Mercoledì, 23 febbraio 2000, ore 17.25, aula P 310 – SSIS

La presente lezione e la successiva vertono sul problema dell’educazione in Platone e hanno per obiettivo la riflessione sulla metodologia di lettura dei testi nelle scienze dell’educazione.

L’idea-guida su cui l’analisi verterà sarà la discussione di due prospettive interpretative antitetiche.

  1. La prima, tradizionale, vede nella pedagogia socratico-platonica un modello educativo assoluto, per nobiltà di ideali e validità di parametri.

Questa convinzione trova riscontro in una serie di elementi ben riconoscibili:

Di questa elevatissima idea dell’educare sono testimonianza: letteraria il prigioniero che, liberatosi e uscito dalla caverna, vi torna per liberare i suoi compagni; esistenziale, Socrate nella sua coerenza fino alla morte.

  1. La seconda ipotesi che vorremmo portare in gioco è simmetrica e rovesciata rispetto alla precedente. Proviamo a introdurla attraverso una serie di interrogativi:

In sintesi: non è forse che l’educazione platonica, proprio come la sua concezione dello stato (cui peraltro è strettamente legata), è espressione di quella tendenza "totalitaria" che fa di Platone un "nemico della società aperta" – secondo la celebre idea di Karl Popper?

Si cercherà di far emergere la risposta dall’analisi di un passo celeberrimo dell’opera platonica: il mito di Theuth, contenuto nella parte centrale del Fedro. Come back-ground interpretativo si può prendere in considerazione il mio saggio Ritornare a Platone (P.C.Rivoltella, Come Peter Pan. Educazione, media e tecnologie oggi, GS, Santhià 1998, pp. 53-74).

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