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A picture itinerary through the ancient witnesses of Eastern Christianity of Salento (1) Fwtograjiko dromologio dia mesou tiV arcaieV marturieV thV AnatolikhV CristianosununhV tou Salento (1) Itinerario fotografico attraverso le antiche testimonianze della Cristianità Orientale del Salento (1)
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Dall'Impero Romano all'Impero Romano d'Oriente
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"NOTTE DELLA TARANTA" IN TV SATELLITARE!
2001: Anno Europeo delle Lingue - European Year of Languages
Nel mese di ottobre 1999, la Commissione Europea ha adottato una proposta di decisione del Parlamento Europeo e del Consiglio Europeo per la creazione dell'Anno Europeo delle Lingue per il 2001. L'iniziativa, che dispone di un programma preparatorio di 4 milioni di Euro per il 2000 e di 8 milioni di Euro per il 2001, consisterà in una serie di azioni di informazione e nel cofinanziamento di progetti locali, regionali, nazionali e transnazionali, che avranno lo scopo di promuovere l'apprendimento delle lingue e sensibilizzare all'importanza della conoscenza delle medesime. Nel contempo, la Commissione procederà all'elaborazione di un programma parallelo, Archipel, per le lingue comunitarie minoritarie che pure riguardano 50 milioni di cittadini europei.
(Fonte: Europa Regioni, n° 35, del 29/10/99)
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Presentazione del Coordinamento Associazioni della Grecìa Salentina, con sede a Sternatìa (Lecce), nel cuore della GRECIA SALENTINA.
In questa presentazione, si parla della Terra d'Otranto, regione un tempo facente parte dell'Impero Romano d'Oriente.
Sono numerose, nel Salento, le testimonianze di questo illustre passato (resti di monasteri ortodossi, cripte bizantine, casali abbandonati, chiesette bizantine, toponimi, festività, danze, canti, nonché una vastissima produzione letteraria). Inoltre, le opere del grande umanista Antonio De Ferraris, detto il Galateo (Galàtone, 1448-1517), tra le quali spicca «De Situ Japygiae», nonché quel che egli ci ha narrato della sua famiglia, di lingua e cultura greca, ed osservante il rito Greco-Ortodosso (vedi: Codice Liturgico Galatone n. 3 foto a, foto b, foto c). Il rito liturgico Greco-Ortodosso, tipico della Cristianità Orientale ed oggi caduto in parte nell'oblìo, in epoca bizantina rappresentava la regola in Terra d'Otranto. Le ragioni della fine di questa tradizione sono da ricercarsi nella politica egemonizzante esercitata dalla Chiesa cattolica a partire dalla conquista normanna della Puglia con Roberto il Guiscardo (1071), nella caduta di Costantinopoli (1453), nell'interruzione delle comunicazioni con i centri religiosi e culturali dell'Oriente, nell'invasione turca di Otranto e del Salento (1480), con la conseguente distruzione del più importante monastero greco-salentino, S. NICOLA DI CASOLE. Questo cenobio, insieme a tutti gli altri che seguivano le antiche tradizioni monastiche ortodosse codificate fra gli altri da San Basilio il Grande e localizzati nella penisola salentina (erano trentaquattro), svolgeva un fondamentale ruolo non solo religioso, ma anche e soprattutto culturale, grazie alla presenza di una ricchissima biblioteca (i cui manoscritti superstiti sono ora conservati a Torino, Firenze, Napoli, Venezia, Città del Vaticano, Parigi, Londra, Berlino). Al suo interno, esisteva una scuola aperta a chiunque volesse avvicinarsi alle lettere greche, e nella quale venivano coltivate anche le lettere latine: "Fu proprio questa cultura che costituì l'effettiva matrice di conservazione dei valori della classicità di fronte alle irruzioni barbariche, il vivaio della più alta crescita intellettuale per il cristianesimo. Senza di essa non si spiegherebbe la meravigliosa espansione culturale nell'età normanno-sveva" (G. Gianfreda, «Il Monachesimo Italo-Greco In Otranto», Lecce, Edizioni del Grifo, 1994, p. 157).
La campagna militare dei Normanni in Puglia fu legittimata dall'accordo di Melfi (1059) con Papa Nicolò II, interessato a porre sotto il controllo pontificio queste terre di confine. Il fatto che il rito greco-ortodosso, le chiese ed i "PapadeV" (preti) greci sopravvivessero in buona parte del Salento fin dopo il Concilio di Trento (1563), convivendo col rito romano-cattolico, fu originariamente dovuto al disegno politico dei Normanni, teso ad impedire l'eventualità di una riconquista bizantina.
A loro fu sufficiente introdurre il feudalesimo ed instaurare la gerarchia episcopale latina. Quanto al resto, mirando a conseguire il consenso sociale, non risultò conveniente sopprimere la liturgia bizantina ed istituire il rito unico, cosa peraltro difficile da realizzare in un'area dove la popolazione era in maggioranza di lingua greca.
L'area ellenofona del Salento era un tempo assai estesa: essa comprendeva ben venticinque paesi. L'originaria composizione bilingue della comunità di Terra d'Otranto è già stata più volte riconosciuta. Nella maggioranza dei paesi si trattò di un passaggio dall'uso del greco nel sistema alto della comunicazione sociale all'uso anche colto del latino, non appena gli eserciti bizantini, con tutto il rispettivo apparato burocratico ed amministrativo, ebbero lasciato l'intero territorio del Salento.
Attualmente, quest'area - nota col nome di Grecìa Salentina - è costituita da nove comuni, vale a dire Calimèra, Castrignano dei Greci, Corigliano d'Otranto, Martano, Martignano, Melpignano, Soleto, Sternatia, Zollino. In queste località esiste una parte della popolazione che è ancora in grado di esprimersi in Griko, la lingua greco-salentina quasi del tutto simile alla lingua parlata oggi in Grecia, (Dhmotikh) e che in Italia trova riscontro solo nel dialetto della zona di Bova, in provincia di Reggio Calabria.
Questo importante fenomeno linguistico fu a suo tempo studiato e minuziosamente descritto da parte dell'insigne glottologo tedesco
Prof. Gerhard Rohlfs. Questi, a partire dal lontano 1921, compì delle importanti ricerche nella Grecìa Salentina, avanzando l'ipotesi, sostenuta da rigorose argomentazioni, che i moderni dialetti neogreci del Salento e della Bovesìa, fossero la naturale evoluzione della lingua che si parlava in quelle zone all'epoca della Magna Grecia.
L'ipotesi del Rohlfs è sostenuta dal Tondi (vedi un suo saggio di scrittura:
Grhko keimeno
), e dal Prof. Sicuro. Studiosi come il Morosi, il Parlangèli, lo Stomeo, l'Aprile, invece, hanno ritenuto che la lingua "Grika" sia di origine prettamente bizantina, differenziandosi sostanzialmente dal greco antico, un po' come succede tra l'italiano ed il latino.
Antonio Greco, Vocabolario Griko-Italiano, Italiano-Griko, Castrignano dei Greci, 1998
GRUPPI MUSICALI GRECO SALENTINI - GREEK SALENTINE MUSIC GROUPS - AVLEDDHA
GRUPPI MUSICALI GRECO SALENTINI - GREEK SALENTINE MUSIC GROUPS - GHETONIA
GRUPPI MUSICALI GRECO SALENTINI - GREEK SALENTINE MUSIC GROUPS - ASTERIA
GRUPPI MUSICALI GRECO SALENTINI - GREEK SALENTINE MUSIC GROUPS - ARIA CORTE
Fino al XVI secolo il Griko era parlato in buona parte del territorio salentino mentre oggi quest’area si è ridotta a nove paesi. Va rilevato che, tuttavia, il vernacolo salentino romanzo è stato fortemente influenzato dall’idioma greco. Il repertorio musicale del Salento è vastissimo; si può partire da una melodia dolce e mediterranea dell’Auditorium Tarantulae risalente al medioevo.
Una menzione particolare merita la ninna nanna, forma semplice e commovente di canto che assolve a precise funzioni: quelle di quietare e far addormentare il bambino (scopo raggiunto per mezzo del ritmo), di acculturazione dello stesso e quella di sfogo per la madre. Il canto delle madri, la ninna nanna, diventa spazio rituale per la donna in quanto momento che costruisce e permette una comunicazione altrimenti impossibile in un tempo come quello appunto contadino-maschilista.
Tra i canti eseguiti ve ne sono alcuni d’ispirazione religiosa della Settimana Santa e del periodo natalizio chiamati canti di “questua” in quanto erano cantati di casa in casa e di paese in paese, con un’orchestrina di contadini-cantori che ricevevano in cambio dei doni. I canti d’amore non mancano. Si tratta di componimenti poetici veri e propri, in genere ottave e quartine con metro endecasillabo in cui la donna è padrona, viene idealizzata e paragonata ora alla luna, ad una rosa profumata, ad un garofano sulla pianta ed ancora ad un uccello che va lontano a primavera.
Vi sono inoltre canti narrativi, di lavoro, ma soprattutto terapeutici ovvero la pizzica tarantata usata per curare dal morso della taranta. Oltre alla danza come terapia esiste quella da corteggiamento, la pizzica-pizzica nata nei campi come musica di riposo o di svago durante i raccolti del grano e delle olive ecc. Infine la danza come duello: la pizzica-scherma, che appartiene alla tradizione della festa di S. Rocco a Torrepaduli nel basso Salento.
Mauro Cassoni, Vocabolario Griko-Italiano a cura di Salvatore Sicuro, Argo, Lecce, 1999
Carmine Greco, Gewrgia Lamprogiwrgou,
Lessico di Sternatia - Lexiko tou Ellhnikou IdiwmatoV thV SternatiaV, Edizioni del Grifo, Lecce, 2001
Dizionario, Lingua, Letteratura - Lexiko, Glwssa, Logotecnia ON LINE (by Grecìa Salentina org)
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LA PIZZICA
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Report on the Iraklion Congress