesca di nuovo ad intuire, a creare, ad attingere a reali valori ideali prediscorsivi.

La verità-da verificare-è che ormai quasi nessuno più
crea ma tutti deducono da precedenti letture (che a loro volta erano opere di deduzione), nessuno più intuisce ma tutti analizzano ed elaborano precedenti analisi ed elaborazioni, nessuno più ha capacità di sintesi ideale - che è dire comprensione prelibresca, visione diretta di verità percepite prima delle parole con le quali eventualmente possono venire tradotte-ma tutti riassumono « grumi » di parole immessi nelle proprie sacche mentali.

La verità-da verificare-è che il pensiero occidentale ha perduto-quello orientale non l'ha mai avuta e si sta soltanto ora avviando ad averla-la capacità di attingere coscientemente alle ENTITA' DI PENSIERO (giuste o errate, ossia superumane o subumane, che siano), alle IDEE VIVENTI, alle QUALITA' DELLA VITA che stanno dietro ad ogni processo di conoscenza dell uomo.

La verità-da verificare-è che il pensiero occidentale si è imbastardito, degradato, involuto nelle spire delle frasi fatte, delle parole, dei concetti espressi a parole perdendo di vista i valori, le potenze qualitative, le essenze immateriali di cui quelle parole, quei termini discorsivi erano il simbolo e la veste ma non la sola realtà.

Ed allora è accaduto che quelle POTENZE, quelle qualità immateriali, quelle essenze che risuonavano e vivevano interiormente in chi le traduceva in concetti - in focalizzazioni - espressi in parole, venissero progressivamente perdute e rimanessero soltanto le parole, le focalizzazioni intellettuali, le vuote tombe di ENTITA' scomparse.

Le ENTITA', LE QUALITA', LE ESSENZE sono scomparse e sono rimaste solo le parole, sono rimasti solo i simboli pietrificati di una vita di pensiero che attualmente non esiste più anche se recita-sempre più dubbiosa e meno convinta-di vivere e di possedere certezze, sono rimasti solo i suoni e le tracce grafiche di valori immateriali che quasi nessuno più è in grado di percepire e di vedere.

LA RETORICA E' DIVENUTA LA MISURA DEL MONDO ATTUALE.

I volumi ed i fascicoli di HELIOS hanno la pretesa di possedere la chiave per la distruzione della retorica nella quale è caduto il pensiero occidentale, ossia pretendono di potere avviare verso la soluzione di tutti i problemi attuali, poiché iniziando a guarirsi, a redimersi, a risolversi la retorica del processo della conoscenza allora ogni problema investigato-qualunque esso sia, anche sociale, economico, tecnologico-verrà guidato, sorretto, indirizzato da PRECISE, UNIVERSALI, OGGETTIVE EVIDENZE MORALI che l'ottundimento delle frasi fatte impedisce di scorgere.

E ciò in quanto vincere o iniziare a vincere la retorica, ossia iniziare a riattingere alle essenze, alle qualità, ai valori immateriali di cui le parole sono la veste ed il simbolo E' RITORNARE A POSSEDERE UN ORGANO DI DISTINZIONE DEL BENE DAL MALE, un organo oggettivo seppure interiormente fondato di distinzione del giusto dall'errato, una capacità universale-ossia valida e vera per tutti allo stesso modo seppure a livelli diversi di evidenza e comprensione-di distinzione e di orientamento verso i VALORI ETERNI E UNIVERSALI che sono i soli ed i normali sempre, ovunque e per tutti seppure a livelli diversi di estensione e radicalità.

Tale è la possibilità che i volumi ed i fascicoli di HELIOS pretendono di indicare e che chiedono di verificare (non di credere).

RUDOLF STEINER e MASSIMO SCALIGERO sono le fonti ben più vaste e complete cui è stato attinto e verificato in assoluta libertà e autonomia quanto viene esposto.

Ma si è trattato e si tratta di un'opera CREATIVA attuata secondo il canone di verifica che si è esposto come chiave di lettura per i volumi ed i fascicoli di HELIOS.

Si è attinto e si attinge alle opere di RUDOLF STEINER ed a quelle di MASSIMO SCALIGERO in base ad una pura volontà del vero, in virtù della quale se il vero c'è salta fuori.

Quanto viene esposto non è il riassunto di opere di RUDOLF STEINER o di opere di MASSIMO SCALIGERO ma è il PRODOTTO individuale ed autonomo di quanto si è attinto alle fonti dell'eternità-poco o molto che esso sia -vagliando cautamente, verificando solitariamente, sperimentando il più onestamente possibile IL METODO DI CONOSCENZA da Loro indicato, fornito, attuato.

Oltre beninteso ad irripetibili ed uniche fonti interiori di conoscenza che coincidevano e coincidono perfettamente con il Loro metodo e con i frutti della Loro saggezza.

RUDOLF STEINER E MASSIMO SCALIGERO SONO I MAESTRI.

I veri.

I soli e gli unici a livello di superficie.

Il crederlo o il rifiutarlo a priori è inutile.

L'atto fondamentale da compiere, il solo e l'unico, è verificare se ciò sia vero.

Niente altro.

Occorre porsi attivamente dinanzi al METODO DI CONOSCENZA da Loro fornito.

Occorre questo e soltanto questo oltre ad una coltivata serietà interiore.

Pertanto la chiave di lettura indicata per accostarsi ai volumi ed ai fascicoli di HELIOS è la medesima che si indica per le opere di RUDOLF STEINER e di MASSIMO SCALIGERO qualora
si voglia proseguire nella via indicata, poiché-seppure la chiave di lettura è la stessa-quelle opere si situano ad un livello ben più vasto ed elevato.

I volumi ed i fascicoli di HELIOS vanno verificati esistenzialmente e con sincerità, questo è il solo modo per individuare l'errore o la verità in essi contenuta.

Ciò è possibile a farsi proprio perché-seppure al loro livello ed entro i loro limiti-sono effettivamente verificabili interiormente e nella vita, proprio perché è possibile attuarli animicamente ossia viventemente, proprio perché fuoriescono dal livello astratto della retorica delle parole che di tutto discute senza nulla capire, preda di errori di pensiero tanto ingenui quanto malvagi che soltanto la perdita interiore dell'organo di distinzione del bene dal male-perdita verificatasi nella generalità umana-ha potuto rendere Rossibile.

Se si cade nella retorica-come è avvenuto-si viene a perdere completamente o quasi la percezione e la visione delle qualità immateriali che i termini, i concetti, le parole riguardanti enti immisurabili quali la vita e la morte, l'amore e la fraternità, la libertà e la potenza , l 'odio e la rabbia , l'elevazione umana e l'abrutimento, etc. risvegliavano ed accendevano in chi li studiava, li insegnava, li meditava, li apprendeva.

Tali qualità, tali essenze, tali valori immateriali-per ipotesi da verificare-non erano soggettivi ed arbitrari ma costituivano (costituiscono) il collegamento dell'uomo con l'intima tessitura causale della realtà, ed erano strettamente connessi con l'unico, effettivo significato che il corrispondente termine concettuale designava.

In definitiva in passato e spontaneamente le parole, i concetti erano il simbolo ed il ponte verso la percezione diretta- ma inconsapevole del come avvenisse-delle qualità della vita, delle ENTITA' che sorreggono il mondo, degli ARCHETIPI VIVENTI che gli antichi chiamavano DEI (e che effettivamente erano gli DEI) e che in seguito non chiamarono più con alcun nome-poiché la visione si affievolì- continuando però a percepirli come moralità ed innatismi etici (super biologici) del carattere, della stirpe, e che ancora dopo non percepirono più ma si limitarono ad accettarli come moralismo, come costumanza inerte, irrazionale e dogmatica, come conformismo; poi venne la retorica attuale e più il pensiero si riduceva alle sole parole nell'incapacità di risalire coscientemente alle qualità perdute, più trovava irragionevole ogni dogmatismo, sorse infine il relativismo supremo dei tempi attuali in cui tutti sanno-credono di sapere -cosa condannare ma nessuno conosce cosa realmente debba essere affermato per superare i dubbi e ritrovare le eterne realtà, anzi si è persa finanche la volontà di sospettare che eterne realtà possano esistere.

E le caligini di un'epoca tetra si sono infittite del tutto.

Così nasceva la morte dell'anima nelle vesti dell'attuale stupidità erudita.

In base a ciò l'unica via per ritrovare il senso della vita, del mondo, dell'uomo è un metodo di conoscenza, un metodo che sappia, che possa dare al pensiero la possibilità preliminare di rendersi conto del livello retorico e morto in cui è caduto ed al quale va riportato tutto ciò che di caotico e di terribile serpeggia nel mondo moderno.

Un metodo che riesca a ridare al pensiero la perduta capacità di comprendere viventemente.

Un metodo di conoscenza non una dottrina da imparare, memorizzare, riassumere infantilmente mantenendo la immoralità retorica di partenza.

Un metodo di conoscenza ossia una ascesi del potere in virtù del quale si può conoscere: il pensiero.

Un metodo di conoscenza ossia una serie di azioni interiori attuabili partendo dall'attuale livello retorico di pensiero, non una serie di norme metafisiche antiche assunte recitando e pretendendo di non essere ciò che si è: retorici nella retorica.

Per uscire dalla retorica occorre una ascesi del pensiero e ben precise azioni animiche-ben precisi valori da coltivare nell'anima-scaturienti comunque da decisioni di pensiero.

Nei volumi, nei fascicoli e anche con la pagina WEB di HELIOS forse vi è la possibilità per attuare ciò.

L'unico modo per giudicare se ciò sia vero è applicarli alla vita.

In solitaria, serena, onesta seppure cautissima e vigile opera di meditazione e di azione interiore.

Niente altro

FABRIZIO CARUSO

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