AVLEDDHA (in greco H AULH), cioè corte, cortile, è uno degli elementi architettonici più significativi che caratterizzano i centri urbani della Grecìa Salentina.
AVLEDDHA è un microcosmo, un piccolo Mediterraneo dove si affacciano varie figure espressive, varie situazioni, varie culture, scandite dal lento scorrere della quotidianità.
AVLEDDHA sono i giochi dei bambini sotto gli occhi vigili delle madri intente a infilare le foglie di tabacco; a tessere al telaio di ulivo; a rammendare, a cucinare... E' il ritorno dai campi, è il luogo di riposo dopo una lunga giornata di lavoro, è il luogo dei cunti detti dai vecchi sotto la luna, delle serenate d'amore, dei canti di passione, delle nenie e delle ninnenanne.
AVLEDDHA è una associazione culturale e musicale fondata nel 1991 a Sternatìa (Lecce) dai fratelli Gianni e Rocco De Santis, da Luigi Gemma, da Mario Spagna e da Teodoro Foggetti. Si occupa del recupero e della valorizzazione della cultura Grika, dando, allo stesso tempo, respiro e nuova linfa a questa lingua, con la produzione ex novo di testi teatrali che poi rappresenta, nonché di canti e brani musicali conosciuti ormai in vari luoghi del mondo.
Il gruppo AVLEDDHA, infatti, ha partecipato ad importanti festival di musica etnica quali: il Festival Mondiale di Musica Etnica di Babilonia (Iraq), Festival del Mediterraneo (Bisceglie), Otranto Festival, Festival di Saranikos (Grecia) e altri. Ha partecipato a varie trasmissioni televisive su canali nazionali e TV locali e ad uno speciale su Radio Rai International dove ha presentato il proprio CD lanciato di recente.
Il gruppo AVLEDDHA è disponibile a compiere esibizioni del repertorio musicale e teatrale greco-salentino in Italia ed all'estero. Fa parte del Coordinamento Associazioni della Grecìa Salentina.
Inoltre, gli AVLEDDHA recitano poesie tradizionali della Grecìa Salentina e poesie composte da Cesare De Santis, genuino interprete della più feconda vena poetica popolare.
Cesare De Santis nacque da una famiglia povera il 24 maggio 1920 a Sternatìa.
Suo padre, un abile mondatore, gli trasmise la passione per le piante con le quali ebbe poi un rapporto privilegiato. Sua madre, prèfica e portatrice della cultura popolare Grika, gli inculcò l'amore per questa lingua e per la poesia. Già a otto anni egli cominciò a leggere testi di liriche che poi gli diedero il primo spunto a cui ispirarsi nella sua produzione poetica.
Questa ebbe inizio fin dalla prima infanzia e lo accompagnò per tutta la vita, racchiudendo tutte le tappe della sua travagliata esistenza: la rosea età scolare, l'adolescenza di stenti e lavoro, i canti d'amore; i lamenti sull'ingiustizia sociale, la guerra, l'emigrazione, l'emarginazione, ma anche il legame con la sua terra natìa e bellissime favole o divertentissimi culacchi, storie di vino e canti di lavoro.
Per il suo prezioso bagaglio culturale e la conoscenza profonda della sua amata lingua Grika ebbe un rapporto privilegiato con personaggi del calibro del Tedesco Rohlfs e del Greco Lambrinos, nonché altri glottologi di fama internazionale.
Nel 1982 ebbe la gioia di vedere pubblicata una raccolta di suoi Cunti e poesie nel volume intitolato Col Tempo E Con La Paglia, parte della collana "Il Pensionante dei Saraceni", curata dal compianto Antonio Verri.
Quattro anni dopo, il 27 dicembre del 1986, morì a Gallarate (Varese). Dieci anni dopo, l'Amministrazione comunale di Sternatìa pose a perenne ricordo un busto bronzeo nella piazzetta intitolata al suo Poeta contadino.
E' di prossima uscita una Raccolta di alcune delle sue più belle poesie, che sarà pubblicata con il patrocinio della Comunità Europea. Si tratta di una parte della cospicua produzione di questo poeta dolce e nostalgico, amaro, ironico, genuino, unico, nell'esposizione espressiva del Griko, visto, parlato e scritto da un uomo in "prima linea" nella lotta per la sopravvivenza di questa nobile lingua.
(19/09/1999)
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