Le
edizioni del corpus shakespeariano
Di
tutte le opere scritte da William Shakespeare, nessuna è giunta a noi nel
manoscritto autografo dell’autore. Possediamo invece diverse edizioni a
stampa, spesso realizzate svariato tempo dopo la stesura, oppure più
ravvicinate ma non autorizzate dall’autore o dalla compagnia.
compagnia
stessa dipendeva, il copione veniva recapitato solamente all’ufficio del Master
of the Revels, incaricato di controllarne i contenuti. Il testo consegnato
agli editori non era mai la copia utilizzata per la rappresentazione, che
ovviamente conteneva varianti e riscritture non sempre perfettamente leggibili.
Gli editori londinesi erano però interessati a pubblicare testi di opere
drammatiche, in quanto potevano trarne un sicuro profitto, e reperivano i
manoscritti attraverso attori compiacenti, che però spesso mettevano a
disposizione copie nelle quali inserivano il testo delle loro parti (che
ricordavano quasi perfettamente) e ciò che ricordavano delle battute degli
altri attori. Queste copie, dette bad
quartos, erano edizioni pirata, che spesso differivano da quelle ufficiali,
ma che possono offrire importanti chiavi di lettura, specialmente per quanto
riguarda le indicazioni di scena e altre informazioni circa la rappresentazione
stessa.
L’intero
corpus dell’opera shakespeariana fu raccolto nell’in-folio
del 1623: si tratta di un’edizione pubblicata a sette anni dalla morte
del drammaturgo
da due
colleghi dei
King’s
men, John
Heminges e Henry Condell. In esso vennero raccolte gran parte delle opere drammatiche già pubblicate in edizioni di varia natura, insieme ad altre inedite. Al folio del 1623 seguì un second folio nel 1632, che costituì la base per la terza edizione del 1663. L’anno successivo quest’ultima edizione venne ripubblicata, con un frontespizio diverso e con l’aggiunta di sette nuovi drammi.