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E' pur vero che l'esperienza e la ricerca, nel dominio dell'arte, hanno avuto una loro funzione e un loro merito, se non altro quello di svecchiare un mondo chiuso e statico, ma accanto a questo merito, proprio per la volontà perseguita di distruzione di certi valori primari e sostanziali, si è perduta la strada lungo la quale una evoluzione doveva svolgersi, con ritmi e tempi adeguati e misurati. Ogni rivoluzione, per forza, si riduce a distruzione, se perde il fine da raggiungere, se si stagna di volta in volta, in esperimenti fine a se stessi, in compiacimenti ritenuti la vetta massima della novità, senza considerare, con la dovuta umiltà, che la vetta è sempre più in alto, o comunque sempre più avanti del punto di arrivo, qualunque esso sia.
Perciò in pittura abbiamo assistito al nascere, al fiorire, all'affermarsi e al susseguente decadere e morire di numerosi "ismi" che non hanno lasciato se non l'inevitabile, comunque preziosa, esperienza del loro divenire, senza però segnare un punto tangibile di risultati che abbiano storicamente un loro aspetto conclusivo, sia pure come segno di un tempo, di un'epoca. Comunque vale la pena sottolineare che questa opera di smantellamento, di distruzione possiamo dire, è stata perseguita con la precisa volontà di superare, arbitrariamente, ogni segno del sentimento, ogni indicazione di valori umani e quindi di possibilità tecniche che non siano solamente materialistiche. Quest'opera ha portato ai punti in cui siamo, e non soltanto nell'ordine delle cose dell'arte che peraltro sono, sono state e saranno, inevitabilmente, il termometro dei valori più autentici, l'indice delle conquiste e la misura dei risultati raggiunti.
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