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| Vorremmo raccogliere dalla storia pastorale della comunità parrocchiale di questi anni postconciliari - alcuni aspetti che si sono andati formando e solidificando e sembrano costituire i riferimenti pratici per la costruzione del «nuovo» volto conciliare della nostra comunità. Premesse * Tale armonia non è automatica. Essa è possibile solo a condizione di un
fedele e coraggioso discernimento pastorale: di un'interpretazione, cioè, sia
della tradizione, sia delle esigenze che si propongono alla Chiesa per
l'evangelizzazione dell'uomo e della società moderna. * Strumento importante per un'equilibrata costruzione della comunità parrocchiale è la programmazione pastorale che propone obiettivi e cammini, favorisce processi e itinerari, verifica i risultati. Il riferimento concreto per la parrocchia è il programma pastorale annuale
che organizza e articola diversi elementi della vita comunitaria. Esso ha al
centro il programma «strutturale» della Chiesa che è l'anno liturgico; su
esso articola i vari itinerari sacramentali (sacramenti dell'iniziazione,
matrimonio e unzione degli infermi); in esso colloca forme e pratiche
devozionali (triduo dei morti, triduo eucaristico, pellegrinaggi); ad esso
affianca gesti pastorali suggeriti dalle nuove esigenze della comunità (festa
patronale, iniziative pastorali di inizio e fine anno). * Il metodo pastorale che abbiamo sperimentato come efficace è quello della
«correlazione»: dello sforzo cioè di far incontrare, in tutte le azioni
pastorali, la Parola di Dio e le parole degli uomini, la Grazia di Dio e le
attese degli uomini d'oggi. Questo è possibile se nella comunità si tiene vivo
un continuo lavoro di ascolto del «Vangelo» (centralità della Scrittura e
della celebrazione liturgica; riferimento costante alle prospettive pastorali
aperte dal Concilio...) e una costante attenzione alla vita e alla mentalità
dell'uomo d'oggi. Come le nostre comunità cristiane possono rendere visibile e favorire l'alleanza del Dio di Gesù Cristo con gli uomini d'oggi? Esse hanno a disposizione delle parole per dire l'alleanza; dei riti, delle feste per celebrare l'alleanza; dei modi di essere e di comportarsi che testimoniano l'alleanza. Gli atti pastorali fondamentali con i quali si costruisce una comunità cristiana sono:
Sono, questi, anche gli atti fondamentali del cristiano:
Il modo di dire, di celebrare, di testimoniare la fede, la fede di sempre,
varia nelle diverse epoche: variano linguaggi, riti, morale in rapporto alle
esigenze, alle mentalità, ai «mondi» diversi in cui si trovano a vivere e a
costruire la Chiesa i cristiani. In ogni cambiamento d'epoca i cristiani
ripensano e riorganizzano il loro dire, il loro celebrare, il loro fare la fede.
Alcuni anni fa, nei primi anni '60, i cattolici, in un grandioso Concilio
ecumenico, hanno ripensato a fondo la natura della loro Chiesa, rifacendola
sulla Parola di Dio, rinnovandone profondamente il modo di celebrare,
riprogettando il suo modo di presenza e di azione nel mondo. Come parlare di Gesù Cristo Uno dei cambiamenti più importanti, forse il più radicale, che sta vivendo
la nostra pastorale è il modo di concepire la «parola di Dio», avviato
ufficialmente da un documento del Concilio Vaticano II° («Dei Verbum») ma che
sta un po' alla volta manifestando le sue applicazioni infinite nel vissuto
della nostra parrocchia. Il cristianesimo non è anzitutto la proposta di un
blocco di verità, un insieme di dottrine da credere, ma il venire all'uomo di
una verità viva, di un Dio che si è rivelato e che si rivela in eventi e
parole, della persona stessa di Gesù Cristo vivo. Dio ha lasciato e lascia
nascere la sua Parola nel corso di avvenimenti, calandola nel parlare degli
uomini, immerso nella loro storia, pur trascendendola; non confuso ma fuso in
essa. Parola di Dio che percorre tutte le cose e che s'è concentrata
particolarmente nell'ascolto fedele di un popolo, quello della Bibbia, che non
ha mai cessato di scoprirsi continuamente incontrato nel cuore degli
avvenimenti, in mezzo alle sue vicende, dall'amore di Dio. Parola che si è
incarnata nella persona di Gesù Cristo uomo singolare, verità o Verbo eterno
di Dio venuto a noi secondo le Scritture e pienezza delle Scritture. In
compagnia di lui è possibile accogliere la nostra storia come grazia, leggere
il mondo come alleanza e gli avvenimenti come Parola di Dio: in una penetrazione
cristiana della realtà con la continua compagnia della Bibbia e con
l'incessante ascolto dell'uomo nostro fratello e della storia che stiamo
vivendo. Vengono cosi suggeriti i riferimenti fondamentali di ogni parola
cristiana: la conoscenza esistenziale e sperimentale di Gesù Cristo,
un'incessante rilettura della Bibbia, una partecipazione profonda alla storia
degli uomini. D'altra parte, la pastorale deve mettere in atto tutte le forme delle parole, tutte le modalità in cui la fede si può dire e che si possono ridurre schematicamente a tre:
Possiamo dire che nella nostra comunità parrocchiale questa «nuova» pastorale sta dando frutti significativi:
Come celebrare Il rinnovamento liturgico è forse quello più appariscente nel grande
mutamento che sta vivendo il cattolicesimo: ma i segni più evidenti come il
celebrare in lingua corrente, la nuova disposizione dei luoghi liturgici, il
maggior coinvolgimento dell'assemblea, sono i sintomi di una ricomprensione più
profonda. La liturgia è sottratta alla sua oggettività sacrale e all'efficacia
quasi magica e restituita all'azione viva del Cristo risorto che incontra l'uomo
che cammina fedelmente in questa storia. Il gesto attraverso cui il Risorto e
l'uomo si incontrano agisce in quanto «significa», in quanto, cioè,
attraverso il segno posto nella Chiesa, è effettivamente presente la Parola di
Dio e l'esistenza dell'uomo.
Nella messa in opera della liturgia ci sono nelle nostra, come nelle altre comunità parrocchiali, alcune notevoli difficoltà.
1- L'assemblea eucaristica della domenica * Si conferma - anche nelle mutate condizioni di vita dell'uomo moderno e nelle nuove forme assunte dalla celebrazione liturgica - la centralità dell'assemblea eucaristica della domenica: la sua effettiva capacità di formare il cristiano e la comunità. Nella parrocchia è la Messa della domenica, ancora e forse ancor di più
oggi, il luogo dove in maniera più efficace si comunica il mistero della
salvezza, viene "offerta" a Dio la concreta condizione umana degli
uomini d'oggi, si realizza la comunità, cresce la vita spirituale dei fedeli. * L'efficacia che la Messa ha in virtù della presenza del Risorto, viene
pastoralmente favorita dal fatto che l'effettiva costruzione di un tessuto
comunitario oltre la celebrazione, e la proposta di significativi itinerari di
fede, rendono la celebrazione piena di senso e di risonanza. Ed è inoltre
favorita da una attenta pastorale liturgica che valorizza gli elementi rituali e
celebrativi: dalla qualità della proclamazione della Parola e della
predicazione, alla sobria intensità dei gesti, al coinvolgimento del canto e
del silenzio, alla cura per le immagini, le luci, gli spazi, le suppellettili. * L'attenzione alla pratica liturgica ci ha portato a scopri re in maniera più chiara e a valorizzare la struttura della Messa. Le sue parti traducono nel rito i momenti dell'esperienza cristiana:
La celebrazione ha un ritmo che valorizza le singole parti, distinguendole
una dall'altra e unendole nella continuità di un cammino. * Un altro aspetto messo in luce dalla pastorale liturgica è stato il
carattere di itinerario che assume la celebrazione della Messa domenicale.
Quando essa è effettivamente comunitaria ed è veramente capace di «organizzare»
la vita cristiana dei fedeli non è più soltanto la pratica del precetto e
nemmeno solo un momento spirituale significativo; ma diventa la tappa di un vero
cammino, di un itinerario: per cui la Messa del periodo di Avvento ha
caratteristiche - anche celebrative - diverse dalle Messe quaresimali o pasquali
o postpasquali. OSSERVAZIONI Per il buon funzionamento della Messa della domenica e, più
complessivamente, dell'anno liturgico, è utile far sorgere in parrocchia la
coscienza esplicita di una pastorale liturgica. La coscienza, cioè, che il rito
è elemento decisivo della costruzione della comunità e la sua messa in opera
è atto di evangelizzazione, che esige discernimento e cure pastorali. A creare
questa coscienza concorre un certo modo - costante e serio -di celebrare; un
sempre più largo coinvolgimento dei laici nel gesto e nel senso del celebrare;
una continua riflessione pastorale sul senso del celebrare, sulla riforma
liturgica del Concilio, sugli itinerari sacramentali, sulle sorti della ritualità
in questa società... ) Non era questo il desiderio della riforma liturgica
autorizzata dal Concilio? 2- L'anno liturgico * La sua capacità di offrire efficacemente il mistero di Cristo e di raccogliere il cammino della comunità è legata anche alla sua valorizzazione celebrativa. Abbiamo anche qui sperimentato la forza dei diversi tempi liturgici, in
particolare il tempo dell'Avvento e del Natale, il tempo della Quaresima e della
Pasqua, il tempo del dopo Pasqua e della Pentecoste. * Alcune attenzioni liturgiche e pastorali si sono mostrate efficaci:
l'organizzazione di una predicazione organica e coerente in un dato periodo (per
l'Avvento i temi della predicazione si riferiscono in genere alla Scrittura,
alla preghiera, alle forme e alle figure dell'attesa umana; in Quaresima i temi
sono per lo più di ordine morale e sacramentale); il ritorno di gesti e riti
caratteristici e costanti per ogni periodo liturgico; il collegamento della
celebrazione con l'impegno quotidiano domestico mediante ciclostilati e piste di
lavoro; l'uso del bollettino parrocchiale che prepara e fa memoria degli
itinerari liturgici e dei temi della predicazione. * Il triduo pasquale è diventato per molti di noi il riferimento liturgico e celebrativo più forte, tale da incidere in profondità nella propria
esperienza cristiana.
Proposte Triduo dei Morti
Avvento e Natale
Quaresima e Pasqua La Quaresima e la Pasqua sono diventate il momento del naturale confluire di diversi itinerari sacramentali. Così le domeniche dopo Pasqua (durante il mese di maggio) hanno ospitato in successione la celebrazione comunitaria dei sacramenti dell'iniziazione dando rilievo pastorale a un periodo che trovava difficoltà a valorizzarsi... Così : la prima domenica di maggio si celebra il sacramento della prima confessione ; la seconda quello della prima comunione ; la terza quello della cresima e la quarta, la Professione di Fede.
Tempo Ordinario
La Festa di S. Leone e le altre feste (Piazze, Misma, Valpredina, S.
Ambrogio) Pur molto sentite e partecipate riteniamo che queste solennità dovrebbero essere riscoperte nelle loro motivazioni religiose profonde per essere più capaci di dire il loro specifico messaggio alla comunità di oggi, sia agli adulti che, soprattutto, ai giovani e ai ragazzi. Ci sembra che possano essere utili a tale scopo :
3- Gli itinerari sacramentali * Una delle «figure» pastorali più significative e più diffuse della
pastorale conciliare è senz'altro costituita dagli itinerari sacramentali. Il
fatto cioè che la celebrazione dei sacramenti si inserisce in cammini di fede
comunitari. Il sacramento non si esaurisce nel momento della celebrazione, ma ha
un prima e un dopo; non riguarda solo il fedele che chiede il sacramento, ma è
anche un processo comunitario. * È soprattutto nella pratica degli itinerari che appaiono alcune
caratteristiche della situazione del cristianesimo nel nostro tempo.
L'invenzione la riscoperta degli itinerari nasce, infatti, dalla distanza che si
è venuta creare tra vita e mentalità della gente e pratica sacramentale (non
essendo più ovvio il senso del sacramento occorre parlarne e prepararvisi). Ed
è d'altra parte uno dei luoghi più significativi dei nuovi apparati pastorali
dei nuovi stili di evangelizzazione. * Hanno assunto con particolare forza questa forma di itinerario i sacramenti
dell'iniziazione (Battesimo, Prima Comunione, Cresima) e, almeno in parte, i
sacramenti del matrimonio e dell'unzione degli infermi. * L'itinerario viene praticamente a costituirsi nell'incontro tra
un'esperienza umana significativa e la proposta della comunità cristiana. Tale
proposta è composta di parole (lettura della Scrittura, catechesi, preghiera),
gesti liturgici e sacramentali e di esperienze comunitarie di fraternità, carità
e di discernimento morale. Un itinerario sacramentale si configura pressapoco così:
* Il buon funzionamento di un itinerario è dato dalla buona qualità di ogni
suo momento; ma soprattutto dalla forza di segno e di sacramento che ha la
comunità stessa e la sua capacità di «iniziare». * Riguardo ai sacramenti dell'iniziazione - che mettono in condizioni di itinerario la totalità dei nostri ragazzi dalla nascita fino ai 12-13 anni - sono da segnalare due aspetti:
* Riguardo al sacramento del matrimonio, va rilevata la crescita ecclesiale e pastorale dei cosiddetti corsi per fidanzati. Essi devono diventare sempre più, veri e propri itinerari di fede. Occorre cioè che il loro processo sia innanzitutto quello tipicamente «catecumenale»: domanda, accoglienza, cammino catechistico liturgico morale, celebrazione del sacramento, vita nella comunità. E poi ciò che succede effettivamente in questi «corsi» deve essere per molti proprio a una nuova iniziazione cristiana. A dare questa caratteristica ai «corsi» possono contribuire alcune scelte
quali : quella di svolgere gli incontri non con esperti, ma con membri
della comunità; quella di cercare sempre una correlazione tra l'esperienza
umana morale del fidanzamento e la proposta cristiana; quella di unire la
discussione con momenti di amicizia e con momenti di preghiera e di
celebrazione; quella di offrire, dopo il corso, incontri di spiritualità e di
catechesi. Sarebbe importante verificare la possibilità di offrire dei cammini di fede
in preparazione al matrimonio all'interno stesso della nostra comunità
indirizzandovi i giovani anche se non sono immediatamente vicini al matrimonio. * Riguardo al sacramento dell'unzione degli infermi. Posta la distanza che si
è introdotta nel nostro costume tra l'esperienza del soffrire e del morire e la
sua celebrazione ecclesiale, la possibilità di celebrazioni significative
dell'unzione degli infermi è legata a rapporti e incontri che vengono a crearsi
tra l'ammalato, la famiglia e la comunità. L'azione caritativa, discreta e
attenta, di cristiani familiari e non che aiutano e affiancano gli ammalati e i
moribondi diventa il tramite necessario di un possibile itinerario di fede e
della celebrazione significativa del sacramento. Permanendo ancora in molti una visione negativa e sbagliata di questo
sacramento, per cui si propende per darlo il più tardi possibile, magari in
stato di incoscienza, oppure di non darlo affatto, utile appare la celebrazione
comunitaria del sacramento in occasione della festa degli ammalati e degli
anziani, che andrebbe però meglio preparato di come avviene oggi, attraverso
un'appropriata catechesi. Le diverse forme della Parola di Dio * Si è rivelato pastoralmente efficace il valorizzare le diverse forme nelle quali si offre la Parola di Dio.
* Lo sforzo è stato e dovrà essere quello di valorizzare ciascuno di questi
aspetti della Parola di Dio e di cercarne un equilibrio complessivo nella
proposta pastorale. * Una maggiore diffusione e una maggiore familiarità dei fedeli con la
Bibbia si sono verificate anche da noi. La lettura che si produce, in varie
forme, in comunità e nel vicariato, cerca di arricchirsi dei contributi di una
lettura storico-critica che tratta seriamente il testo; mette al centro della
lettura stessa la «comprensione» della Parola che è Gesù Cristo e il suo
mistero; interroga e confronta sistematicamente la Parola delle Scritture con le
parole e la vita degli uomini d'oggi. * Significativa è l'importanza che la Scrittura ha assunto nelle
celebrazioni sacramentali e liturgiche. La cura e la «devozione» della
proclamazione della Parola nella Messa e nelle celebrazioni e la serietà della
predicazione hanno contribuito a riconoscere la vitale importanza della Sacra
Scrittura. * Anche se modesta nelle proporzioni, è molto preziosa da raccogliere la «lectio»
continua della Scrittura che viene a prodursi nella Messa feriale (nei periodi
forti dell'avvento e della quaresima), nella quale da anni la piccola assemblea
che vi si costituisce reagisce alla Parola letta. * Da diffondere maggiormente in parrocchia la partecipazione alla "Lectio
Divina" che si svolge in vicariato con una scansione quindicinale. * Utile potrebbe essere l'iniziativa di aprire luoghi «domestici» di
lettura della Bibbia. Gruppi di fedeli, con l'animazione di uno di loro, si
accostano ai testi sacri. In questi incontri potrebbero essere ripresi i temi
affrontati nella "Lectio Divina" a livello vicariale. 2- La predicazione * L'insostituibile, difficile ministero della predicazione ha manifestato a tratti il suo potere di formare il cristiano e la comunità, quando è riuscito a esprimere in maniera congiunta le sue tre funzioni:
* La programmazione della predicazione ha cercato e deve farlo sempre più e
meglio, di equilibrare la freschezza della predica sgorgata direttamente dalla
Scrittura e una certa sistematicità di problematiche e di itinerari. E' il
problema di riuscire a seguire un tema unitario senza perdere di vista il
vangelo proposto nella liturgia. * Di fatto la predicazione si mostra capace di scuotere e di interpellare i
fedeli che di fronte alla Parola sentono rinascere la speranza e incoraggiare la
responsabilità. Nello stesso tempo una predicazione paziente e organica si
assume anche il compito, per la maggioranza dei fedeli, di ricostruire e
riformulare il loro catechismo tradizionale. OSSERVAZIONI (Il livello più profondo di tutta la riforma cattolica promossa dal
Concilio è il "nuovo" concetto di rivelazione o il nuovo modo di
concepire la parola di Dio. (Cfr. la Costituzione sulla rivelazione). * La catechesi, come dappertutto, è passata da un'esposizione dottrinale di
definizioni a un'educazione della fede. La comunicazione catechistica si è, da
una parte, arricchita maggiormente alle fonti della fede (la Sacra Scrittura, la
liturgia, la vita cristiana), dall'altra ha cercato sistematicamente agganci con
la vita concreta e con la cultura del nostro tempo. * Questo ha comportato anche un notevole sforzo per formare nella comunità
un gruppo di catechisti preparati a tale compito. Il servizio, o ministero
catechistico è stato ed è una delle realtà più preziose della riforma
conciliare. Esso richiede però un'incessante «chiamata» di chi si mostra
adatto a tale servizio, una formazione specifica e costante, la ricerca di
strumenti opportuni (catechismi, schede). * Di fatto, «l'apparato» catechistico è andato strutturandosi in maniera
da offrire a tutte le età e a tutte le condizioni degli itinerari di catechesi.
Così che alla tradizionale catechesi dei ragazzi si sono affiancate - quasi in
maniera istituzionale - la catechesi agli adolescenti, ai giovani e dovrebbe
incrementarsi anche quella agli adulti agli adulti. * La catechesi ai ragazzi si è ormai ben strutturata attorno ai sacramenti dell'iniziazione.
Questa catechesi sacramentale ha progressivamente assunto la tradizionale
forma «catecumenale», e articola con naturalezza la «lezione» di catechismo
con esperienze liturgiche e comunitarie. Come s'è già detto, deve diventare più
rilevante in questa forma di catechesi il coinvolgimento dei genitori. * La catechesi agli adolescenti e ai giovani deve invece mediare con la
libertà e la fragilità dell'adesione tipiche di quest'età. E con l'esigenza
diffusa di aggregazione, anzitutto. L'istanza catechistica si articola e si
adatta perciò alle esigenze tipiche del gruppo e alle problematiche dell'età.
D'altra parte l'adolescente e il giovane esprimono forti richieste soggettive,
di valorizzazione di sé: e perciò il metodo dell'ascolto personale e della
chiamata si rivela quello più efficace. * La catechesi agli adulti, oggi quasi inesistente, si dovrà esprimere da
noi in due direzioni. Una che raccolga maggiormente le esigenze di una
rimotivazione delle devozioni e di una progressiva, piena introduzione alla
nuova catechesi. L'altra dovrà assumere maggiormente la domanda di formazione
di impegnati e di responsabili nella comunità e di persone in ricerca: e dovrà
perciò sviluppare tematiche teologiche e pastorali da una parte e problematiche
antropologiche, morali, civili dall'altra. Si deve cioè creare la possibilità
di aprire - accanto al momento di una catechesi che sostiene con continuità la
fede serena dei devoti e dei praticanti - uno spazio che renda ragione della
fede di fronte alle complesse ragioni dell'uomo d'oggi. Sembra assolutamente necessaria una catechesi agli adulti soprattutto ai
genitori dei ragazzi che percorrono i cammini di preparazione ai sacramenti. Gli
incontri che attualmente si svolgono, sono troppo pochi e incapaci di incidere
in profondità. E' pure necessaria una maggiore disponibilità, da parte dei
genitori a lasciarsi coinvolgere. Riguardo alla catechesi, la sfida più urgente nella nostra comunità è
la catechesi agli adulti. Non solo perché essa risponde a una obiettiva
situazione di "incultura religiosa" degli adulti, ma perché senza di
essa è difficile per molti adulti continuare a dar serietà alla fede; e anche
perché solo una comunità di effettivi fedeli adulti è segno credibile di una
Chiesa viva. La vita della comunità Morale e pastorale La morale è un elemento decisivo dell'azione pastorale: perché è la
dimensione umana dell'alleanza; dal modo in cui una Chiesa presenta la morale ci
si fa l'idea di come Dio valorizza l'uomo e di come l'uomo viene rispettato
dalla proposta cristiana. Oggi poi, quello della morale è campo importante
perché la nostra civiltà mette alla prova le religioni e le fedi sull'umano,
sul modo in cui valorizzano l'uomo Se pensiamo, infine, ai cambiamenti avvenuti
e alla inadeguatezza della morale che abbiamo ricevuto, comprendiamo il lavoro
da fare per proporre e trasmettere una morale decente. Del resto, tutti i luoghi importanti dell'azione pastorale mettono in gioco in profondità la morale e il suo rapporto con la fede; e questo lo si può dire per esperienza di ciò che succede effettivamente nelle nostre comunità parrocchiali.
1- Parrocchia e comunità * La nostra comunità cristiana ha, da secoli, la forma di una parrocchia: di un gruppo di cristiani, cioè, che leggono la Parola, celebrano l'Eucarestia
e formano una «fraternità» con la guida di un parroco, su un territorio,
presso e di fronte a delle case (per noi quì nel paese di Cenate Sopra).
Cambiando il modo di «abitare» e di vivere della gente e cambiando il modo
dell'evangelizzazione, la parrocchia assume volti e forme diversi. * Il tessuto comunitario della nostra comunità è ancora, in gran parte, quello tradizionale, sostenuto da una diffusa domanda religiosa e dall'immaginario di una religione sociale. La stragrande maggioranza delle persone da noi si sente in qualche modo cattolica e domanda i segni sacri dell'appartenenza (i sacramenti) in occasione di momenti importanti della vita. Tale domanda religiosa in realtà è sempre più generica e indeterminata. E
rischia, una tale religiosità generica, di relegare la fede ai margini dei
giochi reali dell'esistenza e di generare un pericoloso dualismo tra religione e
vita. * In realtà si danno modi di appartenenza molto diversi. Qui il
tradizionalismo vuoto e il relativismo moderno si mettono d'accordo a favorire
un'appartenenza con riserva, un'appartenenza a distanza e quasi irrilevante. Si
affermano diversi tipi di cattolicesimo: dei convinti e impegnati, dei
praticanti, dei cattolici non praticanti, dei lontani... * È da segnalare, in questi anni, il fenomeno degli "impegnati. Di parrocchiani cioè che sentono la necessità di una fede rinnovata e di un maggior impegno per costruire la "nuova" comunità. I tratti che caratterizzano questa figura di cristiano sono: lo sforzo di una maggior consapevolezza della propria fede (accostamento alla Bibbia, ripensamento delle categorie catechistiche, confronto tra la fede e i problemi dell'uomo d'oggi); e il desiderio di rafforzare il tessuto comunitario (valorizzazione della "comunità", della convivenza e della solidarietà anche emotiva e affettiva). Gli «impegnati» prendono coscienza della loro responsabilità nella
costruzione della comunità (animatori o operatori della catechesi, della
liturgia, della carità, dell'educazione, gestori delle strutture e delle
attività della parrocchia). I limiti di un modello comunitario che tende a identificarsi con gli «impegnati» sono evidenti. C'è il pericolo di un elitarismo che impone a tutti un modello di cristiano che va meglio determinato. Esiste la tentazione di non valorizzare il modello tradizionale di cattolicesimo. E si favorisce la fragilità del tessuto comunitario troppo esposto all'emotività e a valori soggettivi Bisognerà, nei prossimi anni a cercare di articolare la proposta e il sostegno pastorale alla nuova idea di comunità. Si cercherà da una parte di accogliere con larghezza la domanda religiosa e di sostenerla e nutrirla con itinerari e nuovi contenuti. Si cercherà, d'altra parte, di favorire generosamente le nuove richieste di formazione e contemporaneamente di aprire la figura degli impegnati alle esigenze della parrocchia intera. Ovviamente le proposte e i modelli che proporremo con più insistenza saranno per tutti quelli conciliari. Per quanto riguarda la dimensione dell'appartenenza ci sembra debba essere
portata avanti la proposta di un'appartenenza «dialettica»: la parrocchia, cioè,
non s'è proposta e non si dovrà proporre, come ambito di appartenenza globale
e inglobante, ma come luogo simbolico di momenti forti di fraternità e di
formazione che rimanda poi alla diversificata e complessa appartenenza cui
l'uomo d'oggi è chiamato: riunione e unità in momenti forti ecclesiali e
dispersione e immersione nel mondo o nei mondi dell'esistenza quotidiana. OSSERVAZIONI La fortuna della nostra situazione è data dalla notevole forza che ancora
ha la religione tradizionale e la domanda religiosa e dalla cordiale accoglienza
che in genere viene data alla riforma conciliare. Si direbbe che la difficoltà
sta più dalla parte del discernimento pastorale: dalla capacità cioè - da
parte dei responsabili della pastorale - di proporre concreti cammini e concrete
"figure" di appartenenza e di vita ecclesiale. La povertà di tale
discernimento sembra dipendere anche dalla scarsa coscienza - nei preti e nei
laici - del "momento" di profondo passaggio che stiamo vivendo. Chi
vive immerso nella domanda religiosa tradizionale non capisce perché bisogna
porre problemi. Chi sente la necessità di un nuovo modo di essere Chiesa soffre
in genere di due malattie: quella del "soggettivismo" che fa
interessare alla Chiesa solo per il vantaggio emotivo e gratificante che essa
promette; quella del "dubbio" che interessarsi della Chiesa sia
davvero cosa seria e vitale, tale da chiedere sacrifici. Strutture comunitarie Per strutture comunitarie intendiamo quei luoghi e quei gruppi che sono i
modi attraverso i quali la comunità agisce e fa pastorale 1- Il Consiglio Pastorale Parrocchiale * Il Consiglio Pastorale - che raccoglie laici, suora e parroco è il momento
della consultazione e del discernimento pastorale più significativo. In questi
anni ci sembra di aver raccolto alcuni meccanismi che l'hanno tenuto in piedi.
Il fatto, per esempio, che i membri sono in parte rappresentativi di gruppi
parrocchiali e in parte eletti dalla comunità. Il fatto che i lavori - oltre
alle urgenze - seguono la pista del programma pastorale della comunità. Il
fatto che le riunioni uniscono momenti di valutazioni e impressioni immediate a
percorsi di riflessione e di studio. Il fatto che i lavori si concludono sempre
con la proposta di un «progetto» per la comunità e con l'incarico affidato a
qualcuno o a qualche struttura già esistente di interpretare ed eseguire il
progetto. * L'Oratorio, grazie ai nuovi ambienti e a quelli da completare, è (e dovrà
diventarlo sempre più) una struttura importante a servizio della pastorale dei
giovani e dei ragazzi. Anch'esso dovrà cercare di darsi un'organizzazione più
collegiale: ad affiancare il prete sarebbe necessario un gruppo di animatori che
si dia forma di «Consiglio di Oratorio». Inoltre, dovrà aggiornare le sue
proposte e i suoi stili distinguendo meglio i livelli della sua proposta:
l'accoglienza di tutti e soprattutto dei ragazzi con maggior difficoltà;
l'organizzazione del gioco e di spazi ricreativi e culturali; la proposta
spirituale di costruzione delle coscienze, di preghiera e di catechesi. Ci sembra importante richiamare il ruolo e le finalità di questa struttura
cosi centrale e necessaria per la nostra comunità, così come sono state
espresse nel "Progetto Educativo" Quando si parla di oratorio con persone che vivono in realtà dove questo è presente da diversi anni capita di sentire fare riferimento a due rischi che l'oratorio stesso può correre e che lo portano a non svolgere la funzione educativa che gli è propria. Un primo rischio dell'oratorio è quello che diventi un semplice contenitore di presenze, tanto da non diversificarsi in nulla dai luoghi "profani" e che venga a mancare la sua tensione religiosa ed educativa. Il rischio opposto ma altrettanto presente è invece quello che porta
l'oratorio a chiudersi su sé stesso, a diventare un rifugio per persone che,
coscientemente o meno, non vogliono sporcarsi le mani, non vogliono
compromettersi con "il mondo" ma in definitiva cercano solo un posto
dove stare tranquilli senza doversi mai mettere in discussione; in altre parole
l'oratorio diverrebbe un luogo di totale diversità rispetto all'esterno
smettendo di essere punto di incontro, confronto, crescita. Se consideriamo la nostra realtà, se pensiamo a come già i gruppi stanno lavorando cercando fra le altre cose di coinvolgere il maggior numero di persone, sembra che questi rischi non ci possano toccare; in realtà è meglio non considerarsi e tener sempre presente quella che è e deve essere la posizione strategica dell'oratorio. E quando si parla di "posizione strategica" non ci si riferisce certo ad un luogo geografico ma ad un luogo "umano", cioè una posizione ben precisa all'interno della rete di relazioni umane della nostra comunità. Ma quale dovrebbe essere questa posizione? Quella di essere luogo di cerniera tra "strada" e
"chiesa"...e l'oratorio deve sempre fare i conti con questa sua natura
intermedia. Non può certo illudersi di farlo solo attraverso momenti di
riferimento al sacro (preghiera in alcune situazioni, Messa dei ragazzi) perché
ciò porterebbe a vedere la religione come un elemento posticcio, ma non può
nemmeno ridursi a contenitore di presenze incontrollate e, per così dire,
autogestite, e rinunciare così alla sua funzione educativa. E' quindi doveroso da parte del nostro oratorio proporre un progetto
educativo che lasci comunque la possibilità ai giovani che vi si accostano di
porsi a vari livelli a secondo del proprio grado di maturazione umana, civile e
religiosa, perché possano eventualmente far proprie scelte di ulteriore
maturazione e responsabilità PRIMO LIVELLO. E' quello che dà a tutti i ragazzi, adolescenti e giovani la possibilità di usufruire delle strutture dell'oratorio, di socializzare intorno ad interessi comuni, di vivere il tempo libero e lo sport. A questo livello l'intervento educativo si limita a richiedere il rispetto
delle regole, dei tempi e delle attività che l'oratorio stesso propone, la
disciplina e la lealtà nei confronti delle persone. SECONDO LIVELLO. Per chi desidera ed ha capito e vuole gustare la gioia della
partecipazione è proposto un secondo livello che dà la possibilità di
partecipare alla gestione ed all'animazione delle attività stesse dell'oratorio
(sportive, ricreative, ludiche, culturali e caritative), nonchè di inventarne
di nuove. TERZO LIVELLO. E' quello che arriva al cuore dell'esperienza oratoriana e che
vede la formazione di gruppi impegnati a vivere una seria e profonda esperienza
cristiana, dove è possibile lo spazio della riflessione, del confronto, della
condivisione del proprio cammino di fede attraverso la catechesi, l'esercizio
della carità, del servizio gratuito, della scoperta della propria vocazione
nella chiesa e nel mondo. Il Progetto educativo si basa su alcuni principi fondamentali che devono
caratterizzare tutto il nostro intervento educativo: Parte considerando i ragazzi, le attese e le esigenze dettate dalla loro età
e dalla comunità religiosa e civile nella quale sono inseriti, con le
problematiche connesse.
Il programma, le attività educative, formative e ricreative, così come gli
obiettivi seguiranno le direttive del "Progetto Educativo dell'Oratorio. 3- Il Centro Ricreativo Estivo (CRE) * Tra i fenomeni nuovi verificatisi nell'Oratorio sono da segnalare:
l'importanza assunta dall'animazione che si è istituita nel significativo mese
del «CRE» ; della necessità della formazione di un gruppo di animatori;
e l'esigenza sempre più personale e soggettiva della fede, per cui la proposta
ai giovani non dovrà funzionare tanto come invito generico a partecipare, ma
come invito, vocazione e accompagnamento personali. 4- La Caritas Parrocchiale * La Caritas parrocchiale è un'altra struttura pastorale che sta diventando
sempre più. Essa è nata dalla ricchezza di persone che, a livello individuale,
da tanto praticano interventi di assistenza, d'aiuto e di accompagnamento.
L'aver creato un organismo che soprattutto riflette e prende coscienza della
dimensione caritativa della fede e dei bisogni del territorio sta dando buoni
risultati. Sta stimolando la comunità a darsi motivazioni e stili più
consapevoli. Sta cercando di aprire nuovi campi di attenzione alla carità (per
es. gli ammalati psichici... le varie povertà del territorio) e stimola nuovi
interventi di volontariato. Sta diffondendo maggiormente nella comunità una
coscienza caritativa. Ci sembra che la Caritas parrocchiale potrà svolgere ancor meglio il suo compito lavorando in sintonia con le direttive diocesane, cercando di proporre alla comunità di camminare lungo quattro itinerari :
5- I Gruppi Parrocchiali * Alcuni importanti servizi alla comunità sono diventati delle significative «strutture» pastorali.
dovranno costituirsi sempre più come luoghi stabili non solo di servizi, ma
di coscienza e di elaborazione pastorale e di scambio e di condivisione. 6- I gruppi di Lavoro e per la gestione * Anche i gruppi di lavoro, di pulizie, di gestione del bar dell'oratorio,
del Palio, delle attività ricreative, culturali, la Compagnia teatrale, il
Coro..., dovranno costituire sempre più un luogo pastorale importante che
esprime, forse più di altri, un atteggiamento di servizio e di cura della
comunità. 7- La Commissione Scuola * Anche se difficili, non dovranno mancare azioni per istituire commissioni
pastorali di attenzione al sociale, oltre che per scuola (dove dei passi sono già
stati fatti), anche nei campi del lavoro e della politica. 8- Il Bollettino Parrocchiale * Un compito importante ci sembra abbia svolto il bollettino parrocchiale.
Non solo tessendo rapporti e comunicazioni attraverso le informazioni sulle
attività parrocchiali, ma proponendosi come luogo di riflessione e di
programmazione pastorale. Riportando itinerari, catechesi, predicazioni e
tentando un confronto con problemi attuali affrontati nella loro complessità e
in un atteggiamento di mediazione, il bollettino è diventato un vero diario
pastorale della comunità e un vero piccolo manuale della formazione del
parrocchiano. 1- Chiesa e mondo * Tutto lo sforzo di costruzione della comunità sta avvenendo in una
costante attenzione al "mondo". Sia perché la Parola, il Sacramento,
la Fraternità sono pieni di valori umani, e il cristiano è profondamente uomo
del suo mondo. Sia perché lo schema conciliare per il quale c'è un unico piano
di Dio sul mondo chiamato a diventare Regno attraverso le "due" vie
della Chiesa e del mondo, è diventato effettivamente schema spirituale e
pastorale portante. Amare la Chiesa e il mondo è diventato per noi un unico
amore; così come la passione per la nostra singolarità cristiana non ci
distoglie, ma anzi ci spinge alla passione per ciò che è comune con tutti gli
uomini. * Ci siamo impegnati, per quanto ne eravamo capaci, a comprendere il nostro
mondo, questo mondo moderno, di cui abbiamo cercato di cogliere alcune
caratteristiche fondamentali e di farle diventare pastoralmente operanti.
Abbiamo cercato di evitare l'ingenuità del pessimismo e dell'ottimismo,
riconducendo sempre la comprensione di questo mondo al giudizio morale
dell'uomo, al discernimento che coglie l'ambiguità di ogni realtà umana.
Questo continuo confronto con la modernità ci aiuterà a comprendere le
esigenze della nuova evangelizzazione promossa dalla riforma conciliare. * L'apertura al mondo ha introdotto nella nostra coscienza di cristiani lo
"choc" delle culture. Facendoci sempre più scoprire il carattere
storico e culturale della nostra stessa fede. (si pensi al disorientamento
dovuto al complesso problema della difficile valutazione della secolarizzazione
e della "scristianizzazione"). Ma anche mettendoci in contatto con
culture diverse dalle nostre e introducendo sempre più nella vita e nella fede
di tutti i giorni i problemi delle sorti del mondo, dell'incontro con altre
culture e civiltà, e del ruolo della nostra civiltà occidentale... 2- Esigenze di formazione * Questa apertura della fede al mondo si dovrà tradurre nell'esigenza di una
formazione costante di una "nuova spiritualità". Una spiritualità
che introduca nella coscienza cristiana la consapevolezza del valore evangelico
dell'impegno umano nel mondo, e la responsabilità di una testimonianza che
rendendo ragione della propria fede rispetti le ragioni dell'uomo e del mondo. * Perciò i luoghi comunitari di formazione del cristiano (soprattutto la
celebrazione e la catechesi) dovranno cercare di fornire con una certa costanza
gli elementi di un discernimento e di una valutazione del nostro mondo moderno.
Possedere alcuni criteri comuni di comprensione della "vita d'oggi" è
e dovrà essere una preoccupazione costante della proposta pastorale. 3- La missione cattolica * La tradizionale cura missionaria espressasi nel sostegno - spirituale e
materiale - ai missionari e alle missioni cattoliche ha visto un notevole
rinnovamento in questi anni, in due direzioni: quella di un riconoscimento di un
necessario scambio tra Chiese, al posto di un unilaterale portare la nostra
Chiesa a terre pagane; quello di una valorizzazione dell'incontro tra culture e
religioni diverse al posto di una "colonizzazione" cristiana
occidentale. * Questo rinnovamento si dovrà tradurre in un nuovo stile di tenere i
contatti con i missionari e le missioni e nell'apertura di due nuove esperienze
che dovranno essere studiate e proposte dal "Gruppo Missionario" * E' scarsa nei cristiani la coscienza che anche le parrocchie sono terra di missione e si fatica a coglierne il bisogno di evangelizzazione. E' utile valorizzare le opportunità evangeliche del mondo moderno ed essere
capaci di mediazione, evitando il ricorso ai "metodi forti". * Occorre andare ai poveri e dare loro Cristo, curare la disaffezione delle nuove generazioni e affidare loro il messaggio evangelico. Perché ogni persona assuma sensibilità missionaria urge un cambiamento
dello stile di vita; sono vari i modi con cui le comunità possono dimostrarsi
aperte e missionarie, ad esempio dando maggior sostegno al commercio equo e
solidale e alle banche etiche, all'accoglienza di nuclei di famiglie o singoli
stranieri, aprendosi all'affido, dando possibilità lavorative ai disabili... * Una missione che spetta alla comunità è quella di dissodare e
fertilizzare il tessuto sociale permeandolo della mentalità cristiana. Dopo il recente convegno di Palermo e i Miniconvegni Vicariali ci sembra
necessario approfondire la riflessione sugli ambiti di impegno pastorale, su
quanto è in essi emerso e dare concreta attuazione ad alcune proposte lì
indicate e che ci paiono capaci di dire il vangelo oggi anche nella nostra
comunità 1- Cultura e Comunicazione L'uso dei mezzi di comunicazione chiede un'educazione approfondita * La cultura è un modo di pensare, una mentalità, uno stile di vita supportati da idee di fondo; da valori provenienti dalla tradizione o di recente nascita. Nel nostro tempo esistono diverse culture che interagiscono tra di. loro venendo spesso in contrasto, anche in presenza di elementi positivi. La comunicazione sociale è la trasmissione della cultura nell'ambito della società. Perché ci possa essere comunicazione sociale sono necessari degli strumenti: il linguaggio audiovisivo. Non c'è possibilità di pastorale senza cultura. C'è contrasto tra cultura del mondo e quella evangelica. Talora sembra che la cultura mondana faccia breccia anche tra i cristiani, con conseguente allontanamento e fuga dalla Chiesa portatrice di cultura cristiana. Il mondo moderno è attraversato dalla comunicazione di massa, che pone dei
problemi anche alla comunità ecclesiale. Certamente il cristianesimo possiede
una cultura specifica; il vero problema è quello di riuscire a diffondere tale
cultura. * Da quest'anno la nostra parrocchia è dotata di un nuovo strumento importante - la sala del cinema - teatro - per promuovere e diffondere una cultura che sappia dire il vangelo parlando il linguaggio audiovisivo dell'uomo moderno. Dovremo imparare ad utilizzarla al meglio offrendo proposte valide e
coinvolgenti. Il gruppo per le attività culturali avrà cura di studiarne le
varie possibilità. Proposte Alcuni atteggiamenti, così come alcune proposte ci paiono particolarmente interessanti e attualizzabili, magari a livello vicariale
2- L'impegno socio - politico Fedeltà al Vangelo e all'uomo nell'impegno socio - politico * L'analisi della situazione attuale risulta piuttosto amara in quanto si è pienamente consapevoli del "vuoto politico" in cui ora ci si deve muovere. La caduta dei partiti ed il loro frantumarsi, ha comportato il venir meno di
quei luoghi di aggregazione e di incontro che, seppur con i loro limiti - a
volte anche notevoli - rappresentavano tuttavia una palestra per la formazione
di gente attenta alle istanze sociali e politiche. Ora non c'è più niente di
tutto questo. Ci sembra allora che debba essere la comunità ecclesiale a farsi
carico di colmare questo vuoto, con l'esigenza appunto di un "recupero
ecclesiale" del tema politico. E' la comunità che deve assumersi la
responsabilità di formare gli "uomini nuovi" del sociale e del
politico futuri. Come? Attraverso la fedeltà al Vangelo e all'uomo nella
storia. Proposte * Il cristiano che si impegna nel sociale e nel politico deve prestare
attenzione ad una duplice fedeltà : la fedeltà al vangelo e la fedeltà
all'uomo. La fedeltà al Vangelo, in quanto una spiritualità rinnovata deve essere il
fondamento per una scelta politica; la preghiera e la vita comunitaria, il
nutrimento dell'uomo che intende vivere per la collettività. Poi la fedeltà all'uomo, la quale comporta la capacità, non facile. Di saper leggere nella storia per dare risposte - e possibilmente certezze - alle ansie dell'uomo di oggi sotto molti aspetti frastornato e confuso. Tutto questo richiede una attenzione particolare :
Per raggiungere tali obiettivi sarebbe auspicabile:
3- I Poveri Per antiche e nuove povertà è urgente una cultura solidale Ormai pare chiaro a tutti che la figura del "povero" non esclusivamente legata alla tossicodipendenza, alla malattia, alla miseria, all'immigrazione.
Sono molte le persone che operano nel volontariato come adesione al Vangelo
della carità, ma per coprire le necessità la comunità ha bisogno di molte
mani e di molti cuori. Che cosa manca a tante persone, specialmente giovani, per
decidere di dedicare la propria vita al prossimo, per amore? Forse una proposta
personale e concreta. Proposte Anche qui, alcuni attenzioni, ci sembrano essenziali per dire con maggior forza il vangelo della carità :
Il Gruppo Caritas della nostra comunità pensiamo possa lavorare per
promuovere sempre più questa sensibilità con iniziative peraltro già
indicate. 4- La Famiglia La famiglia, un valore fondamentale nella società in grande cambiamento * Nella nostra realtà territoriale la famiglia e vissuta come un valore, ma ha bisogno di essere sostenuta e valorizzata perché le separazioni e le convivenze, pur presenti in percentuali ridotte, la vedono proiettata in un futuro incerto. L'odierna vita familiare si presenta gravata da tutte le problematiche legate sia alla diversità dei suoi componenti che alle necessità pratiche da gestire: alloggio, lavoro e conduzione domestica, oltre ad essere pressata dalle esigenze provenienti dal consumismo e dalle comunicazioni di massa. Le necessità materiali quando prendono il sopravvento sulla spiritualità
incentivano l'egoismo nei singoli e disinteresse nella comunità. Per questo
avvertiamo il bisogno di spiritualità individuale che alimenti poi quella
coniugale e familiare. La dimensione spirituale va vissuta nella quotidianità,
pur nelle numerose difficoltà va, per questo, sostenuta ed accresciuta con la
preghiera e la catechesi affinché ognuno divenga testimone per gli altri. * E' necessario che le giovani coppie si accostino al matrimonio con la consapevolezza degli impegni che si assumono e del ruolo che occupano. E' necessario che i corsi di preparazione al matrimonio abbiano una continuazione anche dopo la celebrazione del Sacramento, così da favorire la costituzione di gruppi famiglia per scambi relazionali e per confronti educativi. I genitori, durante il percorso formativo spirituale dei figli, specialmente
in preparazione ai Sacramenti della iniziazione cristiana, sono chiamati a
riscoprire le conoscenze catechistiche, spesso abbandonate. Si avverte la
necessità di una catechesi chiara, idonea ai destinatari ed incisiva oltre ad
essere prolungata nell'età e rivolta, in particolar modo, ad adolescenti e
giovani. * Si sta cercando di raggiungere anche le nuove famiglie che provengono da
altri paesi e che non sono ancora bene integrate nella nostra realtà e quindi
vivono ai margini della vita della comunità parrocchiale attraverso il
bollettino parrocchiale ; i risultati però non sono sempre incoraggianti.
L'oratorio potrà avere un ruolo importante nell'accoglienza e nell'apertura
alle famiglie, soprattutto quelle giovani creando occasioni di festa che
diventano momenti di gioioso ritrovo, conoscenza reciproca ed accoglienza. Proposte Pensiamo sia possibile aiutare la famiglia di oggi, più povera di componenti
rispetto a una volta, vincere il proprio individualismo e la paura del futuro
dando concretezza ad alcune indicazioni, come :
5- I Giovani Esempi e testimonianze concrete per accostare il mondo giovanili Il desiderio della comunità ecclesiale di incontrare i giovani, si scontra con alcune difficoltà riconducibili anche al binario linguaggio - comunicazione. Si tratta di difficoltà di comprensione dovute in buona parte alla trasformazione (soprattutto di questi ultimi anni) della società e dei valori in essa insiti. Poiché i giovani riflettono l'immagine della comunità, una particolare sottolineatura va data alla mancanza di esempi e di testimonianze da parte di figure adulte sia nell'ambito familiare che sociale, causato in parte dalla mancanza di scambio e di apertura al dialogo. Va anche considerata la difficoltà dei giovani a distinguere cos'è bene e
cos'è male ed il rifiuto ad assumersi l'impegno relativo al cammino di fede,
atteggiamento giustificato dalla generale apatia e dalla mancanza di ricerca
interiore. Ed è all'interno di tale contesto che la comunità ecclesiale si trova a dover operare, senza la pretesa di fornire certezze assolute, ma senza rinunciare a stimolare i giovani perché si pongano delle domande "esistenziali", riscoprendo nella fede la risposta al dubbio e creando in tal modo uno stretto rapporto tra la fede e la vita. Indispensabile ci sembra il proporre cammini di fede differenziati a seconda
della "qualità" dei destinatari (vicini - lontani). Proposte Alcune proposte crediamo possano incontrare il favore dei giovani e riuscire
nell'intento di presentare una fede strettamente legata alla vita . Così
si potrebbe :
Programma Pastorale 1996 - 97 La Chiesa di Bergamo da alcuni anni ha fatto la scelta pastorale di proporre un programma pastorale unitario, benché non uniforme, per valorizzare e sostenere gli sforzi pastorali che in ogni comunità cristiana si stanno svolgendo. Le linee del programma unitario sono quelle tracciate dal programma pastorale
diocesano 1994-1996, che propone una profonda revisione degli stili pastorali,
richiesta dall'esigenza della nuova evangelizzazione, valorizzando le pratiche
religiose ancora vive e sentite nel popolo dl Dio e nello stesso tempo, nella
ricerca di una coscienza cristiana più consapevole. 1.1 Premesse Questo lavoro pastorale si è dimostrato in questi anni di non facile
comprensione e attuazione, evidenziando che la sua realizzazione esige tempi
lunghi, pazienza e metodo, nonché iniziative e strutture di accompagnamento
momenti di costante verifica comune e dialogica. Da questo nasce la proposta di
inserire il programma pastorale per l'anno 1996-97 in un cammino programmatico
più disteso, che cerchi di porre alcune scadenze e di prevedere alcune attività
che permettano di realizzare l'intento del programma pastorale in corso. Il lavoro svolto dalla nostra comunità nell'esecuzione del programma pastorale diocesano (1994-96) si è concretizzato per lo più nell'attivazione di iniziative di coinvolgimento e di organizzazione delle pratiche pastorali attorno a un calendario meglio strutturato che in passato. Nella nostra, come in molte parrocchie si è lavorato infatti in ordine all'analisi della situazione e all'individuazione di risorse ecclesiali e comunitarie finora poco conosciute e poco valorizzate. Il lavoro da svolgere riguarda soprattutto la comprensione di uno stile nuovo
di fare pastorale, fatto di - ripresa e valorizzazione del lavoro pastorale svolto finora - ascolto umile e critico della realtà, - coinvolgimento attivo e responsabile dl tutte le componenti della comunità cristiana - rilettura liturgica teologicamente informata della testimonianza cristiana, - apertura nuova al territorio e alla cultura del tempo. I primi passi di questo nuovo impegno pastorale hanno fatto emergere la consapevolezza della sua obiettiva difficoltà, dovuta soprattutto all'incertezza sul da farsi e alla sfiducia che induce alla tentazione di rifugiarsi nella conservazione di quanto finora fatto. Lo sforzo di aprire nuovi orizzonti, ampi, ma inesplorati e perciò
destabilizzanti, ha messo in evidenza l'inadeguatezza delle risorse personali e
comunitarie a disposizione della nostra parrocchia. Queste considerazioni confermano che la nostra situazione è appunto quella che fa da sfondo alla richiesta della nuova evangelizzazione. Senza cadere nello scoraggiamento, è allora opportuno e doveroso che a livello parrocchiale si affronti con coraggio questa situazione, in spirito di conversione e di ascolto della Parola di Dio e secondo le linee emerse dal programma pastorale diocesano, confermate dal Papa al recente Convegno di Palermo, affermando che oggi non è più l'epoca della conservazione, ma è quella della missione. Ciò significa riconoscere l'attuale come un'epoca di forte mutamento storico e culturale, cui deve corrispondere un profondo rinnovamento della Chiesa. Per fare questo occorre un costante cammino di conversione attivare un
processo di programmazione che ha come scopo quello di creare le condizioni per
ascoltare il Signore che parla oggi, per amarlo e per testimoniano agli altri. 1.2 Criteri di fondo Il lavoro di programmazione che la nostra parrocchia, in comunione con la
diocesi, è chiamata a svolgere nei prossimi anni deve assumere i seguenti
criteri di fondo, evidenziati dai quattro obiettivi del Convegno di
Palermo, presenti anche nel programma pastorale diocesano in corso e ripresi
efficacemente dai miniconvegni diocesani. 1. Valorizzazione del laicato (favorendone la formazione,
valorizzandone la competenza e individuandone una nuova e più ampia
ministerialità) e rinnovamento delle forme di presenza ministeriali del
presbiterio; 2. presa in carico della crisi del rapporto tra Chiesa e mondo, nella
ricerca di una nuova identità cristiana e di una nuova pastorale
della laicità, in linea con una rinnovata missionarietà In un
ambiente sempre più frammentato e complesso, che pone Inediti problemi dl
rapporti tra culture e religioni (problema del rapporto tra confessionalità e
laicità, rapporti interculturali, rapporto con la modernità; 3. ridefinizione della vita comunitaria e dello stile pastorale a partire
dalla dimensione comunionale secondo le linee proposte dell'Anno Liturgico; 4. orientamento della prassi pastorale alla vita secondo lo
Spirito; nella formazione, nella comunione, nella missione e nella
testimonianza. Il programma pastorale si coniugherà con alcune scadenze e concomitanze che Interessano la Chiesa diocesana e universale e che possono così essere riassunte: 1. la visita pastorale del Vescov~ alla Diocesi, 2. l'avvio del cammino verso il terzo millennio e il Giubileo dell'anno Duemila, 3. la valorizzazione della figura di 5. Gregorio Barbarigo (III
centenario della morte). 1.3 Atteggiamenti operativi Il lavoro di programmazione, che qui si propone, concentra la sua attenzione
particolare sulle pratiche pastorali che permettono di raggiungere il
fine della vita cristiana. Per questo motivo, nella fedeltà alla Parola di Dio,
alla Tradizione e al Magistero della Chiesa, si prospetta la necessità di andare
alla ricerca di pratiche nuove, o di rinnovare quelle tradizionali, in modo
più evangelicamente attento alla cultura e alla condizione storica, nella
consapevolezza che esse, pur indispensabili, restano comunque parziali. Gli ambiti di intervento per la realizzazione del programma pastorale sono
perciò: - la revisione delle prassi pastorali a partire dalle tematiche fondamentali della pastorale e della vita della Chiesa (analisi) (cfr allegato per il sessennio) - l'acquisizione di una nuova coscienza pastorale (interpretazione), - il rinnovamento delle pratiche pastorali (progetto), - la costante verifica comunitaria. (verifica) In seguito alla celebrazione del miniconvegni è emersa la richiesta
di non lasciar cadere l'esperienza di dialogo e di condivisione
responsabile e matura della sollecitudine per la Chiesa realizzata nel lavoro
preparatorio del convegni stessi. Questa si accorda molto bene con le
prospettive del programma pastorale in corso, ma chiede di essere
articolata con metodo, affinché vengano irrobustite le competenze, le strutture
e le metodologie di cooperazione e di dialogo tra le varie componenti della
Chiesa di Bergamo. L'obiettivo del programma pastorale 1996-97 è di rispondere alla domanda: L'ecclesiologia del Vaticano Il si caratterizza come un'ecclesiologia di comunione con Dio e con gli uomini, che trova nella corresponsabile partecipazione e nella valorizzazione del carismi un momento significativo e forte. Per fare ciò sembra necessario porsi alla ricerca di una nuova ministerialità e di una ridefinizione dei ruoli ecclesiali. Il lavoro del programma pastorale di quest'anno concentrerà la sua
attenzione alle strutture dì comunicazione, di cooperazione e di
corresponsabilità della comunità ecclesiale, per vedere fino a che punto esse
sono veramente evangeliche e veramente sono capaci di creare comunione in modo
testimoniale ed efficace. Per trovare i criteri di evangelicità della vita delle nostre comunità ci lasceremo guidare da alcuni Atteggiamenti spirituali che si riferiscono alla figura di Gesù Cristo, tema proposto dalla Tertio Millennio Adveniente. La comunità cristiana non è autentica se non è profondamente unita a Gesù Cristo e se non testimonia lo Spirito che anima. Per questo motivo non è possibile un lavoro pastorale sul dialogo nella Chiesa se non si fonda sulla fede come atto e come contenuto; all'appello di Cristo risponde la fede come abbandono fiduciale alla Rivelazione. Le condizioni di questa risposta di fede sono quelle della penitenza e
della conversione con cui l'uomo e la comunità rileggono la loro vita per
dischiuderla al Signore. 2.1 Il clima evangelico in cui lavorare Il lavoro di revisione della vita pastorale, di analisi della situazione, di
denuncia delle lentezze, di assunzione di speranza e di condivisione
dell'impegno: in una parola il rinnovamento della Chiesa, che il
programma pastorale vuol favorire, dovrà porre specifica attenzione a come ogni
gruppo, ogni associazione, ogni struttura di comunione e di confronto, ogni
struttura di governo e di formazione... delle nostre comunità cristiane si pone - in ascolto della Parola di Dio - in ascolto della voce dello Spirito Santo che agisce nella storia di oggi - e si sforza di costruire e curare le strutture comunitarie che
rendono possibile e viva la fede oggi nella concreta comunità cristiana,
verificandone il carattere evangelico. In questo cammino la figura di S. Gregorio Barbarigo è significativa
della situazione della riforma tridentina a Bergamo e costituisce uno stimolo
per l'analogo sforzo di applicazione del Vaticano li oggi. 2.2 Il lavoro pastorale Si dovrà puntare a creare e consolidare le strutture di dialogo e di comunione della parrocchia, ma contemporaneamente si dovrà consolidare e organizzare le disponibilità e le competenze degli operatori pastorali che il lavoro di programmazione dello scorso biennio e dei miniconvegni hanno indicato. Per fare ciò occorrerà - creare o riorganizzare le strutture pastorali e organizzative della comunione, del confronto e della corresponsabilità, quali il consiglio pastorale parrocchiale, Il Cpae, il consiglio dell'oratorio, la Caritas parrocchiale, eventuali consulte di associazioni o di gruppi... - curare la comunione tra le diverse componenti della comunità, - impegnarsi nella linea della formazione degli operatori
pastorali, del loro coordinamento e della riqualificazione delle
figure ministeriali attualmente in atto. 2.3 Più in concreto: alla luce del lavoro svolto negli scorsi anni, la parrocchia si impegnerà a : - verificare la consistenza, la competenza e la disponibilità delle persone che lavorano in parrocchia, - verificare la presenza, la vitalità e la collaborazione delle associazioni e del movimenti che operano sul territorio della parrocchia, - verificare le strutture di confronto e di dialogo che permettono a questi operatori pastorali di ascoltare la Parola di Pio, di rileggere la realtà presente e di dialogare con gli altri a partire da un comune progetto pastorale; - riprendere le schede operative della prima fase del lavoro pastorale del programma diocesano, - riprendere il lavoro degli ambiti dei miniconvegni. Questo lavoro non si propone di programmare nuove attività, ma di - consolidare le strutture di dialogo e di lavoro, - riproporre un calendario comune a partire dall'Anno Liturgico, - capire i meccanismi che impediscono il dialogo e la comprensione, - ridefinire il ruolo del clero, dei religiosi e dei laici, - porre gesti di perdono e dl riconciliazione. Come figura simbolica di riferimento del programma pastorale per il 1996-97
si pone la categoria di Incontro: l'incontro con Cristo e con la comunità
degli uomini che produce la fraternità ecclesiale e che apre alla missione. 2.4 Come lavorare? Il lavoro del programma pastorale andrà affrontato coinvolgendo tutta la
comunità in alcuni momenti di comunicazione e di dibattito, ma dovrà
essere elaborato da alcune persone significative e rappresentative, in
collegamento con il Consiglio Pastorale parrocchiale. Le Istituzioni parrocchiali da verificare e da coordinare possono essere il
Consiglio Pastorale, il Consiglio per gli affari economici, la Caritas
parrocchiale, l'Azione Cattolica e tutti i gruppi parrocchiali. Qualcosa di analogo potrebbe essere svolto a livello interparrocchiale e
vicariale, aggiungendo In questo caso j Consigli presbiterale e pastorale
vicariali e cercando la possibilità di inventare nuove forme di collaborazione
e di formazione vicariale. Opportuno sarà sottoporre a verifica i luoghi, i tempi e lo stile di
comunicazione che avviene in parrocchia tra le varie componenti; il metodo di
dialogo e di reciproco sostegno e aiuto, Il metodo di concertazione e di
corresponsabilità, i tempi e i modi della formazione delle persone e dei
gruppi. Sarà poi bene verificare queste prassi e queste istituzioni alla luce dei
cammini di formazione, di spiritualità, di comunione e di missione che essi
sanno esprimere. Infine bisognerebbe considerare quali spazi per un'azione sovrapparrocchiale si aprono in una rilettura dei ministeri ecclesiali. |
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