Tà metà tà physiká:
"le cose che stanno da un’altra parte rispetto
a quelle naturali". Se sciogliamo l’intreccio della frase provando a dar
conto dei possibili sensi delle parole, cominciamo ad intravedere la possibilità
di un percorso differente. Proseguiamo: "le cose che stanno da un’altra parte"
indica che occorre isolare qualcosa, e metterla da parte, rispetto a
qualcos’altro; ciò non significa che le cose siano diverse, ma che quel metà
va inteso, più che come indicazione topografica, come rilievo metodologico per
chi le physiká deve pensare. C’è
qualcosa che va isolato dagli oggetti nell’immediatezza della fruizione
sensibile, perché solo così di essi è possibile render conto ponendoli a
stagliarsi su uno sfondo che dona loro figura e significato; solo così può
prendere forma e visibilità quello zoccolo duro che delle cose è la consistenza
ontologica, celata dall’apparente e mutevole inconsistenza del mondo percettivo.
Il guardare metafisico chiede occhi capaci non solo di oltre-passare il dato
naturale verso l’alto (metà come oltre) ma anche di fissarsi nel mezzo
(altro significato di metà) delle cose stesse per abitarne il senso.
Da "Metafisica
naturale", catalogo della mostra omonima (Aprile '05).
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