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Questa pagina introduce una tecnica di analisi del prodotto, del suo prezzo in relazione alla sua funzionalità e della sua relazione con altri prodotti simili al beneficio del marketing e della strategia del prodotto. Si tratta di una proposta per un marketing di nuovo tipo che tiene in maggior conto l'utente e la sua psicologia e anche le esigenze del designer stesso. Vengono definiti come strumenti conoscitivi: il concetto di Valore, il Profilo Aziendale e la Tavola Sinottica. |
aggiornato: novembre 1999
english version
Merrell giustamente spiega l’inevitabilità di
multipli livelli percettivi e semiotici nello spazio-tempo indicando, in
un contesto più generale, una caratteristica fondamentale e realistica
della sezione morfologica della teoria del design. In particolare nel campo
dei modelli omomorphi (modelli con corrispondenze tendenzialmente univoche
con il rappresentato) segni si sviluppano nel dominio delle * qualità
secondarie * cioè, conforma alla semiotica peirceana, al livello
di segni che all’interno del processo semiotico non possiedono * una qualsiasi
relazione coscientemente o intenzionalmente instaurata col tipo di cui
sono una indicazione *, dunque non prevalentemente sul livello primario
della iconicità della pura apparenza, ne sul livello della simbolicità.
Infatti , le forme di oggetti di design sono, anche se sono il risultato di un ragionamento tecnico o ergonomico, essenzialmente * libere * interpretazioni o rappresentazioni nello spazio-tempo. Questo è particolarmente vero per i cosiddetti * particolari * del prodotto perché la relazione riconoscibile con le * funzioni * tenda ad assumere una importanza minore di quella della loro mera espressione formale. Particolari sono nel design l’equivalente dei * Denkbruchsctücke * , frammenti del pensiero, menzionati da Walter Benjamin in relazione con la reiterazione della contemplazione filosofica. * Il loro valore è più determinante nella misura che si possano correlare direttamente con il concetto base *, afferma il filosofo tedesco. (nota 1) Peirce menziona i molti livelli della percezione dei segni nello spazio-tempo
e in particolare il livellamento che avviene al secondo livello riguardante
la percezione visiva, epidermica. Investighiamo ora meglio questo livello
cosciente considerando su una base ampliata le relazioni tra utenti e prodotti.
L’utente, o in questo casi il consumatore, stabilisce una relazione percettiva
tripla con la categoria dei prodotti in cui è interessato,
vale a dire sui seguenti livelli:
La formula esprime in modo generico, dunque spesso non realistico, che una serie di quantità per sembrare * regolare * nella nostra percezione sarà fondata su di una scala geometrica. Il listino prezzi viene percepita con un tale regola geometrica sullo sfondo del nostro cervello. E’ significativa che la stessa formula sta alla base dei sistemi nazionali e internazionali delle norme tecniche, come DIN, ISA, ecc., per esempio per le dimensioni della carta, i diametri delle barre di metallo, le capacità degli elementi elettrici, la sensibilità dei pellicole, ecc. La suddivisione di una gamma intera di prodotti in segmenti di prezzi bassi, medi ed alti segue lo stesso criterio. L’area dei prezzi bassi sarà meno estesa di quella dei prezzi medi, come anche quest’ultima in rispetta a quella dei prezzi alti. La suddivisione può essere più fine, come per esempio nel caso del mercato degli automobili dove si applicano di norma sei aree di prezzi (dalle macchine a buon mercato dello settore A fino a quella delle macchine molto care dell’ultimo settore G). Qui sarebbe il caso di applicare la Legge di Weber-Fechner nella definizione dei differenti aree perché ciò che conta non è il segmento dei prezzi in assoluto ma quello che corrisponde alla percezione attuale da parte degli utenti (ciò non è stato fatto). La teoria è stato sperimentato con successo nell’ 1968 sotto la direzione di Augusto Morello nel settore dei Grandi Magazzini. Possiamo costruire facilmente un regolo, o meglio ancora, creare una lista con il computer, per calcolare questi differenti segmenti in una gamma.
Una fotografia di una gamma di prodotti comparabili (di una certa fabbrica, in un certo mercato, in un negozio, etc.) incomincia opportunamente con la costruzione di un simile scala geometrica dei prezzi sulla quale viene posizionato ogni singolo prodotto. Ora possiamo considerare il secondo parametro della gamma, la funzionalità. Qui le cose diventano più difficili perché la percezione della funzionalità dei prodotti varia spesso considerevolmente negli singoli utenti. E’ questo il problema classica del marketing: come decidere quali prodotti saranno più apprezzati? Il miglior metodo per determinare il valore funzionale di un prodotto è probabilmente quello dell’approccio tramite i * panel *, (gruppi di discussione). L’utente però generalmente non è in grado di giudicare spontaneamente un prodotto: egli deve rincorrere all’informazione che raccoglie nei differenti canali, compreso la percezione visiva e tattica diretta. Designers conoscono l’importanza, specialmente dei dettagli, dell’espressione visiva, tattica ed acustica della funzionalità e della qualità dei prodotti. Se non è stato espresso nella forma, nel colore, nella textura, nel suono, ecc., generalmente le qualità di un prodotto non vengono notato dalla parte degli utenti . Si possono quantificare le funzionalità degli singoli prodotti
percepiti collettivamente all’interno di un’assortimento tramite un voto,
per esempio da 0 a 10 e quindi successivamente indicarle nella gamma dei
prezzi sulla tavola sinottica. Un esempio mostra la gamma dei prezzi e
delle funzionalità di un assortimento di prodotti di due marche:
la marca A (segni verdi, 10 prodotti) e la B (segni celesti, 14 prodotti).
I prezzi di questi prodotti variano da $ 100 a $1000. Le marche sono una
diversa distribuzione dei tre livelli di prezzo: la marca B, per esempio,
ha 6 prodotti nel settore dei prezzi alti, mentre la marca A vi ha soltanto
2. Questa differenza è stata espressa nei Profili Aziendali che
connettano i punti grossi che corrispondano alla scala a destra che indica
il numero di prodotti per settore.
Una distribuzione normale delle funzionalità in relazione ai
prezzi mostrerebbe una curva che sale gradualmente fino al segmento dei
prezzi alti per poi declinare come effetto di fattori estetici e di prestigio,
spesso persino a spese della stessa funzionalità. Questa curva è
denominata Curva del Valore. Il valore esprime, contrariamente a quello
che si crede generalmente, il relazione inverso fra prezzo e funzionalità:
meno paghiamo per un prodotto più alto è il suo valore.
Qualsiasi deviazione della curva ideale può essere spiegata; per esempio come deficienza della funzionalità attesa al relativo livello di prezzo, o il contrario un affare. Un terzo fattore, l’estetica, che spesso influisce fortemente la posizione del prodotto sulla curva del valore, è meno facile da controllare. Il quadro sinottico, o modello, trova anche applicazione nella visualizzazione della strategia generale di una industria in relazione ad una determinata gamma di prodotti o di una marca nel confronto con la concorrenza. Possiamo utilizzare la medesima divisione della gamma nei suoi segmenti di prezzo e contare il numero di prodotti in quei segmenti. Posizionando il risultato nel centro geometrico dei diversi settori otteniamo il * profilo * della gamma, che possiamo confrontare con i profili dei prodotti concorrenziali. Concludendo devo ammettere e scusarmi per la trattazione meramente teorica della relazione intricata tra funzioni, prezzi ed estetiche dei prodotti nell’ottica degli utenti ipotetici. I limiti della applicazione di modelli scientifici sono soggetto del dibattito post-strutturalista da almeno due decenni, in particolare da parte del filosofo pragmatista americano Richard Rorty, un in polemica con il fondatore dello stesso pragmatismo, Charles Peirce (note 2 e 3). IL modello sinottico e stato sperimentato con risultati positivi nella mia attività di designer ed ha mostrato la sua utilità per gli studenti nel loro approccio agli esercizi di product design. Come accade spesso, un modello sperimentale è meglio di niente: può servire per comprendere, interpretare e eventualmente verificare alcuni aspetti della * realtà *, almeno in via provvisoria. Il difetto singolare più evidente del nostro modello sinottico è forse che il suo soggetto è limitato ad un utente immaginario, anonimo, mentre la società è composta da tanti differenti * clusters * o raggruppamenti, non necessariamente determinati geograficamente. L’identificazione di questi clusters, sempre mutanti, è uno degli obiettivi principali del marketing moderno. Oltre considerazioni sui prezzi e sulle funzioni dei prodotti e dei
gruppi di prodotti, l’utente percepisce, come detto, fortemente i suoi
aspetti estetici. Naturalmente a questo punte il ruolo tradizionale del
designer viene posto in primo piano. Effettivamente questo sarà
il nocciolo della mia teoria del design come lo si può vedere nelle
pagine seguenti. (ancora in Inglese)
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nota 1 | Walter Benjamin, Gesammelte Werke, I-208 |
nota 2 | Peirce nel 1878 coniava in questo contesto il termine * massimo pragmatico
* per indicare che una proposizione non è mai atemporale e incontestabilmente
* vero *: al massimo costituisce un metodo per arrivare ad un significato,
una semiosi. Egli ci consiglia come segue:
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nota 3 | Dalle 7786637 risposte (!) che ho trovato nell’internet (Exite) in
relazione a * Rorty *, cito soltanto questo di
Richard Fyffe dal suo * Conversational Constraints: Richard Rorty and Contemporal Critical Theory * del 1996:
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alla pagina precedente sulla teoria del design | |
Per i curiosi c'è la pagina (ancora in Inglese) che parla semprte di segni e di simboli, partendo da lontano, il Medio Evo e persino il Neolitico | |
Le considerazioni sul linguaggio del design proseguono (ancora in Inglese) nella prossima pagina | |
Si può anche passare direttamente (sempre ancora in Inglese) alle pagine che introducono all'analisi del prodotto, con esempi presi dal design classico. |
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