Operai serbi, operai italiani
Il volantino che riproduciamo è stato diffuso dalla federazione di Savona del Prc. Ci pare un buon esempio di internazionalismo proletario.
"Siamo lavoratori della fabbrica Zastava di Kragujevac, una città che ha pagato un prezzo altissimo nell'ultima guerra... la nostra fabbrica dà da vivere a 38000 dipendenti e altri 60000 nell'indotto... Noi odiamo Milosevic, ma ora vogliamo proteggere ciò che abbiamo costruito col nostro lavoro e ciò che resta del nostro futuro. Perciò tutti abbiamo preso la seguente decisione: quando suoneranno le sirene non abbandoneremo la fabbrica ma rimarremo vicini agli impianti. Un muro umano, fatto non solo di lavoratori, ma di familiari e cittadini. Vivremo in fabbrica, finché i bombardamenti contro il nostro paese non cesseranno. Sappiate quindi che una bomba sulla nostra fabbrica provocherebbe migliaia di morti.. Molte volte, nella nostra storia siamo stati costretti a difendere ciò che è nostro da soli, con le nostre forze. Anche oggi, questa, è la sola cosa che possiamo fare."
Questa è la lettera aperta di operai serbi "all'opinione pubblica a tutti i paesi della NATO" resa nota dal "Corriere della sera". Noi crediamo, come lavoratori italiani, di dovere una risposta a questi operai. L'unica risposta che sentiamo degna:
"Cari lavoratori di Kragujevac,
Sappiate che noi, lavoratori come voi, sentiamo nostra la vostra lotta. Perché il vostro nemico è oggi il nostro stesso nemico.
Quel governo italiano che vi fa la guerra per guadagnarsi un posto nei Balcani, in gara con americani, inglesi, tedeschi e francesi, è lo stesso governo che ogni anno ci impone sacrifici anche per finanziare spese e alleanze militari.
Quei banchieri italiani che inneggiano ai bombardamenti su Belgrado pensando di lucrare domani sul grande affare della ricostruzione, sono gli stessi che chiedono ogni giorno lo smantellamento delle nostre pensioni in nome dei bilanci di una Europa che oggi vi bombarda al fianco degli USA. Quei nostri capitani di industria interessati prima a piegarvi e poi a comprarvi a poco prezzo con le vostre fabbriche quali nuovi colonizzatori, sono gli stessi che incrementano il nostro sfruttamento, comprimono i nostri salari, distruggono posti di lavoro.
Cari lavoratori di Kragujevac,
per queste ragioni noi vi sentiamo vicini. Per queste ragioni sentiteci vicini a voi. Quel muro umano che avete eretto a difesa della vita e dei lavoro è lo stesso muro che vogliamo erigere contro le nostre classi dominanti. Voi potete aiutarci con la vostra resistenza: la vostra vittoria, quindi la sconfitta dei nostro governo sarebbe un indubbio successo dei lavoratori e dei disoccupati italiani. Noi possiamo aiutarvi opponendoci ai vostri e nostri nemici: ogni manifestazione, ogni sciopero contro la guerra sarà anche una rottura dei vostro assedio.
Perché possiate essere voi a rovesciare un domani l'odiato Milosevic e non l'imperialismo "democratico" dei bombardieri occidentali. Perché possiate essere voi a ricostruire, entro una Federazione socialista dei Balcani, la pacifica convivenza di tutti i popoli della regione nel rispetto dei loro diritti di autodeterminazione a partire da quelli dei popolo kosovaro.
Cari lavoratori di Kragujevac ci auguriamo solamente di trovare nella nostra lotta il vostro coraggio. Un abbraccio."
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