V.I. Lenin nel 1916: per il diritto delle nazioni oppresse all'indipendenza
Il socialismo vittorioso deve necessariamente instaurare la completa democrazia e, quindi, non deve attuare soltanto l'assoluta eguaglianza dei diritti delle nazioni, ma anche riconoscere il diritto di autodecisione delle nazioni oppresse, cioè il diritto alla libera separazione politica. Quei partiti socialisti i quali non dimostrassero mediante tutta la loro attività - sia oggi, sia nel periodo della rivoluzione, sia dopo la vittoria della rivoluzione - che essi liberano le nazioni asservite e basano il loro atteggiamento verso di esse sulla libera unione - e la libera unione non è che una frase menzognera senza la libertà di separazione - tali partiti tradirebbero il socialismo[ ].
La rivoluzione socialista non è un atto isolato, una battaglia isolata su un solo fronte, ma tutta un'epoca di acuti conflitti di classe, una lunga serie di battaglie su tutti i fronti, cioè su tutte le questioni dell'economia e della politica, battaglie che possono terminare soltanto con l'espropriazione della borghesia. Sarebbe radicalmente errato pensare che la lotta per la democrazia possa distogliere il proletariato dalla rivoluzione socialista, oppure farla dimenticare, oscurarla, ecc. [ ]. Un errore non meno grave sarebbe quello di sopprimere un qualche punto del programma democratico, per esempio, l'autodecisione delle nazioni, col pretesto della sua "irrealizzabilità" o del suo carattere "illusorio" durante l'imperialismo. L'affermazione che il diritto di autodecisione delle nazioni è irrealizzabile nel quadro del capitalismo può essere concepita o nel senso economico, assoluto, oppure nel senso politico, relativo.
Nel primo caso, essa, dal punto di vista teorico, è radicalmente sbagliata. In primo luogo, in questo senso non sono, per esempio, attuabili, nel quadro del capitalismo, il denaro-lavoro o l'eliminazione delle crisi, ecc. E' assolutamente falso che l'autodecisione delle nazioni sia anch'essa irrealizzabile. In secondo luogo, anche il solo esempio della separazione della Norvegia dalla Svezia nel 1905 basta per confutare l'"irrealizzabilità" del diritto di autodecisione in questo senso [ ]. Il capitale finanziario, nei suoi tentativi espansionisti, comprerà e corromperà "liberamente" il più libero dei governi democratici e repubblicani e i funzionari elettivi di qualsiasi Paese, sia pure "indipendente". Nessuna riforma nel campo della democrazia politica può eliminare il dominio del capitale finanziario, come del capitale in generale, e l'autodecisione si riferisce completamente ed esclusivamente a questo campo. Ma questo dominio del capitale finanziario non distrugge affatto l'importanza della democrazia politica come "forma" più libera, più ampia e più chiara dell'oppressione di classe e della lotta di classe. Tutti i ragionamenti sulla "irrealizzabilità", in senso economico, di una delle rivendicazioni della democrazia politica in regime capitalistico, si riducono pertanto a una definizione teoricamente errata dei rapporti generali e fondamentali tra il capitalismo e la democrazia politica in generale.
Nel secondo caso questa affermazione è incompleta e imprecisa poiché no soltanto il diritto delle nazioni all'autodecisione, ma tutte le rivendicazioni essenziali della democrazia politica sono "realizzabili" nell'epoca imperialista soltanto in modo incompleto, deformato e in via di rara eccezione (per esempio la separazione della Norvegia dalla Svezia nel 1905) [ ]. Ma da questo non deriva affatto che la socialdemocrazia dovrebbe rinunciare alla lotta immediata e decisa per tutte queste rivendicazioni [ ]; deriva, appunto, invece, che essa deve formulare e porre tutte queste rivendicazioni in modo rivoluzionario e non riformista, non limitandosi al quadro della legalità borghese, ma spezzandolo [ ] attirando le masse alla lotta attiva, allargando e rinfocolando la lotta per ogni rivendicazione democratica fondamentale sino all'attacco diretto del proletariato contro la borghesia, cioè sino alla rivoluzione socialista che espropria la borghesia. La rivoluzione socialista può divampare non soltanto in seguito a un grande sciopero o a una grande dimostrazione di strada o a una rivolta dovuta alla fame [ ] ma anche in seguito a una qualsiasi crisi politica come l'affare Dreyfus [ ] oppure un referendum sulla questione della separazione di una nazione oppressa [ ]
Il diritto delle nazioni all'autodecisione non significa altro che il diritto all'indipendenza in senso politico, alla libera separazione politica dalla nazione dominante. Concretamente, questa rivendicazione della democrazia politica significa la piena libertà di agitazione per la separazione [ ]. Questa rivendicazione non equivale quindi per nulla alla rivendicazione della separazione, del frazionamento, della formazione di piccoli Stati. Essa è soltanto l'espressione conseguente della lotta contro qualsiasi oppressione nazionale. Quanto più la struttura democratica di uno Stato è vicina alla piena libertà di separazione, tanto più rare e più deboli saranno in pratica le tendenze alla separazione [ ].
Il fine del socialismo consiste non soltanto nell'abolizione del frazionamento dell'umanità in piccoli Stati e di ogni isolamento delle nazioni, non soltanto nell'avvicinamento delle nazioni, ma anche nella loro fusione. Ed è precisamente per raggiungere questo scopo che noi dobbiamo, da una parte, spiegare alle masse lo spirito reazionario delle idee di Renner e di Bauer sulla cosiddetta "autonomia nazionale culturale" e, dall'altra, esigere la liberazione delle nazioni oppresse non attraverso declamazioni senza contenuto, attraverso frasi vaghe e generiche, né nella forma di "aggiornamento" della questione sino all'avvento del socialismo, ma sulla base di un programma politico formulato con chiarezza e precisione [ ]. Come l'umanità non può giungere all'abolizione delle classi se non attraverso un periodo transitorio di dittatura della classe oppressa, così non può giungere all'inevitabile fusione delle nazioni se non attraverso un periodo transitorio di completa liberazione di tutte le nazioni oppresse, cioè di libertà di separazione [ ].
Per l'unità internazionale e l'azione autonoma del proletariato
Il proletariato delle nazioni dominanti non può limitarsi a frasi generiche [ ] ripetute da ogni borghese pacifista, contro le annessioni e per l'uguaglianza dei diritti delle nazioni in generale [ ]. Il proletariato non può non lottare contro il mantenimento forzato delle nazioni oppresse nei confini di uno Stato, e questo significa appunto lottare per il diritto di autodecisione. Il proletariato deve esigere la libertà di separazione politica delle colonie e delle nazioni oppresse dalla "sua" nazione. Nel caso contrario l'internazionalismo del proletariato resterà vuoto e verbale; tra gli operai della nazione oppressa non sarà possibile né la fiducia, né la solidarietà di classe [ ].
Dall'altro lato i socialisti delle nazioni oppresse debbono particolarmente difendere e attuare l'unità completa e incondizionata, quella organizzativa compresa, degli operai della nazione oppressa con quelli della nazione dominante. Senza questo non è possibile - date le manovre di ogni specie, i tradimenti e le infamie della borghesia - difendere la politica autonoma del proletariato e la sua solidarietà di classe col proletariato degli altri Paesi, poiché la borghesia delle nazioni oppresse trasforma continuamente la parola d'ordine della liberazione nazionale in un inganno per gli operai: nella politica interna essa utilizza queste parole d'ordine per accordi reazionari colla borghesia delle nazioni dominanti [ ]; nella politica estera tende ad accordarsi con una delle potenze imperialiste fra loro rivali per conseguire i suoi scopi di rapina (la politica dei piccoli Stati nei Balcani, ecc.).
Il fatto che la lotta per la libertà nazionale contro una potenza imperialista può essere utilizzata, in certe condizioni, da un'altra "grande" potenza per i suoi scopi egualmente imperialisti, non può costringere la socialdemocrazia a rinunciare al riconoscimento del diritto di autodecisione delle nazioni [ ].
Contrariamente ai democratici piccolo-borghesi, Marx vide in tutte le rivendicazioni democratiche, senza eccezione, non un assoluto, ma un'espressione storica della lotta delle masse popolari, guidate dalla borghesia, contro il feudalesimo. Non v'è una sola di queste rivendicazioni che non potesse servire e non abbia servito alla borghesia, in certe circostanze, come strumento per ingannare gli operai. Eccettuare, per questo rispetto, una delle rivendicazioni della democrazia, e precisamente il diritto delle nazioni all'autodecisione, e contrapprorla a tutte le altre è, dal punto di vista teorico, radicalmente falso. In pratica, il proletariato può conservare la propria autonomia solamente subordinando la sua lotta per tutte le rivendicazioni democratiche [ ] alla propria lotta rivoluzionaria per l'abbattimento della borghesia.
D'altra parte, Marx, contrariamente ai proudhoniani che "negavano" la questione nazionale "in nome della rivoluzione sociale", mise in primo piano, tenendo contro anzitutto degli interessi della lotta di classe del proletariato nei Paesi avanzati, il principio fondamentale dell'internazionalismo e del socialismo: un popolo che opprime altri popoli non può essere libero [ ]. Soltanto in questo modo Marx, contrariamente agli apologeti del capitale che strepitavano contro il carattere utopistico e l'irrealizzabilità della libertà di separazione delle piccole nazioni e la progressività della concentrazione non soltanto economica ma anche politica, poteva difendere lo spirito progressivo di questa concentrazione non dal punto di vista imperialistico, difendere l'avvicinamento tra le nazioni non sulla base della violenza, ma attraverso la libera unione dei proletari di tutti i Paesi. Soltanto in questo modo Marx poteva contrapporre al riconoscimento verbale, e spesso ipocrita, dell'uguaglianza di diritti e dell'autodecisione dei popoli, l'azione rivoluzionaria delle masse anche nel campo della soluzione delle questioni nazionali [ ].
[da V. I. Lenin, La rivoluzione socialista e il diritto delle nazioni all'autodecisione, 1916]
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